Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo momentaneamente cambiato argomento e invece di cinema abbiamo discusso di manga e per la precisione di un’opera di Junji Ito ossia Dissolving Classroom. Un manga horror paranormale che narra le vicende di Yuma Azakawa e sua sorella minore Chizumi, una coppia davvero molto particolare che in realtà nasconde un terribile segreto: Yuma, quando era piccolo, fece un patto con il diavolo e ora, ogniqualvolta si scusi, tutte le persone che lo ascoltano si ritrovano con il cervello sciolto e Chizumi ne beve il liquido di cui va matta. Un’opera davvero folle, breve e capace di intrattenere dall’inizio alla fine, merito delle vari situazioni che leggeremo e soprattutto dei due protagonisti, Yuma e Chizumi, personaggi molto caratterizzati e fuori da ogni schema, capaci sia di spaventare che si divertire. Un’opera molto corta che si legge in un attimo e che vi consiglio di recuperare.
Questa volta farò qualcosa che ultimamente tendevo a non seguire molto, ossia recensire film appena usciti al cinema. In realtà è qualcosa di cui mi pento perché in questo periodo ho visto opere che avrebbero certamente meritato di più e, anche se so di essere solo un piccolo blog, avrei potuto incuriosire qualcuno a vedere pellicole inaspettate e interessanti. Diciamo che uno dei motivi che mi ha frenato è la fretta. Ho bisogno dei miei tempi, non riesco a fare le cose velocemente e, soprattutto, se devo fare una cosa devo farla bene, quindi per me il tempo è essenziale e andare di fretta mi rende impacciato e mi impedisce di esprimere tutto quello che voglio. Non che io sia questo grande recensore (non mi considero neanche tale) m voglio impegnarmi in tutto quello che faccio. Il film che ho visto al cinema, fortunatamente, è uscito in anteprima e questo mi ha dato il tempo di riflettere meglio su quello che volevo scrivere. Un’opera che mi incuriosiva per la tematica ma anche per il suo regista.
Ecco a voi Black Phone (The Black Phone), pellicola horror thriller del 2022 scritta da Scott Derrickson e C. Robert Cergill e diretta da Scott Derrickson e tratto dall’omonimo racconto di Joe Hill.
Trama:
Siamo nel 1978 a Denver nel Colorado. In questa cittadina stanno succedendo degli eventi terrificanti: qualcuno sta rapendo i ragazzini. Le vittime non sono mai state ritrovate e la polizia sospetta che siano stati tutti uccisi. Finney Shaw (Mason Thames) è un ragazzino che sta vivendo questi eventi traumatici e deve anche occuparsi di altri problemi, come i bulli che lo perseguitano e il padre alcolizzato (Jeremy Davies). L’unico sostegno che trova è sua sorella Gwen Shaw (Madeleine McGraw). Tra i due c’è un forte rapporto di amicizia e si sostengono entrambi nei momenti difficili. Un giorno, mentre torna a casa, incontra per strada una specie di prestigiatore con un camion nero. Finney non fa in tempo a reagire che l’uomo lo addormenta e lo rapisce. Il ragazzo si sveglia in uno scantinato con un letto e una finestra sbarrata. L’uomo che l’ha rapito, Il Rapace (Ethan Hawke), sembra intenzionato a giocare con lui. Qui Finney trova un telefono appeso a un muro che gli permette di parlare con i ragazzini uccisi dal Rapace. Intanto Gwen ha delle visioni che potrebbero aiutarla a scoprire dove si trova il fratello.
Questa sarà la prima volta che parlo di Derrickson sul blog, ma in realtà avevo scritto un articolo su una sua opera, articolo che uscirà tra molto tempo probabilmente. Lui riuscì a sorprendermi molto con quella perla di Sinister, un film horror davvero ingegnoso e inquietante con un villain di tutto rispetto, entrato di diritto tra i cult. Purtroppo aveva fatto anche horror come L’Esorcismo di Emily Rose e Liberaci dal Male che non mi avevano convinto, soprattutto per la pesantezza nel parlare di religiosità, in particolar modo nel secondo caso. Questo Black Phone, insieme a Sinister, dimostra una cosa per certo: se non parla troppo di religione, Derrickson può tirare fuori delle opere incredibili.
