I racconti di Parvana – The Breadwinner

La difficoltà di mettere una parola dietro l’altra, in fila, formando una frase di senso compiuto. Sono arrivata a questo. Sono arrivata a faticare enormemente mentre mi alzo la mattina e a soffrire per la mia inutilità quando vado a dormire. Un ciclo che si ripete, giorno dopo giorno.
E oggi ho pianto, per la prima volta, dopo tanto tempo. Ne avevo bisogno e così è stato, ho buttato fuori un pezzettino di male che mi corrode da dentro. O almeno credo di aver identificato la causa in questo problema. Ripeto a me stessa che non è una scusa e non è pigrizia, ma incapacità di agire perché non posso nutrirmi di quel dolce nettare che certe persone hanno trovato per rendere la loro vita degna di essere vissuta.

Ma perché sto parlando di questo, quando il titolo è ben chiaro e non si tratta di una pagina di diario, ma bensì di un articolo, una sorta di recensione a un bellissimo film di animazione?
Perché non sapevo come iniziare, perché ne avevo bisogno e perché il coraggio si trova nelle parole che ho avuto la forza di mettere nero su bianco.
Sono qui per parlarvi di The Breadwinner anche conosciuto come I racconti di Parvana, un film d’animazione del 2017, diretto Nora Twomey e dove tra i produttori spicca il nome di Angelina Jolie.
Tratto dal romanzo di Deborah Ellis, Sotto il burqa, una scrittrice canadese, pacifista e femminista, nonché attivista, che trae le sue storie dai bambini che incontra nei suoi viaggi.
Sono qui però per parlarvi esclusivamente del film. Non ho ancora letto i suoi libri (sono più di uno e il film è l’adattamento al primo romanzo della serie con protagonista Parvana) e probabilmente una volta recuperati ne discuterò a parte.

TRAMA: Parvana è una ragazzina di 11 anni che vive a Kabul in una Afghanistan controllato dai talebani. Qui le donne non hanno più alcun diritto: non posso uscire di casa se non accompagnate da un uomo (padre, fratello, marito, ecc), è proibito vendere a loro qualsiasi cosa e non posso avere un’istruzione.
Il padre della protagonista, Nurullah, cerca di vendere al mercato i pochi beni che gli sono rimasti per guadagnare i soldi necessari a sfamare la sua famiglia. Offre anche di leggere e scrivere qualsiasi cosa in cambio di denaro, essendo lui stato in passato un insegnante.
In segreto insegna alle proprie figlie (Parvana e alla sorella maggiore Soraya) come leggere e scrivere, inoltre racconta a loro delle storie popolari, insieme a rimembranze di come fosse diversa la vita un tempo, quando lui era piccolo, dove le donne avevano diritti e vi era la pace.
Parvana lo accompagna al mercato, essendo lui un invalido avendo perso una gamba in guerra. Però ciò è proibito in quanto Parvana dovrebbe stare a casa, come tutte le donne. Per questo vengono presi di mira da un giovane talebano che successivamente fa arrestare il padre perché insegna alle donne.
Nurullah viene quindi portato via, lasciando la moglie Fattema, le figlie e il loro unico maschio di soli due anni, da soli.
Questo si rivela fin da subito uno shock e un grave problema. Non solo per la preoccupazione per le sorti del padre ma anche perché senza di lui loro non possono uscire per andare al mercato, per compare ciò di cui necessitano per sopravvivere.
Sarà a questo punto che Parvana, incoraggiandosi con i racconti che gli narrava il padre, prende una decisione importante per salvare la sua famiglia e suo padre.

Raise your words, not voice. It is rain that grows flowers, not thunder.

Questo film mi ha dato coraggio.
Inizio parlando di questo: fin da piccola mi sono rifiutata di leggere, sapere e conoscere la situazione delle donne nei paesi in cui loro non hanno alcun diritto. Questo perché mi è stato spesso rinfacciato che io ero fortunata a essere nata in un paese dove c’è l’uguaglianza di genere e la libertà di parola, ecc.
La discussione su come l’Italia sia in realtà un paese maschilista la lascio cadere subito perché non è un argomento in cui voglio inoltrarmi…
Ma sta di fatto che io avevo una forte sensazione di odio verso il mio essere “fortunata”, in quanto mi chiedevo come mai allora soffro ugualmente, anche se in misura diversa. La discriminazione verso le persone diverse, qualsiasi sia la loro “peculiarità” c’è sempre stata e infesta anche i paesi come il nostro. Quindi mi chiusi nella mia bolla, per non vedere e per non sentirmi un verme per ciò che provavo perché non era nulla di paragonabile alla sofferenza di altre donne o persone in generale.
Da un po’ però stavo cercando di acquisire il coraggio necessario per tornare alla realtà, per rendermi consapevole e di conseguenza partecipe a ciò che accade nel mondo. Sopportare di conoscere le ingiustizie che certe persone subiscono è il primo passo per fare qualcosa che possa cambiare, anche in piccolo, la loro situazione.
Le parole sono importanti e potenti e questo film esalta tale concetto e ne fa il suo punto di forza.
Parvana si fa coraggio attraverso i racconti e aiuta le persone attorno a lei grazie alle parole che poi fanno nascere le azioni, come fiori sotto la pioggia.
La sua storia s’incrocia con quella della propria famiglia, la disperazione, la tenacia, l’innocenza e la forza.
Adoro quando le donne forti vengono mostrate come esseri umani, come tali dovrebbero essere.
La forza viene dalla sofferenza, dalla paura e dalla voglia di prendere tutto in spalla e rialzarsi.
Quindi posso dire che sì, questo film mi ha fatto piangere ma mi ha donato coraggio e voglia di darmi da fare, in qualche modo. Prima di tutto per me stessa e per chi mi è vicino e poi per gli altri.
Come al solito tendo a non dilungarmi troppo, ma non vorrei parlare di cose che dovreste vedere da voi guardando questo film.
Ma mi raccomando, guardatelo mettendovi nei panni della protagonista. Sentite la sua paura, la sua rabbia e la sua risolutezza. Infuriatevi per le ingiustizie ed esultate nelle piccole vittorie.
Verrete cullati fino a un finale dolce-amaro, dove però vi ritroverete con il cuore un po’ più aperto.

[Shiki Ryougi]

18 pensieri riguardo “I racconti di Parvana – The Breadwinner

  1. Visto in coppia con Persepolis credo faccia il botto. L’ho visto qualche mese fa, the Breadwinner, e me ne sono innamorato anch’io. Duro, durissimo, però il modo in cui la protagonista si aggrappa alle storie dà una grande forza per superare qualsiasi cosa appoggiandosi all’immaginazione.

  2. “…Da un po’ stavo cercando di acquisire il coraggio necessario per tornare alla realtà, per rendermi consapevole e di conseguenza partecipe a ciò che accade nel mondo..”., già a volte basta davvero poco per donare un sorriso e siamo tutti in grado di farlo. Livia

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