Bentornati o benvenuti a tutti nel nostro blog. Siamo finalmente arrivati a Ottobre e questo vuol dire una sola cosa: Halloween! Esatto, io sono una di quelle persone che considera tutto il mese di Ottobre come la festa di Halloween e non si limita a fissarlo solo il 31. E’ una festa che nel nostro Paese non è molto sentita, non fa parte della nostra cultura, ma l’ho sempre trovata stupenda perché riesce a toccare tutte le corde giuste del mio animo. Adoro le decorazioni, adoro il concetto di dolcetto e scherzetto (anche se non sono una persona che affronta facilmente queste tipo di interazioni) e soprattutto adoro l’idea delle maschere, mostri grandi e piccoli che se ne vanno in giro per le strade a divertirsi. E’ una festa a cui sono molto affezionato e quest’anno, per il mese di ottobre, ho deciso di portare avanti un progetto che volevo affrontare da molto tempo. Come potete ben immaginare sarà un progetto a tema horror e sarà su una saga cinematografica molto importante. In passato abbiamo parlato di queste saghe, ho parlato dei vari Nightmare (tranne il remake), ho parlato di Non aprite quella porta e La bambola assassina, anche se poi non ho continuato con gli altri film di queste due saghe (anche se de La bambola assassina ho discusso anche del remake) e infine poco tempo fa ho anche parlato dei primi tre stupendi film di Hellraiser, senza però andare avanti visto quello che poi è diventata la saga. Da come avete potuto capire, con questo articolo dò il via alla saga di Halloween e quindi alla figura di Michael Myers.
In questo caso però non farò come le altre saghe ovvero parlare di vari film in un solo articolo o saltarne alcuni, questa volta voglio parlare di tutti i capitoli della saga. E questo significa anche discutere di certi seguiti veramente tremendi, ma è una sfida che accetto volentieri. Non so se riuscirò a parlare di tutti i film di Halloween (in caso degli altri ne parlerò in futuro), ma fino al 31 ottobre in questo blog si parlerà solo di questo. E’ stata un’introduzione abbastanza lunga, quindi direi di iniziare con il primo capitolo di questa saga.
Ecco a voi Halloween – La notte delle streghe (Halloween), film horror del 1978, uscito nell’Italia 1979, scritto da John Carpenter e Debra Hill e diretto da John Carpenter.
Trama:
Siamo a Haddonfield il 31 ottobre del 1963. La pellicola inizia con l’adolescente Judith Myers che rimane a casa da sola con il suo ragazzo. Fuori dall’abitazione c’è qualcuno che li osserva e tutto quello che vediamo è dal punto di vista di questa persona sconosciuta. Quando il ragazzo se ne va, la figura si dirige verso la camera di Judith, prende un grosso coltello, indossa una maschera da clown e infine accoltella ripetutamente la povera ragazza. Questa persona poi esce di casa e incontra due persone adulte che sembra conoscere e che lo guardano con uno sguardo confuso e preoccupato. Questi due rimuovono la maschera al misterioso individuo e scopriamo finalmente la sua identità: Michael Myers (Will Sandin), un bambino di 6 anni e fratello della povera Judith. Dopo questa sconvolgente verità il film fa un salto temporale di 15 anni e ci ritroviamo nel 1978. Qui il Dottor Sam Loomis (Donald Pleasence) e l’infermiera Marion Chambers (Nancy Stephens) si stanno dirigendo al manicomio dove Michael è stato rinchiuso per portarlo in tribunale. Loomis è stato lo psichiatra di Myers per tutti quei 15 anni e per i primi 8 anni ha provato a comprenderlo mentre negli ultimi 7 ha fatto in modo che fosse sempre rinchiuso perché ha capito che in quella persona non c’era niente di umano, solo puro male. Arrivati al manicomio scoprono che c’è stata un’evasione di massa e durante tutta questa situazione Michael riesce a rubare la macchina a Loomis e Marion e a fuggire. Loomis conosce molto bene Myers e sa che molto probabilmente è diretto nella sau città natale, Haddonfield. Ci spostiamo poi in questa cittadina dove gli abitanti si stanno preparando per festeggiare Halloween. Qui facciamo la conoscenza di Laurie Strode (Jamie Lee Curtis), la nostra protagonista. Per la notte di Halloween le sue amiche Lynda Van Der Klok (P. J. Soles) e Annie Brackett (Nancy Kyes) vogliono organizzare qualcosa. Purtroppo Laurie dovrà fare da baysitter al piccolo Tommy Doyle (Brian Andrews) e anche Linda dovrà fare da baysitter a Lindsey Wallace (Kyle Richards) ma risucirà a trovare del tempo per stare con il suo ragazzo, mentre Annie passerà la notte con il suo ragazzo Bob (John Michael Graham). Mentre tornano a casa, Laurie nota una strana figura con indosso una maschera bianca. Questa figura è Michael ed tornato a casa.
