Atlantis – L’impero perduto

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati negli anni ’80 per poter discutere di uno dei film più particolari e folli di quel periodo e probabilmente qualcosa un’opera che non vedremo mai più ossia Space Vampires. L’astronave Churchill, mentre esplora la Cometa di Halley, si ritrova di fronte a un enorme veicolo alieno dove all’interno ci sono giganteschi pipistrelli essiccati e tre umanoidi dentro delle bare di cristallo. L’equipaggio prende gli umanoidi ma la Terra perde il contatto con loro. Riescono a recuperare l’astronave ma scoprono che all’interno sono tutti morti. Prendono gli umanoidi ma la donna che chiamano Space Girl si risveglia, cominciando a risucchiare l’energia vitale delle persone. E chiunque sia la sua vittima si trasforma in uno zombi che vorrà la stessa energia. Dovranno fermarla prima che diffonda questo male. Dal mio punto di vista questo è uno dei film più particolari e folli che abbia mai visto. Una pellicola che riesce a fondere in sé tantissimi elementi e generi di diversi decenni, come la fantascienza anni ’50, l’horror anni ’70, l’erotico anni ’70, il gotico inglese e così via. Il tutto unito benissimo, creando un’opera più unica che rara, imperfetta certamente, ma molto divertente e originale. Lo consiglio assolutamente!
E, dopo diverso tempo, torniamo nuovamente a parlare dei classici Disney. Tecnicamente dovrei parlare de Le follie dell’Imperatore, ma ne avevo già parlato in passato e, visto che sono soddisfatto di quella recensione, mi limito a linkarla. Quindi passiamo direttamente al 41° classico, un’opera che ha tanto da dire.
Ecco a voi Atlantis – L’impero perduto (Atlantis: The Lost Empire), pellicola animata del 2001 scritta da Tab Murphy e diretta da Gary Trousdale e Kirk Wise.

Trama:
Il film si apre con un’enorme esplosione che causa uno tsunami gigantesco. L’onda anomala si dirige verso la città di Atlantide, rischiando di distruggerla ed è allora che un misterioso artefatto si attiva creando un campo di forza. Per fare ciò però chiama a sé la regina della città, lasciando il marito e la figlia Kida (Cree Summer). Ci spostiamo poi a Washington nel 1914 dove il giovane linguista e ricercatore Milo Thatch (Michael J. Fox) cerca di far approvare i suoi studi su Atlantide dal museo Smithsonian per poter finanziare la propria spedizione, ma senza alcun successo. Tutto però cambia quando Helga Sinclair (Claudia Christian) lo porta dall’eccentrico miliardario Preston B. Whitmore (John Mahoney). Quest’ultimo era un grande amico del nonno di Milo, anche quest’ultimo alla ricerca di Atlantide, e gli aveva fatto una promessa: se avesse trovato la prova dell’esistenza di Atlantide, gli avrebbe finanziato la spedizione. Prima di morire il nonno era riuscito a trovare il Diario del Vecchio Pastore, un manoscritto che mostra la via verso Atlantide, e Whitmore vuole organizzare la spedizione e che Milo ne faccia parte. Per il protagonista questa sarà sicuramente un’occasione unica e comincerà il viaggio con un gruppo di personaggi davvero particolari.

Alla sua uscita questo film non fu un successo commerciale e anche a livello di critica venne accolto freddamente, eppure è un’opera che ha tanto da dire, un’opera particolare che andava contro i vari canoni Disney e voleva tentare nuove strade a livello di storia e anche di design. Poi fece parlare di sé anche per altri motivi, ma facciamo le cose con ordine.

