10 Cloverfield Lane

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo cambiato nuovamente genere, passando al fantascientifico horror e dando inizio a un mini-progetto legato a una serie di film e a dare il via al tutto è stato Cloverfield. Il film si apre con delle persone che stanno preparando una festa di saluto per il loro amico Rob che dovrà andare in Giappone per lavoro e decidono di registrare la festa come ricordo. Il tutto si svolge bene ma c’è un po’ di tensione tra Rob e la ragazza che ha sempre amato, visto che tra di loro sono successe varie cose e, con il viaggio in Giappone, lui ha deciso di chiudere con lei. All’improvviso si sente una forte scossa e poi un’esplosione. Sono tutti confusi e nessuno sa cosa sta succedendo, fino a quando non vedono il mostro gigantesco che sta distruggendo ogni cosa. Dovranno sopravvivere e andarsene da lì.
Cloverfield fu un progetto davvero molto affascinante che riuscì a incuriosire grazie a una misteriosa campagna pubblicitaria e soprattutto a una campagna su internet che svelava, attraverso piccoli indizi, la possibile origine della creatura (cosa che nel film non succede). Ovviamente, oltre alla pubblicità, il film riuscì a colpire per la sua realizzazione tecnica. Sono riusciti a gestire questa situazione, passando da un momento di normalità a un altro di panico e confusione, in maniera ottimale. I protagonisti sono completamente impotenti davanti a quello che sta accadendo e ciò che possono fare è assistere a tutto ciò e cercare di sopravvivere. Il film sa intrattenere e sa tenere in tensione lo spettator e inoltre riesce a presentare un mostro gigantesco veramente spaventoso e con un design originale che è rimasto impresso nella mente del pubblico. Ed è anche un mockumentary fatto bene che sicuramente non darà fastidio come altre opere dello stesso genere. Un film che consiglio.
Dopo aver parlato del primo capitolo è il momento di andare avanti con questa saga molto particolare. Cloverfield infatti si differenzia da altre saghe e tutto ciò è nato proprio da questo seguito, un seguito uscito ben otto anni dopo il primo capitolo.  Un film che cambia parecchio le carte in tavola e che ha molto da dire.
Ecco a voi 10 Cloverfield Lane, pellicola thriller fantascientifica del 2016 scritta da Josh Campbell, Matthew Stuecken e Damien Chazelle e diretta da Dan Trachtenberg.

Trama:
Michelle (Mary Elizabeth Winstead) è una donna che, dopo aver discusso con il ragazzo, decide di lasciare la casa e andarsene di lì. Mentre si trova su una strada rurale, ha un violento incidente stradale e la macchina finisce in un burrone. Quando si sveglia, si ritrova in una stanza senza finestre e con la gamba con un tutore e incatenata al muro. Colui che l’ha portata lì è un uomo chiamato Howard Stambler (John Goodman). Dopo aver tentato di fuggire, Michelle ascolta quel che Howard ha da dire. Lui l’avrebbe salvata tirandola fuori dalla macchina e portata lì perché gli Stati Uniti sono stati attaccati, non si sa da chi o cosa, e l’aria in superficie è irrespirabile per colpa delle armi chimiche usati dagli invasori. Michelle scopre della presenza di un altro uomo nel bunker, Emmett DeWitt (John Gallaghan Jr.) che, sapendo del rifugio, è riuscito a entrare. Michelle però non crede a tutte quelle storie e vuole fuggire da quel posto. Però forse un pizzico di verità c’è in quello che ha detto Howard.

Non vedevo l’ora di parlare di questa pellicola che in generale è definita come il seguito di Cloverfield, anche se non è proprio così. Lo stesso J.J. Abrams, anche qui in veste di produttore, lo definì più un “seguito spirituale” che un seguito vero e proprio e per capire meglio la cosa bisogna parlare della sua produzione.

