Benvenuti o bentornati sul nostro blog. La scorsa volta abbiamo discusso della nuova trasposizione de L’Uomo Invisibile diretta da Leigh Whannell, una trasposizione del classico di Wells in chiave moderna. Un film che ho trovato interessante sotto molti aspetti. Quello che sicuramente mi ha colpito di più è come abbiano unito bene le tematiche dell’invisibilità e della violenza domestica, due tematiche molto più vicine di quanto si possa pensare, creando delle argomentazioni interessanti e mature. Ho apprezzato la prova recitativa di tutti gli attori e l’uso intelligente degli effetti digitali, ma soprattutto ho apprezzato vedere la maturazione di Whannell come regista, con inquadrature più curate e studiate, anche se in certe occasioni ricordano molto lo stile di James Wan. In ogni caso per me è stato un bel thriller-horror, capace di tenere in tensione, intrattenere e parlare di temi molto attuali. Questo film ha anche dato speranza per i mostri classici della Universal che, dopo il fallimento di The Mummy con Tom Cruise, rischiavano di non rivedere la luce. Quindi L’Uomo Invisibile è stato un film importante per L’Universal.
Quest’oggi rimaniamo legati al genere horror, parlando di una pellicola legata a un altro mostro sacro dell’orrore: Stephen King. Abbiamo discusso dei film tratti dalle sue opere qualche tempo fa con Brivido (il suo primo e ultimo film da regista), Unico indizio la luna piena e L’occhio del gatto, film che mi hanno molto divertito, anche se non sono i migliori, specialmente Brivido che è a tutti gli effetti una perla del trash, mentre ho sempre apprezzato e sempre apprezzerò L’occhio del gatto e lo riguarderei volentieri se avessi più tempo. In ogni caso con questo articolo volevo provare a fare qualcosa che non ho più fatto da molto tempo. Parlare di un film tratto da un’opera di King e metterlo a confronto con il suo remake. Tantissimo tempo fa, quando ancora non sapevo scrivere bene e non avevo una grande cultura cinematografica, lo feci con Carrie. Questa volta voglio farlo con un film che adoro tantissimo e che a mio avviso certe volte viene fin troppo snobbato. E poi c’è il remake, apprezzato da alcuni e detestato da altri. Con questo articolo parlerò di ben due film e sarà davvero molto interessante. Quindi iniziamo con il primo dei due.
Ecco a voi Cimitero Vivente (Pet Sematary), pellicola horror del 1989, scritto da Stephen King, diretto da Mary Lambert e tratto da Pet Sematary dello stesso King.
Trama:
La famiglia Creed si trasferisce nella piccola cittadina di Ludlow, nel Maine. Louis Creed (Dale Midkiff) è un medico che è stato incaricato di prestare servizio nella scuola della cittadina, per questo si è trasferito lì con la moglie Rachel (Denise Crosby), la figlia Ellie (Blaze Berdahl) e il figlio piccolo Gage (Miko Hughes). Qui Louis fa amicizia con il suo nuovo vicino di casa, Jud Crandall (Fred Gwynne), il quale lo avverte della pericolosità della strada davanti casa sua, visto che lì sfrecciano molti camion della Orinco ad alta velocità e che molti animali finiscono investiti. A questo proposito Jud mostra mostra alla famiglia una stradina davanti alla loro casa che porta a un vecchio cimitero per animali dove le persone sotterrano appunto i loro animali. Nel cimitero vedono anche un’enorme catasta di legna a cui Jud non dà spiegazione. Ellie è molto turbata dal cimitero perché non vuole separarsi dal suo amato Church, il suo gatto. Il giorno seguente Louis soccorre un ragazzo chiamato Victor Pascow (Brad Greenquist), che è stato investito da un camion e ha la testa aperta a metà. Nonostante sia impossibile salvarlo, Louis fa di tutto per aiutarlo. Quando il ragazzo muore, il suo corpo si rianima e dice a Louis che presto tornerà da lui. Quella sera stessa infatti lo spettro di Pascow fa visita al protagonista e gli spiega le sue ragioni. Il fantasma vuole aiutarlo perché Louis ha fatto il possibile per lui e per questo lo porta al cimitero degli animali. Pascow indica la catasta di legna e avverte Louis di non oltrepassare mai quel punto perché è lì che i morti camminano. Questo è l’avvertimento dello spettro, ma Louis sarà in grado di fare con gli ha detto? Tutto inizierà a crollare quando Church viene investito e uccido da un camion e Jud gli consiglia di sotterrarlo proprio oltre la barriera. E lì il gatto tornerà in vita, ma diverso da come era prima.
