Nell’ultimo periodo abbiamo parlato di registi interessanti, i cui lavori mi hanno sempre affascinato e colpito (escludendo quella piccola parentesi legata a La notte della lunga paura). Registi che in un certo senso hanno avuto un certo peso per me nei confronti del cinema e che mi hanno aiutato molto nell’ultimo periodo. C’è un altro regista però che io adoro con tutto me stesso ma che in tutti questi anni non ho mai osato trattare, primo perché è un mostro sacro del cinema, uno dei registi migliori della settima arte, secondo perché non mi ritengo all’altezza di parlare di un regista simile. Il regista in questione è Stanley Kubrick. Non penso ci sia bisogno di presentazioni o altro, Kubrick è stato uno dei registi migliori di sempre, che è riuscito a rivoluzionare il cinema in moltissime occassioni e a creare dei capolavori intramontabili. Alla fine ho trovato il coraggio di parlare di una delle sue opere, ma non ho voluto andare sul banale. Inizilamente però pensavo di fare qualcosina di più prevedibile come ad esempio The Shining (visto che ho parlato di Doctor Sleep), ma lo farò un’altra volta. In quest’occasione parlerò di un suo lavoro che amo tantissimo, ma che pochi tendono a citare quando parlano di Kubrick.
Ecco a voi Orizzonti di gloria (Paths of Glory), un film di guerra del 1957 diretto da Stanley Kubrick.
Trama:
Siamo in Francia nel 1916 in piena prima guerra Mondiale e il generale Georges Broulard (Adolphe Menjou) chiama il generale Paul Mireau (George Macready) per proporgli un piano. Broulard vorrebbe che Mireau inviasse la sua divisione in un attacco massiccio e rischioso contro una linea difensiva tedesca chiamata Il Formicaio. Mireau inizialmente rifiuta perché Il Formicaio ha una difesa incredibilmente massiccia e inviare la sua divisione lì sarebbe una missione suicida, ma cambia subito idea quando Broulard gli promette una promozione. Mireau si dirigge alla trincea per controllare la situazione e spiega l’obiettivo al colonello Dax (Kirk Douglas) del 701° reggimento e lascia a lui la pianificazione dell’attacco. Dax però è contrario al piano perché sa che perderebbe più della metà dei suoi uomini e le probabilità di conquistare Il Formicaio sono basse e si oppone come può al generale. Il generale però fa valere la sua posizione e Dax è costretto ad accettare. Il giorno dopo inizia l’attacco al Formicaio e Dax è in prima linea a guidare i suoi soldati nell’avanzata verso la terra di nessuno. Questa prima ondata di soldati non riesce ad avanzare per colpa del fuoco nemico pesante e la compagnia B, terrorizzata dalla strage, si rifiuta di abbandonare la trincea, causando l’ira del generale Mireau. Quest’ultimo, per dare la colpa del fallimento a qualcun altro, decide di portare alla corte marziale tre soldati, uno per ogni compagnia, e processarli per codardia. Questi tre sono il caporale Philippe Paris (Ralph Meeker), il soldato Maurice Ferol(Timothy Carey) e il soldato Pierre Arnaud (Joe Turkel). Daxi vuole proteggerli a tutti i costi visto che non hanno colpa e cercherà in tutti i modi di far valere le sue parole alla corte marziale.
Tratto dall’omonimo romanzo di Humphrey Cobb, questo è il primo film in cui Kubrick e Douglas collaborano insieme (la seconda, e ultima volta, sarà con Spartacus). Ci sono delle modifiche rispetto al romanzo e una delle più significative riguarda il protagonista che nella pellicola è Dax mentre nel libro sono i tre uomini accusati ovvero Paris, Ferol e Arnaud. Inizialmente nessuno degli studios mostrò interesse per il film proposto da Kubrick, perché il regista voleva girarlo in bianco e nero e soprattutto perchè, a detta di molti, era poco commerciale. Fortunatamente Douglas apprezzò molto la sceneggiatura ed è grazie a lui e alla Bryna Productions (la sua casa di produzione) se il film venne alla luce.