L’idea nacque subito dopo la fine della produzione de Il Gobbo di Notre Dame, prendendo spunto da Ventimila leghe sotto i mari di Julies Verne, oltre che ispirandosi agli scritti di Platone e perfino al sensitivo Edgar Cayce, in quest’ultimo caso per quanto riguarda l’uso dei cristalli. Per il film venne perfino chiamato Mark Okrand, colui che creò il linguaggio Klingon per Star Trek, per ideare appunto una lingua per gli atlantidei. Per ideare questo nuovo linguaggio usò un ceppo di parole indoeuropee con una loro struttura grammaticale, cambiando le parole se iniziavano a suonare troppo simili a quelle delle lingue esistenti (infatti di base il linguaggio atlantideo doveva essere una lingua-madre per tutte le nostre). In questi casi mi interesso sempre alla sceneggiatura e a come questa cambi dalle idee originali. Per fare un esempio, Milo inizialmente doveva essere un discendente di Barbanera o il prologo che all’inizio era del tutto differente. In quest’ultimo caso veniva mostrata una nave vichinga che incontrava il Leviatano che protegge l’entrata di Atlantide. Alla fine decisero di scartarlo perché non erano rimasti molto soddisfatti e lo sostituirono con la distruzione di Atlantide. Una scelta migliore a mio avviso, anche se l’unica pecca era dovuta al fatto che il prologo dei vichinghi era stato completato, quindi era animato e perfino colorato.
La cosa altrettanto interessante è la mancanza di canzoni. Le canzoni sono molto importanti nei film animati Disney i quanto portano avanti la trama e in certi casi aiutano ad approfondire certi personaggi, quindi si doveva approcciare allo sviluppo dei personaggi in maniera del tutto diversa, così come altri piccoli elementi, ma ci torneremo in seguito. Ora concentriamoci sul lato tecnico.

Il primo aspetto a risaltare maggiormente e ciò che in realtà mi ha sempre affascinato verso questo film è proprio il suo stile di disegno, i suoi tratti che si differenziano ancor di più rispetto ai film animati Disney precedenti. In generale le opere precedenti, seppur differenti, avevano dei tratti morbidi e rotondeggianti, con alcune eccezioni legate a certi personaggi ben precisi. Qui invece tutti i personaggi hanno questo stile angolare, con tratti aguzzi e molto quadrati che lasciano stupiti. In particolar modo le mani, anch’esse quadrate e molto grandi, che sono davvero particolari. Uno stile davvero interessante che prende come ispirazione il fumetto americano e per la precisione artisti come Mike Mignola, il creatore di Hellboy. D’altronde lui stesso aveva lavorato alla produzione. Questo design unico andrà poi a caratterizzare anche le ambientazioni (anche le nuvole avranno questi tratti aguzzi) e inoltre quest’ultime saranno molto complesse ed enormi, riuscendo a fare un senso di vastità a questo mondo sconosciuto, soprattutto quando arriveranno ad Atlantide (penso sempre alla scena finale e alla sua bellezza). Atlantide stessa sarà davvero particolare, diversa dalla classica Atlantide in stile antica Grecia, ma un misto di varie architetture tra quelle Maya, indiane e anche tibetane, creando una civiltà e un aspetto unico nel suo genere. L’uso dei colori è bellissimo, soprattutto l’azzurro di Atlantide e come risulti essere piacevole e dolce. Inoltre l’utilizzo del digitale è ottimo, c’è un ottimo equilibrio tra la bellissima animazione 2D e quella 3D, in quest’ultimo caso nei macchinari di Atlantide, tra il Leviatano e i veicoli volanti, una qualità davvero elevata al pari di quella di Tarzan, con piani sequenza complessi e meravigliosi. Il lato tecnico è meraviglioso, ma ora passiamo alla sceneggiatura.