Non vedevo l’ora di parlare finalmente di questa pellicola. In primis perché mi permette ancora una volta di parlare di John Carpenter, uno dei miei registi preferiti in assoluto e un’artista che ha dato un grande contributo al mondo del cinema, secondo perché sto per parlare di uno degli horror più importanti della storia del cinema e uno dei miei preferiti in assoluto. Quindi sono molto contento di poterne parlare.
Carpenter aveva finito di girare Distretto 13 – Le brigate della morte, un film indipendente costato veramente poco che ebbe un ottimo successo sia di critica che di pubblico e in particolare riuscì ad avere una distribuzione niente male all’estero. Fu il produttore Irwin Yablans, un produttore di film indipendenti, a notare questa pellicola e, visto che negli USA non ebbe un così grande successo, lo potò in Europa e precisamente al Milano Film Festival e facendo poi il giro di vari film festival europei tra cui il London Film Festival dove Carpenter e Debra Hill, ai tempi fidanzati, conobbero Moustapha Akkad, che diventerà poi lo storico produttore di molte delle pellicole della saga. Comunque sia Yablans notò il talento di Carpenter e gli suggerì un’idea per un film: la storia di uno psicopatico che insegue e uccide le babysitter. Il nome originale era The Babysitter Murders e sì, quella era l’idea originale prima che si trasformasse nell’Halloween che tutti noi conosciamo. Infatti fu sembre Yablans a suggerire l’idea di ambientarlo ad Halloween e a dargli quel titolo. Fu allora che entrò nel progetto anche Moustapha Akkad e mise a disposizione 300 mila dollari. Una cifra molto bassa anche per quei tempi, ma che probabilmente a Carpenter sono sembrati molti (Distretto 13 era costato molto meno). Fatto ciò Carpenter riuscì anche a ottenere un grande controllo creativo sia per quanto riguarda la regia che per la sceneggiatura che scrisse insieme a Debra Hill (che fu anche una delle produttrici). E fortuna che Carpenter e Hill ebbero questa libertà, perché Yablans voleva che fossero presenti jumpscares ogni 10 minuti. Avrebbe potuto funzionare nonostante tutto visto come Carpenter se la cava alla regia, ma non credo che così il film avrebbe avuto lo steso impatto. Per la sceneggiatura i due si basarono sulle tradizioni celtiche che riguardasse la festività di Halloween (e questa cosa verrà spiegata in Halloween II). Inoltre buona parte della sceneggiatura venne scritta basandosi sulle esperienze di Carpenter e Hill come ad esempio i nomi del personaggi, della città e delle sue vie. Dopo quest’introduzione sulla sua produzione e su come si nata la sceneggiatura, iniziamo con l’analisi partendo proprio dalla regia di Carpenter. Mentre andrò avanti con la recensione comunque parlerò anche di come siano stati scelti i membri del cast, di come abbiano fatto la maschera, insomma parlerò di vari retroscena molto interessanti.
In ogni caso la regia di Carpenter è uno dei punti forza dell’intera pellicola. Si possono notare molte caratteristiche interessanti che saranno presenti molto spesso nelle sue opere, come le lunghe carrellate, i campi lunghi, le inquadrature precise e costruite e i movimenti di macchina fluidi. Partiamo ad esempio descrivendo la prima scena del film, ovvero l’omicidio della sorella da parte di Michael. In questo caso abbiamo un lungo piano sequenza unito alla soggettiva. In realtà non è un vero e proprio piano sequenza visto che ci sono tre stacci che praticamente non notiamo visto come sono stati montati in maniera ottima. Il primo stacco è quando Michael si mette la maschera mentre gli altri due sono quando l’omicidio è avvenuto e quando poi esce di stanza. In ogni caso questa prima sequenza fa entrare lo spettatore perfettamente nella storia. Riesce a incuriosire molto visto che non sappiamo di chi sia il punto di vista e sappiamo fin da subito che qualcosa di tremendo sta per accadere, dato che la persona in questione osserva di nascosto i due ragazzi. Quando poi prende il coltello ne abbiamo la certezza e quando l’omicidio avviene rimaniamo terrorizzati dall’evento e dalla brutalità. Rimaniamo però ancor più sconvolti quando scopriamo che colui che ha compiuto questo gesto orrendo è un bambino di 6 anni. Già solo dall’inizio il film riesce a sorprendere tutti e a creare quell’atmosfera che caratterizzerà l’intera pellicola. E in quest’inizio possiamo anche notare una certa ispirazione da due registi nostrani ovvero Mario Bava e soprattutto Dario Argento. Più volte Carpenter ha detto di aver preso ispirazione da Argento e questa cosa la possiamo capire molto bene da elementi come la soggettiva. Sia Argento che Bava hanno utilizzato questo espediente cinematografico per creare mistero e suspence e Carpenter riprende in pieno ciò. Una caratteristica che invece decide di non prendere dai due è la violenza e la presenza di gore. In questo caso il regista voleva prendere come punto di riferimento Alfred Htichcock e in particolar modo il suo Psycho e creare quel tipo di tensione causata dall’attesa. In questo caso possiamo anche dire che Halloween e The Fog sempre dello stesso Carpenter abiano molto in comune. Anche se hanno una trama molto diversa, entrambi basano la tensione sull’attesa, sulla calma prima della tempesta, sul sapere che sta per accadere qualcosa di tremendo.