Fin da subito veniamo colpiti da un elemento molto interessante ovvero l’ambientazione. La pellicola inizia con il dialogo tra i due generali che avviene in una stanza enorme e piena di sfarzo. Un luogo pieno di comodità e lusso e, dopo questo discorso, passiamo quasi subito alla trincea. Qui il generale Minerau controlla come stanno tutti i soldati, senza rendersi conto delle loro condizioni e di dove sono costretti a rimanere ogni giorno. Quest’ultimi sono stanchi, stressati e spaventati perché costretti a vivere in una situazione di vita e di morte. Il generale non vive quest’esperienza e non capisce i suoi soldati che, prima di essere tali, sono innanzitutto uomini e questo suo comportamento viene sottolineato in particolar modo quando maltratta un soldato che mostava segni di shell shock (un distrubo da stress post-traumatico che molti soldati ebbero durante questa guerra). In questi momenti Kubrick è veramente bravo a mostra tutte le differenze e anche le pessime condizioni nelle trincee. Inoltre è molto bello il dialogo e la discussione che hanno Dax e Mireau riguardo a questo attacco, ai soldati e un discorso sul patriottismo che non mi aspettavo di sentire in un film di quegli anni (visto la forte censura che c’era).
Un elemento stupendo utilizzato benissimo da Kubrick sono le carrellate nelle trincee, dove si seguono, anzi si accompagnano Mireau in un primo momento e poi Dax e ciò ci dà modo di capire le situazioni e di entrare nello stato d’animo che si respira in quei momenti. Un’altra sequenza stupenda che Kubrick dirige in maniera impeccabile è l’assalto al Formicaio (sequenza che poi è entrata giustamente nella storia del cinema). Anche in questo caso Kubrick utilizza diverse carrellate in cui inquadra Dax che avanza insieme ai suoi soldati e mentre avanza vediamo tantissimi dei suoi uomini cadere uccisi dai colpi dei nemici. Kubrick utilizza anche i campi lunghi per mostrare la vastità del campo di battaglia e farci anche capire quanto questo piano sia terribilmente folle e spaventoso. Una sequenza di guerra fatta veramente bene dove riusciamo a comprendere l’inutilità di quest’azione, dettata da una sciocca ambizione.
Dopo di ciò ci sarà il processo e faremo la conoscenza delle tre vittime, tre personaggi con delle personalità ben dipinte e diverse, che si ritrovano loro malgrado in una situazione terrificante, senza sapere neanche il perché. E qui assistiamo a una vera e propria ingiustizia nei confronti di questi soldati che hanno fatto il loro dovere ma che devono essere assolutamente puniti per dare “l’esempio” agli altri soldati e soprattutto si deve la colpa a qualcuno, quando in realtà coloro che hanno veramente sbagliato sono i due generali. Fin da subito capiamo che il processo non andrà bene nonostante tutti gli sforzi che fa Dax per mostrare i meriti dei tre e mettere alla luce la follia del piano. Qui Kubrick è molto bravo a mostrare l’ansia dei tre soldati usando dei primi piani che si concentranno su ognuno di loro, non lasciando spazio ad altro, come se fosero rinchiusi e intrappolati, facendoci così provare anche un senso di claustrofobia.
Oltre alla regia di Kubrick è stupenda anche l’interpretazione di tutti gli attori e tra loro risalta l’incredibile prova attoriale di Kirk Douglas. Il personaggio di Douglas, il colonnello Dax, è un uomo molto serio e composto, che tiene molto a cuore le sorti dei suoi soldati e che mostra una forza di volontà enorme andando perfino contro i suoi superiori. In queste parti lo vediamo portare avanti eventi in cui i soldati hanno mostrato di adempiere al loro dovere e sottolinea come la missione fosse impossibile e destinata al fallimento, ma non riesce a convincere la corte marziale, perché ormai quest’ultima ha già deciso il destino dei soldati. Non si può far nulla a riguardo e qui riusciamo a percepire tutta la frustazione e tutta la rabbia del colonnello Dax che nonostante ciò riesce a mantenere la sua compostezza. Tutto ciò riesce a emergere dai movimenti del suo corpo, dalle sue parole e dalla sua voce controllata, ma che in certi punti si alza, a sottolineare quella rabbia che rischia di esplodere. E questo comportamento lo avrà fino alla fine. In un certo senso Dax riesce a descrivere perfettamente le stesse emozioni che prova il pubblico.
