1997: Fuga da New York

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a parlare di animazione e anche di DreamWorks, discutendo dellla loro terza e ultima collaborazione con lo straordinario studio Aardman con il film Giù per il tubo. Roddy è un topo domestico che vive una vita agiata, grazie ai suoi padroni umani, ma un giorno la sua quotidianità viene rotta da Sid, un topo di fogna giunto lì per caso. Roddy cerca di rispedirlo nelle fogne attraverso il gabinetto, ma Sid intuisce il tranello e alla fine è Roddy a finire nelle fogne e più precisamente nella città di Ratropolis. Con l’aiuto di Rita, cercherà di tornare in superficie ma dovrà scappare anche dal Rospo, un criminale che ha dei piani malefici. Dei tre film realizzati dai due studios insieme, questo è certamente il più debole, anche se dimostra elementi di forza nelle ambientazioni, nel ritmo e nei suoi personaggi, oltre che a gag comiche davvero niente mali. Ciò che non ho mai apprezzato era la decisione di unire lo stile tipico della Aardman con la CGI, perché non era armonioso visto che quello stile era creato appositamente per la claymotion. Nonostante tutto è un film che vi consiglio.
Questa volta torniamo a parlare di film in live-action e ci spostiamo negli anni ’80 per parlare di un film veramente importante, un’opera divenuta cult e diretta da uno dei miei registi preferiti in assoluto.
Ecco a voi 1997: Fuga da New York (Escape from New York), pellicola fantascientifica d’azione del 1981 scritta da John Carpenter e Nick Castle e diretta da John Carpenter.

1997-fuga-da-new-york-escape-from-new-york-film-movie-1981-action-sci-fi-john-carpenter-locandina-poster

Trama:
Nel 1988 il crimine negli Stati Uniti d’America è aumentato del 400% e il governo decide quindi di trasformare l’isola di Manhattan in un carcere di massima sicurezza dove buttare i criminali. Nel 1997 l’aereo presidenziale viene dirottato dai terroristi del Fronte Americano di Liberazione Nazionale, che hanno intenzione di schiantarsi proprio in quel carcere. Il presidente (Donald Pleasence) riesce a salvarsi attraverso una capsula di salvataggio, ma viene subito catturato dai carcerati che lo tengono come ostaggio. L’alto commissario di polizia Hauk (Lee Van Cleef) decide allora di fare un accordo con Iena Plissken (Kurt Russell), un ex-eroe di guerra condannato a stare sull’isola di Manhattan per aver commesso diversi crimini. Iena dovrà recuperare il presidente in meno di 24 ore e portarlo fuori di lì insieme ai suoi documenti segreti e un’audiocassetta fondamentale per evitare una guerra nucleare. Ovviamente Hauk ha preso delle precauzioni in caso Iena tentasse di scappare, iniettandogli nel collo due microbombe che esploderanno se non tornerà nel tempo prestabilito. Iena dovrà cerca di completare la missione e sopravvivere a una città senza regole, governata dal Duca (Isaac Hayes).

Qui stiamo parlando non solo di uno dei più grandi successi di Carpenter a livello commerciale e di critica, ma anche a una delle sue pellicole migliori e celebri, un’opera che ha ispirato diversi artisti non solo nel mondo del cinema ma anche in altri medium (Solid Snake di Metal Gear Solid è ispirato in parte al personaggio di Iena).

1997-fuga-da-new-york-escape-from-new-york-film-movie-1981-action-sci-fi-snake-plissken-iena-kurt-russell-maggie-adrienne-barbeau

Carpenter scrisse la sceneggiatura tra il 1974 e il 1976, dopo lo scandalo Watergate che vide protagonista l’allora presidente Nixon e certi elementi di quell’evento si possono riscontrare in parte in questa pellicola. A quei tempi però Carpenter era un regista emergente conosciuto solo per Dark Star e Distretto 13 che, per quanto fosse opere incredibili, erano poco conosciuti dal pubblico. Fu solo con l’enorme successo di Halloween che gli diedero il via libera. Tra le altre cose uno dei film che ispirò Carpenter fu Il giustiziere della notte. Nonostante non fosse d’accordo con la filosofia del film (cosa su cui mi trova concorde), rimane però affascinato dal modo in cui New York era stata ripresa, mostrandola come una giungla selvaggia e quell’ispirazione è molto forte in quest’opera.

Carpenter si è sempre ispirato al regista Howard Hawks e i suo western. Nonostante non abbia mai diretto un western puro, Carpenter ha sempre dato in molte sue pellicole quel tipo di impostazione e lo si può vedere benissimo qui, con Iena che si muove in questa città ormai isolata dal mondo, comandata da un criminale ma con altri piccoli gruppi che si muovono per conto proprio. Oltre a ciò la regia ha un ottimo ritmo, un ritmo che non è veloce, ma riesce a creare un’ottima tensione dall’inizio alla fine, costruendo nei primi minuti la storia e mettendo un conto alla rovescia non solo per il destino di Iena ma anche per il mondo intero, con il timer che scorrerà inesorabilmente, una corsa contro il tempo che sarà costantemente presente, perfino nelle scene più calme. Anche certe sequenze mostrano un grande impatto visivo e sono capaci di rimanere impresse, come i pazzi che escono dalle fogne, l’arrivo di Iena con l’aliante, lo scontro sul ring e anche la sequenza finale. In ogni momento Carpenter fa in modo che la regia si pieghi alla storia e non il contrario, evitando che la tecnica oscuri la sceneggiatura, attraverso una costruzione ben curata e una regia invisibile stupenda.

