Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati a parlare della Disney, continuando a recensire i suoi film animati e arrivando in questo caso a Dumbo. Dumbo fu importante per la Disney, perché riuscì a risollevare l’economia della casa di produzione in crisi dopo il fallimento di Pinocchio e Fantasia. Per questo motivo Disney chiese che la pellicola non fosse troppo dettagliata e che fosse soprattutto economica. Gli animatori rispettarono queste volontà, riuscendo comunque a realizzare un’opera affascinante. Nonostante le limitazioni, le animazioni non sono niente male, ma il punto di forza lo abbiamo nei colori accesi e vivi che riescono a creare una certa atmosfera. Inoltre è una pellicola con dei momenti davvero memorabili come la famosa scena degli elefanti rosa oppure il commuovente momento in cui Dumbo va a trovare la madre. Nonostante i vari limiti, Dumbo è riuscito a mostrare una grande forza e a rimanere nei cuori di molti, diventando un vero e proprio cult.
Dopo Dumbo è arrivato il momento di parlare del quinto film d’animazione targato Disney, un film veramente importante e anche fondamentale nella storia di questa casa di produzione. In quel periodo la Disney stava affrontando un momento difficile. La produzione di questo film che cominciò effettivamente nel 1939 (anche se i lavori partirono già nel 1937 sulla sceneggiatura), ma c’erano dei problemi legati ai diritti, alla sceneggiatura e in seguito legato anche ai soldi, dello sciopero dei lavoratori e dell’entrata in guerra degli USA. Diciamo che questo progetto, che sulla carta era molto ambizioso, ebbe numerosissimi problemi e ritardi dovuti a molti motivi. Quindi il film subì diverse pause e rirese ed è incredibile pensare a quello che sono riusciti a fare con tutti questi problemi, ma ne parlerò in maniera approfondita in seguito. Per il momento credo che sia giunto il momento di presentarvi quest’opera.
Ecco a voi Bambi, film d’animazione drammatico del 1942, scritto da Perce Pearce, Larry Morey, George Stallings, Melvin Shaw, Carl Falberg, Chuck Couch e Ralph Wright, diretto da David Hand, James Algar, Bill Roberts, Norman Wright, Sam Armstrong, Paul Satterfield e Graham Heid, e tratto dal libro Bambi, la vita di un capriolo di Felix Salten.
Ecco il link all’articolo di Chest of Tales (QUI).
Trama:
Il film inizia con gli animali della foresta che si svegliano tranquillamente alla luce del giorno. Proprio in quel momento però una cerva (Paula Winslowe) dà alla luce un cerbiatto, Bambi (Donnie Dunagan). Gli animai della foresta vanno a vedere il nuovo arrivato e lo soprannominano principino, visto che suo padre è il Principe della foresta (Fred Shields), il capo di quei boschi per forza e saggezza, e Bambi un giorno erediterà quella carica. Il cerbiatto inizierà a fare i primi passi in questo mondo, a maturare a conoscere di più ciò che lo circonda e soprattutto farà nuove amicizie come ad esempio con il coniglietto Tamburino (Peter Behn), la moffetta Fiore (Stanley Alexander) o la cerbiatta Faline (Cammie King), di cui si innamorerà. In questo lasso di tempo Bambi apprenderà sempre più cose e diventerà maturo, ma imparerà anche quanto la vita a volta possa essere dura e che ci sono pericoli in ogni dove.
Ed eccoci, finalmente, Bambi, il quinto lungometraggio animato della Disney, un altro di quei cartoni che da piccolo avrò visto davvero tante volte e che ricordo ancora molto bene. Un film che molti ricordano specialmente per una scene ben specifica, una che anche chi non ha visto il film conosce fin troppo bene e che è entrata nell’immaginario collettivo, molto più di quanto si possa pensare. Di solito Bambi viene definito da molti come un film molto tranquillo e per certi versi semplice. Mai commento fu più sbagliato. Certo, Bambi avrà dei momenti tranquilli ma anche dei momenti pieni di tensione, soprattutto nella seconda parte. Inoltre ci sarebbe anche un discorso da fare sulle animazioni, ma, come sempre, iniziamo con le origini del progetto.
