Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo discusso di un film sugli infetti davvero molto interessante ossia Train to Busan. Un film coreano su questa epidemia che rende le persone violente e aggressive e dove un gruppo di persone rimangono bloccate su un treno. Un film tecnicamente ineccepibile, una regia curata e precisa, un montaggio fluido e veloce, frenetico nelle scene d’azione ma che sa quando fermarsi per dare spazio ai personaggi principali. Ed è soprattutto un film in cui sono i personaggi a essere il centro della storia e non semplice carne da macello. Dei personaggi reali e molto umani, con i loro difetti e i loro pregi, e per cui tifiamo dall’inizio alla fine. Uno dei film horror più interessanti degli ultimi anni che vi consiglio di recuperare assolutamente.
Con questo articolo rimaniamo ancora in tema horror ma, invece di recensire un horror d’azione, recensiremo un thriller/horror. In questo caso volevo anche discutere di un’azione che l’Universal sta cercando di portare avanti ossia far rinascere i suoi mostri classici. Ormai i multiversi stanno spopolando negli ultimi anni con la Marvel, la DC, il Monster Universe ecc… e l’Universal ha deciso di cogliere la palla al balzo. E perché no visto che fu proprio l’Universal a creare i primi crossover con i propri mostri attraverso film come Frankenstein contro L’Uomo Lupo e Al di là del mistero, quest’ultimo un film che includeva gran parte dei mostri Universal. L’Universal fu la prima a realizzare questo tipo di crossover e così ha deciso di cavalcare l’onda mettendo in piedi il Dark Universe, aprendo le porte di questo mondo con The Mummy con Tom Cruise. Il risultato fu alquanto deludente. Hanno cercato di fare una specie di film con mostri aventi capacità simili a quelle dei supereroi e in realtà non ci sarebbe nulla di male in ciò (preferisco l’approccio classico, ma anche così può funzionare), se non fosse che è un film realizzato con male, raccontato in maniera molto superficiale, dei personaggi dimenticabili (tranne il personaggio di Ahmanet che aveva un potenziale enorme), una storia abbastanza vuota e colpi di scena blandi. Fu un fallimento di critica e di pubblico e sembrava che il progetto riguardante il Dark Universe dovesse morire in quel modo, ma soprattutto sembrava che anche i vecchi mostri non avrebbero rivisto la luce. Poi uscì questo film, un film che poteva dare una speranza ai mostri classici.
Ecco a voi L’uomo invisibile (The Invisible Man), pellicola thriller-horror del 2020 scritta e diretta da Leigh Whannell.
Trama:
Cecilia Kass (Elizabeth Moss) è una donna che da tempo è fidanzata con Adrian Griffin (Oliver Jackson-Cohen), un ricco ingegnere specializzato nel campo dell’ottica. La relazione però non va per niente bene. Griffin è una persona violenta e possessiva che da molto tempo non fa altro che abusare di Cecilia e controllare tutta la sua vita. Così lei, stanca di questa situazione, decide di fuggire da lui con l’aiuto della sorella Emily (Harriet Dyer). Adrian la raggiunge ma Cecilia riesce comunque a fuggire. Passa una settimana e Cecilia si è rifugiata a casa del suo amico James (Aldis Hodge) e della figlia di lui Sydney (Storm Reid). Lei non riesce a uscire di casa e teme che Adrian possa trovarla in qualche modo. Ed è allora che Cecilia riceve la notizia: Adrian si è suicidato. Inoltre Adrian ha lasciato a Cecilia un’eredità di 5 milioni di dollari. Le cose sembrano andare bene, Cecilia ringrazia di cuore James e Sydney e inizia a ricostruirsi una vita. Poco dopo però iniziano a succedere cose molto strane intorno a lei. Inizialmente di tratta di piccole cose come ad esempio lasciare i fornelli accesi, ma più passa il tempo più le cose peggiorano come svenire durante un colloquio di lavoro e scoprire in seguito di aver ingerito senza saperlo una grande quantità di Diazepam, lo stesso farmaco che lei aveva utilizzato per drogare Adrian la notte in cui è fuggita. Cecilia inizia a sentire sempre più spesso una presenza che la osserva e la segue e inizia a pensare che Adrian non sia morto veramente ma che abbia trovato un modo per seguirla senza farsi vedere. Ovviamente gli altri pensano che lei stia soffrendo per i traumi subiti da Adrian e che sia solo frutto della sua immaginazione. Cecilia però è convinta di quel che dice e cerca un modo per dimostrare che Adrian è ancora vivo, cercando di affrontarlo. E Cecilia ha ragione, c’è qualcosa che la perseguita e cerca di distruggerle la vita.