Inizialmente questo film doveva essere diretto da George Romero ma lui abbandonò il progetto quando la produzione venne posticipata di cinque anni e la pellicola venne così affidata a Mary Lambert. Personalmente ho sempre considerato la Lambert una regista in gamba, che sapeva fare il suo lavoro, creare le giuste inquadrature e la giusta atmosfera e a mio avviso meritava molto più spazio sul grande schermo.
In ogni caso la regia della Lambert in questo film mi è sempre piaciuta. Prima di tutto perché lei sa bene dove piazzare la macchina da presa per mostrare certe scene e soprattutto sa come costruire alla perfezione certe sequenze sia horror sia drammatiche e lo vedremo bene tra poco. Inoltre una cosa che lei riesce a gestire benissimo è il ritmo e il montaggio. Apprezzo molto il ritmo della pellicola perché si prende il suo tempo per narrare tutte queste vicende e personaggi e non accelera mai, neanche sul finale. Per fare un esempio la storia che ho raccontato nell’introduzione si prende molto spazio all’interno del film e in quei punti approfondisce molti particolari che ho omesso e riesce a rendere tutta la situazione più credibile e naturale, proprio perché ha il tempo di approfondire tutti gli aspetti più importanti come i personaggi, i rapporti tra di loro e gli incedibili eventi che stanno accadendo. E questo ritmo lento continuerà anche nel finale, dove gli eventi raggiungeranno un punto di non ritorno. Questo ritmo aiuta molto a immedesimarsi nella storia e soprattutto aumenta la forza e l’impatto di certe scene drammatiche. Inoltre adoro i flashback e il modo in cui sono stati inseriti. Come ho detto in precedenza, il montaggio è ottimo e lo dimostrando i flashback che spiegano cosa succede in quel terreno sacro e soprattutto il passato di Rachel dove viene specificato perché parlare della morte la spaventa, ricordando sua sorella Zelda, un incubo vivente che ancora oggi riesce a impressionare. E tutti questi flashback sono veloci, non rallentano il ritmo e in poco tempo riassumono eventi e concetti importanti.
Un’altra caratteristica che ho amato di questo film è come sono riusciti a narrare bene la tematica della morte, senza peli sulla lingua e in maniera diretta. Inizia tutto con la scoperta del cimitero degli animali e la consapevolezza da parte di Ellie che un giorno il suo gatto morirà e questa consapevolezza prenderà sempre più piede, facendo fare alla ragazzina domande sulla morte, sul perché bisogna morire, su cosa c’è dopo e molti altri argomenti interessanti. Il tema della morte però non si ferma solo qui, ma ci viene mostrata in maniera crudele: la morte di Church, il rumore che fa quando lo staccano dal terreno, la morte di Pascow, Zelda stessa che a un certo punto della sua malattia era letteralmente una morta che respirava e infine la morte più crudele e impressionante di tutte, una morte che tutti conoscono e che è molto famosa: la morte di Gage. La sua morte è un momento orribile e tragico, un evento capace di spezzare il cuore e di far vacillare chiunque ed è anche in quel momento che Louis farà quel che farà. Un concetto di morte mostrato in tutto il suo orrore e distruzione e a mio avviso una trasposizione ottimo del romanzo. Un film che ho sempre apprezzato e sempre apprezzerò.
Nel 2019 invece arriva nelle sale di tutto il mondo in remake dell’opera di Mary Lambert ossia Pet Sematary, scritto da Jeff Buhler e David Kajganich e diretto da Kevin Kölsch e Dennis Widmyer.
Non starò a ripetere la trama visto che è identica di base ma ci tengo a precisare chi sono gli attori e il loro ruolo. In questa nuova trasposizione abbiamo Jason Clarke nel ruolo di Louis Creed, Amy Seimetz è Rachel, John Lithgow è Jud Crendall, Jeté Laurence è Ellie, Hugo Lavoie e Lucas Lavoie sono Gage e Victor Pascow è interpretato da Obssa Ahmed.