Dopo la sequenza iniziale e la fuga di Michael dal manicomio, il film non parte con scene di uccisione o jumpscares, ma decide di soffermarsi sui suoi personaggi e sulla cittadina. E mentre vediamo uno spaccato di vita quotidiano, osserviamo la figura di Myers che si aggira nella sua cittadina. E qui Carpenter è intelligente e riprendere L’Ombra della Strega 8così viene soprannominato Myers in questa pellicola). Questo perché lo riprende molto spesso attraverso campi lunghi mentre osserva le persone con quegli occhi vuoti e in certi casi, quando invece la ripresa viene fatta da vicino, viene in quadrato di spalle oppure non viene ripreso in faccia. Si confonde bene con le persone visto che è Halloween e quindi non dà nell’occhio e inoltre sembra sparire in fretta quando qualcuno lo nota, in una maniera quasi sovrannaturale. Mi piacciono molto anche le sequenze in cui Myers gira in auto e insegue le sue vittime, in questo caso vediamo la macchina di Michael che gli sta dietro. Tutto questo succede però quando è ancora giorno. Quando invece scende la notte Myers si mimetizza nell’oscurità, anzi sembra quasi far parte di quell’oscurità. Quando Carpenter inquadra Myers sembra quasi di guardare qualcosa di paranormale, non sembra per niente una persona ma piuttosto uno spirito silenzioso e paziente che aspetta solo il momento giusto. Questo effetto è dato anche dal contrasto che c’è tra la sua maschera e l’oscurità presente nell’ultima parte della pellicola. Penso che per descrivere alla perfezione ciò che ho appena scritto basta una delle scene più famose di tutto il film ovvero quella in cui Michael appare alle spalle di Laurie dall’oscurità. In realtà è una scena molto semplice, realizzata con pochissimi mezzi. Per illuminare la maschera di Michael che pian piano avanza verso Laurie hanno utilizzato un interruttore dimmer della luce che si accede. E’ un trucco semplicissimo fatto con mezzi poveri (il budget era talmente basso che gli stessi attori dovettero indossare i loro vestiti dato che non bastavano), ma che funziona alla grande e quella sequenza riesce a rendere Michael simile a uno spettro piuttosto che a un essere umano.
Tutto ciò è stato reso, oltre che dalla bellissima regia Carpenter, anche dalla fotografia di Dean Cundey. Di notte, nelle scene di tensione, le ombre sembrano entrare in contrasto con i personaggi e la poca illuminazione, dando al tutto una fotografia molto espressionista che funziona molto bene e che crea un’atmosfera stupenda. Inoltre apprezzo molto il tipo di fotografia che ha utilizzato sia di giorno che di notte. Di giorno la fotografia ha un colore arancione bruciato che descrive molto bene il periodo autunnale del film e anche una situazione molto calma e normale. Di notte invece, come abbiamo detto in precedenza, c’è una forte presenza di ombre unite a una retro-illuminazione blu che dà un senso di claustrofobia e freddo. Arriviamo adesso a un altro grande punto di forza della pellicola ovvero la colonna sonora composta da John Carpenter. Ovviamente non avevano i soldi per un’orchestra o qualcosa del genere e quindi Carpenter si arrangiò come poteva. In questo caso compose una colonna sonora suonata al pianoforte al ritmo 5/4. Se l’ascoltiamo capiamo subito che non è molto cpmplessa, anzi è semplicissima eppure riesce nella sua semplicità a funzionare alla grande, a creare quell’atmosfera e quella tensione che hanno reso Halloween così famoso. Inoltre è una melodia che rimane ben impressa nella mente dello spettatore dopo averl sentita anche una sola volta.
