Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo discusso di Why Don’t You Just Die!, un film veramente molto interessante ambientato per lo più in un appartamento che mi ha sorpreso per vari motivi. Una pellicola di vendetta che sembrava incentrarsi sullo scontro tra i due personaggi principali, ma che in realtà prende un’altra strada rivelandosi molto più interessante del previsto. Un’opera che può vantarsi anche di una cura tecnica ottima, con un montaggio ben costruito e una fotografia accattivante. Una bella scoperta a mio avviso.
Ora, dopo questa breve introduzione, volevo parlare di un’idea che avevo in mente da molto tempo. Chest of Tales negli ultimi anni ha portato avanti un’idea che mi è sempre piaciuta e che ho rispettato molto: parlare di tutti i classici Disney. E con tutti intendo proprio tutti e devo ammettere che lui ha fatto un lavoro stupendo. Quindi grazie (o per colpa) a questa sua idea e questa sua grande volontà, ho deciso di fare o meglio, di provare a seguire le sue impronte. E visto che tutto è partito da lui, farò in modo di mettere i link alle sue recensione legate ai film d’animazione Disney che parlerò qui. E’ il minimo che posso fare. In ogni caso proverò a essere abbastanza equilibrato per quanto riguarda questo genere di film. In pratica vorrei essere il meno discontinuo possibile, anche se sono sicuro che la mia natura caotica avrà la meglio come sempre. Comunque sia sono sicuro che questo progetto sarà davvero divertente e interessante anche perché in questo modo avremo la possibilità di vedere l’evoluzione nel tempo di un grande studio d’animazione come la Disney e anche di vedere la crescita dell’animazione stessa. E forse un giorno potrei fare la stessa cosa con altri studi di animazione, ma per ora è meglio restare con i piedi per terra e non distrarsi troppo.
Quindi direi di iniziare dal principio, quando la Disney realizzava principalmente corti animati e quando Walt Disney decise di buttarsi su un progetto che possiamo definire rischioso e coraggioso, un progetto che a quei tempi definirono la “Follia Disney“. Stiamo parlando di un’opera che ha fatto letteralmente la storia dell’animazione e del cinema e che ha aperto le frontiere verso nuovi orizzonti.
Ecco a voi Biancaneve e i sette nani (Snow White and the Seven Dwarfs), pellicola animata del 1937 scritta da Dorothy Ann Blank, Richard Creedon, Merrill De Maris, Otto Englander, Earl Hurd, Dick Richard, Ted Sears e Webb Smith, diretta da David Hand, Perce Pearce, William Cottrell, Larry Morey, Wilfred Jackson e Ben Sharpsteen e tratto dall’omonimo racconto dei Fratelli Grimm. (QUI invece trovate la recensione di Chest of Tales).
Trama:
Grimilde (Lucille La Verna) è una regina spietata e crudele che costringe la sua figliastra, Biancaneve (Adriana Caselotti), a lavorare come una serva perché è gelosa della sua bellezza. Ogni giorno la regina consulta lo Specchio Magico (Moroni Olsen) a cui domanda sempre chi sia la più bella del reame. Lo Specchio da molto tempo le risponde che è lei la più bella e questa risposta soddisfa la regina e per questo Biancaneve rimane al sicuro. Un giorno però lo Specchio dice che ormai è Biancaneve a essere la più bella del reame. Accecata dall’odio, la regina incarica un cacciatore di portare la principessa nel bosco, di ucciderla e portarle il cuore come prova della sua morte. Il cacciatore obbedisce ma non riesce a compiere un atto così tremendo e incita Biancaneve a scappare il più lontano possibile. Biancaneve così scappa dentro la foresta e dopo alcune disavventure viene aiutata da alcuni animali che la portano in una casetta molto particolare, una casetta minuscola che lei scambia per una per la casa di alcuni bambini. Lei si addormenta lì e dopo un po’ gli abitanti della casa, i sette nani, tornano nella loro residenza dopo una giornata di lavoro nelle miniere. I nani sono Dotto, Brontolo, Eolo, Mammolo, Pisolo, Gongolo e Cucciolo e inizialmente si spaventano per la presenza di un estraneo a casa loro ma, quando scoprono chi è, fanno subito amicizia. Le cose sembrano andare bene, ma la regina Grimilde è sempre in agguato.