Questa trasposizione la vidi al cinema e la prima volta mi lasciò un po’ di dubbi. C’erano idee ma molti elementi non mi erano piaciuti ed erano difettosi. Dopo averlo riguardato un’altra volta invece l’ho rivalutato, mi è piaciuto anche se preferisco il film di Mary Lambert, ma anche questo remake ha i suoi grandi pregi. Inizierò a parlare degli elementi che non mi hanno convinto del tutto.
In primis alcuni elementi tecnici come la fotografia: mi piace molto come hanno gestito l’illuminazione quando è notte, dando un aspetto quasi surreale al posto come ad esempio il bosco, ma di giorno ho notato un tipo di fotografia spenta, desaturata, che non si lega bene ai momenti che narra.
Un altro elemento che non ho apprezzato è la parte finale. Il montaggio del film è ottimo, come l’originale, e lo stesso vale per il ritmo che qui si prende i suoi tempi per poter narrare al meglio i personaggi e le tematiche ma alla fine, per qualche motivo, la pellicola preme tutto sull’acceleratore, dimostrandosi molto simile a certi film horror da quattro soldi che vedevo spesso al cinema e che mandano tutto nel caos più totale. Questa cosa mi ha fatto storcere il naso e penso che questa fosse una scelta voluta dalla produzione piuttosto che dai registi.
Inoltre non mi è piaciuta per niente la presenza dei bambini con le maschere da animali. Negli spot, nelle pubblicità, nei trailer venivano spesso mostrati questi bambini, come se avessero un ruolo molto importante nella storia ma alla fine appaiono solo nei primi momenti della pellicola e mai più. Diciamo che sono serviti per fare scena e la pubblicità non ha aiutato per niente. Anche questa è una cosa che non ho apprezzato.
Ciò che invece ho apprezzato è il tentativo dei registi di scostarsi il più possibile del film di Mary Lambert sia a livello scenico che per quanto riguarda la trama. E in molti punti si vede la volontà dei due di creare qualcosa di nuovo. Un altro elemento positivo è che nel film viene sottolineato l’ateismo di Louis, cosa che non era successo nell’originale. Perché ciò dovrebbe essere importante? Perché questo elemento rafforza ancor di più la decisione del protagonista di usare quel terreno sacro (inquinato), visto che per lui la morte significa la fine, non c’è niente dopo, solo marciume e decomposizione, e il suo rapporto con la morte sarà anche peggio rispetto a quello di sua moglie con Zelda (tra l’altro anche qui Zelda è terrificante).
L’ultimo elemento, il cambiamento maggiore che hanno fatto e che ho trovato curioso riguarda il fatto che non uccidano Gage bensì Ellie. E quindi sarà lei a tornare questa volta. Questo cambiamento dal mio punto di visto ha ragione di esistere, non è una semplice scusa per riuscire a gestire le scene (non oso immaginare che incubo sia stato per Mary Lambert gestire le scene con Gage). Questo cambiamento ha senso perché è Ellie a fare domande sulla morte e su cosa c’è dopo, proprio come nel film precedente, e perché, quando lei ritornerà, sarà consapevole del suo stato al contrario di Gage che invece non si rendeva conto di ciò. Questa consapevolezza renderà Ellie un personaggio molto interessante e sfaccettato che sottolineerà l’orrore di dover tornare a camminare dopo la morte.
In conclusione posso dire che ho apprezzato entrambi i film. Considero migliore l’opera di Mary Lambert per tanti motivi, l’ottima messa in scena, la drammaticità, l’orrore della morte, il ritmo, ma anche il remake mostra di avere carattere, con uno stile tutto suo (non originale ma comunque piacevole) e dei cambiamenti davvero interessanti e studiati. Quindi personalmente consiglierei a tutti di vedere questi film perché e vale la pena.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
…dunque quello dell’89 è un must intoccabile, meraviglioso e bellissimo… il remake degli anni 2mila non mi è affatto dispiaciuto, poteva sicuramente deludere invece personalmente non l’ha fatto😜🤟
Quello dell’89 non è proprio intoccabile, ha i suoi difetti, ma comunque rimane un’opera davvero interessante e affascinante nella sua messa in scena e nel modo in cui riesce a descrivere molto bene il concetto di morte. Il remake poteva dare molto di più, specialmente nella parte finale e con alcuni personaggi.