E ora passiamo ai personaggi. Una cosa che mi è sempre piaciuta dei lavori di Carpenter è il fatto che lui parli di persone comuni che si ritrovano ad affrontare qualcosa di terrificante e assurdo. E’ un concetto che ha ripreso in molti dei suoi lavori, anche nei già citati Il signore del male e The Fog, e qui la cosa si ripete. Alla fine alcuni dei personaggi principali di questa storia sono dei semplici adolescenti che vogliono passare la notte di Halloween e divertirsi. E tra questi personaggi viene messa in risalto Laurie Strode, interpretata da un’allora sconosciuta Jamie Lee Curtis. Curtis non fu la prima scelta di Carpenter, inizialmente il regista aveva optato per Anne Lockhart. In seguito il ruolo andò alla Curtis visto che la Lockhart aveva rifiutato e anche perché era figlia di Janet Leigh, attrice divenuta famosa per il ruolo di Marion Crane nello Psycho di Alfred Hitchcock. E qui arriviamo anche a una tematica interessante che ha creato una vera e propria regola degli slasher movie: chi fa l’amore muore. In molti ai tempi ci hanno visto una specie di messaggio moralistico, alcuni anche di più, ma sia Carpenter che Hill non avevano in mente niente di tutto ciò. Come ha poi spiegato lo stesso Carpenter, Laurie Strode riesce a reagire a Michael Perché lei non pensa all’amore e soprattutto non è impegnata come i suoi amici. Quest’ultimi sono tutti presi dalla festa di Halloween e hanno mille progetti per la testa mentre Laurie, come dice anche durante il film, non ha niente da fare ed è anche per questo che si accorge della presenza di Michael Myers, perché non è distratta da altri pensieri. Involontariamente Carpenter e Hill hanno creato un espediente che è diventato in seguito una regola base di vari slasher di quel periodo, regola che in realtà è presente ancora oggi. E’ strano che a volte le persone vedano un significato profondo dove non c’è.
Arriviamo adesso a un altro personaggio chiave che, insieme a Laurie Strode e Michael Myers, è diventato un punto centrale di questa saga: il Dottor Sam Loomis, interpretato dal grande Donald Pleasence. Tra tutti i personaggi presenti nella pellicola, lui è l’unico che non si comporta in maniera normale: è molto teso, agitato, quasi paranoico, ma allo stesso tempo dimostra una grande volontà nel trovare e fermare Myers. E’ l’unico che non si comporta normalmente perché lui più di chiunque altro conosce Michael Myers. Ha speso buona parte della sua vita seguendolo per aiutarlo ma alla fine ha capito che dietro quello sguardo vuoto non c’era altro che puro e semplice male. E lui si è preso la responsabilità di fermarlo. Così come per la Curtis, anche Pleasence non è stata la prima scelta per Carpenter che inizialmente voleva Peter Cushing o Christopher Lee nel ruolo dello psichiatra ma entrambi hanno rifiutato per il budget basso (in special modo Peter Cushing era difficile che partecipasse visto che aveva preso parte a Star Wars e quindi sicuramente avrebbe richiesto una cifra molto più alta). E’ interessante vedere come Lee in seguito disse di aver fatto il più grand eerrore della sua carriera. Alla fine venne scelto Pleasence di cui Carpenter era un grande fan. Il regista era un po’ agitato visto che si trovava davanti a un attore di tale calibro, che tra l’altro era la persona più anziana e con più esperienza di tutta la troupe. Al loro primo incontro Pleasence si presentò così a Carpenter:
“Non so perché sono in questo film e non so chi sia il mio personaggio. L’unico motivo per cui sto facendo questo film è perché ho gli alimenti da pagare e mia figlia, che si trova in Inghilterra ed è in un gruppo rock ‘n’ roll, ha detto che la musica che hai fatto per Distretto 13: Le brigate della morte è fantastica “.
In seguito i due divennero buoni amici e Pleasence partecipò ad altre due pellicole di Carpenter: 1997: Fuga da New York e Il signore del male. Inoltre Pleasence comparirà anche in altri capitoli della serie, sempre nei panni di Loomis e la sua interpretazione sarà sempre di grande livello e riuscirà a portare un po’ di qualità anche nei capitoli più mediocri della serie.