10-cloverfield-lane-movie-film-2016-mary-elizabeth-winstead-john-goodman-michelle-howard

10 Cloverfield Lane era una sceneggiatura scritta da Campbell e Stuecken intitolata all’inizio The Cellar, un progetto a low budget. Lo script venne comprato dalla Paramount nel 2012 e quando la Bad Robot, la casa di produzione di J.J Abrams, venne coinvolta nel progetto, cambiò momentaneamente titolo in Valencia, giusto per mantenere segreto il film. In seguito venne chiamato Damien Chazelle per riscrivere la sceneggiatura e gli fu anche offerto il ruolo di regista che però rifiutò quando ebbe il via libera per poter dirigere Whiplash. Alla fine si optò per Dan Trachtenberg per la regia ed è qui che successe una cosa particolare. Si notarono delle somiglianze tra questo film e Cloverfield, somiglianze legate a vari elementi che li rendevano molto simili per atmosfera e sensazioni. Quindi decisero di chiamarlo 10 Cloverfield Lane anche se non era un vero e proprio Cloverfield 2. Non era qualcosa di previsto ma qualcosa che venne fuori in maniera naturale. Diciamo che è una storia molto curiosa e interessante E ora si passare a parlare del film.

Ovviamente iniziamo con il lato tecnico. Fin dai primi minuti possiamo assistere a un’opera curata e pensata bene. Di solito nei primi cinque minuti si può capire se un film sarà interessante oppure no. La regola forse è troppo esagerata certe volte ma in certi casi può rivelarsi abbastanza veritiera e ciò vale per il film in questione. Prima di tutto non è un mockumentary e questa è già un’enorme differenza dal primo capitolo, optando per una messa in scena più tradizionale. Ciò che adoro dei primi cinque minuti è che si possono capire diverse cose solo tramite le immagini, come dovrebbe essere nel cinema. Capiamo molto della protagonista, che è fidanzata, che fa la stilista o comunque studia per esserlo e che sta andando via di casa dopo un evento che l’ha fatta esplodere, un evento legato al suo ragazzo visto che, prima di andarsene dall’appartamento, lascia l’anello di fidanzamento. E mentre è fuori assistiamo anche a una bella fotografia notturna quando si ferma a una stazione di servizio, dove la struttura è illuminata dalla luce mentre lo sfondo è completamente buio, dando un effetto interessante, quasi claustrofobico, nonostante ci troviamo in un ambiente aperto. Possiamo dire che questa scena sarà quasi una preparazione per quel che verrà.

Quando si troverà nel bunker, si proverà questo senso di chiusura e soffocamento. Questa prima parte si concentrerà molto sulla protagonista che cercherà di scappare da lì. Conosceremo i personaggi di Emmett e Howard, il primo una persona che ha deciso di entrare lì dentro mentre il secondo è molto più ambiguo. Dice che l’ha portata lì, che lui ha costruito il bunker, che il mondo è finito e non le permette di uscire, ma le dà libertà di muoversi nel bunker e sembra trattarla bene. Si dimostra inquietante ma anche convincente. In questa prima parte la tensione verrà legata alla fuga da quel luogo, dato che la protagonista non crede per niente a lui e considera la storia dell’attacco una follia. Però Emmett ci crede, crede anche di aver visto l’inizio dell’attacco, anche se non ne è proprio sicuro. Michelle non ha alcuna fiducia in Howard e cerca di escogitare un metodo e di approfittare dell’occasione giusta, ma Howard è un paranoico ed è attento. Il clima di tensione sarà dato anche dal ritrovarsi in una situazione così assurda e con persone di cui non si sa se fidarsi oppure no. A metà film però le cose cambieranno perché in quel punto, dopo un determinato evento, si instillerà il dubbio in Michelle e nello spettatore che fuori possa esserci effettivamente qualcosa. E qui le cose potrebbero cambiare.

