Ghost in the Shell 2: Innocence

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. In questo ultimo periodo mi sono molto concentrato sul mondo dell’animazione, prima con Pinocchio e poi con Fantasia, due opere eccezionali sotto ogni punto di vista, che a mio avviso meriterebbero più apprezzamento e che, nonostante il loro flop, furono importanti per la Disney. Dopo di ciò, siamo passati a un’altra opera fondamentale non solo per il mondo dell’animazione ma anche per il mondo del cinema ossia Ghost in the Shell, uno dei miei film preferiti in assoluto. Un’opera certamente importante sotto ogni punto di vista. A livello tecnico riusciva a unire perfettamente la computer grafica con l’animazione tradizionale, creando soprattutto negli sfondi degli effetti capaci di far immedesimare lo spettatore. Il design e le animazioni sono semplicemente straordinarie, ma ciò che rimane impresso nello spettatore sono le tematiche. Un film che costantemente pone interrogativi sulla vita, sull’uomo, sulle macchine e che mette in dubbio tutto ciò che sappiamo e cerca di trovare delle risposte. Una pellicola filosofica e profonda che tratta tutti questi argomenti con grande serietà e intelligenza. 
Con questo articolo ho intenzione di discutere di un’altra opera del grande Mamoru Oshii e soprattutto concludere per il momento le recensioni dedicate al mondo dell’animazione. In futuro ne parlerò ancora (devo sempre portare avanti quel progetto sulla Disney), ma per il momento credo di averne discusso abbastanza. In ogni caso continueremo ancora a parlare di Ghost in the Shell. Il primo film con il tempo è diventato un cult, facendo riflettere e appassionare molte persone. Dopo quel film Oshii ha diretto Avalon, un film in live-action di fantascienza di cui devo assolutamente parlare, poi l’ottimo Killers e infine è tornato a dirigere un altro progetto legato a Ghost in the Shell e al suo mondo. La cosa sicuramente interessante del film è che, nonostante tutte le domande che si è posto, può ancora scavare in profondità, mettere ancora in dubbio tutto ciò che sappiamo soprattutto con l’avanzamento tecnologico. E Oshii con questo secondo capitolo aveva sicuramente molto da dire. 
Ecco a voi Ghost in the Shell 2- Innocence (イノセンス; Inosensu; uscito inizialmente in Italia con il nome di Ghost in the Shell 2 – L’attacco dei cyborg), film animato di fantascienza/cyberpunk del 2004, scritto e diretto da Mamoru Oshii e tratto dall’omonimo manga di Masamune Shirow

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Trama:
Siamo nel 2032, sono passati 3 anni dagli eventi del primo film. La storia inizia con Batou (Akio Ōtsuka), un cyborg della Sezione 9 della polizia, che indaga su un omicidio commesso da una ginoide, un androide femminile utilizzato come strumento sessuale. Batou arriva sul luogo del crimine e trova la ginoide. Lui rimane molto sorpreso da quello che dice l’androide ossia di aiutarla, per poi tentare il suicidio. Batou l’elimina prima che possa farlo. Nella Sezione 9 intanto si indaga su questo evento. A quanto pare questa non è stata l’unica ginoide a uccidere e ci sono stati per il momento otto omicidi per mano loro e alcune di queste vittime erano persone importanti. Inoltre il fatto che le ginoidi si suicidano è molto strano. Il capo della Sezione 9, Daisuke Aramaki (Kenichirou Matsuda), decide di affidare il caso a Batou e Togusa (Kōichi Yamadera), un umo con pochi potenziamenti cibernetici. I due devono investigare se gli omicidi sono stati perpetrati per motivi politici o terroristici. Inoltre nelle ginoidi è stato ritrovato il residuo di un Ghost (anima) illegale. A questo punto è chiaro per loro che la compagnia che produce gli androidi, la LOCUS SOLUS, possa avere qualche collegamento con gli omicidi. Scoprendo che un membro della LOCUS SOLUS, Jack Walksen, è stato ucciso, scoprono che anche la yakuza è coinvolta e fanno una capatina al loro rifugio. Dopo tutti questi eventi, Batou subisce un attacco hacker al cervello che rischia di finire in un bagno di sangue se non fosse per l’intervento di Ishikawa (Yutaka Nakano) e l’avvertimento di Motoko Kusanagi (Atsuko Tanaka), che cercherà sempre di aiutarlo nell’ombra. Le ricerche si faranno sempre più intense e porteranno Batou e Togusa a porsi molte domande su loro stessi e sul mondo che li circonda. 

