Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato con a nostra carrellata di horror, arrivando a un’opera più recente che sembrava promettere bene, Liberaci dal male. La storia parla di un poliziotto del Bronx che si ritrova ad affrontare dei casi di violenza dove delle persone sembrano essere improvvisamente impazzite. I casi sembrano scollegati tra loro, ma il poliziotto pian piano inizia a capire che c’è qualcosa che non va. Nei vari casi era presente un uomo incappucciato e inoltre sembra che siano anche collegati da delle strane scritte che dovrebbero aprire dei portali per il male. Il poliziotto si farà aiutare da un prete per risolvere il caso. Il regista mi interessava perché aveva diretto Sinister e inoltre la pellicola era iniziata anche bene, con questi agenti che si ritrovavano a indagare su questi casi e come la parte poliziesca si unisse abbastanza bene con quella horror. Poi il film lascia perdere, non ci prova neanche più e per un sacco di tempo non fa altro che parlare di religione, ma non in modo interessante ma in maniera bacchettona e per giunta bigotta, dilungandosi talmente tanto che sembra non finire più. Il film crolla su sé stesso, non prova neanche a costruire la tensione e riesce perfino a fallire nel creare una scene di esorcismo buona. Un vero fallimento su tutti i fronti.
Questa volta torniamo a parlare nuovamente di animazione e soprattutto della Disney, come da tradizione. E alla fine siamo arrivati al momento tanto agognato, siamo arrivati a uno dei periodi più importanti dello studio, il Rinascimento Disney. Fino ad allora lo studio era stato altalenante per quanto riguarda le sue opere, riuscendo comunque a creare film molto interessanti usando lo stile adottato con il bellissimo La carica dei cento e uno ovvero la xerografia. Da quel momento in poi usarono sempre quella tecnica fino alla fine degli anni ’80 e del Periodo di Bronzo, arrivando fino a Oliver & Company, una pellicola imperfetta ma comunque valida e che consiglio. Quindi eccoci arrivati probabilmente a uno dei film più importanti per la Disney.
Ecco a voi La sirenetta (The Little Mermaid), pellicola animata del 1989 scritta e diretta da John Musker e Ron Clements.
Trama:
Ariel (Jodi Benson) è una principessa sirena, figlia del Re Tritone (Kenneth Mars). Lei è una ragazza molto curiosa e soprattutto affascinata dal mondo degli umani e per questo colleziona molti oggetti appartenenti a loro e abbandonati sul fondo del mare. Re Tritone non sopporta questa sua curiosità per il mondo umano e le vita di avvicinarsi in superficie ma un giorno, vedendo una nave, Ariel decide di andare a vedere ed è qui che salva da una tempesta la vita del principe Eric (Christopher Daniel Barnes). Lui non riesce a vederla chiaramente, ma ne ricorda la voce. Ariel si è innamorata del principe ma Tritone lo viene a sapere e durante la discussione lui distrugge tutti gli oggetti umani di Ariel. Ed è allora che arriva Ursula (Pet Carroll), la Strega dei Mari, che le propone un accordo: Ariel diventerà umana per tre giorni e in quel lasso di tempo dovrà ricevere il bacio di vero amore da Eric, se vuole rimanere con lui, altrimenti tornerà a essere una sirena e apparterrà a Ursula. Inoltre la Strega, per trasformare Ariel, le prende la voce e adesso la ragazza dovrà farsi riconoscere dal principe, senza però l’unica cosa che possa veramente aiutarla, ossia il canto.
Non vedevo l’ora di arrivare a questo film. Quest’opera fu fondamentale per il ritorno della Disney ai fasti di un tempo, possiamo dire che il fu importante quanto Cenerentola (anche se, personalmente, preferisco molto di più questo). Parliamo di una pellicola animata che avrebbe cambiato di gran lunga le cose in casa Disney in vari settori: nell’animazione, nelle musiche e nella storia. Inoltre avrà anche una certa influenza su tutta l’animazione in generale, ma su tutto ciò ci torneremo in seguito.
L’idea di realizzare un’opera sulla Sirenetta era molto vecchia, risaliva ai primissimi anni della Disney, quando il suo creatore era vivo e vegeto. Infatti, dopo Biancaneve e i sette nani, nei piani di Walt Disney c’era un progetto interessante ossia creare un film animato antologico con varie storie di Hans Christian Andersen, un autore eccezionale che ha scritto tante storie rimaste nell’immaginario collettivo, tra cui proprio La Sirenetta. Disney aveva adattato qualche opera dello scrittore, tra cui Il brutto anatroccolo, ma l’opera sui vari racconti venne posticipata per vari motivi e infine messa negli archivi, in attesa. Solo nel 1985 Ron Clements si interessò sulla produzione della Sirenetta, soprattutto dopo aver le storie Andersen. In un primo momento però Jeffrey Katzenberg, l’allora capo dello studio, rifiutò il progetto perché riteneva che fosse troppo simile al film Splash – Una sirena a Manhattan. Poi però decise di riprendere in mano il progetto e di dare il via libera alla produzione, anche se erano più concentrati su Oliver & Company.
