La Signora Ammazzatutti

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo ripreso a parlare di animazione e più precisamente della Disney, arrivando a recensire il suo 26° classico ossia Basil l’investigatopo. Un giocattolaio viene rapito per motivi a noi sconosciuti e sua figlia si mette alla ricerca del più grande detective di Londra, Basil per l’appunto. Quando lo trova, inizialmente il detective è poco interessato ma cambia idea quando scopre che il rapitore è un pipistrello con la gamba di legno. Da ciò capisce che colui che ha ordito il rapimento è Ratigan, la mente più malvagia di Londra e inizia così le indagini. Non parliamo di un capolavoro o di una pellicola rivoluzionaria, ma comunque rimane un’opera divertente e che sa intrattenere. Un film molto leggero e tranquillo che riesce a colpire lo spettatore per le gag divertenti, degli eventi interessanti e dei personaggi ben caratterizzati. Il lato tecnico è buono, ha delle animazioni fatte bene e degli sfondi carini anche se abbastanza semplici in certi punti. In ogni caso è un’opera che vi consiglio vivamente anche perché onora in maniera davvero simpatica i libri su Sherlock Holmes.
In quest’articolo non continueremo con la Disney (magari la prossima volta, ho comunque intenzione di chiudere questo Periodo). Questa volta passiamo a qualcosa di molto diverso. Da piccolo c’era quest’opera che vidi in televisione e che riuscì a divertirmi tantissimo. A quei tempi non mi ero ancora appassionato di cinema e questa pellicola fu un fulmine a ciel sereno. Era diversa da tutte quelle a cui ero abituato eppure fu capace di intrattenermi e divertirmi e, anche se ero piccolo, capì molto bene il messaggio che voleva trasmettere, un messaggio che è arrivato forte e chiaro. Ovviamente dovevo vedere se ciò non fosse solo legato ai miei ricordi d’infanzia. Quindi, senza perdere ulteriore tempo, iniziamo con la recensione.
Ecco a voi La Signora Ammazzatutti (Serial Mom), pellicola comica e thriller del 1994 scritta e diretta da John Waters.

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Trama:
Beverly Sutphin (Kathleen Turner) vive a Baltimora nel Maryland, è sposata con Eugene (Sam Waterson) e ha due figli, Misty (Ricki Lake) e Chip (Matthew Lillard). Beverly sembra essere la tipica moglie americana, affettuosa e con il sorriso stampato in faccia, ben voluta dai vicini e con passioni tranquille e normali. In realtà lei è una persona molto disturbata e violenta, ha la mani della perfezione secondo le regole e il decoro statunitense, è appassionata di serial killer come Charles Mason e Ted Bundy e si dimostra anche molto vendicativa contro chiunque faccia qualcosa che non l’aggrada. Il tutto però si rivolve in piccole cose, almeno fino a quando non viene chiamata dall’insegnate di Chip. L’insegnante si complimenta per i voti del figlio, ma lo critica aspramente per la sua passione dei film dell’orrore e consiglia alla madre di mandarlo da uno psichiatra. Beverly si infuria per questo e investe più e più volte l’insegnate con la sua auto. Da quel punto in poi non avrà più freni e ucciderà chiunque non si comporti come vorrebbe lei. Intanto la polizia sta cercando il momento migliore per poterla arrestare, ma lei è molto abile.

Volevo assolutamente rivedere questo film. Sono passati troppi anni dall’ultima volta ma la cosa davvero interessante durante la visione di questa pellicola era che mi ricordavo quasi tutte le scene e perfino molti dialoghi. Il fatto che ciò sia possibile vuol dire che era riuscito a colpirmi per come erano state costruite bene le varie scene e in generale l’intreccio narrativo.

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Partiamo infatti dal lato tecnico. La regia di questo film è veramente ottima a partire dal modo in cui è stata messa in scena la storia. Appena si apre la pellicola, veniamo catapultati in questo quartiere alto-borghese molto pulito e con case molto belle e i colori che vi troviamo sono accesi e luminosi, con una musica di sottofondo tranquilla e rilassante. Sembrerebbe quasi di guardare una di quelle commedie per famiglie da quattro soldi in cui non c’è mai una vera e propria crisi. Anche la famiglia di Beverly sembra tutta rosa e fiori, con tutti i membri che vanno d’amore e d’accordo. Insomma una versione idealizzata di una vecchia America. Anche il modo in cui si approccia Beverly è assurdo, quasi finto, in quanto appare in tutto e per tutto come la visione che si aveva di una casalinga americana negli anni ’50. Però fin da subito la vediamo comportarsi in maniera folle quando può. Ad esempio perseguita con chiamate moleste una sua vicina con insistenza. Perché? Perché una volta le ha preso il parcheggio. Sì, saranno questi motivi apparentemente futili a scatenare la cattiveria di Beverly.

Ciò che adoro è come Waters riesce perfettamente a unire le scene in cui la protagonista mostra la sua natura psicotica e l’ambiente circostante. Si ha in questo modo un’atmosfera surreale e perfino grottesca in certi casi che funziona benissimo con la commedia. Si riesce a ridere anche nei momenti cruenti e onestamente Kathleen Turner ha fatto un lavoro grandioso con questo personaggio, infondendole enorme energia e rendendo davvero spassoso il modo in cui si comporta. I motivi che la portano ad agire in questo modo sembrano frivoli, ma in un certo qual modo sono legati all’etica e alle regole, quindi quello che lei fa è punire gli altri perché non si comportano come dovrebbero (o come vorrebbe lei). Il suo personaggio riesce a essere carismatico e si rivela anche una critica sociale verso la società americana, un tipo di società che basa tutto sull’apparenza.