Qui stiamo parlando di un film veramente importante, un film storico che ha cambiato tutto. Parliamo infatti del primo lungometraggio animato mai fatto e soprattutto a colori. Un’impresa che ai tempi era qualcosa di incredibile e anche folle. Biancaneve fu il primo lungometraggio animato, ma non fu il primo tentativo di portare su schermo un obiettivo simile. Per fare un esempio in Italia si provò nel 1935 a portare il primo film animato al cinema e ci provarono con Le avventure di Pinocchio, lungometraggio poi rimasto incompiuto per mancanza di fondi. Biancaneve invece venne completato e quando venne proiettato nelle sale riscosse un successo a dir poco enorme. Ma partiamo dalle origini di questo film.
L’idea di realizzare un lungometraggio animato venne annunciata da Walt Disney agli inizi del 1934 e lo fece attraverso il New York Times. Un progetto molto ambizioso che però richiedeva un’ingente somma di denaro. Infatti inizialmente si stimò che per realizzare il film si sarebbero dovuti spendere 250 mila dollari ossia dieci volte il budget richiesto per realizzare le Silly Symphonies (Le sinfonie allegre). In pochi credevano in questo progetto, suo fratello Roy e la moglie di lui Lillian, che erano suoi soci in affari, gli sconsigliarono più volte di buttarsi su questo film mentre i giornali chiamarono tutto ciò la Follia Disney. Walt Disney però non era un tipo che si arrendeva facilmente e utilizzò ogni mezzo per realizzare questa sua idea. Mise perfino in ipoteca la sua casa per poter ottenere i soldi necessaria Biancaneve e alla fine la pellicola, che doveva costare 250 mila dollari, arrivò all’enorme cifra di 1 milione e mezzo di dollari, una cifra che negli anni ’30 era davvero impressionante e veramente folle per il progetto in questione.
Il progetto finalmente poté iniziare, si cominciò a strutturare la sceneggiatura e come prima cosa pensarono proprio ai nani e alle loro gag. Nella prima fase della sceneggiatura si lavorò tantissimo sulla loro caratterizzazione e vennero pensati una cinquantina di nomi da utilizzare, nomi che si dovevano ricollegare perfettamente alla loro personalità. Alla fine vennero scelti i nomi che tutti noi conosciamo e si cominciò a lavorare sui loro momenti comici, momenti che erano molto numerosi, molto più di come ci è stato mostrato nel film. Questo perché nei piani iniziali i nani dovevano essere il fulcro dell’intera pellicola. In seguito le cose cambiarono, fortunatamente, ma ci torneremo tra poco.
Oltre ai nani anche la regina cattiva doveva essere un personaggio più comico e ridicolo e il principe doveva apparire molto di più e avere delle interazioni spiacevoli con Grimilde (ad esempio veniva imprigionato proprio da lei). Disney però notò che questo approccio non funzionava benissimo e dopo alcune riunioni si decise di apportare delle modifiche importanti: una di queste riguardava Grimilde, che da personaggio ridicolo e goffo si trasformava in una signora bella e terrificante, l’altro elemento, quello fondamentale, riguardava il fulcro della storia che si spostò dai nani a Biancaneve e la regina. Personalmente hanno fatto molto bene a cambiare tutto ciò. L’approccio iniziale che avevano dato a Biancaneve era particolarmente legato alla messa in scena delle Silly Symphonies, soltanto che qualcosa di simile non poteva funzionare. Le Silly Symponhies erano dei corti pieni di gag che funzionavano appunto perché duravano poco ed erano diretti, ma un lungometraggio più lungo di un’ora con questo tipo di messa in scena poteva a un certo punto annoiare e sicuramente avrebbe fallito, allontanando il pubblico dalla storia principale.
Disney capì ciò e quindi decise di diminuire drasticamente le scene con i nani. E nel risultato finale sappiamo che in realtà loro hanno molto spazio che però riesce a essere gestito bene, senza che occupino troppi momenti dedicati alla trama principale. La cosa brutta è che queste gag erano state già animate e colui che se ne era occupato, Ward Kimball, minacciò di andarsene ma Disney lo convinse a rimanere promettendogli di animare il Grillo Parlante su Pinocchio.
Passiamo adesso ai personaggi e alle animazioni.
Come detto in precedenza, una delle prime cose che fece Disney e gli sceneggiatori fu di dare personalità ai nani e infatti loro sono sicuramente tra i personaggi meglio costruiti della pellicola. Tutti hanno una personalità unica: Brontolo è il più cinico e pessimista e non si fida di Biancaneve, Dotto è il più intelligente del gruppo ed è tecnicamente il capo anche se tende a invertire certe parole. Sono tutti unici e particolari e tra i più amati dal pubblico spicca sicuramente Cucciolo che, come suggerisce il nome, si comporta come un bambino piccolo e ingenuo che riesce a essere adorabile e a farsi amare. I nani sono stati scritti bene ma lo stesso vale anche per Grimilde e Biancaneve.