Non vedevo l’ora di parlare di questo secondo capitolo e i motivi sono tanti. Una delle ragioni principali riguarda il fatto che mi sono molto affezionato a quest’opera così come in generale alla maggior parte dei lavori di Mamoru Oshii. Ovviamente c’è un altro motivo ossia che di questo film non se ne discute mai abbastanza, probabilmente perché messo in ombra dal successo del predecessore. Eppure quest’opera ha una grande importanza e soprattutto riprende le tematiche della pellicola precedente, cercando di ampliarle di più. 

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Il film è sempre prodotto dalla Production I.G. e questa volta con un budget due volte più grande rispetto al primo Ghost in the Shell ossia 20 milioni di dollari. Per raggiungere questa cifra però, il presidente della Production I.GI., Mitsuhisa Ishikawa, chiese al presidente dello Studio Ghibli, Toshio Suzuki, di co-produrre la pellicola. Esatto, c’è anche lo Studio Ghibli. Inoltre Innocence raggiunse un traguardo storico. Entrò in competizione al Festival di Cannes del 2004 (pochi sono i film animati ad aver partecipato a quel festival), ma soprattutto è stato il primo e, per il momento, unico anime a essere entrato in competizione per la Palma d’Oro

Il film per Oshii non doveva essere semplicemente un seguito di Ghost in the Shell, ma anche una sfida per se stesso sia a livello tecnico che di sceneggiatura. Infatti questa volta è stato Oshii stesso a scrivere la storia, facendo anche una scelta coraggiosa ovvero quella di non rendere Motoko Kusanagi la protagonista ma facendola apparire di tanto in tanto. Della storia e delle tematiche parleremo in seguito, per il momento concentriamoci sull’aspetto tecnico. 

GITS2-innocence

Il film in questo caso è un misto tra animazione tradizionale e computer grafica. La CG si è evoluta con il passare del tempo e Oshii ha deciso di utilizzarla di più, soprattutto per quanto riguarda i fondali, facendo un ottimo lavoro e creando delle strutture e dei panorami molto complessi, dando al film un atmosfera diversa rispetto al primo ma perfettamente fedele al tema che tratta. Inoltre anche alcuni oggetti e macchine sono state realizzate con la computer grafica, basti pensare alla ginoide dell’intro quando viene creata. Nonostante ciò a farla da padrone è l’animazione tradizionale, un’animazione molto dettagliata e curata fin nei minimi dettagli (più lo riguardo e più noto dei piccoli elementi che mi fanno comprendere quanto siano stati minuziosi Oshii e il suo team). 

In questa pellicola avremo un nuovo protagonista, Batou, che nell’opera precedente aveva un ruolo secondario. Una scelta che, come ho detto prima, ho trovato molto coraggiosa. Batou è un cyborg molto bravo nel suo lavoro, uno dei migliori che però non ama lavorare in coppia e infatti non vedrà di buon occhio Togusa all’inizio. L’unica persona che lui accettava al suo fianco e che rispettava profondamente era proprio Motoko, che lui ancora cerca. Lui è un tipo d’azione, pronto a buttarsi nel pericolo come dimostra la scena con gli yakuza, ma non è uno sciocco, non è il classico uomo d’azione anni ’80 che risolve tutto d’ignoranza. Lui è molto riflessivo, intelligente e soprattutto è bravo nell’analizzare la situazione. Inoltre è qualcuno che preferisce la solitudine e passa il suo tempo con il suo cane, Gabriel.