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Beverly rappresenta perfettamente quel tipo di lato oscuro in cui tutti dovrebbero essere gentili e andare d’accordo, ma in realtà non si sopportano nessuno di loro. Ed è qui che arriva un’ottima scelta del regista, perché Beverly non è l’unica a essere così, ma lo sono la maggior parte dei personaggi secondari. Persone che sembrano amichevoli ma che in realtà parlano male degli altri, hanno comportamenti scorretti e sono anche pronti a tradirti. Una scelta intelligente perché in questo modo non rende Beverly un caso isolato, una mela marcia, ma coinvolge l’intera comunità.

Il massimo però viene raggiunto quando si inizia a pensare che sia Beverly la serial killer che ha colpito la cittadina. La prima reazione ovviamente è quella di rimanerne spaventati e disgustati, ma in poco tempo la gente diventerà curiosa, ne rimarrà affascinata in maniera morbosa e Beverly si trasformerà in breve tempo un una sorta di superstar di cui vendono gadget, magliette, libri e così via. Lei ha commesso dei crimini tremendi eppure le persone la considerazione grandiosa e tendono a giudicare peggio i comportamenti degli altri (la scena della raccolta differenziata è l’esempio perfetto e mi fa morre dal ridere). Questa cosa sembra quasi surreale ma, purtroppo, non lo è. Basti pensare a tutti i più famosi serial killer americani. Queste persone sono state rese delle vere e proprie celebrità, macinando un mucchio di soldi e inoltre, per aumentarne il mito, a volte hanno inventato aneddoti non veri, rendendoli affascinanti. Ma affascinanti loro non lo erano, soprattutto se ci si informa un minimo su di loro. Come si suole dire, il Male è banale, la stessa Beverly è banale, eppure le persone sono attratte dalla banalità.

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Per concludere, La Signora Ammazzatutti è una geniale commedia, una satira sociale molto intelligente e ben costruita che mostra l’ipocrisia e il lato oscuro di una nazione, mettendone alla luce tutti i difetti con grande ironia, battute davvero divertenti e delle scene costruite benissimo. Forse non a tutti potrà piacere per la sua particolarità, il surrealismo e certi momenti grotteschi, ma è un’opera che consiglio assolutamente.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

24 pensieri riguardo “La Signora Ammazzatutti

  1. A me aveva fatto ridere sin da ragazzino, era una storia esagerata (in teoria dovrebbe essere stato tratto e romanzato da un fatto di cronaca, ma chissà se è vero).
    La mia parte preferita è quella in cui Suzanne Sommerse, o come si chiama la protagonista di Una bionda per papà, la descrive ai giornalisti come un’icona femminista ed è pronta a saltare sul carro dei soldi perché sarà proprio lei a interpretare la mamma ammazzatutti nel film successivo al processo XD
    Oppure l’ultimo omicidio, quello col movente delle scarpe!
    È un trashone pazzesco, ma mi fa sempre ridere :D

    1. È un film divertente che prende in giro un certo tipo di società americana, mostrandola per quel che è. E comunque no, non è tratto da nessun fatto di cronaca, era completamente inventato.

  2. Che strano leggere dello stesso film nel giro di pochi giorni su due blog diversi con opinioni così diametralmente opposte! Sul blog del Zinefilo è stato massacrato senza pietà, mentre sembra che a te sia piaciuto molto di più: adesso non so più se si tratta di una porcata o di una commedia più intelligente di quanto possa sembrare!
    Ricordo di averlo visto, da piccolo (forse troppo piccolo), ma non me lo ricordo quasi per niente: mi ricordo il circo mediatico del processo e mi è tornato in mente l’omicidio del professore quando ne hai parlato, ma davvero poco altro. Tocca riguardarlo!
    L’esaltazione dei serial killer e criminali vari è una degenerazione che mi lascia sempre senza parole, come il fenomeno delle persone che scrivono lettere d’amore in carcere ad assassini che magari hanno massacrato decine di vittime; sul serio, ma che problema ha la gente?!

    1. Io la trovo una bella satira, certamente non la satira migliore che ci sia in circolazione, ma a mio avviso lascia il segno. E il film ount anche su questo:prende in giro la borghesia americana ma mette anche in luce come i serial killer siano quasi osannati come esseri incredibili. Visto che mi interesso molto all’argomento, non puoi neanhcge immaginare quanti fan ci siano in giro o, peggio ancora, come siano stati resi qualcosa di più dai giornali. Molte volte si creano dei falsi miti su queste persone, arrivando quasi a considerarli dei geni del male, ma se si approfondisce la questione su di loro si scoprirà una grande tragedia e molto, molto marciume.

  3. Questo è uno dei film che io definisco “filmone”. Non mi importa niente della tecnica o quant’altro, ogni volta è uno spasso e me lo rivedo volentieri 😂

  4. “Beverly si trasformerà in breve tempo un una sorta di superstar di cui vendono gadget, magliette, libri e così via.” Questo succede anche in un film più recente (e basato su una storia vera), “Da morire”: l’hai visto?

    1. Intendi il film con Nicole Kidman? In caso sia quello sì, l’ho visto, e posso dire che è un film davvero ottimo sia a livello tecnico che di sceneggiatura. Una black comedy ben riuscita!

      1. E questa è una grande nota di merito, considerato che le black comedy riuscite si contano sulle dita di una mano. Colgo l’occasione per dirti che ho appena pubblicato un nuovo post, in cui racconto 2 dei giorni più emozionanti della mia vita… spero che ti piaccia! :)

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