Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati a parlare della Disney e per la precisione dei suoi classici animati, arrivando così al secondo film del Rinascimento, Bianca e Bernie nella terra dei canguri. La storia è ambientata in Australia e vede Cody, un ragazzino che ama la natura e gli animali, liberare una rara aquila dorata. Il bambino però viene catturato da un bracconiere che vuole guadagnare una fortuna con quell’aquila e porta Cody nel suo rifugio per costringerlo a parlare. La notizia si diffonde e arriva a New York, alla Società Internazionale di Soccorso. Decidono di mandare i membri migliori ossia Bianca e Bernie. Mentre si trovano in missione, Bernie cercherà di dichiararsi a Bianca.
Questo fu uno dei primi seguiti animati Disney e a oggi rimane certamente il migliore tra i classici. Nonostante sia poco rinomato, è molto importante per due motivi: in primis segnò la prima collaborazione con la Pixar e soprattutto abbandonò la xerografia e la pittura fatta a mano su rodovetri per passare a un 2D completamente digitalizzato, cosa che avrebbe aiutato alla realizzazione di futuri film animati. Rispetto al primo capitolo quest’opera è molto più action e l’animazione dinamica riesce a dare queste sensazioni di avventura e meraviglia in queste scene, in special modo durante le sequenze di volo, a mani basse le migliori di tutto il film. Oltre ha ciò possiede anche dei personaggi scritti molto bene e soprattutto un bel messaggio ambientalista molto moderno, specialmente per i nostri giorni. Un film che consiglio assolutamente.
Continuiamo così a parlare dei classici Disney. Ancora non so bene se parlare per un po’ di questi film animati oppure spezzettare come sempre. Lo scopriremo nel prossimo articolo. Per il momento mi vorrei soffermare sul 30° classico Disney, un film davvero molto importante non solo per la casa di produzione, ma per l’animazione in generale. Spero di riuscire a fare del mio meglio.
Ecco a voi La Bella e la Bestia (Beauty and the Beast), pellicola animata del 1991 scritta da Linda Woolverton e scritta da Gary Trousdale e Kirk Wise. Ed ecco anche il link all’articolo del buon Chest of Tales (QUI).
Trama:
Il prologo narra che molto tempo fa, in un paese della Francia, c’era un principe di bell’aspetto ma dal carattere egoista e crudele. Un giorno un povera mendicante bussò alla sua porta, chiedendogli ospitalità, in cambio gli avrebbe dato una rosa. Il principe però rimase disgustato dall’aspetto della vecchia e la scacciò via ed è allora che l’anziana signora si rivelò essere una bellissima fata. Il principe chiese perdono ma lei, dopo aver visto la malvagità dentro di lui, lo trasformò in una bestia orrenda e rese i suoi servitori degli oggetti. Nonostante ciò lei gli offrì la possibilità per redimersi: amare e farsi amare da qualcuno prima che l’ultimo petalo della rosa cada, solo così l’incantesimo si sarebbe spezzato.
Passano gli anni e in un villaggio lì vicino vive Belle (Paige O’Hara), una ragazza che ama la lettura e sogna un giorni di vivere delle avventure. Suo padre Maurice (Rex Everhart) è un inventore e un giorno parte per mostra la sua opera a una fiera, ma si perde nei boschi e viene inseguito da dei lupi. Riesce a trovare rifugio nel castello della Bestia (Robby Benson), ma quest’ultimo non gradisce la sua presenza e lo fa rinchiudere. Belle, vedendo tornare il cavallo senza il padre, decide di cercarlo e lo trova nel castello, insieme alla Bestia. Per liberarlo, lei decide di prendere il suo posto. La Bestia, sorpreso, accetta. Questa per lui potrebbe essere una possibilità per spezzare l’incantesimo.
Tutti conoscono questo film, penso sia uno dei classici più ricordati e amati della Disney e divenne un film storico per essere stata la prima opera animata a venir nominata all’Oscar come Miglior Film. Diciamo che non ho una grande considerazione di questi premi, visto il modo e il criterio con cui danno la statuetta, però il fatto che avesse ottenuto la nomination fu eclatante. Stava a significare che l’animazione veniva riconosciuta come arte. Certo, in realtà l’animazione era riconosciuta tale da critici e appassionati, ma in questo modo il concetto poteva espandersi anche al grande pubblico. Fu qualcosa di incredibile. Come al solito, analizzeremo il film (che da piccolo guardavo spesso) e vedremo se ancora oggi riesce a reggere il confronto.
