Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Negli ultimi articoli ci siamo concentrati su dei film d’animazione molto interessanti e non parlo di opere qualunque. Abbiamo parlato di Pinocchio e Fantasia, due film Disney incredibilmente straordinari e molto coraggiosi, in particolar modo Fantasia. E infine abbiamo parlato di Ghost in the Shell e Ghost in the Shell 2: Innocence di Mamoru Oshii. Due opere incredibili a livello tecnico che furono davvero rivoluzionarie per quanto riguarda l’uso del digitale misto all’animazione tradizionale, ma sono film rimasti impressi soprattutto per le tematiche che affrontano. In questi due film si affrontano argomenti profondi legati alla fantascienza come la vita, l’uomo, la macchina e quanto uomo e macchina si assomiglino sempre di più. Due film riflessivi, profondi, filosofici, che tentano di esplorare terreni difficili, mettendo in dubbio ciò che sappiamo per certo e facendoci prendere coscienza di noi e del mondo circostante, cercando anche di dare delle risposte. Due film molto intelligenti e curati che secondo me bisogna recuperare assolutamente e che sono più attuali che mai.
Dopo aver parlato di opere così importanti, ho decisamente bisogno qualcosa di diverso, qualcosa di più rilassante. Così mettiamo da parte il mondo dell’animazione e torniamo a parlare di film in live-action e lo facciamo con una pellicola relativamente leggera. Un po’ di tempo fa (sarà passato più di un anno) avevo portato sul blog un film norvegese catastrofico molto interessante: The Wave. The Wave era un film davvero ottimo che parlava di un avvenimento molto probabile ovvero l’inondazione di un paesino sulle rive di un lago per mano di un’onda anomala creata dalla scosse sismiche. Quella pellicola è stata una vera sorpresa perché sono riusciti a parlare dell’argomento con grande serietà, facendoci apprezzare tutti i personaggi. Un film molto intelligente, un vero e proprio blockbuster norvegese (anche se in realtà è costato qualcosa come 5 milioni di euro). In ogni caso sono rimasto positivamente sorpreso e così, quando ho sentito che avrebbero fatto un seguito, ero molto curioso. Sì, questa volta la curiosità era di gran lungo superiore alla preoccupazione. Visto le abilità dimostrate con The Wave, ero convinto che avrebbero cercato di mantenere la stessa serietà nel tratta questo argomento. Questa volta però, hanno toccato un’altra calamità naturale, qualcosa che ci è molto vicino: i terremoti. Saranno riusciti a ripetere l’impresa? Scopriamolo subito!
Ecco a voi The Quake (Skjelvet), pellicola catastrofica e drammatica del 2018, scritta da John Kåre Raake e Harald Rosenløw-Eeg e diretta da John Andreas Andersen.
Trama:
Il film inizia un anno dopo la frana di Geiranger, dove il geologo Kristian Eikjord (Kristoffer Joner) si prepara a parlare a un talk show mentre viene considerato da tutti come un eroe. Tre anni dopo vediamo Kristian che vive da solo sopra Geiranger. Ka sua relazione con Idun (Ane Dahl Torp) è andata a rotoli dopo quegli eventi e i due si stanno separando. I figli Sondre (Jonas Hoff Oftebro) e Julia (Edith Haagenrud-Sande) vivono con la madre, ma Julia vuole rivedere suo padre. Alla fine lei riesce a vedere Kristian e si accorge che il trauma causato dalla tragedia di tre anni fa lo ha distrutto e infatti Kristian non riesce a prendersi cura della figlia e la rimanda a casa. Poco dopo però sente una notizia sul telegiornale che parla della morte del geologo Konrad Lindblom nel tunnel dell’Oslofjord. Kristian si ricorda che qualche tempo fa quel geologo gli aveva inviato delle ricerche riguardanti movimenti sismici intorno all’area di Oslo. Kristian allora decide di andare a Oslo, dove tra l’altro vive la sua famiglia, e di far visita a Johannes Løberg, il supervisore di Konrad. Lui lo rassicura dicendo che è tutto sotto controllo grazie al nuovo sistema di monitoraggio aggiornato e le scosse registrate da Konrad in realtà sono esplosioni di edifici in corso in tutta la zona. Kristian allora decide di andare a casa di Konrad per cercare ancora un po’ e scopre la ricerca del geologo. Quel che vede è preoccupante, un’attività sismica molto più grande e grave di quanto pensasse e peggiore di quella del 1904. Ora lui deve dimostrare questa sua teoria prima che si troppo tardi e cercare anche di convincere la sua famiglia, oltre che riallacciare i rapporti con loro.