Ovviamente si parte con il lato tecnico. Derrickson ha sempre avuto una buona regia, perfino nei suoi film meno riusciti, e anche in questo caso riesce a fare un bel lavoro. In primis riesce a creare un’ottima atmosfera sia prima che Finney venga rapito che dopo. All’inizio si respira un’aria pesante per la situazione del protagonista, oltre che per i rapimenti, preso di mira dai bulli e con una famiglia a pezzi. Inoltre si concentra molto a descrivere l’ambiente in cui vive, infatti la zona in cui abita il protagonista e la famiglia è molto povera, non è il classico quartiere fatiscente che di solito ci viene mostrato, e ho apprezzato questa scelta in quanto mostra una certa società americana (ma con cui si può empatizzare anche in altre zone del mondo) povera e che combatte per andare avanti.
Quando poi Finney verrà rapito, buona parte del film sarà ambientato in quella stanza (e ci saranno dei momenti con la sorella che cercherà di comprendere i sogni che ha) e riuscirà a suscitare grande interesse, oltre che a inquietare molto. Riuscire ad avere un ottimo ritmo rimanendo in una sola stanza non è una cosa semplice nel mondo del cinema, ma qui il regista riesce a gestire i tempi e rende il tutto più interessante grazie all’apparizione dei fantasmi, al Rapace e ai tentativi di fuga di Finney. Derrickson sa gestire bene il ritmo ed effettivamente il pubblico rimane in tensione per tutto il tempo e solo in pochissimi punti il regista ricorrerà al jumpscare e ogni volta sarà sempre legato alla trama. La sua regia è ottima e ci sono certe scene che, per composizione, mi sono rimaste impresse, ma ho apprezzato anche come viene narrata la storia.
La trama è semplice e lineare ma il regista non fa partire tutto subito, anzi si prende del tempo per mostrare l’ambiente e i personaggi, una scelta che ha sempre amato. Ciò ci permette di conoscere molto bene Finney e Gwen, di conoscere la loro situazione a scuola, le loro passioni e le loro (poche) amicizie. Il Rapace già agisce, ma priva di arrivare a Finney prenderà altri e in quel lasso di tempo ci verranno spiegate cose molto interessanti come ad esempio i sogni di Gwen, introducendoci fin da subito all’elemento soprannaturale, qualcosa che suo padre non sopporta e lo fa infuriare.
Finney è un ragazzo insicuro e timido, che a volte si lascia scoraggiare ma che in più punti dimostrerà di avere molta più determinazione di quanto pensi. Gwen invece è più decisa e combattiva fin da subito, non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, siano i bulli o il padre e farà quel che può per ritrovare il fratello.
La regia è eccellente, i personaggi principali sono ben scritti ed entrambi i giovani attori dimostrano di essere davvero bravi nei rispettivi ruoli, ma certamente uno degli elementi che colpisce di più è il villain, Il Rapace.
Partendo solamente dal design mostra subito caratterizzazione, con questa maschera bianca da diavolo di cui si può togliere la parte inferiore o quella superiore. Una caratteristica interessante è che non lo vedremo mai in faccia. Ci saranno dei brevi momenti in cui si vedrà, ma sempre da lontano e mai chiaramente, come se quella maschera fosse la sua vera faccia. Di tanto in tanto lo vedremo senza una parte della maschera oppure con la parte inferiore diversa, come a descrivere lo stato d’animo che ha in quel momento. Rimane comunque un villain misterioso di cui non sappiano quasi nulla. Non c’è nessuna spiegazione che ci narri della sua storia, ma capiamo che hanno costruito per lui un background completo perché, ascoltando quel che dice, possiamo immaginare e ipotizzare che cosa gli si successo. Si potranno fare teorie su di lui, non avremo mai una risposta precisa, ma questo mistero renderà il tutto più affascinante. Inoltre l’interpretazione di Hawke è eccellente, riesce a creare un personaggio davvero inquietante (che probabilmente diventerà iconico) e riesce a mostrare le sue emozioni, la sua calma, rabbia e follia, attraverso il corpo e soprattutto attraverso gli occhi. Un lavoro per niente semplice e che dimostra quanto lui sia un bravissimo attore e che meriti di più.
Per concludere, Black Phone è un horror davvero ottimo che non annoia mai e che riesce a interessare sia nei momenti di tensione che in quelli tranquilli. Una pellicola affascinante in cui il protagonista verrà aiutato molto da questi fantasmi e in cui il villain della storia riuscirà a spaventare in più punti, oltre che a rimanere impresso per diversi motivi. Un film tecnicamente ottimo, con personaggi ben scritti, attori in gamba e un’ottima atmosfera. A mio avviso è un film imperdibile e ve lo consiglio caldamente.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
[…] ben realizzato, con un cattivo interessante e delle scene ottime, e quell’ottimo horror di Black Phone. Da questo deriva la mia curiosità. Poi avevo visto anche L’esorcismo di Emily Rose che, […]