Fantasia 2000

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di parlare di un’opera tratta da una storia vera, una storia incentrata su un serial killer spietato e che nel corso degli anni ha fatto parlare di sé, Ted Bundy – Confessioni di un serial killer. La storia è incentrata sugli ultimi anni che Bundy trascorse nel braccio della morte e del suo rapporto con Bill Hagmaier. L’FBI in quel periodo aveva avviato un progetto di “profiling” per comprendere meglio i serial killer, studiarne i comportamenti e prevenire futuri omicidi. Hagmaier fu l’unico che decise di affrontare Bundy, un killer che odiava i federali e non parlava con loro. Hagmaier fu il primo e il solo con cui si aprì e il film si basa sui loro interrogatori e sui ricordi dell’agente. Il film tecnicamente è fatto bene, con una regia quadrata che si focalizza sugli attori ma riuscendo anche a riprendere piccoli dettagli interessanti e che viene aiutata da un buon montaggio e una buona fotografia. Quello che riesce a colpire di più lo spettatore è sicuramente la sceneggiatura e come il tutto sia stato ricostruito. I dialoghi tra i due sono affascinanti e non annoiamo mai, così come ho trovato ottima la decostruzione di Ted Bundy. Questo serial killer nel corso degli anni è stato glorificato in ogni modo, una cosa che non ho mai sopportato, ma qui lo mostrano per quello che era: un narcisista perverso, egoista, egocentrico che non ha fatto altro che mentire e dimostrarsi arrogante, un assassino che non ha niente di interessante e basterebbe solo la scena in cui descrivere uno dei suoi omicidi per distruggere quel fascino che gli è stato dato. Un film non perfetto, ma che consiglio assolutamente di vedere.
Dopo un po’ di tempo penso sia tornato il momento di tornare in casa Disney. Negli ultimi articoli abbiamo parlato del suo Rinascimento, un periodo ricco dal punto di vista artistico dopo anni di crisi, iniziato nel 1989 con La sirenetta. Uno dei momenti più amati della casa di Topolino e che ancora oggi viene molto apprezzato. Con l’articolo di oggi ci addentriamo in un periodo molto particolare che non ebbe lo stesso successo del Rinascimento ma che comunque sfornò opere degne di nota. Sto parlando dell’Epoca Sperimentale.
Ecco a voi Fantasia 2000, pellicola antologica animata del 1999 scritta e diretta da vari artisti.

In questo caso si parte direttamente con l’origine del progetto e della sua produzione. Fantasia fu uno dei progetti più ambiziosi mai creati da Walt Disney, dopo Biancaneve e i sette nani, e tutt’ora rimane un capolavoro dell’animazione, un mostro sacro capace di lasciare a bocca aperta lo spettatore. Purtroppo ai tempi venne criticato e non ebbe il successo sperato in sala e ciò rovinò i piani di Walt Disney, che voleva creare nuovi segmenti per Fantasia, quindi nuovi film con lo stesso format e la stessa qualità. Il progetto non vide la luce, ma un’idea simile venne riproposta molti anni dopo, nel 1980. Qui il regista Wolfgang Reitherman e l’animatore Mel Shaw presero ispirazione da Fantasia e cercarono di dare vita a Musicana, una pellicola che aveva diversi generi musicali con storie provenienti da tutto il mondo. Purtroppo anche questo progetto venne cancellato ma, se cercate in rete, potrete trovare immagini di studio a riguardo.

Nel 1984 però ci fu la svolta quando Roy E. Disney propose a Michael Eisner di creare un seguito di Fantasia. L’idea gli piaceva anche se Jeffrey Katzenberg non ne era entusiasta e per diverso tempo non ci riuscì a portare avanti il progetto fino a quando nel 1990 Fantasia non venne riproposto al cinema, guadagnando molto al botteghino.
Grazie a ciò nel 1991 si decise di dare il via libero al seguito. Doveva uscire nel 1997 ma alla fine viene posticipata di altri due anni e i piani iniziali cambiarono. Roy E. Disney infatti voleva un film semi-nuovo, ossia voleva qualche segmento nuovo ma voleva mantenere tre o quattro degli episodi originali. Però la cosa non funzionò bene e infine si decise di mettere solo l’Apprendista Stregone e sette episodi originali. Ed è qui che iniziamo a parlarne.

