Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo discusso probabilmente di uno degli horror più interessanti di questo periodo ossia Relic. Una pellicola veramente affasciante e originale, un’opera che in molti hanno paragonato a Babadook e non senza ragione. Oltre a essere il primo lungometraggio di questa regista australiana, è un film che parla attraverso varie metafore della demenza senile e di cosa voglia dire vivere con questa condizione per un’intera famiglia. Una pellicola che parla di un argomento per nulla semplice e lo fa attraverso dei personaggi sfaccettati e in un contesto horror molto intelligente. Per quanto riguarda appunto l’horror non aspettatevi jumpscares o cose simili. Qui sarà tutto molto sottile, un horror dato dall’atmosfera e dalla presenza di questa ombra, un’ombra che quasi non si vedrà, ma che sarà sempre presente. Un film imperdibile.
E dopo Relic rimaniamo ancorati al genere horror. Nell’ultimo periodo ho visto parecchie pellicole di questo tipo e volevo dargli il giusto spazio (è pur sempre il mio genere preferito). In questo caso ho deciso di parlare di un diverso tipo di horror. Con Pandorum abbiamo parlato di un horror fantascientifico e con Relic di un horror soprannaturale. In questo articolo invece ci sosteremo in un sottogenere davvero curioso ossia l’home invasion. Ne avevo già parlato diverso tempo fa con il film You’re Next, anche se bisogna ammettere che quella pellicola era riuscita a rompere alcune regole riguardanti quel tipo di horror. E in un certo senso il film di cui parleremo oggi farà la stessa cosa, anche se in maniera molto differente. Senza perdere altro tempo iniziamo con la recensione.
Ecco a voi Man in the Dark (Don’t Breathe), pellicola thriller-horror del 2016 scritta da Fede Álvarez e Rodo Sayagues e diretto da Fede Álvarez.
Trama:
Rocky (Jane Levy), Alex (Dylan Minnette) e Money (Daniel Zovatto) sono tre ladruncoli di Detroit che svaligiano le case dei ricchi. Loro tendono a rubare oggetti che abbiano un valore inferiore a 10 mila dollari (in modo da non avere pene più pesanti in caso vengano presi) e grazie ad Alex, che ha un padre che lavora nella sicurezza, riescono a bypassare ogni allarme e serratura. Rocky vorrebbe avere tanti soldi per andarsene in California insieme alla sorellina Diddy (Emma Bercovici) e lasciarsi alle spalle la madre abusiva e il suo fidanzato alcolizzato. Un giorno Money riceve una notizia interessante: in un quartiere abbandonato vive un vecchio veterano da solo e sembra essere molto ricco. Alcuni anni prima la figlia di questo soldato è stata investita e uccisa da una ragazza ricca e durante il processo gli sono stati dati 300 mila dollari. Con quella cifra potrebbero scappare tutti e tre da Detroit e Rocky vuole assolutamente fare il colpo. Mentre sorvegliano la casa, scoprono che quell’uomo (Stephen Lang) è diventato cieco per colpa di una granata. I tre decidono alla fine di fare il colpo e le cose sembrano andare bene, fino a quando il veterano non li scopre. Money lo minaccia con un pistola ma proprio allora scoprono che quell’uomo è veramente pericoloso e che nasconde dei segreti oscuri. Adesso sono loro a essere intrappolati in quella casa con lui.
Fede Álvarez è un regista che aveva già fatto parlare di se grazie al remake de La Casa, remake prodotto da Sam Raimi stesso. Personalmente lo considero un buon film, anche se non riesce a raggiungere il fascino e l’inventiva dell’opera originale. Sta di fatto che come regista se l’era cavata piuttosto bene e con questo film è tornato a lavorare insieme al grande Raimi. Le premesse sono molto interessanti, soprattutto considerando che il cattivo della situazione è un uomo non vedente e ciò potrebbe creare delle scene e situazioni molto particolari. Scopriamo subito se sono riusciti a sfruttare quest’idea.
