A volte ritornano – Stephen King

In questo articolo facciamo una breve pausa con i film e ricominciamo a parlare di libri. Certo è brutto fare una pausa dalla settima arte con Spiders 3D, ma la prossima pellicola che tratterò sarà davvero interessante. Per il resto ammetto che nell’ultimo periodo sono stato affascinato dai racconti e dalle antologie. Mi sono sempre piaciute ma ultimamente ho iniziato a leggerne sempre di più. Quindi mi sembrava giusto per una volta parlare di un bella antologia, ma quale scegliere? Visto che ormai sono un fan delle sue opere, perché non parlare di qualche lavoro di Stephen King? Ho trattato nel blog di alcune trasposizioni delle sue opere e penso che sia arrivato il momento di affrontare una sua opera. Ed è così che ho deciso di trattare della sua prima raccolta di racconti.
Ecco a voi A volte ritornano (Night Shift), un’antologia contenente per lo più racconti horror (ma non solo), scritta da Stephen King e pubblicata negli USA nel 1978 e in Italia nel 1981.

Partiamo subito con il primo racconto intitolato Jerusalem’s Lot. Siamo nel 1850 nel Massachusetts e Charles Boone, insieme al suo domestico Calvin McCann, arriva a Chapelwaite e si trasferisce in una vecchia casa che era appartenuta a suo cugino Stephen. L’arrivo dei due nella piccola cittadina però è mal visto dagli abitanti, visto che secondo loro si sono trasferiti in una casa considerata maledetta. Nella suddetta casa i nostri protagonisti inizieranno a sentire strani rumori e Charles scoprirà oscuri segreti legati alla sua famiglia.
Ci sono due elementi che mi colpiscono di questo racconto. Il primo è che esso non è altri che una specie d’introduzione a Le Notti di Salem, uno dei romanzi più famosi e belli di King, anche se certe cose sono differenti. Possiamo quasi dire che è un vero e proprio prolgo. Il secondo elemento riguarda la sua incredibile somiglianza a certi racconti di H.P. Lovecraft. Ci sono tantissimi punti in comune con le opere di Lovecraft: la ricerca del passato del protagonista, gli oscuri legami con la sua stirpe, alcuni libri oscuri citati nell’opera e certi espedienti molto simili a quelli utilizzati da Lovecraf come ad esempio i rumori che vengono dalle pareti, il finale, il modo in cui si raggiunge il climax e anche il fatto che la storia venga narrata dal protagonista, che ha scoperto ogni cosa e la sta appuntando sul diario o su alcune lettere. Un enorme tributo a Lovecraft dove però si riesce a notare anche lo stile di King.

Il secondo racconto è intitolato Secondo turno di notte. Qui il protagonista è un giovane vagabondo che lavora in uno stabilimento tessile. Il capo dello stabilimento decide di prenderlo insieme ad altri lavoratori per pulire i sotterranei che sono infestati dai topi. Tutti loro però non sanno a cosa andranno incontro.
Questo a mio avviso è uno dei racconti più divertenti del libro. Non è lungo ma sa intrattenere davvero molto bene e verso il finale diventa veramente folle, soprattutto quando il protagonista arriva in un certo luogo e trovare creature terrificanti. E’ stato uno dei miei preferti.

Il terzo racconto è Risacca Notturna. In questo scritto King descrive la vita di un gruppo di adolescenti sopravvissuto a un virus letale chiamato A6. Un prototipo de L’ombra dello scorpione dove vediamo questi ragazzi soli in un mondo distrutto e non si può fare a meno di provare un senso di malinconia e di solitudine.

Io sono la porta è il quarto racconto e narra la storia di un astronauta che dopo essere tornato da una spedizione su Venere subisce una mutazione e sulle mani compaiono degli occhi alieni.
Un racconto molto interessante in cui vediamo il punto di vista del protagonista, che si ritrova in questa situazione terrificante, il dolore che quelle cose gli causano e i suoi timori, ma ancor più interessante è il fatto che quando quegli occhi sono aperti il protagonista vede il mondo attraverso il punto di vista degli alieni e quest’ultimi vedono il nostro mondo come qualcosa di orribile e terrificante, provando odio e disgusto per ciò che è terrestre e il protagonista riesce a comprendere i loro sentimenti. Un racconto davvero originale e intrigante.

Arriviamo ora a Il compressore, quinto racconto di quest’antologia. In questa storia un agente di polizia indaga su un incidente successo su una lavanderia industriale, dove una donna è stata fatta a pezzi da questo compressore e nessuno sa come sia potuto succedere. Gli incidenti continueranno e l’agente di polizia capirà che quel macchinario è posseduto.
Onestamente penso che questo sia uno dei racconti peggiori scritti da King. Il soggetto di partenza è molto strano e soprattutto crea molte difficoltà nel modo in cui può essere utilizzato. Comunque nella prima parte riesce a funzonare abbastanza bene, grazie al ritmo che King riesce a dare alla storia, ma nella seconda parte tutto quello che è riuscito a costruire crolla come un castello ci carte, specialmente quando si scopre il modo in cui il macchinario è diventato un demone. Uno dei racconti peggiori del libro.