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Il primo segmento è la Quinta Sinfonia (Symphony n° 5) di Ludwig Beethoven diretta da Pixote Hunt e scritta da Kelvin Yasuda. In questo episodio vediamo delle figure astratte che hanno la forma di farfalle colorate che cercano di sopravvivere ad altri esseri oscuri dalle forme di pipistrelli. Apprezzo molto l’estetica delle creature e soprattutto i colori che contraddistinguono le farfalle, tutti colori accesi e vivaci. La messa in scena è interessante anche se in certi punti il segmento di muove troppo in fretta, finendo abbastanza subito e in maniera quasi improvvisa. Con la musica di Beethoven riescono a creare effettivamente qualcosa di astratto e, anche se non sono riusciti a creare qualcosa di incredibile come nell’originale, il risultato finale è buono, soprattutto nel modo in cui hanno usato 2D, i pastelli e il digitale.

Il secondo segmento è I Pini di Roma (Pines of Rome) di Ottorino Respighi, diretto da Hendel Butoy e scritto da James Fuji. In questo episodio vediamo una famiglia di megattere (una specie di balena) volare tranquillamente sulle onde di un mare ghiacciato. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando il cucciolo, dopo aver dato fastidio a dei gabbiani, rimane intrappolato in un ghiacciaio riuscendo a liberarsi. Questo fu uno dei primissimi episodi a essere animati e in origine doveva essere quello ad aprire il film. Ammetto che a livello di ritmo è sicuramente uno dei migliori visto che il movimento delle balene, delle loro azioni e degli eventi è ben equilibrato. Apprezzo anche che i cetacei a volare siano le megattere, proprio per via di quelle pinne enormi che hanno, simili a delle ali (infatti il significato del loro nome è proprio “grande ala”). Mi piacciono parecchio le ambientazioni ghiacciate, soprattutto come sono riusciti a renderle così grandi e varieggiate con i disegni a mano. Per quanto riguarda le megattere, la questione si fa interessante. Inizialmente dovevano essere fatte con il disegno classico ma il regista, vedendo che i loro movimenti erano troppo veloci, decise di farlo in digitale, per dare quella sensazione di lentezza e pesantezza. Il risultato finale è ottimo per quanto riguarda il movimento, ma il difetto maggiore è che, con il tempo, quel tipo di digitale non è invecchiato bene. Mi piace comunque che abbiano fatto gli occhi a mano, dando così maggior vita alle loro espressioni.

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Il terzo segmento Rhapsody in Blue di George Gershwin, diretto e scritto da Eric Goldberg. In questo episodio ci verrà mostrata la vita frenetica e sempre in movimento di New York, concentrandosi su quattro personaggi specifici. Onestamente parlando, questo è uno dei segmenti più belli del film. Una cosa che salta subito all’occhio e che lo contraddistingue dagli altri è nello stile del disegno sia dei personaggi che della città stessa. Lo stile semplice e stilizzato si ispira molto alle opere del caricaturista Albert Hirschfeld e ammetto di aver in parte rivisto lo stile del corto Quando i gatti si riuniscono, episodio proveniente dal film Musica Maestro. Non solo per quello stile così semplice eppure ancora moderno, ma anche per come viene rappresentata la città, specialmente all’inizio, dove si formeranno delle linee semplici che a ritmo di musica daranno vita ai palazzi di New York. Oltre ciò adoro i colori utilizzati, questo colori così dolci che posso essere sia freddi che caldi ma che danno vita e vivacità all’azione e apprezzo anche la storia dei protagonisti. Abbiamo un uomo che lavora in un cantiere edile che vorrebbe fare jazz, un disoccupato che vorrebbe trovare lavoro, una bambina che viene trascinata dalla tata a fare numerose attività ma che desidera solo stare con i genitori e infine un uomo dalla spiccata fantasia che però viene frenato da una moglie altezzosa e severa nei suoi confronti. Uno degli episodi più belli e gestiti meglio.

Il quarto segmento è Concerto per pianoforte n° 2 in Fa maggiore (Piano Concerto n° 2) di Dmitrij Šostakovič, diretto da Hendel Butoy. Qui ci viene mostrato la trasposizione del racconto Il soldatino di stagno si Hans Christian Handersen. Penso che tutti conoscano quella storia, dove un soldatino di stagno senza una gamba si innamora di una ballerina di carta. Tra i due nasce l’amore ma un enorme pupazzo a molla è invidioso del soldatino e farà di tutto per avere la ballerina. Una cosa che apprezzo dell’episodio sono le ombre presenti, specialmente quelle dei giocattoli di notte, con il fuoco della stufa che li illumina. Trovo anche interessante la scelta di fare i giocattoli in CGI mentre alcuni sfondi e personaggi umani di contorno attraverso il disegno tradizionale. Mi piace l’atmosfera fiabesca e il ritmo anche se, come era prevedibile, il finale è stato cambiato. Sappiamo tutti i traumi che ci ha dato il finale di questa storia e qui hanno deciso di rendere il tutto più felice.