Come già detto, Bambi è tratto dal libro scritto di Felix Salten, pseudonimo di Siegmund Salzmann, un giornalista ungherese che ebbe successo proprio grazie a quel libro, descrivendo la vita di un capriolo (nel libro Bambi infatti non è un cervo anche se entrambi gli animali fanno parte della famiglia dei cervidi). Tra l’altro per il nome si ispirò alla parola bambino della nostra lingua. Per quanto riguarda chi fece conoscere la storia a Disney, alcuni dicono che fu Thomas Mann, scrittore e biografo che ammirava le opere di Salten. Si dice che incontrò Disney nel 1935 all’Università di Harvard per ricevere entrambi una laurea honoris causa. Per altri invece, soprattutto per alcuni artisti legati a Disney, fu Sydney Franklin a far conoscere la storia nel 1933 e nel 1935 Walt decise di adattarlo, comprando i diritti proprio da Franklin.
Questo doveva essere il secondo lavoro della Disney ma i ritardi con Biancaneve, che tra l’altro impiegò tantissime energie allo studio, fecero rimandare l’inizio del progetto. I lavori iniziarono nel 1937 e si concentrarono sulla sceneggiatura. Uno degli elementi della storia che saltò subito all’occhio era la sua cattiveria e drammaticità, infatti questo libro era destinato per lo più a un pubblico adulto. Quindi dovettero cercare di alleggerire alcune parti. Inoltre c’era il problema di come animare gli animali, una cosa veramente complessa visto anche il realismo con cui poi li fecero. La sceneggiatura iniziale non piacque molto a Franklin, perché poco fedele alla storia di Salten. La sceneggiatura venne rivista ma la sua realizzazione rallentò notevolmente per via di Pinocchio e Fantasia. Perfino Disney a un certo punto sembrò quasi dimenticarsi del progetto, concentrato com’era con la realizzazione di Fantasia e fu solo quando l’ultima canzone per quel film venne scelta che Walt Disney tornò a interessarsi a Bambi.
In queste riunioni si parlò della sceneggiatura e dello stile artistico. Ad esempio qui si decise di rendere l’Uomo l’unico nemico della storia (nel libro c’erano anche animali carnivori). Molti personaggi vennero tagliati così come molte scene per questioni di ritmo e anche per motivi economici come ad esempio l’incendio sul finale, che doveva essere una sequenza molto più lunga. Il lavoro effettivo iniziò nel 1939 quando si scelse la squadra di lavoro. Per gli animali Disney ingaggiò il pittore italiano Rico Lebrun per insegnare agli animatori il disegno delle varie creature. Inoltre, come per Dumbo, vennero portati nello studio dei veri e propri animali per studiarne i movimenti. Infatti se si va a guardare il film, si rimane impressionati dall’enorme realismo con cui tutte le creature si muovono, un realismo quasi ossessivo. E fu anche questo un motivo di rallentamento del film. Per gli sfondi invece si ispirarono ai boschi orientali e se ne occupò Maurice Day. Il problema con i suoi disegni all’inizio riguardava il fatto che erano fin troppo dettagliati e ricchi di dettagli e l’occhio non sapeva dove posarsi.
Tyrus Wong, un animatore cinese, mostrò i suoi quadri impressionisti rappresentati delle foreste a Day. Quest’ultimo ne rimase molto colpito, soprattutto dalla tecnica che consisteva nell’avere molti dettagli al centro dell’opera e molti meno ai bordi i modo che l’occhio si concentrasse al centro dell’azione. Per questo motivo Wong venne nominato come direttore artistico da Day.
Dopo tanto tempo finalmente Bambi stava avanzando ma dovette rallentare per via dei flop di Pinocchio e Fantasia e quindi si cercò anche di ridurre i costi. Fu proprio grazie a Dumbo se si riuscirono a trovare i soldi per continuare Bambi. In quel periodo una scena che occupò tantissimo tempo era quella dell’incendio, che però dovette essere accorciata. Ci furono poi diversi problemi quando nel 1941 gli animatori Disney scioperarono (che, ripeto, fu uno sciopero più che giusto), ma il problema più grande fu l’entrata degli USA nella second guerra Mondiale. Qui l’esercito requisì parte degli studios per stanziarci le truppe e inoltre molti impiegati della Disney vennero arruolati . Nonostante tutto il film venne completato ma anche questo non ebbe un grande successo al botteghino sempre per via della guerra e ricevette delle critiche discordanti ma venne riscoperto e rivalutato in seguito.