L’idea di realizzare un film su questa stoia venne in mente a Walt Disney subito dopo l’uscita di Biancaneve e i sette nani. Provò a sviluppare una storia tra gli anni ’30 e gli anni ’50, ma fu costretto a lasciar perdere visto che si stava rivelando una sfida molto ardua e inoltre nel 1946 il regista Jean Coteau fece uscire il suo film su La bella e la bestia, scoraggiando ulteriormente Disney (tra le altre cose vi consiglio di recuperare quel film). La storia viene archiviata e solo molti anni dopo decisero di recuperare quel progetto, soprattutto dopo il successo di Chi ha incastrato Roger Rabbit. Appunto per questo motivo offrirono la regia del film a Richard Williams, colui che aveva lavorato alle animazioni di quel film, ma lui rifiutò perché voleva concentrarsi sul suo The Thief and the Cobbler (anche questa un’opera che meriterebbe un lungo approfondimento).
Consigliò però alla Disney Richard Purdum, un suo collega inglese. Si iniziò così a lavorare e il progetto era molto diverso da quello che poi fu la versione finale. Per esempio non era un musical e inoltre doveva essere più cupo e drammatico. Vennero mostrati i primi 20 minuti del film, 20 minuti che vennero cestinati da Jeffrey Katzenberg perché non era molto in linea con altre opere Disney, era troppo cupo e inoltre aveva degli elementi in comune con Cenerentola (ad esempio Belle aveva due sorelle gelose di lei). Quindi che cosa fecero?
Cambiarono sia il regista che gli animatori e per dirigere il film vennero chiamati Gary Trousdale e Kirk Wise, due giovani animatori che avevano da poco completato il corto Cranium Command per un’attrazione del parco a tema Disney Epcot. Di certo per i due fu una sorpresa enorme e anche una bella sfida visto che era il loro primo lungometraggio. Inoltre, visto l’enorme successo de La Sirenetta, venne deciso di rendere la storia un musical e vennero chiamati nuovamente Alan Menken e Howard Ashman per le musiche (purtroppo Ashman morì prima che il film fosse completato e infatti la pellicola è dedicata a lui). Alla fine il film uscì come noi lo conosciamo e il lavoro che è stato fatto è indubbiamente impressionante.
Basterebbe solo la prima canzone per riuscire a descrivere la grandezza di quest’opera ma anche la cura per la sceneggiatura. In questa scena vediamo Belle andare in biblioteca per restituire un libro e in questi quattro minuti veniamo introdotti con grande naturalezza e intelligenza a numerosi elementi: la protagonista, il villain, il villaggio e perfino alle tematiche principali. Conosciamo Belle, una ragazza molto intelligente che passa molto tempo a leggere i libri e per questo motivo viene considerata strana dal villaggio. In generale proprio perché legge, ma soprattutto perché è proprio una ragazza a farlo. Anche se in maniera simpatica, si può già avvertire una grande discriminazione da parte di queste persone, cosa che però a Belle non interessa. Lei sa cosa vuole, sa chi è ed è più che felice di seguire quella strada. Da piccolo avevo una profonda empatia per lei, visto che avevo lo stesso problema e non riuscivo a trovare nessuno con cui parlare di libri.
Qui viene anche introdotto il villain, Gaston (Richard White). Lui è un personaggio scritto in maniera davvero intelligente: è arrogante, pomposo, egoista ed egocentrico, un uomo che si vanta della sua forza e della sua bellezza e che vuole sposare Belle non tanto perché la ama (perché non la ama affatto), ma perché lei lo rifiuta e vuole farla cadere ai suoi piedi. Lui rappresenta alla perfezione un tipo di mascolinità tossica che ancora oggi dilaga nella nostra società e che molti prendono erroneamente come esempio. Anche questo motivo anche il personaggio di Le Tont (Jesse Corti) è scritto in maniera altrettanto intelligente. Lui è basso, goffo e ha un’aspetto buffo e vede in Gaston quello che lui vorrebbe essere, un uomo forte capace di far cadere le donne ai suoi piedi e avere il rispetto degli altri. Gaston è molto apprezzato dagli abitanti, ma non da Belle. Questo perché Belle è capace di vedere oltre le apparenze e in Gaston non vede nulla di buono.