E infine parliamo di lui, l’Ombra, il Boogyman, The Shape (in inglese), Michael Myers. Una cosa molto interessante di questo personaggio è la sua maschera e inoltre è anche molto interessante il modo con cui è nata questa maschera. Come prima opzione avevano usato una maschera di Don Post fatta per Emmett Kelly, la maschera da clown triste, per intenderci. Soltanto che in questo caso l’hanno fatto sorridente e con dei capelli rossi scompigliati. Una maschera inquietante e molto folle che era in linea con la maschera che Michael indossava quando era piccolo. Invece la seconda opzione è quella che conosciamo tutti. Per realizzarla comprarono una maschera del capitano James T. Kirk di Star Trek, strapparono le sopracciglie e le basette, dipinsero il viso di bianco e i capelli di marrone e aprirono gli occhi di più. Scelsero ovviamente questa perché trovarono inquietante quel viso che non esprimeva alcuna emozione umana. Ed è perfetta per descrivere Myers. Come dice Loomis, Myers è puro male e dentro di se non ha niente, emozioni, sentimenti, coscienza, rimorsi, niente. E quella maschera descrive appieno tutto ciò e a un certo punto non risulta piùneanche una maschera ma il vero aspetto di Myers. Adoro anche il fatto che si muova con lentezza e che appare e scompare come se fosse un’entità sovrannaturale e che non attacchi subito le sue vittime, ma che aspetti con pazienza il momento giusto. C’è anche una mossa che fa e che mi ha sempre affascinato ovvero piega la testa di lato a volte dopo un omicidio o quando la persona è terrorizzata. In quei casi sembrare provare curiosità per quello che vede e ciò gli dà un’aria ancora più spaventosa. Qui Carpenter è stato anche inteligente a fare in modo che la gente non provasse simpatia o empatia per lui. E’ solo puro male che non prova niente e che uccide senza pietà.
Myers adulto è interpretato principalmente da Nick Castle ma viene anche interpretato da Tony Moran, James Winburn, Tommy Lee Wallace e perfino Debra Hill, in quest’ultimo caso lei era Myers da piccolo quando c’era la soggettiva visto che ancora non erano riusciti a trovare un bambino per il ruolo. Inoltre Michael Myers era il nome del distributore europeo che fece conoscere Distretto 13 in Europa e questo diciamo che è un tributo particolare nei confronti di quella persona.
E con questo si conclude la recensione di Halloween del 1978. Una pellicola originale che ai tempi portò una rivoluzione interessante nel mondo dell’horror e che ha dimostrato come anche attraverso un budget misero e mezzi semplici si possa creare un’opera magnifica a livello di messa in scena e capace di spaventare e inquietare lo spettatore. E poi quel finale è veramente ottimo e rende la figura di Myers ancor più terrificante e misteriosa. Inoltre nessuno si aspettava l’enorme successo che poi ebbe e che convinse i produttori a creare i seguiti della saga. Un film che tutti dovrebbero vedere e di cui consiglio assolutamente la visione. Continuerò con i prossimi capitoli della saga di Halloween.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
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Very good job you’ve done with this huge horror movie.
Never seen the other chapters, except the recent one and the Zombie remake.
This first one is the best ever made.
Thanks so much! I’ll briefly tell you what I think of the other chapters
Halloween 2 is more about splatter and has some flaws in the script but is still a decent sequel.
Halloween 3 is spurious, it’s not related in any way to Michael Myers and in my opinion it’s a very underrated movie.
Halloween 4 instead begins to show the flaws and limitations of the saga, but personally I have always appreciated it also because it has a perfect ending in my opinion
Halloween 5 has moments in which it seems to say something, but otherwise it gets lost in a lot of nonsense and above all it does not follow the excellent idea of the fourth chapter.
Halloween 6 is a disaster in too many ways.
H20, on the other hand, remains the best Halloween sequel for me so far.
Halloween Resurrection, on the other hand, is something to forget absolutely. The worst thing ever done in this saga.
I heard lots of good about “the season of the witch” even if it’s not completely related to the Myers blood serie. I don’t remember if Carpenter is involved in it.
H20 attracts me as well.
In The Season of the Witch Carpenter is involved. He wanted to give a new direction to the Halloween saga. He wanted a film related to that party to be made every year that could also have its own sequels or be a unique film. Too bad the project failed. People wanted Myers.
[…] origini. Un tempo avevo intenzione di provare a fare un mese dedicato solo a lui, come ho fatto per Halloween, ma ho deciso di lasciar perdere perché si sarebbe stato veramente tanto, troppo da dire. Quindi […]
[…] quasi) i film della saga di Halloween. Una saga che amo tantissimo, nata da quel capolavoro che è Halloween di John Carpenter del 1979 e poi proseguita con pellicole mediocri e altre davvero interessanti. […]