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Il quinto segmento è Il carnevale degli animali (The Carnival of the Animals, Finale) di Camille Saint-Saëns, diretto da Eric Goldberg e scritto da Joe Grant. Semplicemente parla di un gruppo di fenicotteri che cercano di danzare insieme ma uno di loro vuole solo giocare con lo yo-yo. Penso che questo sia uno dei più corti e semplici degli episodi. Mi piacciono i colori e a volte certi momenti registici (come quando i fenicotteri buttano lo yo-yo sopra l’albero), ma non è un episodio che rimane impresso. Non solo è troppo corto ma è una parte che non lascia veramente molto.

Il sesto segmento invece è la riproposizione de L’apprendista stregone. Non c’è niente da dire su questo, dissi tutto nella recensione su Fantasia. Ovviamente è un’episodio magnifico ma mi dispiace che non abbiano proposto qualcosa di nuovo. Se la durata del film fosse stata di più mi sarebbe anche andato bene, ma la pellicola dura a malapena 75 minuti e a questo punto avrei preferito vedere altro (oltre che più minutaggio per altri episodi).

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Il settimo segmento è Pomp and Circumstance di Sir Edward Elgar, diretto da Francis Glebas. Un episodio legato all’Arca di Noè e al Diluvio Universale dove Paperino deve aiutare Noè a far salire tutti gli animali del mondo sull’Arca. Ovviamente troverà diverse difficoltà. Inizialmente doveva essere un episodio incentrato sulle principesse Disney e i loro mariti che partecipavano a una cerimonia insieme ai loro figli. Fortunatamente l’idea venne scartata, perché sembrava un abuso delle loro immagini (e pensare che in seguito faranno Ralph spacca l’internet). Si scelse Paperino e l’Arca e, nonostante non sia tra i migliori, sa sicuramente divertire tanto grazie alla sfortuna e al carattere del papero. Le animazioni sono ottime, l’uso delle ombre mi piace molto così come hanno saputo gestire tutti gli animali in scena. Un episodio simpatico che non eccelle particolarmente ma che sa farsi apprezzare.

L’ottavo e ultimo segmento è L’uccello di fuoco (Firebird Suite – 1919 version) di Igor’ Fëdorovič Stravinskij, diretto e scritto da Gaëtan e Paul Brizzi. In questo episodio vediamo un cervo risvegliare lo Spirito della Primavera. Quest’ultima inizia a ridare vita alla foresta, facendo germogliare le piante e riempiendo tutto di verde, ma non ci riesce con una montagna che rimane arida. Incuriosita, va a vedere e scopre che è un vulcano addormentato in procinto di svegliarsi. E proprio in quel momento la spirito malvagio che lo abita, L’Uccello di Fuoco, si desta, portando devastazione ovunque. Questo è a mio avviso l’episodio migliore di tutti sotto ogni punto di vista. Inizialmente volevano concludere tutto riproponendo Una notte sul Monte Calvo, visto che Roy E. Disney lo amava. Come ho detto in precedenza, alla fine fu messo solo L’Apprendista Stregone degli episodi originali e quindi si pensò di creare qualcosa che trasmettesse le stesse sensazioni. Adoro l’enorme cura con cui è stato curato, adoro i movimenti dello Spirito della Primavera, così dolci e fluidi, capaci di catturare appieno la sua essenza, così come adoro il modo in cui hanno animato i suoi capelli che sembrano ricoprire il tutto di vita. E L’Uccello di Fuoco è certamente un personaggio spaventoso che incute paura. Un essere gigantesco che ricorda il demone Chernabog in parte. Quando si sveglia ne vediamo tutta la potenza e la cattiveria e la distruzione che poterà sarà veramente impressionante. Ciò è dovuto anche ai maestosi background veramente ampi e ricchi di dettagli e quindi quando L’Uccello di Fuoco colpirà sembrerà veramente di assistere a un’Inferno in terra. Una storia che parla del ciclo di vita, morte e rinascita, una storia che racchiude speranza e bellezza e che sa impressionare parecchio e ha una protagonista con un design che adoro parecchio.

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Per concludere, Fantasia 2000 non ha la stessa carica artistica dell’originale e forse uno dei difetti più grandi è che dura troppo poco, specialmente certi episodi, però rimane comunque un film veramente valido in cui possiamo vedere un reale impegno nel creare qualcosa di artistico, con stili di disegno unici e degli episodi che rimangono nella mente per la loro particolarità e per la cura di certi dettagli. Lo consiglio assolutamente.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

33 pensieri riguardo “Fantasia 2000

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