Di solito quando si pensa al seguito di un film catastrofico, si aspetta sempre il peggio. A volte mi è capitato di vedere cose simili e i risultati sono stati… catastrofici (ba-dum-tsss! Chiedo scusa per la pessima battuta, ma non ho resistito). Questo però riguarda per lo più il cinema statunitense, in cui si tende a realizzare le cose in grande e dove ci sono molte più possibilità di fare pellicole simili. Molte volte però questa grandezza non riesce a dare molte emozioni e le sceneggiature lasciano molto a desiderare. Un esempio recente può essere San Andreas con The Rock, film mastodontico ma dimenticabilissimo. The Wave, un film norvegese che sarà costato cento volte meno di San Andreas, era però riuscito a trovare un equilibrio perfetto tra i personaggi, le scene catastrofiche e la tensione. Quindi ero molto curioso riguardo questo film.
Iniziamo parlando della prima parte. Qui vediamo com’è la situazione tre anni dopo gli eventi di The Wave. Le cose per Kristian non vanno per niente bene, visto che si sta separando da Idun. Tutto questo sta avvenendo perché Kristian traumatizzato dagli eventi di Geiranger e non è riuscito a superarli, allontanandosi così da tutti. E’ vero che ha salvato molte vite, ma lui ha visto con i suoi occhi tanti morti, persone che lui conosceva di persona e prova un grande senso di colpa per non essere riuscito a fare di più. In questo caso abbiamo un Kristian con la Sindrome del Sopravvissuto e il tutto viene trattato veramente bene e con una certa sensibilità. Lui non riesce a darsi pace per quello che è successo e questo senso di colpa sta distruggendo se stesso e la sua famiglia e lo possiamo chiaramente vedere quando non riesce ad accudire sua figlia Julia. Tra l’altro bisogna dire che la figlia è veramente una santa. Nonostante tutto lei cerca in tutti i modi di avvicinarsi a suo padre, mostrando una grande pazienza e comprensione. Non si arrabbia mai con lui, al massimo rimane delusa in due punti, ma prova in ogni modo a riallacciare i rapporti con Kristian.
Il rapporto padre-figlia presente nel film è curato e scritto molto bene e lo stesso vale per il rapporto tra Kristian e Idun. I due in realtà si vogliono molto bene, ma gli eventi di Geiranger li hanno fatti soffrire. Kristian ne è rimasto distrutto ma anche Idun ha subito un duro colpo anche se sta facendo di tutto per combattere la depressione e andare avanti. Adoro come è stato trattato Kristian in questo seguito e adoro i rapporti che ha con Julia e Idun. L’unica cosa che però mi ha fatto dispiacere è vedere Sondre così marginale. In questo film compare poco e, nonostante anche lui vivrà il terrore del terremoto che si scaglierà su Oslo, non avrà alcuna utilità a livello di trama. Anzi, si può quasi dire che tutte le sue parti potevano essere tagliate e non sarebbe cambiato niente.
Mi piace invece come è stato trattato il tema del terremoto ossia con la stessa serietà e intelligenza del primo. E ho anche apprezzato la decisione di non cadere nel solito cliché dell’agenzia che tiene nascosto tutto. Johannes non è il classico capo che vuole nascondere notizie preoccupanti perché non vuole sborsare soldi, è una persona seria che però ha preso sottogamba la situazione. Nonostante la tecnologia in suo possesso, non ha compreso bene le varie correlazioni, cosa che invece ha fatto prima Konrad e poi Kristian. Questo riguarda la prima parte in cui si passa da Kristian che indaga per capire se ci potrà essere realmente un vero terremoto a Oslo e lui che pian piano si riavvicina alla famiglia. Nella seconda parte invece arriva la calamità naturale.