Dopo aver parlato della travagliata produzione di Bambi, è arrivato il momento di parlare del film in generale. Bambi è una storia che segue un ciclo ben preciso: inizia con la primavera, segue tutte le stagioni e vari fasi importanti della vita del piccolo cervo, per poi ritornare alla primavera dove nasce nuova vita. E’ un viaggio che parte con la nascita di Bambi. I primi momenti del film sono di felicità e di stupore. Bambi fa i primi passi in questo mondo e impara a camminare, a parlare e a scoprire le varie creature che abitano la foresta. L’inizio è molto tranquillo e gioioso ma anche qui ci sono dei momenti di tensione come la scena della prateria e il primo incontro con l’Uomo, una creatura sconosciuta per Bambi, ma anche lui comprende fin da subito che è pericoloso. L’Uomo non viene mai mostrato in faccia, anzi non ha proprio forma. Gli unici due elementi che ci fanno comprendere la sua presenza sono l’agitazione generale degli animali e gli spari del suo fucile. Questi elementi incuteranno una certa paura nel pubblico e lo faranno immedesimare negli animali, che vedono l’Uomo quasi come un male invisibile e sempre presente.
Dopo quell’incontro si tornerà a un momento di tranquillità e allegria fino ad arrivare alla scena chiave di questo film, la scena che tutti conoscono alla perfezione: la morte della madre di Bambi. Quella scena fu un trauma per un numero importante di persone e tutt’oggi rimane una delle scene più forti di sempre. Tra le altre cose all’inizio veniva mostrata la madre colpita dal proiettile, ma gli animatori la considerarono troppo triste e decisero di non farla vedere. Dopo lo sparo e la morte della madre, Bambi non la troverà più e ammetto che, non solo il fatto che il cucciolo non riesca a ritrovare la madre, ma che non si veda neanche la morte di lei colpisce parecchio lo spettatore. Questa è veramente una scena triste, realizzata benissimo e che sorprende tutti quanti. Nessuno si sarebbe aspettato una cosa simile, una scena molto più potente di quanto si aspettassero gli stessi animatori e che giustamente è rimasta nella storia. Questo tragico evento segna inoltre la fine dell’infanzia di Bambi, che se ne va insieme al padre, Il Principe della foresta. E tutto questo avviene d’inverno, la stagione in cui tutto muore.
Dopo l’inverno tornerà la primavera ed è qui che ritroveremo Bambi cresciuto. In questa parte lui scoprirà l’amore e diventerà a tutti gli effetti un adulto vero e proprio.
Una storia molto meno banale di quanto le persone possano immaginare, diretta in maniera stupenda. Nonostante i colori vivi presenti nella pellicola, ci saranno dei momenti in cui il contrasto tra luce e ombra sarà molto enfatizzato. Ad esempio il primo incontro con il cacciatore, in cui i cervi scapperanno e saranno illuminati da una forte luce giallo-arancione mentre lo sfondo avrà dei colori molto cupi e sarà pieno di ombre. E questa cosa si ripeterà in vari segmenti come lo scontro tra Bambi e un altro cervo o la parte finale. Bambi non è poi così tranquillo come molti si possono aspettare, anche se non raggiunge i livelli di cattiveria del libro originale.
Per concludere possiamo dire che Bambi è un film d’animazione stupendo, che ha avuto una produzione veramente difficile per una lunga serie di motivi, ma che è riuscito a emergere in tutto questo caos e a dimostrarsi un’opera veramente incredibile per l’enorme realismo applicato ai movimenti degli animali, agli sfondi bellissimi ed evocativi, tutte le scene realizzati con cura e una storia di crescita ben sviluppata. Con questo film si conclude L’Epoca d’oro della Disney, cominciato proprio con Biancaneve, e con il prossimo film animato (che recensirò più in là) si aprirà la così detta Epoca di guerra.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
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Devo essere onesto: è il film Disney che ho visto una volta sola in vita mia, nonostante io abbia il dvd. Nonostante il messaggio, lo trovo alquanto noioso con personaggi un po’ piatti. Salvo solo la colonna sonora.
Io ne sono sempre rimasto impressionato per le animazioni e per quei momenti di crudeltà che aveva. Non parlo solo della mamma di Bambi, ma anche di tutta la parte finale. Per quanto riguarda i personaggi però posso capire, sono molto semplici.
Forse l’unico film degli anni ’40 della Disney che mi sia piaciuto. Ho apprezzato come abbiano caratterizzato gli umani non facendoli vedere. Poi vogliamo parlare di quel “Mamma…”? Piango ancora.
Quella scena ha spezzato i cuori a tante persone. Inoltre il fatto che non facciano vedere il cadavere mi è sempre dispiaciuto. Rendeva il tutto ancor più cattivo e drammatico a mio avviso. E sì, anch’io adoro come hanno reso L’Uomo, come se fosse qualcosa di mistico e spaventoso.
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