Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di spostarci in Norvegia e concentrarci su un’opera fantasy che affonda le proprie radici nella bellissima cultura norrena, una pellicola che tenta e riesce a dare molto rispetto a questa cultura, ambientando il tutto in tempi moderni. Stiamo parlando di Mortal. La storia parla di Eric, un ragazzo spaventato e confuso che viene preso dalla polizia con l’accusa di aver ucciso un’altra persona, ma la cosa strana è che lui non l’ha neanche toccata. Non riescono a farlo parlare e per questo chiamano una giovane psicologa. Lei scopre che lui è americano-norvegese, venuto in Norvegia per scoprire le proprie origini, e soprattutto che possiede dei poteri terrificanti che non riesce a gestire. Lei lo aiuta a controllarsi ma in quel momento l’ambasciata americana arriva per prelevarlo ma, mentre lo trasportano, Eric perde nuovamente il controllo dei suoi poteri e fugge via. Così lui e la psicologa intraprenderanno un viaggio per capire l’origine di quelle capacità.
Il film non è un’opera piena d’azione ed effetti speciali, anzi possiamo dire che è tutto il contrario. Mortal è una pellicola lenta che basa tutto nell’ottima messa in scena, l’atmosfera e il modo con cui vengono gestiti questi poteri. La storia è molto drammatica, dove vediamo un ragazzo fare del male agli altri senza volerlo e per questo spaventato con sé stesso. Inoltre, quando userà i poteri, avremo scene cariche di tensione, quasi horror, in cui vediamo la loro forza e la loro pericolosità. Apprezzo l’atmosfera cupa che si crea e soprattutto apprezzo molto come la questione venga affrontata in maniera quasi realistica, mostrando come la società potrebbe reagire a tutto ciò. Un film davvero molto interessante che ci consiglio caldamente di vedere.
Con l’articolo di oggi ci spostiamo dal fantasy a pellicole tratte da storie vere e in particolar modo sui serial killer. Molte volte tendo a non fidarmi di questi film perché, in molte occasioni, hanno la colpa di aver ampliato il mito verso questi individui, una cosa molto sbagliata e che ha modificato la realtà dei fatti. Tempo fa parlai per esempio di Charlie Says, che invece riusciva a decostruire la figura di Charles Manson e a renderla più veritiera e vicina alla realtà. Ed è quello che speravo di trovare qui. Saranno riusciti nell’intento?
Ecco a voi Ted Bundy – Confessioni di un serial killer (No Man of God), pellicola drammatica poliziesca del 2021 scritta da C. Robert Cargill e diretta da Amber Sealey.
Trama:
Negli anni ’80 l’FBI decise di iniziare un progetto di “profiling“, andando a intervistare e analizzare vari serial killer, in modo da capire le loro menti e impedire così futuri casi simili e facilitare la comprensione di questi individui. Nel 185 l’FBI chiede se c’è qualcuno disposto a parlare con il criminale Ted Bundy (Luke Kirby), una persona molto difficile da approcciare visto che odia a morte i federali e non parla con nessuno di loro. L’unico che accetta l’incarico è Bill Hagmaier (Elijah Wood). Inizialmente Bundy vuole parlare con lui solo attraverso le lettere, ma alla fine acconsente di vederlo dal vivo. Il primo incontro che hanno nella sala interrogatori va molto bene. I due riescono a stabilire un contatto con Bill che gli parla di alcuni elementi del suo passato e Bundy che gli giura che un giorno gli farà vedere quando una persona possa cadere in basso. Da lì in poi Bundy chiederà sempre di più di Bill e gli scriverà diverse lettere, instaurando uno strano rapporto con l’agente, mentre quest’ultimo cerca di capire i motivi che l’hanno spinto a commettere quegli orrendi omicidi.
Penso che fare un film su un serial killer sia un’impresa non da poco. In parte perché si tende sempre a puntare sul sensazionalismo per via dei crimini efferati commessi e in parte perché non è così semplice ricostruire bene alcune dinamiche, visto che molti serial killer tendono a dire informazioni false e/o confuse. In questo caso specifico però si tenderà a ricostruire il periodo posteriore agli omicidi, gli anni in cui Bill e Bundy si incontravano per gli interrogatori. Il film si basa su tutto ciò e a mio avviso lo ha fatto anche bene. Tutto ciò grazie alla sceneggiatura di Cargill (stretto collaboratore di Scott Derrickson) che, come ha specificato, decise di scriverla perché non sopportava come Ted Bundy fosse stato glorificato.