Illuminami su quello dell’89… cosa miglioreresti?🤔
Jud Crandall. In realtà nel remake è trattato con ancor più superficialità, ma Jud è importantissimo visto che è lui a far iniziare tutto. La cosa che ha sempre confuso in molti è il motivo per cui ha detto a Louis del cimitero. Nel libro lui è un personaggio veramente bello e complesso e in nessuno dei due film sono riusciti a dargli giustizia purtroppo.
Vediamo…
Nel 1989 ,nonostante i suoi difetti il film mi piacque molto.
L’ultimo no.
Il mio cervello innamorato di King ha avuto un rifiuto totale.
L’ho visto,ma l’ho letteralmente cancellato dalla memoria.
Ahahahahahah
Bè, a molti non è piaciuto il remake e posso capire. Io personalmente l’ho apprezzato, soprattutto per i tentativi che hanno fatto per raccontare la storia in maniera diversa.
Ecco appunto.
Troppo diversa per me.
Ma che ci vuoi fare sono di coccio io.
Nah, ognuno ha i suoi gusti. Più che altro sono strano io visto che il remake mi è piaciuto e a molti no.
Non ho visto nessuno dei due, ma la tua recensione è fantastica come sempre, buon pomeriggio ;)
Grazie mille per il commento! Se vuoi recuperarli, inizia da quello dell’89, dei due sicuramente il migliore.
ciao! anche io h parlato di: libro, trasposizioni, commento al film più vecchio.
qui trovi la intro alle trasposizioni comparandole al libro: https://austindoveblog.wordpress.com/2019/07/24/pet-sematary-le-sue-trasposizioni-in-breve/
indovina quale ho preferito
Bellissimo confronto! Io ho letto il libro l’anno scorso e l’ho anche recensito.
Mi aveva messo addosso un’angoscia tremenda. Non tanto per le scene di resurrezione o quelle più splatter, quanto per i temi affrontati e dal sapere che la vicenda è ispirata proprio a un evento vissuto dallo stesso autore, il cui figlio ha rischiato di essere investito quando era piccolo. Non me lo aspettavo tutto ciò. È stato anche il mio primo King, quindi non sapevo cosa aspettarmi proprio in generale. Però mi è piaciuto molto! Ma credo non vedrò mai i film, in quel caso non reggerei proprio 😅
La lentezza dello svolgimento l’ho apprezzata anche nella lettura, fa capire che l’obiettivo non è fare qualcosa di horror tanto per, al fine creare lo spavento facile, ma che dietro c’è una vera storia da narrare e un messaggio da trasmettere.
Grazie mille! Il libro è uno dei lavori più belli scritti da King e concordo con tutto quello che hai scritto. Comunque quando avrò del tempo leggerò con piacere la tua recensione. Grazie ancora!
[…] abbiamo discusso di ben due film ossia il Pet Sematary del 1989 e l’omonimo remake del 2019 (QUI per la recensione). Due pellicole molto interessanti con vari punti di forza, specialmente il […]
[…] The Butcher ha scritto un articolo sui due film dedicati a questo romanzo: Cimitero Vivente (1989) e Pet Sematary (2019). […]
Il film del 1989 non è tra i miei preferiti tra quelli tratti dai libri di King e tutto somamto nemmeno come film in sè. La versione del 2019 manco l’ho guardata.
Se quella del 1989 non ti è piaciuta dubito che il remake possa piacerti. Comunque sono curioso, perché non ti è piaciuto?
Allora, ero un ragazzino quando l’ho visto ma avevo già letto il libro e per me è stato inevitabile che lo avessi preferito al film, che non mi aveva trasmesso la stessa angoscia del libro, L’ho voluto rivedere da grande e ho confermato tutto quello che avevo pensato a 14 anni.
Capisco. Effettivamente il libro è veramente angosciante ed è uno dei libri più cattivi e crudeli che King abbia scritto. Io comunque continuo a considerare il film della Lambert un bel lavoro, fatto con una bella messa in scena.