Clements e Musker avevano già apportato delle modifiche alla storia, in particolar modo al finale (sappiamo tutti come va realmente a finire la storia) e, mentre lavoravano alla sceneggiatura, scoprirono negli archivi dello studio il vecchio progetto di Walt Disney su Andersen e notarono che le modifiche fatti ai tempi su La Sirenetta erano molto simile alle loro (inoltre c’erano le illustrazione dell’artista Kay Nielsen). Ovviamente la Disney era molto impegnata con Oliver & Company ma anche con Chi ha incastrato Roger Rabbit in collaborazione con la Amblin (un giorno devo parlare di quel capolavoro), però gli interessi verso questo progetto aumentarono quando al progetto si unirono Howard Ashman e il suo collaboratore Alan Menken. Ashman si era fatto conoscere per aver scritto la canzone Le favole di New York City in Oliver & Company e qui, sempre insieme a Menken, scrisse le canzoni del film, tra cui due che sono diventate leggendarie, Baciala e In Fondo al mar.
Fu proprio questo utilizzo delle canzoni a cambiare molto la storia ed è proprio qui che avviene una delle evoluzioni nelle pellicole animate Disney, perché da qui in avanti le musiche diventeranno fondamentali per mandare avanti la trama, spiegando la situazione che vediamo nel film oppure parlando delle emozioni e della psicologia di un determinato personaggio. Onestamente ho sempre adorato quando le musiche erano utili per il procedere della storia e mai un riempitivo e questa cosa influenzerà parecchi lavori futuri della Disney.
Ormai l’interesse per questa pellicola era elevato e, visto il successo di Basil, venne dato alla pellicola un budget molto grande, un budget tale che non si vedeva da anni per una pellicola animata della Disney. Ma lo studio non era messo così bene da potersi permettere un flop. Era come Cenerentola, doveva avere successo altrimenti fine dei giochi.
Il disegno è molto curato e anche in questo caso viene utilizzata la xerografia, ma questa è l’ultima volta, infatti nel film successivo la Disney passerà a un disegno digitale, però anche con La Sirenetta sperimenta un po’ con il colore, passando a un colore digitale e con colori accesi. Nonostante l’uso della xerografia, ci sono pochissime sbavature, i tratti sono molto precisi e sottolineano il lavoro minuzioso che hanno fatto. Il design dei personaggi è ispirato, ben reso e riconoscibile, ma quello che però lascia tutti a bocca aperta è sicuramente l’animazione. Fin dai primissimi minuti capiamo di trovarci davanti a delle animazioni complesse e curate, quando vediamo la nave di Eric solcare il mare e ne percepiamo la grandezza e il peso. Si vede che questa volta il budget era più elevato e hanno usato con molta intelligenza i vari movimenti dei personaggi, diversi per la velocità e il peso (un elemento molto importante che aiuta a caratterizzare i protagonisti di questa storia). Queste animazioni hanno dato modo di creare sequenze incredibili, come i vari momenti in cui Ariel canta e nuota, con movimenti fluidi e complessi, le varie coreografie musicali e lo scontro finale con Ursula. Le animazioni che però si dimostrano memorabili sono quelle sott’acqua, in special modo i capelli di Ariel e per fare ciò si sono ispirati a dei video dell’astronauta Sally Ride quando era nello spazio (e ancora oggi continua a sorprendermi per quanto bene siano fatti). Inoltre l’uso della musica con le animazioni raggiungono nuovi livelli. Già con Oliver & Company si stava cercando di migliorare le coreografie e con La Sirenetta raggiunge dei livelli ottimi, diventando fondamentali per la trama, come abbiamo già detto. Le coreografie sono stupende, ricche di colori e momenti folli, piene di momenti in cui l’animazione mostra tutto il suo potenziale e soprattutto molta fantasia. Il lato tecnico è eccellente ma adesso è il momento di passare ai personaggi e alla storia.