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E adesso arriviamo a parlare delle tematiche centrali. Come ho detto in precedenza, questo seguito riprende gli argomenti del primo film, cercando di ampliare ancor di più le riflessioni e in questo caso citando pensieri filosofici e religiosi e anche libri molto interessanti. Basti pensare all’inizio del film con la citazione a una frase del libro Eva Futura di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam:
Se i nostri dei e le nostre speranze non sono altro che fenomeni scientifici, allora dobbiamo ammettere che anche il nostro amore è scientifico.
Una citazione con un argomento molto forte e d’impatto.
Oshii non si limita solo a ciò ma inserisce molti altri pensieri provenienti da molte culture differenti ma per certi versi simili come Buddha, Confucio, Cartesio, il Vecchio Testamento, Platone, Max Weber, John Milton e molti altri. Ci sarebbe molto da dire sui vari filosofi e le varie religioni citate in quest’opera, ma ci vorrebbe veramente tanto tempo e quindi mi limiterò a fare degli esempi come ad esempio Cartesio. Cartesio è perfetto per parlare di Ghost in the Shell, visto che lui metteva in dubbio ciò che noi possiamo conoscere con certezza. Il dubbio è alla base del suo pensiero. Lui si domanda come possiamo capire che la realtà in cui viviamo è tale e non un’illusione creata da qualcuno o, come diceva lui, da un genio maligno. Ed è da questa domanda che nasce il famoso Cogito ergo sum: Penso dunque sono. L’uomo sa di esistere perché pensa, perché dubita quindi, anche se può essere ingannato come corpo materiale, non può essere ingannato come sostanza pensante. Gli esempi perfetti per questo tipo di pensiero sono gli attacchi hacker mirati al cervello dei protagonisti, specialmente l’ultimo, che distorceranno completamente la realtà che li circonda, intrappolandoli in un’illusione continua e folle da cui usciranno proprio dubitando di quel che percepiscono i loro sensi e basandosi sulla ragione. 
Questo giusto per fare un esempio. Oshii cita anche altre opere molto interessante oltre a Eva Futura. Ci sono perfino argomentazioni che si ricollegano a Manifesto cyborg di Donna Haraway dove l’autrice mostra come il concetto di dualismo non sia qualcosa di naturale come ci è sempre stato detto, ma è un concetto nato dalla società, un concetto che ha sempre menomato chi era diverso. Ci sarebbero tantissime argomentazioni di cui discutere e onestamente ci si potrebbe scrivere un saggio veramente interessante. Prima di concludere volevo anche precisare che le ginoidi presenti nel film sono ispirate alle Puppe di Hans Bellmer, un tipo di bambola a grandezza naturale e scomponibili in ogni loro parte. 

GhostintheShell2-Innocence-Android

Per concludere, Ghost in the Shell 2: Innocence è un seguito stupendo, fedele al primo in ogni suo aspetto ma capace di sapersi differenziare parecchio. A livello tecnico è una pellicola incredibile, con una CG davvero ottima e usata nei punti giusti e con un’animazione tradizionale dettagliata e fatta con cura. A livello di storia è molto interessante, riprende tutte le tematiche del primo, approfondendo parecchio molti aspetti sulla vita e sull’uomo, collegandoli a pensieri filosofici e religiosi e inseriti con grande intelligenza. Un secondo capitolo che io amo tantissimo e che mi ha sorpreso in vari punti. Uno dei miei film preferiti in assoluto insieme al primo capitolo. Un’opera che vi consiglio di recuperare.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

16 pensieri riguardo “Ghost in the Shell 2: Innocence

  1. Congratulations! It’s not an easy job to write about this animated fi but you did it very well.
    It’s been a long time I’ve seen “Ghost in the shell 2”, probably because it’s not a very an easy film to watch. As a metaphysical reflexion on what is really a human being, it explores images and signs by summoning many philosophers, plunging them into an hermetic dream equivalent to the Kubrick’s 2001 or the Tarkovski’s movies. Séquences even seem like taken out of the poetic strangeness of Alain Resnais “l’année dernière à Marienbad”.
    Maybe never an anime has been so far in that way.

    1. Thank you so much for these words! Innocence is not a simple film and it deals with the subject of life, man and machine with a depth that I had never seen before in an animated film and that I probably won’t see for a long time. It is not a simple film, yet I would gladly see it over and over again as it managed to surprise me. Thanks again for the comment!

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