Nella parte finale il film diventa pesante, una scelta voluta e che descrive perfettamente lo stato d’animo dei tre soldati. Questa parte è terrificante, il tempo procede lento ma inesorabile e sappiamo tutti come andrà a finire, lo sappiamo bene ma non possiamo far altro che stare in tensione e sperare in un miracolo che non arriverà mai. In questa parte esplode tutta la paura e la disperazione di tre persone che dovranno affrontare la morte per qualcosa di cui non hanno colpa. Una parte finale veramente terrificante.
C’è ance un motivo ben preciso per cui ho deciso di parlare di questa pellicola ovvero cercare di smentire un falso mito legato a Kubrick. Ci sono molte persone che considerano la regia di Kubrick fredda e calcolata, che non lascia spazio a nessun tipo di sentimento o calore. Non ho mai capito questo pensiero onestamente, Kubrick voleva che tutto funzionasse alla perfezione, ma non è mai stato freddo. In tutti i suoi film è riuscito a inserire elementi molto umani che in a quanto pare sono stati ignorati e questo è un peccato. Comunque sto dicendo questa cosa perché se Kubrick fosse stato un regista freddo, come dicono alcuni, allora non avremo avuto questa pellicola, veramente umana, e soprattutto non avremmo avuto quella scena finale al bar. Una scena incredibile che riesce a colpire nell’animo e a commuovere le persone (ricordo bene che, la prima volta che la vidi, piansi). Una delle scene più belle, drammatiche e umane che io abbia mai visto. Inoltre questa scena vede come protgonista Christiane Harlan che in seguitò sposo Kubrick e rimasero insieme fino alla morte di quest’ultimo.
Per concludere Orizzonti di Gloria è uno dei film più belli della storia del cinema. Un film di guerra che va contro quest’ultima e che mostra allo spettatore la sua follia e quanto dolore e sofferenza possa portare. Una pellicola antimilitarista che riesce alla perfezione nel suo intento e commuove lo spettatore che assiste a questi eventi drammatici. Un film che consiglio a tutti di vedere almeno una volta nella loro vita.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
This is a treasure of a war film I reviewed as well.
You evoke the coldness of the Kubrick’s touch, blamed by many but absolutely relevant in Paths of glory : this military justice is cold and cruel. That’s what we need to blame.
In the same mood, I’d like to meet the Rosi version of the same theme : “Uomini contro”. Not very well distributed in France. But I’ve seen “La Grande Guerra” and Losey’s “King and Country”, two other edifying approaches of that madness of war.
I love this movie, in the end I was moved when the girl sings. Yes, it’s a cold film in some places, but it’s that kind of coldness that war leaves you and I found that perfect for the film. And anyway, this film cannot be said to be cold, not with that ending.
We agree about that.
And in the end, the german girl that sings becomes Kubrick’s wife in the real life. Moving on the screen, and romantic in the backstage.
[…] del cinema: Stanley Kubrick. Di questo grande artista abbiamo per la prima volta con il bellissimo Orizzonti di Gloria, film che adoro con tutto me stesso, e il suo primo lungometraggio, Paura e Desiderio, una […]
[…] in molti notarono il talento di Kubrick, tra cui Kirk Douglas che poi lo chiamò per dirigere Orizzonti di Gloria. Infatti questo film fu un vero trampolino di lancio per Kubrick e una vera perla del cinema. Ecco […]