Questa è la tematica principale del film: andare oltre le apparenze, non fermarsi solo all’aspetto esteriore ma apprezzare gli altri per quello che sono dentro e soprattutto accettare il diverso. Sono tematiche bellissime che vengono riprese anche con la Bestia, un essere dannato per la sua cattiveria che adesso, sotto quell’aspetto mostruoso, si comporta in modo iracondo ma nasconde una profonda disperazione. Sarà proprio l’incontro con Belle a salvarlo, perché la ragazza riuscirà pian piano a tirare fuori il bene che c’è in lui, migliorandolo e facendogli scoprire l’amore. Il loro rapporto è molto bello, ma è qui che mi stavo preoccupando. Perché comunque Belle è sua prigioniera e avevo paura che in questo modo la loro relazione si potesse trasformare in una Sindrome di Stoccolma. Penso che anche alla Disney ci abbiano pensato perché sono riusciti a evitare questo avvenimento. La Bestia si innamora di Belle ma lei no, prova qualcosa per lui ma non è ancora amore. Ed è qui che faranno in modo che la Bestia la liberi sia per un evento di trama, sia per amore, riconoscendo i propri sbagli e capendo quanto fosse crudele tenerla prigioniera. Un atto di redenzione insomma.
Ci sono inoltre numerosi personaggi secondari davvero ricchi e ben caratterizzati, in special modo tutti i servitori della Bestia, anche quelli che appaiono per poco tempo. Uno dei miei preferiti rimane ancora Lumière (Jerry Orbach), personaggio divertente, dal comportamento affabile e che molte volte va contro gli ordini del padrone e ha un’evidente relazione con Spolverina, comportandosi da dongiovanni. Adoro poi i suoi battibecchi con Tockins (David Odgen Stiers), quest’ultimo l’esatto opposto di Lumière. Tutti questi personaggi così vari e ricchi di personalità da ancor più ritmo alla storia e le canzoni saranno un ulteriore aiuto sia perché sono molto divertenti e movimentate, sia perché faranno proseguire la storia, riuscendo a riassumere in poco tempo diversi eventi (come accaduto nella canzone iniziale Belle). Quindi a livello di sceneggiatura è davvero ottimo e convincente e anche il lato tecnico lascia a bocca aperta.
In realtà non ebbero tantissimo tempo a disposizione (visto che dovettero ricominciare tutto da capo), eppure fecero un lavoro eccellente. Come per Bianca e Bernie nella terra dei canguri, anche qui il 2D era digitalizzato e quindi si ebbe modo di usare un vasto assortimento di colori vivaci, così come delle ottime ombre che aiutavano a dare più volume ai personaggi e inoltre aumentando il senso di profondità, migliorando quel senso di tridimensionalità. E anche qui la Disney collaborò con la Pixar e il supporto di quest’ultima si può chiaramente vedere nell’iconica scena di ballo tra Belle e la Bestia. In questa scena l’intera stanza è fatta in 3D e aiutò in maniera incredibile la sequenza, permettendo alla telecamera di fare numerosi movimenti, mostrando la scena dall’alto verso il basso e girando perfino intorno ai due personaggi. Le animazioni sono molto fluide e curate e lo stesso vale per i paesaggi. Si passa dalla natura radiosa e splendente delle scene iniziali alle atmosfere cupe della foresta fino ad arrivare con il gotico puro con il castello della Bestia, oscuro, ricco di figure terrificanti e barocche. Il numero di dettagli è veramente incredibile.
Per concludere, La bella e la bestia è senza ombra di dubbio uno dei film Disney più belli e importanti, un’opera magnifica che funziona in ogni cosa, dalle stupende animazioni, ai fondali dettagliati fino ad arrivare a musiche movimentate che fanno procedere la storia, attraverso tematiche moderne e personaggi vari e caratterizzati. Un film che funziona sotto ogni punto di vista e merita di essere ricordato.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
Belle fu la prima principessa Disney in cui mi identificai perché leggeva, e aveva i capelli castani, ci sono voluti quasi cinquanta anni per avere una principessa dai capelli castani.
Comunque anche io reputo questo film un capolavoro.
Anch’io empatizai molto con lei proprio per la sua passione per i libri e per il fatto che questa cosa non fosse condivisa dagli abitanti del villaggio. Da piccolo facevi fatica a trovare qualcuno che amasse leggere i libri purtroppo. In ogni caso questo film rimarrà incredibile, non importa quanti anni passeranno.