A livello tecnico il film è realizzato molto bene, a partire della regia. La regia di questa pellicola è molto quadrata, tende a inquadrare molto i vari protagonisti, dando molto spazio a loro ma senza risultare soffocante e in certi punti, grazie anche al montaggio, riesce a concentrarsi su piccoli dettagli per far comprendere certi stati d’animo. Possiamo dire che la regia è quasi invisibile, non si fa notare, ma in realtà aiuta parecchio a immergere lo spettatore nelle vicende visto che sarà un film molto dialogato e, per buona parte del tempo, vedremo i due protagonisti parlare tra di loro specialmente nella stanza degli interrogatori. E non è per niente semplice fare una cosa simile ma ci riesce proprio grazie a una buona messa in scena, a un ritmo lento e che non perde mai colpi e altri elementi tecnici come la fotografia e il montaggio, rendendo il tutto molto interessante. Un altro elemento da non sottovalutare e che conta molto è la prova attoriale dei due attori. Entrambi fanno un lavoro eccezionale, si dimostrano molto credibili nei rispettivi ruoli e che riescono a risultare straordinari seppur esprimendosi attraverso solo le espressioni. Sul lato tecnico e attoriale non ho nulla da dire, ma la sceneggiatura si dimostra di grande fascino.
Come detto in precedenza, questo film si basa sulle conversazioni tra i due, sulle lettere e sui ricordi dello stesso Hagmaier. Quindi assistiamo a un’interessante ricostruzione di come sono andate le cose e come Bundy decide di aprirsi a lui. Per esempio uno dei motivi principali che spinsero il serial killer a interagire con l’agente fu il fine ultimo di Hagmaier, ossia capire il perché. Inizialmente Bundy si presenta in maniera molto affascinante, una persona che sa parlare ed esprimersi molto bene e soprattutto con una grande cultura, visto che comunque conosce bene legge e psicologia. Quindi all’inizio sembra una persona molto intelligente ma fin da subito possiamo notare certi elementi che lo contraddicono. In primis il suo sconfinato ego e la sua arroganza. Critica i federali e altri assassini per questi difetti ma anche lui possiede queste caratteristiche che saltano subito all’occhio e fin dai primi minuti tenta di manipolare Hagmaier, ma quest’ultimo è molto attento e non si fa ingannare.
Nel corso della pellicola vedremo l’evoluzione del loro rapporto dei due e anche come l’agente tenterà di calarsi nei panni dell’assassino per tentare di capire che cosa l’ha spinto a compiere quegli omicidi. Il suo punto di svolta sarà quando infine Bundy verrà condannato alla sedia elettrica perché qui avremo due dettagli di grande interesse: com’è facile manipolare certe persone e il crollo di Bundy. Nel primo caso Bundy non farà altro che dare alle persone quello che vogliono o giocare con loro per tentare di rimandare l’esecuzione. La scena emblematica è quando fa l’intervista con uno psicologo evangelista. Quale modo migliore per ingannare un uomo del genere se non dire che lui ha fatto tutto per colpa delle riviste soft-porn? E ovviamente lo psicologo ci casca in pieno, nonostante sia Bundy sia Hagmaier, durante il loro primo incontro, concordarono che ciò fosse una sciocchezza.
Quello che ho apprezzato maggiormente è vedere come la vera natura di Bundy alla fine venga a galla. Quello che sembrava una persona abile, intelligente e piena di fascino, si dimostra come un narcisista perverso ed egoista che non ha mai veramente detto la verità e ha cercato sempre di cavarsela dietro le parole e le menzogne. Un criminale che ha commesso crimini atroci e basterebbe solo la scena in cui descrive per filo e per segno uno degli omicidi per togliergli quell’aria di fascino che gli è stata costruita.
Per concludere, Ted Mundy – Confessioni di un serial killer, è un film davvero ben fatto a livello tecnico, con due attori principali straordinari nei loro ruoli e una sceneggiatura scritta molto bene che vuole cercare di essere il più fedele possibile nelle ricostruzioni e soprattutto distruggere un’immagine fin troppo glorificata. Non è un capolavoro, ma è una pellicola che consiglio assolutamente.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
Visto, ma non sono riuscita ad arrivare fino in fondo.
Non ti è piaciuto il film? Oppure c’è un altra ragione?
Non mi dispiaceva, ma era molto inquietante.
Ho capito. Capisco che questo tipo di storie con serial killers realmente esistiti possa essere faticoso da digerire.
Secondo l’idea che mi son fatto, Ted Bundy è stato uno peggiori e più stronzi serial killer di cui abbia sentito parlare (per esempio secondo me Dahmer era molto diverso, in tutti i sensi, non era in fondo “malvagio”).
Detesto le persone tipo Bundy, gente molto egocentrica, che mente sempre, che si crede al di sopra di ogni Legge e morale. Loro possono fare tutto perché non vogliono rinunciare alle loro voglie/desideri, mentre gli altri per loro sono solo carne da macello. Molti mafiosi condividono questo stile di vita e di pensiero.
