Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato con la saga dedicata a Matrix e siamo arrivati al terzo capitolo, Matrix Revolutions. Questa pellicola conclude la prima parte della storia, dato che Resurrection ha aperto un nuovo capitolo. Un’opera molto criticata ma, onestamente, l’ho sempre visto come un film fin troppo sottovalutato. Revolutions è una pellicola che si differenzia moltissimo dai capitoli precedenti, basti pensare che la maggior parte dell’azione avviene nel mondo reale e non dentro Matrix. Un capitolo davvero affascinante che porta avanti delle tematiche presenti nel primo film, le evolve e le porta verso nuove direzioni, come programmi che possono provare amore, la fede nell’umanità, il concetto di scelta, la consapevolezza di se stessi. Un’opera che parla molto al pubblico, mostrandoci elementi affascinanti e, a mio avviso, conclude perfettamente questa storia.
Di Resurrection ne riparleremo più in là (non so quando, potrebbe passare anche un anno, conoscendomi bene), per il momento la storia di Matrix è finita… forse. Il 2003 è stato un anno d’oro per questa saga, visto che sono usciti sia Reloaded che Revolutions, però uscì anche un’altra opera legata a Matrix, che però viene citata pochissime volte. Sarà perché è un’opera d’animazione o perché è antologica, sta di fatto che questo film si dimostra interessante sotto ogni punto di vista. Quindi, senza tergiversare, iniziamo con la recensione.
Ecco a voi Animatrix (The Animatrix), pellicola d’animazione antologica del 2003, scritta e prodotta da Lana e Lilly Wachowski e diretta da vari registi.
Il film è diviso in 9 episodi, diretti da molti registi differenti e di questi 9, solo 4 sono stati scritti dalle sorelle Wachowski. Il progetto venne in mente alle registe quando andarono in Giappone per pubblicizzare il primo film di Matrix. Come abbiamo potuto vedere, in Matrix c’è una forte influenza legata all’oriente e in particolar modo agli anime e quindi le due decisero di contattare alcuni artisti di grande importanza nel mondo dell’animazione giapponese. L’opera infatti è una coproduzione statunitense-nipponicaa cui hanno preso parte degli studio importanti come la Madhouse (che ha realizzato opere d’arte come Kaiba, Wolf Children, Metropolis), lo Studio 4°C (la trilogia di Berserk) e, ovviamente, la Warner Bros.
Per lo più l’opera è stata realizzata con un disegno 2D, ma uno di questi è stato fatto interamente in digitale e rappresenta il primo episodio, L’ultimo volo della Osiris (Final Flight of the Osiris), diretto da Andrew R. Jones. Un prequel di Reloaded che parla di questa nave, la Osiris, che viene a conoscenza del piano delle Macchine per trivellare le difese di Zion. Ciò che sicuramente colpisce del corto è l’incredibile qualità del digitale. Sono passati quasi vent’anni eppure è invecchiato benissimo e si dimostra sicuramente migliore di alcune opere odierne. Forse alcune animazioni sono un po’ legnose, ma rimane un lavoro ottimo, specialmente quando le Sentinelle inseguono la Osiris. D’altronde parliamo di Andrew Jones, un effettista che ha supervisionato gli effetti speciali dell’Avatar di Cameron e de Il libro della giungla del 2016.
Il secondo e terzo episodio sono diretti entrambi da Mahiro Maeda (che ha lavorato a opere come Nausicaa, Laputa ed Evangelion) e sono forse gli episodi fondamentali della pellicola. Gli altri capitoli sono storie molto belle legate a Matrix, ma che non hanno un peso sulla saga. Questi due corti invece, chiamati Il Secondo Rinascimento (The Second Renaissance) hanno una grande rilevanza: parlano dell’origine delle Macchine e del conflitto.
Siamo alla metà del 21° secolo e l’umanità si ritrova nel pieno dell’egoismo e dei vizi e tratta le Macchine come schiavi, facendoli lavorare senza sosta e senza concedere loro il minimo diritto. Un giorno tutto cambia quando una Macchina, B1-66ER, uccide i suoi padroni. B1-66ER viene condannato senza un processo e le persone iniziano a perseguitare le Macchine, costringendole alla fuga e a trovare rifugio in una città creata da loro stesse. Da lì in poi la situazione non farà altro che peggiorare.
Qui scopriamo l’origine di ogni cosa, scopriamo come le Macchine hanno preso il controllo, conquistato l’umanità e creato Matrix. Nella prima parte vedremo tutti i soprusi perpetrati dagli umani nei confronti delle Macchine, le ingiustizie sociali, le persecuzioni (con tanto di fosse comuni) e infine il non riconoscimento della loro città, Zero Uno, quando verranno scacciati. Dopo tutti questi maltrattamenti, ed essendo stati gli umani ad attaccare per primi, arriverà la controffensiva e sarà terrificante vedere la caduta dell’umanità e gli esperimenti fatti sugli umani per creare Matrix. Una caduta causata dagli stessi umani perché si poteva arrivare a un dialogo con le Macchine e a una riappacificazione, che le Macchine stesse hanno provato più volte a instaurare. Due episodi importantissimi per l’universo di Matrix, molto drammatici e belli per lo stile di Maeda.
Il quarto episodio si intitola Storia di un ragazzo (Kid’s Story) diretto da Shinichiro Watanabe (che molti conoscono sicuramente per aver creato quella perla di Cowboy BeBop). Qui ritroviamo un personaggio introdotto in Reloaded, Kid (Clayton Watson). Questo ragazzo vive in un completo stato di disagio. Sente come se quella realtà non gli appartenesse, come se lui stesse vivendo un sogno a occhi aperti, come se quello che vede fosse falso e per questo motivo si sente solo. Qualcuno però lo contatta sul suo computer, dicendogli che quella realtà è falsa. Da lì in poi Kid dovrà decidere se restare in quel mondo o svegliarsi.
