Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo parlato dopo tantissimo tempo di letteratura con il bellissimo libro di Madeline Miller, La canzone di Achille. Un’opera meravigliosa, che riprendere fedelmente la storia del mito e dell’Iliade, ma riuscendo ad approfondire certe tematiche molto interessanti. In primis non si concentra sulla guerra di Troia e le imprese eroiche di Achille ma sulla vita del Pelide dal punto di vista di Patroclo. Lo vediamo da piccolo fino alla sua morte e ne conosciamo ogni aspetto inedito, ogni aspetto legato alla sua umanità. Una storia d’amore molto bella, ricca di personaggi secondari fedeli al mito e altri che invece sono stati approfonditi con molta cura, diventando sorprendentemente dei bei co-protagonisti. Un libro che mi ha sorpreso molto e che vi consiglio di recuperare.
Dopo aver brevemente parlato di letteratura, torniamo nuovamente a parlare di cinema. Ormai penso che farò sempre così, parlerò per lo più di film e di tanto in tanto metterò qualche recensione legata al mondo dei libri (e fumetti ovviamente). In ogni caso porterò di nuovo un horror? No, questa volta no, ma ho comunque intenzione di parlare di un altro dei miei generi preferiti in assoluto, la fantascienza. L’avrò detto un sacco di volte nel blog, ma ho sempre l’impressione di parlarne troppo poco. Discutere di fantascienza non è per niente semplice, anche se penso di dover portare un giorno delle recensioni legate a pellicole fondamentali per il genere. In ogni caso con questo articolo porto anche il primo lungometraggio di uno dei miei registi preferiti in assoluto, un regista di cui ho discusso molto spesso e che continuo a considerare una grande fonte d’ispirazione.
Ecco a voi Dark Star, pellicola comica fantascientifica del 1974 scritta da John Carpenter e Dan O’Bannon e diretta da John Carpenter.
Trama:
Siamo nel 22° secolo e l’umanità ha iniziato a colonizzare le stelle. La Dark Star è un’astronave che da vent’anni terrestri esplora l’universo con il compito di identificare e distruggere tutti i pianeti instabili che potrebbero compromettere la colonizzazione. L’equipaggio è composto dal tenente Doolitle (Brian Narelle), dal sergente Pinback (Dan O’Bannon), da Boiler (Cal Kuniholm) e Talby (Dre Pahich). Nella squadra dovrebbe esserci anche il comandante Powell (Joe Saunders), deceduto per un guasto al suo sedile, che viene tenuto in vita grazie a un particolare sistema di ibernazione. Un gruppo di professionisti che in realtà non è per niente in sintonia e che sta accusando parecchio questo lungo viaggio nello spazio. Mentre continuano a viaggiare, succedono alcuni incidenti, come l’incontro con un gruppo di asteroidi, la fuga di una creatura aliena che Pinback teneva come mascotte e la Bomba 20 che vuole esplodere a ogni costo. I nostri protagonisti dovranno così vivere un bel po’ di disavventure.
Finalmente si torna a parlare di Carpenter e lo facciamo con il suo primo lungometraggio in assoluto, un lungometraggio che in realtà era nato con altri scopi. Come nasce quindi Dark Star?
La sceneggiatura viene scritta da Carpenter e O’Bannon per un progetto all’Università della California del Sud. Il titolo originale era The Electric Dutchman. L’idea di base fu di Carpenter ma fu O’Bannon che contribuì con molte scene originali e i momenti comici. Tra le ispirazioni della pellicola c’è il racconto di Ray Bradbury, Caleidoscopio, presente nella raccolta Il gioco dei pianeti.
Inizialmente venne girato come un progetto studentesco di 45 minuti con un budget di mille dollari dati dall’università. Le riprese iniziarono alla fine del 1970 e finirono agli inizi del 1972. I distributori trovarono molto interessante il progetto e per questo il budget aumentò a seimila dollari con 50 minuti in più di pellicola. Il produttore Jack H. Harris vide il film e gli piacque, ma disse che 30 minuti del film erano noiosi e dovevano essere girati di nuovo. Il budget salì per questo motivo fino a sessantamila dollari (soldi ottenuti grazie a John Landis, amico di O’Bannon). Harris insistette affinché alcuni dialoghi fossero cambiati e resi meno volgari, così da non avere restrizioni di alcun tipo. Carpenter e O’Bannon dissero che fu molto stressante lavorare con Harris.
Carpenter si occupò della colonna sonora che compose completamente lui stesso, mentre O’Bannon non solo recitò nel ruolo di Pinback ma lavorò anche al montaggio, alla produzione e soprattutto agli effetti speciali. Tra questi effetti ce n’è uno che mi ha molto colpito, ossia il viaggio nell’iperspazio, con le stelle che si dipanano. Il primo pensiero che ho avuto è stato Star Wars, visto le similitudini, ma poi mi sono ricordato che questo film è uscito tre anni prima. Quindi ho scoperto da quale opera George Lucas ha preso ispirazione per quella famosa scena.
