Bolt – Un eroe a quattro zampe

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato per l’ennesima volta a discutere della Disney, portando avanti i loro classici animati e arrivando così al loro 47° lungometraggio animato, un’opera ingiustamente dimenticata e criticata, I Robinson – Una famiglia spaziale. Lewis è un orfano di dodici anni ed è un grande inventore, anche se i suoi macchinari tendono a fallire e per questa sua particolarità le famiglie non lo accettano. Stanco di essere rifiutato, inventa uno Scanner Mnemonico capace di mostrare i ricordi delle persone e scoprire finalmente chi è sua madre. Lui presenta il progetto alla Fiera della Scienza ma il macchinario non funziona, sabotato da un Uomo con la Bombetta. Wilbur, un ragazzo della sua stessa età, gli rivela tutto ciò, dicendo di venire dal futuro e, per dimostrargli che non mente, lo porta nel futuro con la macchina del tempo. Qui gli spiega che l’Uomo con la Bombetta ha la seconda macchina del tempo e ora devono recuperarla e fare in modo che Lewis sistemi lo Scanner. Un film molto interessante che ebbe una produzione abbastanza problematica per il fatto che doveva essere fatta in digitale e il progetto venne riscritto per buona parte. Il ritmo è ottimo anche se nella parte centrale la commedia tende a occupare troppo spazio e risultare caotico, purtroppo i personaggi risultano gommosi anche se il loro design da fantascienza anni ’50 è ottimo. Inoltre affronta molto bene la tematica del fallimento e come questo non si nulla di cui vergognarsi ma un modo per crescere, imparare e andare sempre avanti. Lo consiglio!
Con l’articolo di oggi arriviamo al 48° classico animato, all’ultimo film del Periodo Sperimentale e probabilmente un’opera che ebbe un certo peso per i lavori futuri in digitale della Disney.
Ecco a voi Bolt – Un eroe a quattro zampe (Bolt), pellicola animata del 2008 scritta da Dan Fogelman e Chris Williams e diretta da Byron Howard e Chris Williams.

Trama:
La storia parla del cane Bolt (John Travolta) e della sua padroncina Penny Forrester (Miley Cyrus), una ragazzina di 12 anni che vive insieme alla madre a Los Angeles. Da diverso tempo Bolt e Penny sono i protagonisti di una serie di successo, con lo stesso nome del cane, nel quale lui deve proteggere la sua padrona dal malvagio dottor Calico (Malcolm McDowell) che vuole rapirla in modo che suo padre riveli i segreti delle sue invenzioni. In questa serie Bolt ha i superpoteri e riesce a tener testa a eserciti di malvagi senza problema. In realtà un problema c’è: lui crede che la serie televisiva sia la realtà e prende tutto molto seriamente. Un giorno però, per cambiare il finale di un episodio, decidono di far rapire Penny e allora Bolt, credendo che sia vero, va nel panico e attraverso alcuni eventi finisce a New York dove si ritrova confuso dal fatto di non avere alcun superpotere. Qui, grazie all’aiuto della gatta Mittens (Susie Essman) e in seguito del criceto Rhino (Mark Walton), dovrà viaggiare per gli Stati Uniti per tornare da Penny.

Questo è un altro di quei film Disney che ho recuperato negli anni recenti ed è anche uno di quei film in cui lo studio ha continuato a sperimentare non solo a livello di storia, come facevano da diversi anni ormai, ma anche attraverso il digitale, una tecnologia che dovevano ancora padroneggiare ma che già con quest’opera fece diversi passi avanti. Alla fine però com’è questo film?