Il sesto racconto è intitoloato Il Baubau dove il protagonista si trova in psichiatria e narra al suo psichiatra come nel corso di qualche anno questo essere misterioso abbia ucciso i suoi tre figli. Un racconto interessante dove troviamo come protagonista un uomo molto scosso, ma anche una persona odiosa e abbastanza negativa che narra di una tragedia tremenda. King riesce in questo racconto a spaventare attraverso l’immagine del Baubau, un essere che non viene mai descritto ma che riesce incutere timore attraverso delle immagini che da piccoli ci spaventavano molto come ad esempio la luce spenta o le ante dell’armadio leggermente aperte, dove credevamo si potesse nascondere il mostro. Un racconto molto bello.

Materia grigia è il settimo racconto. Il protagonista si chiama Henry ed è il padrone di un negozio che un giorno fa entrare nel locale il figlio di Richie, un suo amico che da un po’ di tempo non si fa più vedere. Il ragazzo è sconvolto e racconta dell’evoluzione avvenuta al padre quando un giorno ha bevuto una lattina di birra “guasta”. Da quel momento ha iniziato a mutare, odiando sempre di più la luce del sole e iniziando a bere sempre più birra calda. Anche il suo corpo è cambiato e la situazione degenera sempre di più.
Nonostante l’idea della birra gusta sia molto strana, il racconto funziona in maniera ottima. Il racconto del ragazzo è terrificante e si capisce la paura che ha provato vedendo il padre diventare qualcosa di diverso. Il finale però è sicuramente il punto migliore di tutto e quello che riesce veramente a far rimanere sulle spine il pubblico.

L’ottvao racconto si intitola Campo di battaglia e vede un killer professionista alle prese con dei soldatini giocattolo assassini.
Questo racconto è veramente divertente e basa tutto quanto sul ritmo e l’azione dove questo strano scontro riesce a intrattenere il lettore. Una piccola sorpresa che ho apprezzato.

Il nono racconto è Camion e vede come protagonisti un gruppo di persone intrappolati in un ristorante lungo un’autostrada che si sta nascondendo da dei camion e autocarri che hanno preso vita e che stanno tentando di ucciderli.
Nonostante il soggetto di base possa essere molto strano, King riesce a gestirlo abbastanza bene, creando la giusta tensione e anche scene d’aggresione da parte di questi camion gestite bene. E’ stato davvero divertente.

Arriviamo finalmente al decimo racconto chiamato A volte ritornano, racconto che nell’edizione italiana dà il titolo al libro (in inglese è Night Shift). Jim è un professore di lettere che riesce dopo un po’ di tempo a riprendere il lavoro dopo una brutta crisi. Questa crisi è stata causata da un trauma vissuto quando era piccolo: lui e suo fratello vennero aggrediti da un gruppo di teppisti e il fratello di Jim venne ucciso da uno di loro. Adesso però ha ricominciato a insegnare e le cose sembrano andare bene fino a quando alcuni dei suoi studenti muoiono in strani incidenti e al loro posto arrivano dei ragazzi che assomigliano ai teppisti che hanno ucciso suo fratello tanti anni fa.
Adoro parecchio la prima parte del racconto dove Jim prova a ricominciare una nuova vita come insegnante e durante i suoi incubi ricorda quell’evento traumatico. Apprezzo soprattutto il modo con cui King riesce a creare l’orrore quando questi teppisti prendono pian piano il posto dei suoi studenti, aprendo nel protagonista delle vecchie ferite e facendolo soffrire. Avrei tanto preferito un approfondimento maggiore verso il finale, anche perché questo racconto poteva funzionare veramente bene come romanzo a se stante.

L’undicesimo racconto di intitola Primavera da fragole. Il protagonista del racconto legge per caso su un giornale il nome di Springheel Jack, un serial killer che otto anni prima aveva ucciso delle persone nel campus universitario in cui si trovava e inizia a ricordare quegli eventi.
Ciò che adoro del racconto è il modo in cui è scritto. Con primavera di fragole si intende una primavera falsa e il protagonista descrive quel periodo e quegli eventi come se fosse in una specie di sogno, dove il tempo sembra essersi fermato, con la nebbia che compare ogni volta che il killer colpisce a rendere il tutto più onirico e l’orrore non sembra quasi esserci. Un racconto stupendo che ho veramente adorato.

Il cornicione è il dedicesimo racconto. Il protagonista, Norris, è messo alle strette da Cressner, un crudele uomo d’affari che ha scoperto la relazione segreta che sua moglie aveva con Norris. Cressner fa un’offerta al portagonista: lascerà libera la moglie e gli darà altre ricompense se riuscirà a percorrere il cornicione del palazzo.
Un racconto che tiene in tensione dall’inizio alla fine, dove si ha sempre il timore che il protagonista possa fare un passo falso e dove si riesce quasi a provare quel senso di vertigine capace di paralizzare più volte Norris.