Il terremoto arriva, inarrestabile, e distrugge Oslo. La scena del terremoto è molto breve ma intensa e drammatica e con un’ottima CGI. Vediamo il terreno della città innalzarsi e tantissimi edifici crollare su se stessi per la forza dell’impatto. Una scena fatta veramente bene e davvero terrificante. Da qui in poi i vari personaggi dovranno cercare di sopravvivere ai danni ingenti causati dal terremoto, soprattutto perché molti di loro saranno intrappolati in degli palazzi molto alti. E quest’ultima parte sarà piena di scene di tensione e momenti di terrore che per certi versi mi hanno impressionato più di The Wave, ma per motivi completamente personali. I motivi sono due: il terremoto e l’altezza. Il primo caso riguarda soprattutto la zona in cui vivo, soggetta a scosse di terremoto e con un terreno fragile, ma in generale riguarda tutta l’Italia. Per quanto riguarda l’altezza invece quello è un mio grande problema visto che soffro di vertigini e l’altezza mi spaventa a morte. Quindi unite i due elementi e si creerà un incubo perfetto per me.
In ogni caso le scene di tensione saranno realizzate molto bene, creando dei veri scenari da incubo come la sequenza nell’ascensore oppure la parte superiore del palazzo che rischia di crollare. E anche qui il film sarà abbastanza cattivo (anche se The Wave osava di più nel mostrare le morti) e ho apprezzato certe scelte coraggiose che hanno compiuto e che non mi aspettavo di vedere. Il tutto è stato diretto molto bene e senza abusare della CGI, creando la giusta tensione attraverso le situazioni e il montaggio.
Per concludere possiamo dire che The Quake è veramente un ottimo seguito che, come il suo predecessore riesce a trattare la tematica delle catastrofi naturali con grande serietà, creando momenti da incubo ma senza tralasciare i suoi personaggi. Inoltre ho apprezzato molto come hanno gestito il personaggio di Kristian, la sua depressione e le sue relazioni famigliari. Mi dispiace solo per qualche personaggio che poteva essere approfondito di più. Inoltre si poteva fare di meglio riguardo alla divisione delle due parti, quella che approfondiva i personaggi e quella dedicata alla catastrofe. In The Wave questa cosa trovava un equilibrio ottimo mentre qui si può notare come la prima abbia molto più spazio rispetto alla seconda. Nonostante ciò The Quake è sicuramente un bel film che vi consiglio di recuperare.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
Non ho visto nessuno dei due. Diciamo che i fim catastrofici, dopo il boom della seconda metà degli anni ’90 (Twister, Vulcano, Dante’s Peak, Deep Impact) e qualche pellicola riuscita a metà dopo il 2000 (The day after tormorrow), non riescono più ad attirarmi perchè ho smepre l’impressione che l’argomento sia stato spremuto come un limone e pure di più. Però la recensione mi ha incuriosito molto, mi piacciono i film incentrati sui rapporti interpersonali, anche se di sfondo c’è un disastro naturale.
Fidati, questi due film non hanno nulla a che vedere con le pellicole da te citate. C’è molta serietà nell’argomento trattato e i personaggi sono molto reali e non stereotipi viventi. Ne rimarrai molto sorpreso!
I Never seen the Wave, not even this Quake, never heard about (but I know San Andreas, I’m not very fond of it).
I think it echoes with the recent seism in Italy even if the situations are probably romanced. But I note as I read your interesting review that it’s a good job.
Trust me, these two films have nothing to do with the other disaster films released in recent years. I wasn’t expecting much either, but I was very surprised. I recommend them!
If I have the opportunity to see them, I’ll follow your advice. Thanx.
=)
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[…] interessante e pieno di pellicola affascinanti. Per esempio in passato abbiamo recensito The Wave e The Quake dalla Norvegia mentre dalla Svezia abbiamo parlato di quel capolavoro di Lasciami Entrare. Ci sono […]