Partiamo con la produzione. Questo progetto nacque da un’idea di Chris Sanders, il regista di Lilo & Stitch, che aveva deciso di parlare di una storia come protagonista Henry, un cane star della televisione che un giorno si ritrova nel deserto del Nevada in compagnia di un gatto randagio con un solo occhio e di un coniglio radioattivo, che cercano una nuova casa mentre Henry crede ancora di essere nella televisione. Il progetto venne approvato nel 2005 e l’anno seguente John Lasseter, come avevamo detto nell’articolo precedente, entrò nella Disney come capo creativo della Walt Disney Animation Studios. Lasseter era diventato capo in un periodo in cui la Disney era letteralmente allo sbando. Con Chicken Little ci furono problemi dovuti al fatto che inizialmente doveva essere fatto in animazione tradizionale e poi venne riconvertito in digitale e I Robinson subì lo stesso processo. In quest’ultimo caso però Lasseter decise anche di scartare il 60% del film perché non funzionava bene e l’opera venne rifatta. Sotto questo punto di vista quindi Bolt era un’ottima occasione per essere fatto direttamente in CGI. Tra l’altro ci misero relativamente poco a realizzarlo, 18 mesi invece che i soliti 4 anni di produzione, e in questo caso il progetto riuscì a scorrere senza troppi guai. Il vero problema fu la sceneggiatura e i conflitti che ci furono tra Chris Sanders e John Lasseter.

Infatti la storia originale di Sanders stava riscontrando diversi intoppi e non riusciva a procedere. Ed Catmull, l’allora presidente della Walt Disney Animation Pictures, disse che la storia era arrivata anche a essere parecchio esagerata, introducendo perfino una ragazza scout che vende biscotti, radioattiva, zombi e serial killer. Certo, era un elemento veramente esagerato ma, conoscendo bene la mia passione per l’horror e il trash, una cosa del genere mi avrebbe fatto impazzire di gioia. Purtroppo i litigi tra Sander e Lasseter erano diventati tali che Chris Sanders venne estraniato dal progetto e quindi il regista decise di abbandonare la Disney e passare alla DreamWorks, dove avrebbe creato quella meraviglia di Dragon Trainer (praticamente costui ha creato due delle creature più dolci e amate dal pubblico). Alla fine Lasseter riuscì a indirizzare il film doveva voleva, anche grazie all’aiuto dei due registi emergenti scelti per l’occasione, Chris Williams e Byron Howard, due registi che in seguito fecero opere di grande valore per la Disney. Il primo infatti dirigerà in seguito Big Hero 6 e Oceania mentre il secondo farà opere del calibro di Rapunzel, Zootropolis ed Encanto.

Parlando del lato tecnico, la prima cosa che salta all’occhio è l’uso della luce. Ad esempio nello show televisivo abbiamo un’illuminazione diversa dal mondo reale. Nel primo caso infatti ci ritroviamo davanti a un tipo di luce molto cupa e fredda e con dei colori forti e parecchio contrastanti. Nel mondo reale invece il tutto è più omogeneo, i colori sono caldi e delicati ma soprattutto, e questa è una cosa che ho notato in seguito, la luce tende a cambiare di Stato in Stato. Praticamente i registi e gli animatori hanno viaggiato in alcune zone degli USA per capire come l’impostazione della luce cambiasse di luogo in luogo. Il risultato finale è un lavoro variegato e curato, in cui si può riconoscere immediatamente la differenza dai vari Stati no solo tramite l’ambientazione ma soprattutto tramite la fotografia. Un dettaglio che trovo decisamente interessante.
Anche la regia è ben fatta. Sempre nel mondo televisivo abbiamo un tipi d’impostazione che ricorda certi blockbusters caciaroni oltre che a farmi venire in mente diversi film sui supereroi e in un certo qual modo Mission Impossible. Il tutto è volutamente esagerato e molto veloce fino a quando non arriviamo nel mondo reale, dove il ritmo diventa più equilibrato e tranquillo, passando dalla commedia all’avventura pura senza problemi.

Un altro elemento che mi ha molto colpito sono gli sfondi, dove hanno decisi di realizzarli attraverso le pennellate, come se fossero dei quadri (e in un certo senso riprendono elementi dell’animazione tradizionale). Probabilmente questa caratteristica la si nota di più soprattutto quando i protagonisti sono nelle ambientazioni rurali e in mezzo alla natura, dove a volte gli alberi che si trovano a distanza sono vere e proprie pennellate senza dei veri tratti. Un elemento davvero interessante che dà una certa identità al film.
Inoltre il digitale è certamente migliorato soprattutto nei personaggi umani. Quest’ultimi infatti non hanno più la gommosità de I Robinson e risultano più equilibrati rispetto al character design di Chicken Little. Mi piacciono i dettagli delle rughe e i giochi di luce sui loro volti. Ovviamente non è allo stesso livello dei film Pixar di quegli anni, la Disney aveva ancora della strada da fare per raggiungere la qualità che acquisì da Rapunzel in poi, ma certamente Bolt fu un ottimo modo per migliorare e lo stesso vale per le animazione che, per essere stato fatto in 18 mesi, erano fatte bene. E ora passiamo alla sceneggiatura.