In questo caso la Disney ha mostrato un certo coraggio in alcune scelte, basti pensare all’inizio dove vediamo tanti atlantidei morire durante la distruzione e questa cosa avverrà anche in seguito con il team di ricerca di Milo o nello scontro finale. Mostrano scelte coraggiose anche a livello strutturale, andando fuori dai canoni della Disney come ad esempio non mostrare alcuna mascotte (anche se Molière un po’ lo è) e soprattutto non utilizzare canzoni, dando spazio all’azione e all’interazione tra i vari personaggi come nella scena dell’accampamento. Anche il modo in cui viene presentato il villain (che non rivelerò) p qualcosa di unico nel panorama Disney e soprattutto funziona per quanto riguarda certe tematiche anti-coloniali e anti-capitaliste e il tutto rappresentato dal modo in cui il villain considera la fonte d’energia di Atlantide, vedendone solo il guadagno e non capendo l’importanza che ha per gli atlantidei. In generale anche i personaggi mi sono piaciuti tantissimo e tutti quanti sono caratterizzati molto. Per dire, ho sempre amato Vinny (Don Novello), la sua mania per gli esplosivi e le gestualità molto italiane che compie. L’unica cosa che mi sono sempre domandato è perché Kida non è mai entrata a far parte del roaster delle principesse Disney, essendo lei stessa una principessa (immagino che il motivo sia lo stesso per quanto riguarda Ailin di Taron e la pentola magica: il flop commerciale). E ora passiamo alla parte spinosa: la storia del plagio.

Come molti sapranno il film da molto viene accusato di plagiare Nadia – Il mistero della pietra azzurra di Hideaki Anno e Shinji Higuchi. Entrambi si ispiravano molto a Verne e certe caratteristiche potevano anche risultare semplici coincidenze per la fonte originale, ma altre no come ad esempio il design di certi personaggi o perfino il concetto del cristallo e altri elementi di trama. I registi di Atlantis di aver conosciuto l’anime solo dopo aver sentito di questa storia e di essersi invece ispirati a Laputa di Miyazaki, cosa che dissero fin da subito. Gli unici motivi che impedirono alla Gainax di intentare una causa alla Disney per plagio furono la paura delle conseguenze e gli avvocati di quest’ultimi. Con Il Re Leone la storia del plagio era esagerata a mio avviso, mentre qui il dubbio a mio avviso è legittimo. Nonostante ciò però è un film che amo e che considero tremendamente sottovalutato.

Per concludere, Atlantis – L’impero perduto è un film d’animazione straordinario che si è differenziato rispetto a tante opere della Disney sia nello stile che nel modo di narrare la storia, con un uso del 2D e del 3D veramente straordinario e complesso. I personaggi si fanno ricordare con enorme affetto e dalle tematiche molto profonde e mature. Un film che apprezzo tanto e che consiglio tantissimo.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

44 pensieri riguardo “Atlantis – L’impero perduto

  1. Bonjour LE BOUCHER
    Ceci est un petit écris
    Qui pense tout seul
    Il choisit automatiquement les personnes les
    plus gentille
    De mon répertoire
    Tu en fais partie
    Ce jour
    C’est toi qu’il a choisi
    Pour te dire Bonjour et bonne journée, bonne soirée
    Bise amicale Bernard

  2. “Per ideare questo nuovo linguaggio usò un ceppo di parole indoeuropee con una loro struttura grammaticale, cambiando le parole se iniziavano a suonare troppo simili a quelle delle lingue esistenti” novelli tolkien a quanto vedo

    1. Penso che inventare delle lingue per opere simili sia molto divertente, mi viene in mente Star Trek oppure Il Trono di Spade. Alcuni hanno un linguaggio molto semplice mentre altri sono più articolati e complessi. Adoro vedere quanto lavoro c’è dietro un’opera e ti fa capire la difficoltà nella sua realizzazione.

  3. A mio avviso uno dei film più sottovalutati della Disney. L’idea era davvero ottima ma, dopo anni di favole più o meno famose, la Disney aveva provato con una storia che aveva più contaminazioni. Molti personaggi per me son più che riusciti, il senso dell’avventura è alto ma forse per gli incassi sarebbe stato meglio puntare ancora su una fiaba.

    1. La Disney voleva cambiare e voleva anche maturare ma purtroppo il suo coraggio non è stato premiato. Eppure considero il film come un’opera stupenda, forse non tra i più belli della Disney ma certamente trai i più validi e affascinanti.

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