Di Leigh Whannell avevamo già parlato molto tempo fa. Lui è un grande amico di James Wan e insieme a lui ha creato la saga di Saw e di Insidious, in questi casi come sceneggiatore e produttore (in Saw anche come attore). Debuttò poi come regista con Insidious 3 (che avevamo discusso QUI), per il momento uno dei capitoli meno riusciti della saga anche se non l’ho trovato così male. In seguito fece il film Upgrade in cui lui dimostrò di essere migliorato molto come regista con una pellicola molto interessante che lo ha riportato in auge.
Questa pellicola era un progetto che mi interessava molto. Prima di tutto perché è una reinterpretazione in chiave moderna di uno dei miei libri di fantascienza preferiti e soprattutto perché sembrava davvero voler inserire degli elementi intelligenti.
Uno degli elementi che mi ha colpito di più è sicuramente l’invisibilità. Nel romanzo di Wells ciò si otteneva attraverso un procedimento chimico mentre qui hanno optato per un altro metodo, che non svelerò anche se è intuibile fin dall’inizio. In ogni caso è un cambiamento che viene ben contestualizzato in maniera ottima. C’è un altro elemento che ho apprezzato e che si lega con la tematica dell’invisibilità: la violenza domestica. In questo film Cecilia ha subito vari abusi da parte di Adrian, un uomo che vuole avere il controllo su qualsiasi cosa, specialmente su Cecilia. Un uomo che voleva possedere tutto di Cecilia, il suo corpo, la sua mente, il suo futuro, tutto. Ciò viene spiegato benissimo e gli effetti che una persona simile ha avuto su Cecilia sono purtroppo evidenti e lei, anche dopo la fuga, vive costantemente nel terrore di lui. Solo quando scoprirà della sua morte lei avrà finalmente la forza per ricominciare daccapo con la sua vita. Ed è in quel momento che iniziano ad accadere quegli strani fenomeni, fenomeni che mano a mano iniziano a peggiorare sempre di più e che puntano non solo a terrorizzare Cecilia ma anche a distruggere tutti i legami con le persone a lei care. Unire l’invisibilità con questo tipo di abusi è stata una scelta intelligente e ben ponderata perché il terrore che causa è simile. Vivere sempre nella paura che colui che ti ha fatto del male possa tornare, la paura di essere costantemente spiata da qualcuno che non riusciamo a vedere, ciò è un tipo di terrore che si abbina perfettamente all’invisibilità, anzi questo tipo di terrore aumenta ancor di più visto che è legato a un concetto reale e purtroppo ancora attuale e diffuso. Una scelta che sarà centrale per tutto il film.
Un altro elemento che mi è piaciuto è la recitazione e i personaggi, in particolar il personaggio di Cecilia. Gli attori sono tutti molti bravi e tra tutti risalta specialmente Elizabeth Moss. La vediamo all’inizio come un personaggio ferito e stanco che ha sul volto i segni di una relazione malata. Quando poi scoprirà della morte di Adrian, ricomincerà a vivere pian piano, imparando perfino a uscire di nuovo da casa. Tutto crollerà quando inizieranno a succedere quegli strani eventi e si sentirà perduta, almeno fino a quando non comprenderà che dietro a quei fenomeni si nasconde Adrian. E invece che scappare o rintanarsi, lei deciderà di combattere, di affrontarlo una volta per tutte. Affrontare un nemico invisibile però non è una cosa semplice, soprattutto se tutto il mondo pensa che sia morto e soprattutto se lui è una persona intelligente e manipolatrice. Con il passare del tempo Cecilia verrà sempre di più allontanata dagli altri e verrà ferita sempre di più, ma nonostante tutto la vedremo sempre più arrabbiata e risoluta. Lei non ha intenzione di piegarsi a Griffin mai più e inizierà a reagire, arrivando ad affrontarlo anche fisicamente.