L’idea di un cane che non riesce a distinguere la realtà dalla finzione televisiva è sicuramente interessante ed è qualcosa di perfetto sia per i momenti comici in cui lui cerca di fare cose da supereroe senza riuscirci o riuscendoci per cause esterne (le gag con il poliestere sono davvero simpatiche), ma può portare anche a un’interessante presa di coscienza da parte del protagonista. Nella maggior parte della sua durata il film è una sorta di road movie per le strade americane e nei vari Stati, un viaggio certamente divertente e simpatico ma anche un viaggio alla ricerca di sé stesso fatto bene, certamente non va a scavare troppo in profondità, ma dietro c’è stato sicuramente un lavoro curato. Infatti le mie parti preferite sono quelle in cui Mittens aiuta Bolt a capire com’è essere un cane, com’è vivere la vita. Mi piace la presa di coscienza che ha Bolt nel corso dell’opera, anche se non è nulla di eclatante od originale, e mi piacciono i vari personaggi come ad esempio Penny, una ragazzina che vuole sinceramente bene a Bolt e vorrebbe avere un rapporto normale con lui, Rhino e le sue enormi follie ed esagerazioni ma soprattutto Mittens che si dimostra il personaggio più maturo del film e con una storia interessante (che avrei voluto approfondissero di più) e che, povera creatura, si è dovuta armare di una forte pazienza con compagni come Bolt e Rhino.

Inoltre c’è un ulteriore elemento interessante che non mi aspettavo di vedere ossia una critica al mondo cinematografico. Questa critica viene mossa attraverso certi personaggi chiave come ad esempio il regista (James Lipton) che fa di tutto affinché Bolt non si rendi conto che quello che sta vivendo è solo finzione e questo perché vuole che lui ci creda, in modo da dargli più credibilità quando si muove. Stessa cosa dicasi per il manager di Penny (Greg Germann), un manager soffocante che parla sempre e solo di successo e guadagno, arrivando a sfruttare il successo della ragazzina e senza mai mostrare un minimo di umanità anche quando Penny soffrirà per la mancanza di Bolt. Una cosa che non mi sarei mai aspettato e che è stato realizzata bene.

Per concludere, Bolt è un ottimo film animato, capace di intrattenere e divertire oltre che mostrare un lato tecnico decisamente migliorato per quanto riguarda l’uso del digitale e inoltre ha degli sfondi davvero molto belli. Ha dei bei personaggi che apprezzo e anche delle critiche che on mi sarei aspettato e che sono ben rese. Lo consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

13 pensieri riguardo “Bolt – Un eroe a quattro zampe

  1. Forse è il film che mi è piaciuto di più del periodo. Non capisco come mai sia finito anch’esso nel dimenticatoio generale. Un opera più matura di quello che a prima vista possa sembrare e il primo film senza un vero villain, se non la situazione tossica che si crea tra cinema e tv. Ironico che la protagonista umana sia tra i simboli dello sfruttamento dell’industria dell’intrattenimento. La serie in cui si trova Bolt è un chiaro riferimento all’Ispettore Gadget, anche se non viene mai detto in maniera esplicita, di cui la Disney acquisì i diritti per realizzare un film in live action solo pochi anni prima. Mittens è sicuramente il personaggio più interessante e avrei voluto anch’io che si scavasse più nel suo background. Hai citato Dragon Trainer, il film DreamWorks più disneyano che ci sia, e si fa presto a comprenderne i motivi. Per questo rimasi delusa all’epoca della prima visione, non perché sia brutto, ma vedendo DreamWorks mi aspettavo qualcosa di completamente diverso. Grazie per questa recensione stupenda. Dal prossimo classico Disney, inizia il periodo forte, probabilmente il mio preferito in assoluto. So che ci impiegherai un po’ per arrivarci, ma è meglio così, l’attesa renderà ancora più dolci le tue recensioni ^_^

