Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo parlato nuovamente di manga, anche questa volta un volume autoconclusivo, The Second Goldfish di Panpanya. Una storia molto semplice, uno slice of life in cui vediamo una bambina che vive la vita di tutti i giorni ma con una prospettiva davvero particolare. Infatti lei si dimostrerà fin da subito molto intelligente e curiosa e tenderà a porsi domande su ogni cosa, anche su ciò che all’apparenza sembra scontato, andando alla ricerca della verità. Queste storie avranno anche un che di surreale e sovrannaturale, ma il tutto verrà affrontato con naturalezza e tranquillità. Un manga che colpisce anche per lo stile particolare, dove troviamo degli sfondi molto dettagliati, pieni e con tratti molto scuri, mentre i personaggi hanno linee più chiare e sottili e sono stilizzati. Una storia piena di riflessioni che spinge il lettore a porsi domande, a non limitarsi ad accettare le cose ma a chiedersi sempre il perché. Un insegnamento davvero molto bello e per questo vi consiglio di recuperare l’opera.
Dopo aver esplorato nuovamente il mondo dei fumetti, si ritorna a parlare di cinema. E quale modo migliore se non con un film horror? Ormai lo sapete che questo è il mio genere preferito in assoluto ed è proprio grazie a questo genere se mi sono innamorato della settima arte (non smetterò mai di ringraziare Lasciami Entrare). Ancora una volta ci addentriamo nel mondo del cinema indipendente. Come avevo detto in precedenza, ho veramente tante opere di questo tipo che vorrei portare sul blog, ma ogni volta la pila non fa che aumentare e ha raggiunto ormai dei livelli impressionanti. Considerando poi quanto sono lento, non penso che riuscirò mai a finire tutto, ma è anche questo il bello, no? C’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Tralasciando queste riflessioni, vi presento il film di oggi.
Ecco a voi Son, pellicola horror thriller del 2021 scritta e diretta da Ivan Kavanagh.
Trama:
Il film inizia con Laura (Andi Matichak) che fugge da un setta con cui è vissuta fino a quel momento. Durante la fuga partorisce un bambino che sembrava non volere all’inizio ma che, dopo la nascita, decide di proteggere. Passano otto anni, Laura insegna in una scuola e suo figlio David (Luke David Blumm) è un bambino vivace che dimostra grande affetto nei suoi confronti. Un giorno però la lor vita tranquilla viene distrutta quando Laura vede i membri della setta in camera di suo figlio. Dopo quell’evento David subirà uno strano cambiamento, la sua pelle inizierà quasi ad andare in cancrena, come se fosse entrato in contatto con una strana malattia. Poco tempo dopo però questa malattia sparisce e David torna quello di prima. Nonostante ciò Laura non è tranquilla, le sembra di vedere ombre aggirarsi fuori dalla casa e teme che la setta sia tornata per lei e suo figlio. Anche David ricomincerà a stare male e a comportarsi in maniera strana, così Laura, disperata, fuggirà con lui. L’unico alleato che sembra trovare è nella figura di Paul (Emile Hirsch), un investigatore che ha creduto alla sua storia e che farà del suo meglio per aiutarla.
Ammetto che questo è la prima volta che mi approccio a un lavoro di Kavanagh, un regista di cui ho sempre sentito parlare bene. Prima o poi dovrò recuperare le sue pellicole passate, come The Canal e Gli ultimi fuorilegge. In ogni caso sono contento di essermi avvicinato a questo regista e sceneggiatore grazie a Son, soprattutto perché il film in questione ha degli argomenti molto interessanti.
La pellicola ha un inizio davvero di grande impatto, con Laura che fuggi via in macchina e alla radio dei predicatori con voce rabbiosa avvertono gli ascoltatori sulla fine e sul male. È qui che abbiamo la scena del parto, la nascita di David, un momento con una messa in scena stupenda, una scena impressionante dovei si proveranno diverse emozioni contrastanti tra tensione, rabbia, paura ma anche gioia e speranza. Il tutto tramite la regia e la prova attoriale di Matichak, che riesce a esprimere al meglio queste sensazioni. Da qui in poi vedremo anche com’è la loro situazione famigliare e assisteremo al crollo di questo mondo apparentemente idilliaco. Ed è anche qui che vedremo elementi simili a film già visti in passato come Rosemary’s Baby e The Omen. Ci sono tantissime pellicole sulle sette sataniche e ce ne sono altrettante sui figli del diavolo (fin da subito si capisce ciò di David). Sono argomenti che vediamo da tantissimo tempo ed è proprio il regista a prendere questi elementi e impostarli in maniera interessante.
L’intera pellicola farà infatti pressione sulla paranoia e sul rapporto madre-figlio. Nel primo caso posso dire che non sapremo tutta la verità. Avremo la versione di Laura, ma neanche lei sembra ricordare bene certi eventi del passato. Il film ci farà dubitare di quello che vedrà Laura anche perché le indagini parallele che compie Paul porteranno alla luce alcuni retroscena interessanti ma anche contrastanti. Si avranno idee differenti su questo che sta accadendo e il film deciderà di sciogliere questi nodi soltanto sul finale, quindi fino alla fine non faremo altro che avere dubbi.
Solo una cosa sarà chiara fin dall’inizio: David. Il bambino ha questa strana malattia e c’è un solo modo per guarire momentaneamente da essa, un metodo terribile che lo avvicina alla figura dell’Anticristo. Eppure, nonostante ciò, nonostante Laura sappia che lui ha qualcosa di tremendo e che rappresenta il male, decide di combattere per lui e di proteggerlo a ogni costo. Il rapporto tra i due è molto stretto, si vogliono realmente bene, ma dopo quel cambiamento Laura dovrà compiere anche delle scelte orrende e fare azioni estreme per suo figlio. Dovrebbe essere una relazione positiva, ma in realtà va a distruggere i classici canoni riguardanti la famiglia, mettendoci di fronti degli eventi tremendi e che ci faranno porre diverse domande. Questa relazione è stata scritta in modo molto intelligente e maturo uscendo fuori dagli schemi.