È uno dei miei classici Disney preferiti: perché a dispetto della sua fossetta sul mento più sexy Gaston era il tipo di uomo che non volevi proprio incontrare, perché Belle era una ragazza che leggeva e perché contiene delle canzoni che ascolto volentieri ancora oggi.
Come ripeterò sempre, Gaston è uno dei villain più intelligenti mai scritti dalla Disney proprio perché rappresenta un tipo di mascolinità tossica che non accetta un no come risposta. E Belle è una protagonista meravigliosa e dolce.
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Bellissimo articolo, come sempre, per un bellissimo film, che è stato il mio preferito per tutta l’infanzia e che ancora oggi mi emoziona (Tale as Old as Time cantata da Angela Lansbury è l a canzone che non manca mai nelle mie compilation). Del tutto superflua la versione live action, come dici tu questo film aveva in sè già tutto quello che serviva e l’Oscar lo dimostra.
Grazie mille per questi complimenti. Il film rimane tuttora una meraviglia sia a livello tecnico che a livello emotivo e anch’io lo riguardo con grande piacere. Il live action purtroppo l’ho trovato molto vuoto e mi dispiace che non provino veramente a fare qualcosa con queste operazioni. Ho capito che sono solo operazioni commerciali, ma non vuol dire che il film dev’essere vuoto.
Il live action è vuoto e inutile, ma una cosa in particolare mi ha fatto arrabbiare: che LeTont fosse rappresentato come un personaggio omosessuale.
LeTont non è innamorato di Gaston: LeTont è il più mediocre dei maschi beta che vive nel culto dell’uomo forte e si gode la luce riflessa dell’alfa che segue e adula in continuazione. LeTont non ci penserebbe due volte a mandare al diavolo Gaston se arrivasse in città un uomo che sputa più lontano. E invece si è dovuto semplificare e banalizzare un personaggio, in originale, molto più profondo, interessante e sempre attuale.
Esatto! Facendo quella scelta hanno tolto personalità e costruzione a LeTont. Volete mettere minoranze nei film? Perfetto, io sono assolutamente d’accordo. Dovete farlo bene, è questo il punto fondamentale e la Disney si è dimostrata tra tutte le case di produzione la peggiore in assoluto. La Disney molte volte non sembra neanche voler dar spazio a queste minoranze, ma solo a dargli un piccolo contentino.
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Sono rimasto indietrissimo a leggere, sto correndo a recuperare!
La Bella e la Bestia, per me, è un film perfetto: tutto funziona alla perfezione, è scritto con umorismo e intelligenza, i personaggi sono superbi, le animazioni sono magnifiche, le musiche neanche a parlarne… è stupendo!
E’ verissimo che il rapporto tra Belle e la Bestia si salva nel momento in cui la lascia andare; è una svolta narrativa che serve per introdurre il terzo atto del film, ma anche per lo sviluppo dei personaggi è un punto di svolta enorme, così come lo è stato il regalo della biblioteca, tra l’altro una delle mie scene preferite per il modo in cui recita la Bestia.
E la scena della trasformazione in principe! No, non ho nulla di costruttivo da aggiungere a quello che hai detto, solo una serie infinita di aggettivi meravigliati! Lo metto appena appena un gradino sotto a Il Re Leone ma solo perché quello, oltre a essere anche anche lui perfetto, secondo me, in più mi fa piangere.
Ciao! Non preoccuparti, puoi leggere tutto con molta calma. Anch’io ho tantissime cose da recuperare e mi dispiace non essere stato capace di commentare tutto quello che hai scritto. In ogni caso La Bella e la Bestia rimane un film eccellente e curato in ogni suo dettaglio. Ogni volta rivedo cose nuove e affascinanti e trovo ancora geniale il modo in cui sono stati scritti i vari personaggi e soprattutto come sono riusciti a non cadere nel problema della Sindrome di Stoccolma. Inoltre Gaston rimarrà uno dei villain perfetti perché rappresenta un tipo di società veramente sbagliata che ancora oggi rimane molto radicata. Onestamente non saprei se preferisco questo o Il Re Leone. Di solito tendo a metterli sempre sullo stesso livello.
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[…] coloni è sbagliato. Questa pellicola era partita con delle grandi ambizioni. Dopo la nomination de La bella e la bestia come Miglior Film, la Disney volle ripetere l’esperienza con questo film. Tecnicamente […]