La falciatrice è il tredicesimo racconto e narra la storia di Harold che, vedendo lo stato pietoso del suo giardino, decide di chiamare una compagnia per tagliare il prato. L’individuo che arriverà si dimostrerà alquanto bizzarro.
Questo è uno dei racconti più bizzarri (scusate la ripetizione) della raccolta dove a farla da padrone sarà il grottesco e un senso di incredulità fino alla fine. E’ stato un racconto molto divertente.

Il quattordicesimo racconto si intitola Quitters, Inc.. Parla della storia di un uomo che vuole smettere di fumare e per questo va da questa compagnia, la Quitters, Inc. appunto, consigliatela da un suo amico. Il capo di questa compagnia gli assicura il successo del trattamento ma per farlo smettere di fumare ricorrerà a metodi estremi dove andrà di mezzo anche le persone care al protagonista.
Un racconto molto originale su come questa Quitters, Inc. pian piano, attraverso la violenza e le minaccie, rendano il nostro protagonista un uomo modelo per la società, in ottima salute, con un bel matrimonio e un ottimo lavoro. Ma tutto ciò ottenuto a che prezzo?

So di cosa hai bisogno è il quidicesimo racconta e narra la storia di Elizabeth, una collegiale che un giorno incontra un ragazzo di nome Ed Hamner, un ragazzo a cui nessuno presterebbe attenzione, ma a cui lei si avvicina perché lui sa esattamente ciò di cui Elizabeth ha bisogno ogni volta che la incontra.
Uno scritto interessante, una storia d’amore che lla fine è solo finzione e un personaggio interessante come Ed che in realtà nasconde segreti veramente inquietanti e anche tristi.

Arriviamo ora a I figli del grano. In questo racconto vediamo una coppia in crisi che viaggia verso il Nebraska per trovare la famgilia di lei. Mentre sono distratti, investono per sbaglio un ragazzino sbucato fuori dal campo di grano ma si rendono subito conto che aveva la gola tagliata. I due sono preoccupati e decidono di fermarsi a Gatlin, la cittadina più vicina che trovano per denunciare l’accaduto, ma qui scopriranno dettagli inquietanti legati ai bambini e al grano.
Questo è un racconto che ha qualche difetto, ma che riesce ad affascinare attraverso questo strano culto legato al terreno e al grano e alle misteriose entità che risiedono nel luogo. Inoltre mi piacciono le storie in cui i bambini sono i cattivi, mi hanno sempre divertito e spaventato.

Il diciasettesimo racconto si intitola L’ultimo piolo e narra la storia di un giovane uomo che riceva una lettera da sua sorella poco prima che si suicidasse. Da qui inizia a narrare un evento del passato quando i due erano piccoli e giocavano nel fienile.
Probabilmente uno dei racconti più drammatici, dolci e belli di questa raccolta, che dimostra come King riesce anche a scrivere sotrie drammatiche senza essere melenso e senza usare trucchetti.

Il prossimo racconto si intitola L’uomo che amava i fiori dove si ha come protagonista un giovane che, tutto felice, va a trovare la ragazza che ama e mentre passeggia compra dei fiori.
Un racconto che per buona parte sembra descrivere un momento idilliaco ma che stravolge tutto nel folle finale, riuscendo così a sorprendere lo spettatore.

Il bicchiere della staffa è il penultimo racconto di questa raccolta. Il protagonista parla di un evento successo a lui e al suo amico Tookey alcuni anni prima in inverno, quando un uomo del New Jersey entra nel bar in cui stavano quasi morto congelato. L’uomo cerca aiuto perché la macchina è rimasta bloccata e dentro sono rimaste sua moglie e sua figlia. Grazie alla sua descrizione il protagonista e Tookey capiscono che la macchina è bloccata vicino alla cittadina di Jerusalem’s Lot e si preparano a salvarle o a combatterle.
Questo racconto, come per il primo, è legato al libro Le Notti di Salem e riesce a intrattenere e a tenere la tesnione alta. Le due saranno rimaste illese oppure sono state prese dai vampiri?

Ed eccoci arrivati all’ultimo racconto intitolato La donna nella stanza. Questo ultimo scritto parla di un uomo che, non sopportando più di vedere sua madre soffrire, avendo lei un cancro allo stadio terminale, decide di applicarle l’eutanasia utilizzando una grande quantità di sonniferi. Un bel racconto che, come per L’ultimo piolo, riesce a raccontare una storia tragica senza tropi fronzoli e senza esagerazioni, descrivendo appieno i dubbi e il dolore del protagonista rivolti verso la madre e la sua decisione.

Per finire consiglio a tutti di recuperare A volte ritornano per chi volesse conoscere un King alle prime armi, ma che già dimostrava di essere uno scrittore dotato e di avere una grande inventiva anche quando le storie avevano dei difetti.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

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