La pellicola inoltre riesce a convincere per il suo ottimo lato tecnico. La regia di Kavenagh è davvero curata, piena di inquadrature fisse, centrate sui personaggi e lo spazio che li circonda, capace di creare un senso di disagio, come se non fossero soli e se qualcosa o qualcuno dovesse sbucare fuori all’improvviso. La fotografia ci regala dei colori forti in punti specifici del film, dei quali risalta spesso il rosso (ma a volte anche il blu o il viola). Il ritmo è lento e si adatta perfettamente a questo tipo di storia, in cui si viene a costruire un forte stato di insicurezza e paranoia. Non posso dire di più perché altrimenti rischierei di fare degli spoiler.
Per concludere, Son è una pellicola davvero ben fatta e realizzata, un’opera che parla di argomenti già visti in passato ma, come dico sempre, conta l’originalità della storia ma il modo in cui la si mette in scena. Questo film si dimostra interessante dall’inizio alla fine, ci sorprende in alcune scelte e ci fa sentire lo stato di confusione e ossessione in cui versa la protagonista e sviluppa un rapporto madre-figlio davvero ottimo. In sintesi è una pellicola che consiglio di vedere, certamente non è un capolavoro, ma ne vale assolutamente la pena.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
La recensione mi è piaciuta, sei un maestro in questo. Il film, malgrado qualche buona scena come quella della fuga, non mi è piaciuto. Buona quasi sempre la fotografia, La trama non mi ha preso per niente, così come lo sviluppo dei personaggi e della storia.
Nessun problema! È sempre un piacere avere anche delle idee contrarie, si possono arrivare a discussioni interessanti. Riguardo ai personaggi, cos’è precisamente che non ti è piaciuto. Per esempio a me il rapporto tra la protagonista e il figlio mi è piaciuto soprattutto per le varie sfumature che ha.
Mi è sembrato tutto troppo prevedibile nei rapporti e nelle evoluzioni dei personaggi. Tutto qui. Non è stato capace di prendermi.
Capisco cosa intendi. Infatti la storia del film è molto semplice e lineare, ma è il modo in cui viene messa in scena che la rende interessante. E fidati, di film su sette sataniche ne ho viste e questa è decisamente su un livello molto più alto rispetto ad alcune recenti.
Questo mi sa che il mio primo film di sette, in effetti mi manca un paragone.
Interessante! Chissà, magari in futuro potrò consigliarti altre opere simili. Spero di riuscire a trovare un film con questa tematica che possa sorprenderti!
Grazie ^_^
Per me è sempre un piacere!
Ormai è già stato raccontato praticamente tutto, per cui giustamente conta di più la visione personale del regista e il modo in cui la storia è raccontata piuttosto che la storia in sé. Già dal riassunto avevo intuito dove si sarebbe andato a parare, ma è un argomento che mi appassiona e mi diverte sempre molto, per cui va benissimo!
Però le sette sono tra le cose che mi spaventano di più al mondo, mi sale sempre l’ansia quando se ne parla e in generale è un argomento che mi mette molto a disagio. Questa è un’opera di fantasia per cui ok, ma quando si entra nel territorio delle sette vere aiuto!
E’ un argomento che trovo anch’io molto interessante, soprattutto per il modo in cui certi fanatici riescono a portare dalla loro parte persone che hanno sofferto o che non sanno più cosa fare. In realtà ho trovato molto affascinante anche quell’enorme ondata di isteria che ci fu negli USA negli anni ’80 per via delle sette. Immagino che tu abbia visto Regression. Tu che ne pensi?
In realtà no, ed è una gravissima mancanza dal momento che è di Amenabar per cui vale sicuramente la pena guardarlo – e se poi tratta l’argomento sette a maggior ragione.
Io credo che una setta, almeno all’inizio, sia effettivamente d’aiuto alle persone che ne entrano in contatto, credo siano organizzate in modo sufficientemente subdolo da non darti modo, dall’interno, di renderti conto di quanto siano tossiche o addirittura criminali.
Se ti riferisci al Satanic Panic, a cui ho accennato anche io qualche giorno fa parlando di Stranger Things, credo sia un fenomeno molto più ampio e complesso; però ci sono stati esempi anche famosissimi di sette distruttive che hanno provocato la morte di centinaia di persone o che si sono infiltrate così in profondità nella società da essere imbattibili; basta vedere cosa è diventato Scientology.
Regression è un film molto intelligente che parla molto bene di quell’ondata di panico negli anni ’80. Un film pieno di difetti ma che ho molto apprezzato. Per quanto riguarda Scientology… Ancora faccio fatica a credere a quanto potere abbia ottenuto.
Comunque sia sì, le sette sanno bene dove premere per avere totale fiducia, specialmente nei confronti di persone che hanno sofferto (hai visto per caso The Invitation? Perché questa cosa lì viene mostrata benissimo). Ma non sono solo le sette satsniche ma anche altri gruppi estremisti in generale.
[…] di horror indipendenti (cosa che vedrete molto spesso qui) e siamo arrivati a parlare del recente Son. Una storia che vede una madre e suo figlio vivere una vita tranquilla, almeno fino a quando una […]
[…] diversi punti di vista, ma di cui ho posticipato la recensione. Al suo posto ho portato, ai tempi, Son, horror altrettanto valido e interessante che aveva in comune con quest’opera una delle […]