    1. Purtroppo il motivo per cui quest’opera finì nel dimenticatoio è lo stesso delle altre: era il periodo Sperimentale. Molti di questi film furono un grande flop e degli inizi degli anni 2000, a parte qualche raro caso, ci ricordiamo di più le opere della Disney. Certo, Bolt e Chicken Little guadagnarono più degli altri, ma a fronte di un budget veramente alto per quel periodo. Alla fine gli unici due di cui il pubblico si ricorda maggiormente sono Lilo & Stitch, a mio avviso l’opera più bella di quel periodo e l’unico vero successo commerciale, e Le follie dell’imperatore, anche se quest’ultimo solo dopo un pò di tempo divenne un vero e proprio cult.
      In ogni caso anch’io trovo che il modo in cui trattano la tossicità presente nel mondo del cinema e della televisione sia molto maturo e riesce a essere molto diretto. Immaginavo che la serie fosse ispirata all’Ispettore Gadget, una serie animata che da piccolo adoravo molto (anche se facevo sempre il tifo per Penny e Brian, i veri eroi del cartone) e il film live-action che la Disney ha fatto è stata una delusione cocente su tutti i fronti per me.
      Per quanto riguarda La principessa e il ranocchio, che io apprezzo tantissimo e considero tra i miei preferiti della Disney, ci vorrà veramente tanto tempo. Adesso vorrei concentrarmi sulla DreamWorks, sulla Pixar e magari anche qualche altro studio. Però principalmente il mio obiettivo è quello di concludere le opere di questi tre studios, così potrò concentrarmi sulle opere europee, sulla Laika e anche su quelle orientali. Diciamo che ho i miei piani, anche se sono molto lento nel portarli avanti XD
      Comunque sia grazie mille per questo stupendo commento e sono felice che anche tu apprezzi Bolt così tanto come me.

      1. Per quanto riguarda il live action dell’Ispettore Gadget, credo di essere stata una delle poche persone che l’abbiano apprezzato, anche se sono davvero tanti anni che non lo riguardo e potrei avere un occhio diverso ora. Anch’io mi sto concentrando sulle opere europee e martedì uscirà una nuova recensione, anche se di tono ridotto, visto che il periodo che sto passando non mi permette di avere la necessaria lucidità per fare qualsiasi cosa.

        1. Diciamo che non era per niente fedele al cartone e quei cambiamenti che hanno fatto erano abbastanza sciocchi e senza senso. Gli effetti speciali erano ottimi però.
          Grazie dell’avvertimento! Non vedo l’ora di leggere la tua recensione, amica mia!

            1. E diciamo che anche questo film mostra come non dovrebbero rielaborare certe idee. Anche l’attore protagonista mi sembrava completamente perso e “rigido” nel ruolo. Diciamo che per un’opera come L’Ispettore Gadget un film live-action non è una grande idea a mio avviso. Avrei preferito un film animato.

                1. Con le espressioni che faceva sarebbe stato perfetto. Anche a livello fisico, visto quanto si muoveva con naturalezza. Come ho detto, l’attore che interpretava Gadget in quel film era completamente rigido nei movimenti e nelle espressioni.

    1. Concordo, quel momento è stato molto bello per diversi motivi. Magari non sarà uno dei migliori della Disney, ma merita di essere conosciuto di più così come tanti altri film del periodo Sperimentale.

  2. Sono andatao a v ederlo al cinema non molto convinto e ne sono uscito entusiasta. Ben scritto, molto bello il signofocato, personaggi secondari che funzionano e non sono relegati a semplici macchiette e mi sono piaciute molto le canzoni anche nella versione in italiano. Poi la canzone dei titoli di coda di Miley Cyrus e John Travolta merita.

    1. Sì, infatti mi sono sempre sorpreso della freddezza verso questo film. E’ un bel film d’intrattenimento che però vuole anche lanciare dei messaggi e ha dei personaggi che magari potevano essere approfonditi meglio ma che risultano simpatici.

Lascia un commento