E qui arriviamo a parlare degli effetti speciali. Nell’articolo su L’Uomo Invisibile di Whale avevamo visto come per creare l’effetto dell’invisibilità furono usati degli stratagemmi interessanti e complessi, un misto tra montaggio, sovrapposizioni e fotografia. Un procedimento lungo ma efficace. Oggi con la tecnologia di oggi, CGI e green screen, riuscire a creare l’invisibilità è molto più semplice ma comunque Whannell riesce a utilizzare questi stratagemmi in maniera intelligente e studiata. Prendiamo per esempio la prima scena in cui Cecilia affronta l’uomo invisibile. In questa parte vediamo la donna sollevata e buttata di peso contro la parete, per poi essere scaraventata a terra e qui Cecilia riuscirà a rispondere all’attacco di quella persona con gli oggetti che troverà in giro. Lo scontro durerà a lungo e Cecilia verrà lanciata in tutte le direzioni, anche contro il tavolo, e la cosa molto interessante di questa sequenza e di molte future è che non avranno stacchi, sarà un’unica inquadratura che riprenderà il tutto e si muoverà poco. Ammetto che questo metodo funziona benissimo e riesce a rendere le scene molto credibili e impressionanti.
Parliamo infine della regia. Qui posso dire che Whannell è stato molto influenzato dallo stile dell’amico Wan. La costruzione delle scene e certe inquadrature ricordano per certi versi Wan e questa cosa di notava anche con Insidious 3, ma qui possiamo vedere come sia maturato a livello registico e di messa in scena, con inquadrature più studiate e momenti in cui cerca di allontanarsi da Wan. Mi piacciono soprattutto quelle inquadrature che tendono a mostrare i corridoi vuoti e le porte aperte, inquadrature fatte per mettere tensione, visto che non possiamo sapere se lui si effettivamente lì o no.
Per concludere L’uomo invisibile è una reinterpretazione veramente interessante della storia di Wells e del film di Whale, una pellicola che riesce a portare la tematica dell’invisibilità in un contesto moderno e a usarlo per parlare di violenza domestica e abusi in maniera matura. Lo stesso Whannell sembra maturato dai tempi di Insidious 3 , anche se lo stile di Wan si vede ancora. Forse ad alcuni potrà non piacere questo cambiamento, e capisco benissimo, ma comunque vi consiglio di dare una probabilità a questa pellicola perché a mio avviso ne vale assolutamente la pena.
Spero che la recensione vi sia piaciuta
Alla prossima!
[The Butcher]
Avevo basse aspettative e invece mi è piaciuto molto. Ho apprezzato il fatto che si prende i suoi tempi senza spiegare tutto fin dall’inizio, e il tema della violenza domestica.
Anche questi per me sono stati elementi molto positivi per me. Negli horror di solito apprezzo molto quando si prendono del tempo per parlare della storia e dei personaggi. E poi questo film ha delle tematiche molto importanti.
Bella recensione.
Appuntato in lista!
Grande Butch come sempre!
Grazie mille! Spero tanto che il film ti piaccia!
Really good review for a film I haven’t seen yet. It seems a very clever and modern transposition of the Wells fantastic Novel. It makes me think of the “Hollow man”, directed by Verhoeven (not its best but not so bad).
That film was really good in the first part. Unfortunately in the second part they made some mistakes, but it was good for me.
I’m usually indulgent when I see those kind of B movies. When it’s crafted with talent, and a minimum different of the common production, it suits me well.
I too tend to be a lot more forgiving when it comes to B movies. They are works made with very little means and a lot of effort. Instead many times I tend to be strict with certain blockbusters because of the huge budgets at their disposal.
Un ottimo film che, oltre alla componente thriller, sfrutta con molta intelligenza il concetto di invisibilità per ‘riempire gli spazi vuoti’. Capita spesso infatti di concentrarsi sullo sfondo e sull’ambiente per cercare di ‘notare’ un dettaglio, un minimo movimento che tradisca la presenza di Adrian.
Ho molto apprezzata quella scelta registica. È stata una scelta davvero molto intelligente e funzionale alla tensione.
Interessante, andrò a vederlo e ti saprò dire
Spero che ti piaccia!
La tua recensione è come sempre un’ottima recensione e su questo non si discute: completa e scritta come sempre con il tuo stile pacato, mai esagerato nelle iperboli e senza l’abuso di quei superlativi assoluti con cui in genere i critici entusiasti condiscono i loro pezzi (e nei quali, ahimé, anch’io purtroppo invece indulgo), ma soprattutto ricco di notazioni tecniche di regia e di messa in scena (cosa è decisamente il valore aggiunto dei tuoi pezzi, specie quando parli di cose di cui anche altri hanno parlato).
In particolare ho trovato assolutamente calzante e molto rivelatrice la disamina sulle ascendenze artistiche del regista Leigh Whannell nei confronti del cinema di Wan e da lì, per caduta, l’aver mostrato i punti in comune.