Ariel è certamente una protagonista molto interessante e un’ottima evoluzione della principessa. Mostra una spiccata curiosità per il mondo degli umani, vorrebbe saperne di più, si pone domande e cerca anche di darsi delle risposte, a volte fallendo, ma ciò dimostra una protagonista intelligente e con una mente aperta. Rappresenta in tutto e per tutto un’adolescente affascinata dallo sconosciuto, impaziente di apprendere e inoltre c’è un elemento importante che la differenzia dalle principesse precedenti: è un personaggio attivo. Mentre Biancaneve, Aurora e Cenerentola erano più vittime degli eventi, Ariel è un personaggio che prende delle decisioni, fa scelte importanti andando perfino contro il padre (e di questo ne parleremo alla fine) ed è anche per questo che lei viene considerata la prima principessa ad avere un ruolo così di rilievo (anche se personalmente per me la prima è Ailin di Taron e la Pentola Magica). Come se non bastasse, fa qualcosa di mai visto fino ad allora: è lei a salvare il principe. Certo, alla fine anche Eric salva Ariel, ma il gesto della principessa è molto importante e un passo avanti nella rappresentazione delle principesse Disney.
Tutti i personaggi secondari sono ottimi, ben caratterizzati, simpatici, con un ampio spazio e difficilmente dimenticabili, ma colei che ricordiamo di più è sicuramente la cattiva, Ursula. Visto che nel libro la Strega dei Mari non veniva mai descritta, si ipotizzarono vari disegni per lei, in un primo momenti ispirandosi perfino a Joan Collins, ma alla fine si decise per la drag queen Divine. Lei è un personaggio mefistofelico. Faceva parte della corte di Re Tritone, ma è stata esiliata per via delle sue azioni crudeli e adesso usa i contratti per far avverare i desideri degli altri, ma alla fine quest’ultimi vengono imbrogliati da lei e trasformati in essere tristi e sofferenti (quella scena fa abbastanza paura). Cerca vendetta nei confronti di Tritone e coglie l’occasione con Ariel. Ho sempre apprezzato come riesce a ingannare Ariel, perché sfrutta un suo momento di debolezza dopo che Tritone le distrugge tutti gli oggetti umani. Ursula sfrutta le debolezze altrui e le usa a proprio vantaggio, riuscendo a portare tutto dove vuole lei. Un cattivo Disney davvero stupendo, sicuramente uno dei migliori e ricordati.
C’è però una tematica che mi ha sempre affascinato e che hanno mostrato molto bene: il conflitto generazionale. Ariel è giovane, sa poco del mondo ma ne è affascinata e vorrebbe conoscerlo di più, ma soprattutto è libera da pregiudizi. Tritone invece ha una mente più chiusa. Vuole molto bene a sua figlia, ma non vuole che abbia a che fare con gli umani. Li considera dei violenti, barbari e tutti uguali. C’è diffidenza nelle sue parole, diffidenza verso il diverso, ma sarà proprio Eric, a dimostrare quanto il Re si sbagli, dato che si dimostra una persona altruista ed empatica. Questo conflitto viene affrontato molto bene e riesce a essere moderno ancora oggi, mandando dei messaggi positivi sull’essere aperti, sul non cedere ai pregiudizi e sull’essere curiosi.
Per concludere, La Sirenetta è una pellicola molto importante che ha ridato lustro alla Disney e soprattutto una pellicola stupenda a livello artistico, con animazioni di alta qualità, un bel design, dei personaggi indimenticabili e un ritmo ottimo aiutato anche dalle bellissime musiche. Inoltre è un film che amo per via dell’ambientazione, visto che adoro l’oceano e gli abissi. Una pellicola da vedere assolutamente.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
[…] nel Rinascimento, uno dei suoi periodi artistici più vivaci e interessanti. Abbiamo iniziato con La Sirenetta, un vero caposaldo dell’animazione e ci accingiamo a parlare del secondo film di […]
Bellissima la sirenetta;)!
È dei miei tempi, come Aladin, il re leone, Pocahontas, Rapunzel, koda fratello orso 1e2, sono stati molto belli, e pieni di canzoni che ti fanno mio ere emozioni.
I fini dei cartoni sono di spiegare ai bambini che l’amore, l’amicizia, la famiglia, la lealtà, ecc… Vincono su tutto.
Grazie mille per la condivisione
Grazie a te per il tuo commento. E in ogni caso apprezzo come questi cartoni possano ancora oggi condividere dei bei messaggi a tutti quanti.
[…] all’ultimo film del Rinascimento Disney. Questo periodo è durato 10 anni ed è iniziato con La sirenetta e in questo breve lasso di tempo ha dimostrato quanto potesse essere forte e ricco di inventiva, e […]
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