Il film in generale è molto interessante a partire dai personaggi principali. Abbiamo per esempio il tenente Doolitle, ora a capo della spedizione, ma che ha nostalgia di casa sua e vorrebbe tanto tornare a fare surf almeno una volta. Pinback è un personaggio che invece tende a fare battute e a ironizzare, ma il più delle volte non viene compreso dai propri compagni e viene per giunta ignorato. Boiler invece è un uomo rude e taciturno, che molte volte preferisce ricorrere alla forza bruta. Talby invece è il membro dell’equipaggio che preferisce rimanere da solo a guardare le stelle. Un gruppo poco unito che non riesce ad andare d’accordo.
Le parti più interessanti però sono sicuramente le bizzarre parti di cui è costellato il film. Sicuramente la prima che rimane impressa è quella con l’alieno, questo perché la creatura assomiglia (è) un pallone da spiaggia gonfiabile e le scene in cui imbroglia Pinback sono davvero divertenti. Ci sono tante atre sequenze degne di nota, come il dialogo tra Doolittle e il comandante Powell, quest’ultimo in stato di ibernazione, oppure il dialogo finale con la Bomba 20. Purtroppo non potrò dire niente a riguardo, perché è una delle parti più divertenti e interessanti della pellicola e non voglio rivelare niente a chi ancora non l’ha vista, ma in ogni caso si toccheranno tematiche tipiche della fantascienza, legate alla vita, al nostro io, alla percezione che abbiamo di noi stessi e di ciò che ci circonda. Tematiche molto intelligenti, portate su schermo in maniera parodistico ma maturo.
Per concludere, Dark Star è un film di fantascienza veramente originale, una parodia di 2001: Odissea nello spazio davvero intelligente e con sequenze indimenticabili. Un umorismo simpatico che forse alcuni potrebbero non capire, ma che io ho trovato davvero spassoso. Un piccolo cult del cinema che vi consiglio di recuperare a tutti i costi.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
Non lo conoscevo, ma a “un film di fantascienza comica di John Carpenter” mi avevi già convinto. Per altro ho dovuto rileggere la frase due volte perché non credevo ai miei occhi.
P.S.: interessante l’idea di cominciare ogni nuovo post con un rimando all’ultimo scritto.
Ammetto che è stato molto interessante da vedere. È un film originale sotto molti punti di vista. Grazie mille per il commento!
Wow, such a nice review on a Carpenter I’ve never seen ! You mentioned the influence of “Dark Star” on “Star Wars”, even in the title itself, the light speed travel, and the design of the monster is sharing a uncanny resemblance with the Death Star, another spaceship made to destroy planets. Lucas is definitely a compulsive borrower.
Lucas took inspiration from many works to make Star Wars, from Dune to Valerian and so on. For me it is not wrong to be inspired by other works, the important thing is that we are then able to create a truly original work in this way. But it is fascinating to discover which works inspired him. Thank you so much for the comment!
Non lo conosco, ma la tua recensione la dice lunga.. E’ un film originale che cercherò di vedere.
Buona domenica :-)
Spero ti piaccia. Potrebbe non piacere a tutti ma in realtà per tanti versi è unico nel suo genere e un’opera piena di idee.
ma pensa, diventare famoso col tuo film della uni e ispirare un cult
assurdo
La vita è qualcosa di meraviglioso. Inoltre Carpenter ha sempre lasciato la propria impronta nella storia del cinema e lo ha fatto fin da subito.
Grandissimo capolavoro!
Peccato che Carpenter e O’Bannon abbiano litigato per la paternità e il risultato…
Si percepiscono le cose di O’Bannon (oltre che Star Wars la mente va ovviamente ad Alien, che O’Bannon scrive subito dopo tra una pausa e l’altra del Dune di Jodorowski!) e quelle di Carpenter (l’attenzione all’efficacia tecnica: considerando che è un filmetto di studenti, la gestione dei piani fotografici che Carpenter ha trovato con Knapp è strepitoso: O’Bannon sembra penzolare in un cunicolo davvero immenso! Carpenteriana anche l’ispirazione dickiana del “dopo la morte”: con un Powell morto con cui è possibile comunicare per “radio”), mischiate, in effetti (come notò Carpenter), con qualche scena forse di troppo (per esempio Doolittle che suona: nonostante io ami la musica che Carpenter scrisse per la tastiera a bicchieri!)…
Anche “Sunshine” di Boyle deve molto a “Dark Star”: dalla vocetta suadente del computer al nome del cattivo (in Boyle è Pinbacker, forse ispirato a Pinback!)
È incredibile come questo film, nato come un piccolo progetto universitario, abbia in realtà dato le basi per tante opere interessanti e abbia dato una svolta a Carpenter e O’Bannon. Hai ragione, è un peccato che i due abbiano litigato. Insieme avrebbero potuto fare cose incredibili.
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[…] ispirano diversi artisti. I questo caso ho deciso di partire dalle origini, soprattutto dopo Dark Star, con un film che ho sempre apprezzato e che, con pochissimi soldi, è riuscito a creare qualcosa di […]