C’è tuttavia uno splendido non detto che purtroppo sfuggirà di certo a chi non ti frequenta abitualmente e che rende questa tua recensione della versione 2020 del classico soggetto de L’uomo Invisibile, un vero must ovvero la tua conoscenza dei mostri classici della Universal, su cui hai scritto tanto e bene e che ti rende ai miei occhi una vera autorità!
Personalmente, come già scrissi nello spazio commenti di un pst del comune amico Lapinsu, trovai a suo tempo davvero magnifica rivisitazione della storia operata da Leigh Whannell, per due motivi che saltano all’occhio immediatamente ossia aver narrato la storia in modo netto dal punto di vista della vittima (e non dello scienziato) ed aver declinato tutta la paura sull’abuso vissuto tra le mura domestiche: un cambiamento essenziale, al quale si aggiunge tutto il resto, ma che già da solo dà alla storia la giusta modernità.
Poi, non penso che ci sia nemmeno bisogno di parlare dell’enormità recitativa di Elisabeth Moss!!
Insomma, la tanto chiacchierata Blumhouse Productions riesca ancora una volta a mettere a segno un colpo favoloso, tanto che oramai ci ha abituato a questa periodica incursione di autorialità nella sua offerta in genere più spiccia e popolare.
Ti ringrazio tantissimo per il tuo commento! Ogni volta che leggo un tuo commento o post sono sempre curioso di sapere cosa ne pensi. Sono veramente felice che anche tu abbia apprezzato questo film e soprattutto che anche tu abbia concordato con i cambiamenti apportati a questa storia. Il punto di vista della vittima mi piace veramente tanto ma soprattutto apprezzo che abbiano deciso di legare queste due tematiche: l’invisibilità e la violenza domestica. Purtroppo questo tipo di violenze sono veramente invisibile agli occhi di molti. Per questo ho trovato quest’idea molto intelligente e soprattutto ottimo il modo con cui è stato utilizzato. La Blumhouse si sta dimostrando un’ottima casa di produzione. Certo, ha volte ha realizzato pellicole brutte, ma almeno posso dire che quella casa dimostra molto più carattere e coraggio di altre (anche se la A24 rimane ancora la mia preferita assoluta).
Concordo assolutamente!
Oramai la A24 è quasi diventata un marchio di garanzia!
Per questo, oltre che per il nome di David Lowery (del quale ho apprezzato moltissimo A Ghost Story), non vedo l’ora di vedere il nuovo lavoro della A24 ovvero quel The Green Knight, scritto, diretto e montato da Loewe ed ispirato al poema cavalleresco Sir Gawain e il Cavaliere Verde che prosegue il ciclo arturiano dei cavalieri della tavola rotonda (epica europea che a suo tempo mi divertii a scrivere sul mio blog di come sia alla base persino del genere western e dei moderni eroi solitari)… Se ancora non l’hai fatto, ti consiglio di guardare i due trailer già usciti, davvero interessanti!
Ho visto il nuovo trailer. Già il primo mi aveva emozionato non poco e questo mi ha fatto lo stesso effetto. Le ambientazioni, la fotografia e anche la messa in scena, sembra tutto incredibile! Spero vivamente di poterlo vedere al cinema!
a me interessa molto
a me ricorda Via dall’incubo con JLo
Hai fatto un bel paragone. Si parla comunque di uomini violenti che considerano la donna come loro proprietà quindi il paragone ci sta tutto.
Mi fa piacere :)
Questo me lo son perso, devo recuperarlo appena possibile, poi se c’è Elizabeth Moss meglio ancora. Concordo sul film “La mummia” con Tom Cruise: davvero insulso. Meglio a questo punto la trilogia con Brendan Fraser che, per quanto molto più scanzonata, è stata fatta meglio.
Concordo in pieno con quello che hai detto. La trilogia con Brendan Fraser è piena di difetti ed esagerata, ma almeno era capace di intrattenere e c’era una certa cura tecnica in certi punti.
Un film che volevo proprio vedere. Storia di abusi, narcisismo, manipolazione e mascolinità tossica, con l’aggiunta di un elemento (ancora) fantascientifico. Mi sono emozionato ed empatizzato con la vittima.
Il film è riuscito perfettamente a parlare di queste tematiche e a farti provare quella sensazione di trappola e impotenza. Ed Elizabeth Moss è riuscita a interpretare quella parte alla perfezione.
I like you opened my eyes in this article about the directing style in the throwing around scene and Whannel’s style compared to Wan. Thank you! And I really enjoyed this movie.
Thank you so much for your comment! I really appreciate how mature Whannel is as a director even if he is at times attached to Wan’s style. Thanks again for your comments, they made me very happy.