Babadook

In certe discussioni ho sentito gente dire che le donne registe dovrebbero fare solo film romantici. Idiozia più grande non fu mai detta. Andatelo a dire a Jennifer Kent, regista e sceneggiatrice di Babadook, uno degli horror psicologici più belli degli ultimi anni.

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La storia parla di Amelia, una madre vedova che non riesce a superare la perdita del marito, morto in un incidente stradale quasi sette anni fa. Suo figlio Sam è un bambino difficile da gestire: non riesce a stare mai fermo, dice tutto ciò che gli passa per la testa e non riesce ad avere degli amici. Un giorno il bambino trova in uno degli scaffali una libro pop-up intitolato “Mr. Babadook”. Il racconto narra di questo essere, Babadook, che tormenta la vita di coloro che riescono a vederlo. Amelia, sconvolta dal libro, lo butta via, ma nei giorni successivi succederanno strani fenomeni nella loro casa e Sam rimarrà ossessionato dall’idea che il Babadook voglia fare del male a sua madre.

Cos’ha di bello e originale questo film? A primo impatto potrebbe sembrare la classica storia dell’uomo nero che perseguita una famiglia, ma non è così.
Il film parte in modo particolare fin dall’inizio con la presentazione dei due personaggi principali: Amelia è una persona totalmente distrutta per la perdita di suo marito, la persona che amava di più al mondo, ed enormemente stressata dal figlio che lei non riesce in alcun modo ad amare.
Sam invece è un bambino che ricerca continuamente l’amore di sua madre ma non riesce a ottenerlo e quindi è quasi normale che si comporti in questo modo dato che nessuno lo ama (non ha amici e per giunta qualche bambino gli fa pure pesare il fatto di non avere un padre).
Questo difficile legame è accentuato anche da certe inquadrature intelligenti della Kent: la scena che mi viene in mente è quella in cui stanno cenando e si trovano ai lati opposti del tavolo, distanti l’una dall’altro e questa distanza si fa sentire parecchio.

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Ora focalizziamoci sul Babadook. Quest’entità inizierà ad agire dopo la lettura del libro e comparirà pochissime volte. Mi è molto piaciuto il modo in cui è stato resa questa figura. Intanto la prima volta in cui possiamo osservarlo per davvero è quando “attacca” Amelia. Lo vediamo sul soffitto che si muove quasi come uno scarafaggio e anche il suo abbigliamento ricorda molto quello di una blatta. Non so bene che tecnica abbiano usato per fare quella scena (al cinema ho pensato per un attimo che avessero usato lo stop-motion, ma non ne sono proprio sicuro), ma qui bisogna notare l’enorme tributo al film Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau e più precisamente alla scena delle ombre sul muro.
La cosa più interessante di questa figura è la sua ambiguità. Fino alla fine del film non sapremo mai se quest’essere esista veramente o è solo frutto dell’immaginazione di Amelia. Infatti dopo l’attacco della creatura, la protagonista inizierà a comportarsi in modo più aggressivo specialmente verso il figlio a cui rivolgerà parole piene di odio e disprezzo. Sembrava quasi che tutto il dolore e tutta la rabbia repressa nel tempo per la morte del marito fosse venuta a galla in modo violento e improvviso.

Ciò che però ha fatto riflettere parecchio me e Shiki è il finale. Un finale abbastanza strano, atipico, ma che ho trovato assolutamente perfetto e adatto per questo lungometraggio. Un finale che dev’essere interpretato dallo spettatore, dove tutti quanti posso avere una teoria a riguardo (io e Shiki ne abbiamo fatte almeno tre mentre tornavamo a casa). Ma non è solo il finale a dover essere interpretato ma anche la misteriosa figura del Babadook. A fine visione a nessuno di voi importerà da dove venga il Babadook, ma il significato che ricopre quest’essere. Per me lui era una metafora realizzata in maniera egregia e nel film sono presenti piccoli indizi che ci fanno capire a cosa sia legata. Purtroppo su questi due argomenti non posso dilungarmi più di tanto perché ho paura di far trapelare troppe informazioni, ma mi sarebbe piaciuto parecchio realizzare un articolo esclusivamente su di essi.

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Comunque sia sappiate che, come ho detto all’inizio, questa non è una storia incentrata sulla figura del Babadook. Nel film l’entità sembra passare a volte in secondo piano in modo da dare spazio a tematiche come il lutto e la depressione. Perché alla fine la pellicola girerà sempre su questi due argomenti, che però non sono pesanti o noiosi, ma trattati nel giusto modo.

E per finire la risposta alla domanda che tutti chiedono quando vogliono andare a vedere un horror: Il film fa paura? Sì, lo fa eccome. Come se non bastasse non ci sono quei maledetti jumpscares! O almeno se ce ne sono hanno senso nel contesto. In certi horror contemporanei ci sono quei momenti odiosi in cui qualcuno o qualcosa appare all’improvviso sullo schermo con l’audio che si alza così tanto da distruggerti i timpani… e nella maggior parte dei casi o era qualche animale che passava di lì o qualche idiota che voleva fare uno scherzetto al protagonista. Questo è uno di quei espedienti che viene abusato in molti horror e ciò mi dispiace parecchio perché non è così che le persone si spaventano. Molti registi che vogliono fare film dell’orrore dovrebbero prendere ispirazione da Babadook o almeno dall’Evocazione.
Ah, parlando dell’Evocazione…non so se sarete d’accordo con me, ma io reputo Babadook migliore dell’Evocazione per tanti motivi.

La recensione termina qui. Come avete potuto notare ho parlato di questo film con molto entusiasmo e come non potrei?
Era da un po’ che l’attendevo e le mie aspettative erano molto alte. Quando poi sono andato a vederlo mi sono ritrovato davanti qualcosa di diverso da quel che mi immaginavo. La storia spaventa molto ma è anche molto drammatica.
E poi come non potevo gioire vedendo che il regista di questo capolavoro era una donna? E per giunta nel suo primo film! Questo sì che si chiama talento.
Mi fa arrabbiare sentire persone chiuse dire che le donne devono fare “cose da donne”. E questa discriminazione esiste molto anche nel mondo del cinema, purtroppo. Quindi sono felicissimo quando vedo che queste donne dimostrano di essere molto capaci in vari lavori e anzi anche migliori di tanti altri.

Vabbè meglio chiuderla qui che altrimenti divago. Spero di non avermi annoiato con questo articolo e, se il caldo non mi uccide prima, ci vediamo alla prossima recensione!

 

[The Butcher]

19 pensieri riguardo “Babadook

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