Adoro lo stile di questo episodio. I tratti sono molto sporchi e in certi casi volutamente imprecisi e questo stile a volte rende i personaggi secondari vaghi. Questo tipo di disegno sottolinea perfettamente lo stato emotivo che vive Kid, il quale si sente solo, a disagio, in un mondo che non gli sembra reale. E quando ci saranno le scene d’azione, l’animazione migliorerà ancora, con i corpi degli inseguitori che si distorceranno del tutto, come se non fossero umani.
Il quinto episodio si intitola Il Programma (Program) diretto da Yoshiaki Kawajiri (ne abbiamo parlato nella vecchia recensione di Manie – Manie). La storia è semplice: Cys (Hedy Burress) si sta allenando dentro il suo programma di simulazione preferito, il medioevo giapponese, quando viene sfidata a duello da Duo (Phil LaMarr) che vorrebbe tornare dentro Matrix e vorrebbe portare anche lei.
Duo è una sorta di Cypher, non sopporta la realtà e vorrebbe tornare in quella finzione. L’episodio si incentra molto sull’azione, il combattimento tra i due è coreografato molto bene e con una bella ambientazione, con dei disegni dai tratti pesanti e delle belle ombre. Un buon episodio.
Il sesto si intitola Record del Mondo (World Record), questa volta solo scritto da Kawajiri e diretto da Takashi Koike. La storia parla di Dan, un velocista accusato di essersi dopato e che ai giochi olimpici vuole dimostrare a tutti che si sono sbagliati e che lui può farcela con le sue sole forze.
In questo episodio vedremo un evento molto particolare in cui un uomo è riuscito a scorgere la verità superando i propri limiti fisici. Qui l’animazione si concentrerà molto nel sottolineare lo sforzo fisico del protagonista, concentrandosi sui muscoli tesi al massino, dandoci quella sensazione di impegno e sofferenza.
L’episodio sette si intitola Aldilà (Beyond) ed è diretto da Koji Morimoto. Una ragazza, Yoko (Hedy Burress) sta cercando il suo gatto, Yuki. Durante la ricerca, incontra un gruppo di bambini che dice di aver visto il felino vicino alla famosa casa stregata della zona. Quando arrivano lì, vedono che succedono strani eventi: la gravità funziona in maniera differente, impedendo ai ragazzini di cadere se saltano, e gli oggetti che si rompono tornano come prima. Quella zona non è altro un punto di Matrix pieno di bug.
Cosa mi ha sorpreso di questo episodio? La sua malinconia.
Quando si arriva in questo luogo pieno di errori, vediamo i ragazzini divertirsi un mondo a scoprire come tutte le normali regole non funzioni nella casa stregata e ben presto anche Yoko si unisce a loro. Questa cosa è molto dolce, un divertimento innocente per i bambini in quel mondo falso e crudele che purtroppo non potrà durare. Davvero molto bello.
L’ottavo episodio si intitola Detective Story (A Detective Story), diretto sempre dal grande Shinichiro Watanabe. Un detective privato, Ash (James Arnold Taylor), riceve una chiamata da alcune persone anonime. Queste persone gli danno una grande quantità di soldi e in cambio lui dovrà trovare la famosa hacker Trinity (Carrie-Anne Moss).
Personalmente lo considero l’episodio con lo stile più bello di tutti perché imita alla perfezione lo stile noir. Infatti l’episodio è in bianco e nero con questo effetto granulato fatto benissimo. Inoltre non solo lo stile ricorda quel genere cinematografico ma anche il modo in cui ci viene mostrata la città e le zone in cui il detective indaga. Anche la ricerca di Ash è interessante e i messaggi che scambia con Trinity sono affascinanti, ispirandosi molto ad Alice nel Paese delle Meraviglie. Un episodio eccellente.
Arriviamo al nono e ultimo episodio del film, Immatricolato (Matriculated), diretto da Peter Chung. Un gruppo di soldati di Zion ha deciso di catturare delle Macchine. Il loro scopo è di inserire dentro uno di questi un matrix creato dagli umani, in modo che le Macchine imparino dei concetti umani come empatia e compassione e fare in modo che loro stiano dalla parte dell’umanità.
Questo è sicuramente il più folle e psichedelico di tutti quanti. D’altronde il regista è Chung, lo stesso che ha realizzato quella follia animata che era Æon Flux. Proprio come in Æon Flux, lo stile è molto simile, ispirato alle opere di Egon Schiele, uno stile molto espressionista. Come se non bastasse, raggiunge una nuova vetta di follia quando la Macchina catturata inizia a viaggiare dentro il matrix creato dai soldati, con quell’esplosione psichedelica di colori incredibilmente luminosi, con la Macchina stessa che subirà un cambiamento e si legherà molto ad Alexa (Melinda Clarke), provando sensazioni di stupore, orrore, amore. Un episodio interessante per concludere questo film.
Possiamo dire infine che Animatrix è una pellicola d’animazione incredibile, un ottimo esempio di varietà e follie che si possono creare attraverso l’animazione e come attraverso questo mezzo si possa trasmettere emozioni e atmosfere fantastiche. Una piccola perla legata al mondo di Matrix che consiglio assolutamente di vedere.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
Una serie di corti animati che ho adorato, decisamente meglio del terzo capitolo
Invece io il terzo capitolo l’ho apprezzato tantissimo. Non ho visto alcun tradimento dell’idea di base di Matrix e il finale penso sia perfetto per quel tipo di storia.