Bundy era un egocentrico fino al midollo e, osservando il film ma soprattutto leggendo i dialoghi che ebbe con l’agente dell’FBI, mi domando come quest’ultimo non l’abbia mai mandato a quel paese. Bundy fu tremendo, una persona completamente disgustosa e banale che ebbe un successo assurdo e sono felice che questo film abbia sfasato il suo mito.
Conosco persone che mi ricordano Bundy…
Sembra interessante, tra poliziesco e thriller psicologico.
Sì, di base il film è proprio questo. Le interazioni che ci sono tra i due personaggi sono veramente interessanti e in ogni caso io apprezzo quelle opere che vanno a distruggere i miti che nascono dietro a persone come Bundy o simili.
Questo mi manca. Ho visto quello con Zac Efron che mi è piaciuto molto, ma mi sembra di capire che questo è un’altra cosa. Se lo trovo lo guarderò. Bella recensione!
Io preferisco questo a quello con Zac Efron. Diciamo che qui si tende a seguire molto le interviste tra Bundy e l’agente che lo seguì e si cerca soprattutto di decostruire tutto il mito che si è creato dietro la sua figura.
SPOILER WARNING
Anch’io ho visto il film con Zac Efron, e l’ho apprezzato di meno rispetto a te e alla nostra amica Raffa. Oltre a trovarlo piuttosto piatto, non ho gradito la scelta di impostarlo su un tono “dubitativo”: per quasi tutta la sua durata il film lascia lo spettatore nel dubbio se Ted Bundy sia colpevole oppure no, e soltanto alla fine, mostrandolo mentre uccide una ragazza a martellate, ci rivela come stanno veramente le cose. Questa avrebbe potuto essere una grande trovata se fosse stato un film su un personaggio inventato, ma in questo caso chiunque vada a vedere un film su Ted Bundy lo sa prima ancora di entrare in sala che lui è colpevole senza ombra di dubbio, quindi che senso ha impostare il film in quel modo?
Questo film non mi è piaciuto anche perché ha mortificato il talento e la bellezza di Angela Sarafyan. Ne ha mortificato il talento perché l’ha fatta apparire per 5 minuti in tutto, ne ha mortificato la bellezza perché in quei 5 minuti è conciata in maniera più sciatta che mai (capelli legati, zero trucco, vestiti da mercatino eccetera), e quindi appare molto più brutta di quello che in realtà è.
Tra l’altro ho notato una cosa curiosa: Creed III ha incassato 270 milioni di dollari, il film di cui ho parlato in questo commento neanche 10. Eppure su imdb Creed III ha circa la metà dei voti rispetto al film in cui Zac Efron interpreta Ted Bundy. Evidentemente quest’ultimo film quando uscì al cinema non l’ha visto nessuno, ma poi tanti l’hanno recuperato in streaming e l’hanno votato a posteriori. E in effetti questo è un film più da divano che da sala: generalmente al cinema ci vai per divertirti con gli amici o per amoreggiare con la tua ragazza, e questo film non si prestava a nessuna delle 2 cose.
In realtà neanche io ho apprezzato così tanto il film con Zac Efron proprio per i motivi che hai citato. Ho apprezzato certe scelte registiche e certe prove attoriali, ma effettivamente non puoi impostare la storia in questo modo se sai fin dal principio che lui è colpevole e che quelle atrocità le ha fatte. In ogni caso sì, il film di Zac Efron è stato molto votato perché a un certi punto ebbe un ottimo successo in streaming e home video. Infatti io lo vidi in home video, incuriosito dalla storia.
Probabilmente a fare da traino per il successo postumo di quel film è stata l’ascesa di Lily Collins: da quando Emily in Paris l’ha trasformata in una superstar i suoi fan hanno cominciato a recuperare in modo compulsivo tutti i film che ha fatto prima, un po’ come successe a Julia Roberts quando fece il botto con Pretty Woman. Grazie per la risposta, e buona Domenica! :)
Buona domenica anche a te! Ti auguro ogni bene.
Recensione che mi ha incuriosito: del film non ne avevo sentito parlare, lo metto in lista. Grazie.
Grazie mille! Spero veramente che possa piacerti. Non è un capolavoro, ma è una bella pellicola che riesce a raggiungere il proprio obiettivo.
🖤🖤🖤
Per me Ted Bundy avrà sempre il volto di Mark Harmon che lo ha interpretato in un film degli anni ’80 (credo “Il mostro”). E’ stato il primo film su un serial killer realmente esistito che ho visto e forse uno dei primi in assoluto. Quest’ultimo mi manca, lo vedrò. Come anche Mortal che mi intriga parecchio.
In questo caso spero vivamente che ti piacciano entrambi. Sono film che a mio abbiso riescono a centrare il punto e a sorprendere nel loro piccolo.
[…] storia incentrata su un serial killer spietato e che nel corso degli anni ha fatto parlare di sé, Ted Bundy – Confessioni di un serial killer. La storia è incentrata sugli ultimi anni che Bundy trascorse nel braccio della morte e del suo […]