Un altro motivo che rende stupendo questo film è il fatto che sembra una produzione ad alto budget, quando in realtà è costato veramente poco. Ciò è anche dovuto a una serie di idee ingegnose per far sembra il tutto più grande e verosimile, come ad esempio realizzare un modellino di una parte di Manhattan o, per risparmiare, gira le scene in città con caratteristiche simili a New York e lo stesso vale per la tecnologia futuristica. Parlando di quest’ultimo elemento, l’esempio migliore sono i computer che mostrano immagini wireframe 3D. A quei tempi quei programmi erano molto costosi e per questo motivo si inventarono un modo interessante per mostrarli. Gli effettisti presero un modello della città, lo dipinsero di nero, attaccarono agli edifici del nastro bianco brillante in modo che sembrasse una griglia ben ordinata e poi si riprese il tutto. L’idea mi fa sorridere e dimostra anche un certo genio e una certa abilità nell’adattarsi con ciò che si ha.

Ciò che dona anima al film è certamente l’ambientazione. Manhattan viene ripresa come un luogo decadente, sporco, pieno di rifiuti nelle strade e con un aspetto quasi post-apocalittico che risulta credibile e genuino. L’ambientazione stessa viene a sua volta valorizzata dalla fotografia. Per la maggior parte del tempo Manhattan viene ripresa di notte e farà un certo effetto vedere questa gigantesca città al buio, senza luci, con un’oscurità profonda che crea sfondi neri molto interessanti e arrivando a fare giochi d’ombra davvero affascinanti e ben gestiti. Di tanto in tanto ci saranno lampioni e luci accesi e in diverse occasioni qui si utilizzerà colori come il verde, il rosso e anche il giallo, che daranno all’ambiente un aspetto sempre cupo ma molto curioso e fuori dall’ordinario. Una fotografia grandiosa curata dallo storico collaboratore di Carpenter, Dean Cundey. Le musiche curate dallo stesso Carpenter insieme ad Alan Howarth sono favolose, musiche elettroniche che danno ancor di più un’atmosfera incredibile e fuori dagli schemi. Il lato tecnico è semplicemente stupendo e anche la storia si rivela come tale.

Qui ritroviamo tantissimi elementi tipici e cari a Carpenter e lo si può notare in primis grazie al suo protagonista, Iena Plissken (in originale Snake Plissken). Tralasciando il fatto che lui riesce a rimanere impresso fin da subito grazie al suo design, semplice ma d’impatto (soprattutto con quella benda sull’occhio), Iena rappresenta in maniera perfetta l’anti-eroe di Carpenter. Lui era un eroe di guerra che a un certo punto decide di darsi al crimine e quando lo incontriamo per la prima volta è un uomo senza ideali, una persona a cui non importa nulla del presidente o del destino del mondo e si ritrova a dover interpretare la parte dell’eroe perché costretto. Nonostante tutto è anche qualcuno che mostrerà un minimo di umanità quando altri personaggi vicini a lui moriranno e la decisione che farà alla fine sarà molto consono a Iena e mostrerà anche un certo pessimismo (una scena che trovo veramente intelligente nella messa in scena e anche molto profondo nella scrittura). Anche gli altri personaggi riusciranno a rimanere impressi come Mente (Harry Dean Stanton), Maggie (Adrienne Barbeau) o il tassista (Ernest Borgnine). Tutti loro avranno una forte personalità e riusciranno ad avere modi di fare particolari e unici e lo stesso varrà per il resto di loro, come Hauk di cui capiamo molto bene il personaggio quando parlerà con Iena.

Anche la storia di base si dimostra veramente interessante, semplice e di grande impatto, con uno dei distretti più ricchi e iconici di New York trasformato in una prigione di massima sicurezza isolata dal mondo e diventata una realtà a parte, caotica e governata dalla violenza. In tutto ciò Carpenter riesce in parte a descrivere il mondo futuristico all’esterno di Manhattan, un mondo composto da una polizia militarizzata e agguerrita e con tensioni politiche tra superpotenze che rischiano di creare una guerra tremenda. Anche se quest’ultimo mondo non ci viene mostrato, ci viene fatto intuire molto bene grazie a certi dialoghi ma soprattutto grazie alle immagini. Già da qui si dimostra un’ottima scrittura e inoltre ho sempre apprezzato il coraggio di mostrare un presidente degli Stati Uniti che in realtà è una carogna, cosa che non accade molto spesso, specie in quel periodo.

Per concludere, 1997: Fuga da New York è un film straordinario, una pellicola che non è invecchiato per niente e che si dimostra geniale grazie alla sue messa in scena, al suo ingegno e in generale a un lato tecnico veramente curato. Inoltre la sceneggiatura è veramente scritta bene e mostra appieno il pensiero di Carpenter attraverso i personaggi e la storia.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

44 pensieri riguardo “1997: Fuga da New York

    1. Questo film ha tantissimi momenti memorabili che rimangono impressi anche dopo tantissimo tempo. L’atterraggio a Manhattan meriterebbe di essere studiata e in generale ci sono così tanti momenti incredibili da perderne il conto. Comunque sì, questo film merita di essere rivisto, più e più volte.

Scrivi una risposta a The Butcher Cancella risposta