La regia si muove in questo spazio ristretto con grande abilità, riuscendo a creare delle scene davvero ottime e gestite al meglio anche dall’ottimo montaggio. Ogni stanza avrà la sua illuminazione, ad esempio la stanza di Michelle avrà colori più chiari e luminosi mentre il corridoio con il cibo sarà blu e con colori più freddi e pesanti. Ciò che riesce a convincere in tutto questo è l’atmosfera. L’atmosfera in questo film riesce a farti sentire in trappola, a farti sentire questa sensazione di chiuso, come quelle quattro mura siano una gabbia, non importa se fatta per protezione, rimane una gabbia soffocante. La fotografia è eccezionale e lo stesso vale per la colonna sonora di Bear McCreary soprattutto per il modo in cui vengono usate, dato che non sono mai invadenti ed è usata solo quando è necessaria. Il lato tecnico è certamente ottimo e aiuta tantissimo a entrare nella storia, ma anche i personaggi hanno molto da dire.

10 CLOVERFIELD LANE

Sicuramente Howard è quello che colpisce di più perché, attraverso la regia e all’ottima recitazione di Goodman, passerà dall’essere molto inquietante e strano a molto rassicurante e saggio. Fino a buona parte del film rimarrà molto ambiguo eppure riuscirà a dire molto di sé e risultare estremamente convincente. Inoltre adoro la protagonista, Michelle. Principalmente perché non è qualcuno che si arrende alle circostante e continua a combattere nonostante la situazione sia tragica. Lo vediamo fin dall’inizio la prima volta che cerca di scappare da Howard e, oltre alla sua volontà, vediamo anche la sua enorme ingegnosità perché, con quello che ha, cerca di costruire attrezzi che possano aiutarla. Un personaggio davvero molto interessante che, attraverso questa situazione, tirerà fuori una forza che non credeva di avere. A tal proposito ho amato il dialogo tra lei ed Emmett su eventi importanti della loro vita, dove Michelle perla del fatto che dai problemi è sempre fuggita. Una scena molto importante per il personaggio e la sua crescita. Riguardo al finale non posso dire niente, ma so che a qualcuno non è piaciuto perché rovina la storia o perché fuori posto. Io sono dell’opinione contraria, penso che sia adatto a questo film e già in precedenza si poteva intuire quest’opzione.

Per concludere, 10 Cloverfield Lane è un film straordinario, un film claustrofobico ambientato in pochissime stanze che riesce a intrattenere lo spettatore dall’inizio alla fine, a tenere alta l’attenzione del pubblico e anche la tensione, attraverso una bellissima atmosfera e degli svolgimenti davvero ben gestiti e mai forzati. Un film che adoro e che consiglio assolutamente.

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Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

26 pensieri riguardo “10 Cloverfield Lane

        1. Dal mio punto di vista no. L’ho riguardato diverse volte e posso dire che anche sapendo il finale riesce veramente a tenere in tensione e ad avere dei momenti davvero inquietanti.

  1. Allora, il primo film no ho finito di vederlo perchè mi ha provocato un gran mal di testa per come è stato girato. Sicuramente molto originale, non lo nego, ma non so manco come sia finito perchè l’ho stoppato a metà. Manco sapevo avessero fatto un sequel.

    1. Questo seguito ha poco a che fare con il primo capitolo ed è girato in maniera più “tradizionale”. Quest’opera a mio avviso è eccellente in tutto e per tutto e sono sicuro che potrà piacerti.

  2. questo di nome lo conosco da anni ma non sono ancora riuscito a recuperarlo, anche se mi sono spoilerato il finale
    e che dire, cast di prim’ordine eh

    mary elizabeth winstead è bravissima; hai mai visto Make it happen?

    1. Accidenti, mi dispiace tanto per lo spoiler che hai ricevuto. Ti consiglio comunque di recuperarlo perché è veramente un film stupendo. Comunque no, non ho mai visto Make it happen.

        1. Per me dipende. Ci dev’essere un ottimo equilibrio tra forma e sostanza. Ad esempio una trama può essere vista e rivista più volte ma dev’essere narrata bene, attraverso una tecnica interessante e intelligente e farti provare emozioni o quantomeno arrivare al succo della questione.

    1. Interesting! If I don’t disturb you, can I know why you didn’t like it?
      In any case yes, my name is inspired by the character of Lewis Carroll. I really love Alice in Wonderland.

      1. I watched this movie a long ago: in the year it was released. It didn’t seem deep enough to hold my interest for long. On the other hand: the book and cartoon based on the book were my favourite for a long time.

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