I personaggi principali sono molto interessanti per la condizione in cui si trovano. Tutti e tre vivono in condizioni di povertà e hanno bisogno di soldi per poter andare avanti. Alex però, oltre che per i soldi, lo fa anche per affetto nei confronti di Rocky di cui è innamorato. Dei tre però la più interessante è proprio Rocky, che ha certamente le motivazioni più forti per voler tentare il colpo e scappare di lì. La sua situazione familiare è disastrata e la madre si è dimostrata pessima nei suoi confronti fin da quando Rocky era piccola. Le vuole fuggire da quel luogo opprimente, ma non vuole farlo solo per se stessa ma anche per Diddy, la sorellina piccola. Rocky non vuole che la sorella subisca le stesse cose che ha subito lei e vuole darle un futuro migliore.
Per quanto riguarda invece L’uomo cieco non potrò dilungarmi molto perché rischierei di fare spoiler molto importanti. Sta di fatto che solo con la sua presenza fisica riesce a incutere timore. Lui è grande ed è addestrato, ma soprattutto si muove con grande destrezza nella sua casa, conoscendo ogni centimetro di quell’edificio. All’inizio sembra quasi indifeso, ma ci vuole poco tempo prima di cambiare idea su di lui. Nonostante parli molto raramente, l’uomo cieco riesce a dire molto di se solo attraverso i movimenti del corpo e le sue reazioni, inoltre dimostra in più occasioni come abbia affinato certi sensi come l’olfatto ma soprattutto l’udito. Capiamo fin da subito che qualcosa in lui non va e soprattutto che nasconde qualcosa e le sue reazioni saranno molto chiare a riguardo.
Un film del genere non potrebbe mai funzionare senza una regia e una messa in scena ben fatta e su ciò il film riesce splendidamente. Prima di tutto la casa in cui vive l’uomo cieco è perfetta per questa storia. Da fuori sembra una casa normale, ma avvicinandosi si nota quanto sia blindata, in modo che nessuno possa entrare. O uscire.
Quando i tre entreranno in casa, ci sarà un’ottimo piano sequenza che mostrerà l’interno dell’abitazione, le varie stanze e la sua planimetria, anche se non vedremo ogni cosa e la telecamera si soffermerà brevemente su alcuni elementi interessanti. In seguito si creeranno varie situazioni di tensione a partire dal momento in cui dovranno fare attenzione a non farsi sentire da lui appena entrati. Una scena che possiamo trovare all’inizio e che è perfetta per descrivere l’ansia crescente è quella in cui l’uomo crescente è con la pistola puntata e i protagonisti sono di fronte a lui. Non devono fare il minimo rumore visto che ha un udito eccellente e riesce a capire precisamente da dove viene il suono, sparando quasi con precisione.
A livello stilistico invece una delle scene migliori è sicuramente quella nello scantinato, dove l’uomo cieco taglierà la corrente e i protagonisti dovranno vagare nel buio. Questa scena è stata girata in bianco e nero e riesce perfettamente a far provare un senso di smarrimento, con loro che dovranno andare a tentoni dimostrandosi goffi, mentre l’uomo cieco di muoverà con grande sicurezza e decisione. Ci saranno tante scene ben girate all’interno della casa (dove si svolgerà il 90% della storia), che si dimostra molto ampia e piena di stanze, ma nonostante ciò riesce a far provare un grande senso di claustrofobia.
Un altro elemento che ho trovato eccezionale è sicuramente la fotografia. Si passa a degli esterni molto realistici per tipo di illuminazione a degli interni dove i colori saranno parecchi, rendendo la messa in scena davvero ottima. A volte si passa da un forte colore rosso a un blu che ricorda molto quello degli horror anni ’80, passando ancora al verde chiaro o al giallo. La fotografia e l’illuminazione della pellicola sono molto vivaci ma ben contestualizzate e saranno in grado di dare un’atmosfera migliore a questa storia.
Per concludere, Man in the Dark è un horror diretto veramente bene che riesce a tenere in tensione dall’inizio alla fine con dei personaggi interessanti e una messa in scena ben curata. Un home invasion all’inverso dove il pericolo non viene da fuori ma da dentro e nasconde segreti terrificanti. Da vedere!
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
[…] film del 2016 (QUI per la recensione) mi era piaciuto molto, aveva un’idea di base molto interessante e con un […]