Grimilde è una donna bella, fredda e anche iraconda, dimostra grande eleganza ma soprattutto è ossessionata dalla bellezza e non riesce a sopportare che la figliastra sia più bella di lei. Un personaggio disposto a tutto pur di essere la migliore, perfino compiere atti orrendi e disumani. Inoltre le mette paura anche quando è bella, ma quando si trasforma diventa un vero e proprio incubo (il design della regina fu ideato dall’animatore Joe Grant).
Arriviamo adesso a parlare di Biancaneve. Bisogna sempre ricordare che questo è un film degli anni ’30 e che a quei tempi c’era un certo tipo di pensiero e comportamento molto diverso da quello odierno. Ammetto però che non mi ha mai dato fastidio il modo in cui Biancaneve era stata caratterizzata al contrario ad esempio di Cenerentola. Biancaneve è prima di tutto una ragazzina e una sognatrice e soprattutto è una persona dal cuore d’oro e gentile. E’ molto semplice come personaggio ma non è piatto. E inoltre a livello caratteriale l’ho sempre preferita a Cenerentola. Questo perché Cenerentola tende a essere sempre passiva, non combina veramente niente e non si impone mai (cosa che invece accade nella storia originale) mentre invece Biancaneve si impone, dimostra carattere. Voglio dire, lei da sola rimette in riga i sette nani. E’ lei che comanda, è lei che ha il potere in quella casa, e questa è una cosa che Chest of Tales sottolinea molto bene.
Per quanto riguarda l’animazione, si può dire che non fu un’impresa semplice, questo film fu un’esperienza unica e irripetibile in cui tutti avevano a che fare per la prima volta con questo lungometraggio animato. Questi animatori, per poter trovare uno stile preciso, decisero di ispirarsi alle fiabe europee. Inoltre videro anche diverse pellicole e spettacoli teatrali consigliati da Walt Disney stesso per avere dei punti di riferimento e un esempio perfetto fu il film Dottor Jekyll e Mr.Hyde, film fondamentale che diede lo spunto per la trasformazione della regina Grimilde. Per il design dei personaggi la cosa si fece interessante. Gli animali sono realizzati molto bene, con tratti dolci e delicati e gli occhi grandi mentre i nani sono molto stilizzati e anche loro con linee delicate e ben rese. Ciò che fu difficile per gli animatori erano i design realistici di personaggi come Biancaneve, Grimilde e il Principe.
A questo proposito venne usata la tecnica del rotoscopio, una tecnica che consisteva nel ricalcare fotogramma per fotogramma una pellicola dove erano presenti attori reali. Questa tecnica però non piaceva a molti animatori e venne utilizzata per lo più per comprendere i movimenti e i gesti di questi personaggi. In alcuni punti però furono costretti a utilizzarla per animare Biancaneve ma soprattutto per il Principe. Infatti ebbero tantissimi problemi ad animarlo ed è anche per questo motivo che compare poco. Biancaneve invece all’inizio doveva assomigliare più a Betty Boop, ma poi il suo volto cambiò, le diedero occhi e bocca più realistiche e un volto più spigoloso, ispirandosi all’attrice Ginger Rogers. Per realizzare la regina invece si ispirarono invece a Joan Crawford.
Alla fine la pellicola uscì nelle sale e fu un successo immenso sia di critica che di pubblico, un successo tale che nessuno si aspettava e che segnò un nuovo inizio nel mondo del cinema. Inoltre Disney vinse una scommessa che poteva costargli tutto, una scommessa che riuscì a vincere attraverso l’impegno e la dedizione.
Questo è stato solo l’inizio, più che una recensione è stata una descrizione della storia di questa pellicola ma su Biancaneve c’è da dire che è un film invecchiato benissimo, un film che continua ad avere delle animazioni impressionanti e delle idee creative che ispirarono molte persone in seguito. Un film che sa divertire molto con i suoi personaggi, ha dei momenti tranquilli e dolci ma riesce anche a far rimanere impresso al pubblico i suoi momenti horror come ad esempio la fuga nella foresta o quasi tutte le scene con la regina Grimilde presente (per non parlare della sua trasformazione che ai tempi fece fare gli incubi a molte persone). Un’opera giustamente da ricordare.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
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