Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a parlare di horror, arrivando a discutere di un remake che, nonostante non sia al livello dell’originale, mostra di avere qualcosa da dire, La notte dei morti viventi di Tom Savini. Barbara e suo fratello sono al cimitero per visitare la tomba della madre defunta, quando a un certo punto vengono attaccati da degli zombies. Il fratello muore mentre Barbara scappa a piedi in una casa di campagna isolata. Anche in questo luogo ci sono gli zombies ma riesce a liberarsene con l’aiuto di Ben, un uomo in cerca di un rifugio. Scoprono che in casa ci sono altri sopravvissuti che si erano nascosti e, mentre gli zombies si fanno più numerosi e rischiano di circondare la casa, i nostri personaggi dovranno trovare un modo per fuggire di lì. Un remake voluto da Romero stesso, la pellicola ebbe alcuni problemi per via della produzione, che impedì a Savini di inserire numerose sue idee, ma quelle che riuscì a mettere sono stati utilizzati bene, in primis quello di trasformare Barbara in un personaggio attivo e pronta a combattere contro gli zombies, cambiando certi eventi e anche certe decisioni. Savini è riuscito a inserire una scena che purtroppo venne vietata a Romero con la sua opera originale. La regia non è ai livelli di quella di Romero ma fa un buon lavoro e lo stesso vale per la fotografia e il trucco degli zombies, quest’ultimo molto particolare ma allo stesso tempo realistico. Un film che consiglio di vedere.
E dopo questo periodo fatto di pellicole horror, torniamo a parlare dei classici animati Disney. E ridendo e scherzando siamo quasi arrivati alla fine del così detto Rinascimento Disney, uno dei periodi migliori per la Disney a livello commerciale e artistico. E le ultime due opere che chiuderanno questo periodo decennale sono delle vere bombe, ma partiamo prima con il 36° classico.
Ecco a voi Mulan, pellicola animata del 1998 scritta da Rita Hsiao, Chris Sanders, Philip Lazebnik, Raymond Singer ed Eugenie Bostwick-Singer e diretta da Barry Cook e Tony Bancroft.
Trama:
Siamo nella Cina imperiale e gli Unni, capitanati da Shan Yu (Miguel Ferrer), hanno superato la Grande Muraglia, mettendo in pericolo l’intero Impero. L’Imperatore (Pat Morita) decide di mobilitare l’esercito e dà l’ordine che almeno un uomo di ogni famiglia dovrò unirsi alla battaglia per difendere la nazione. Intanto in un villaggio tranquillo Fa Mulan (Ming-Na Wen), l’unica figlia della famiglia Fa, cerca di onorare i suoi famigliari nell’unico modo possibile per una donna di quella società: diventare la brava moglie di un uomo. La prova però si rivela un competo fallimento in quanto Mulan non riesce a trovarsi a suo agio in quel mondo, sentendosi soffocare. Proprio allora arriva nel villaggio il messaggero che annuncia la guerra e il reclutamento degli uomini. Il padre di Mulan, Fa Zhou (Soon-Tek Oh), si prepara ad andare, ma è molto anziano e le sue vecchie ferite si fanno sentire spesso. Per evitare che suo padre vada incontro a una certa morte, Mulan si traveste da uomo e prende il suo posto. Gli antenati della famiglia Fa si risvegliano e fanno una riunione per decidere chi dovrà andare a riprendere la ragazza. Viene optato il Drago di Pietra ma Mushu (Eddie Murphy), che era andato a svegliarlo, distrugge per sbaglio la sua statua. Così, per evitare un castigo e ricevere rispetto dagli altri antenati, Mushu decide di aiutare Mulan a diventare un eroe.
Non vedevo l’ora di parlare di questa pellicola. Mulan era un’opera che guardavo spesso da piccolo e che mi affascinava profondamente sia perché mostrava un tipo di cultura che ancora non conoscevo bene sia perché ha uno dei protagonisti più interessanti della Disney. Ovviamente ne parlerò cercando di essere il più oggettivo possibile e approfondendo ogni aspetto di quest’opera, ma devo ammettere che ancora oggi si dimostra incredibilmente moderno a livello tecnico e anche di tematiche.
La Disney cominciò a interessarsi alla cultura cinese proprio all’inizio degli anni ’90, soprattutto quando scoprirono i libri per bambini scritti da Robert D. Son Souci, che si basavano su folklore in generale. Quando la Disney chiese all’autore se avesse altre storie legate alla Cina, Souci consegnò loro il poema intitolato La ballata di Mulan e da lì si basò tutto il lavoro di produzione. Inizialmente fu scelto come unico regista Barry Cook, che in quel periodo aveva realizzato i corti di Roger Rabbit, e gli venne chiesto s era interessato a realizzare un film animato su una favola scozzese con un drago oppure Mulan. Visto che nella mitologia cinese sono presenti i draghi, decise di aggiungerne uno per Mulan e la produzione decise di lavorare interamente su quest’ultima. Su consiglio di Rob Minkoff, l’animatore Tony Bancroft, che stava lavorando alle animazioni dei gargoyle de Il gobbo di Notre Dame, decise di unirsi alla regia intorno al 1995.
Si iniziò a scrivere la storia che, come al solito nelle fase iniziali, era molto diversa. Infatti era più una commedia romantica con Mulan destinata ad andare in sposa a Shang, che non aveva mai incontrato e, visto che lei era contraria, scappa via in cerca del proprio destino. Chris Sanders, uno degli sceneggiatori principali, inizialmente voleva lavorare su Notre Dame ma gli venne affidato il compito di scrivere Mulan e lui stesso trovò insopportabile e frustrante tutta la commedia romantica che girava intorno alla storia e fu infatti lui a decidere di essere il più fedele possibile alla leggenda originale e di far unire Mulan all’esercito per amore del padre. Per queste decisioni non possiamo far altro che ringraziare il buon Sanders. E dopo ciò direi di iniziare a parlare del lato tecnico.
Come avrete sicuramente notato, i classici Disney del Rinascimento erano molto particolari nel disegno, in quanto si cercava sempre uno stile differente, uno stile che fosse perfetto per determinate pellicole con ambientazioni o periodi storici particolari. Hercules è un ottimo esempio, con i tratti presi dalle pitture vascolari dell’antica Grecia e anche con Mulan si ricerca uno stile unico. tal proposito decisero di basarsi sull’arte cinese, in particolar modo su quella della dinastia Ming (1368 – 1644) e quella Qing (1636 – 1912), e per questo puntarono su dei design più semplici e con linee morbide e con dei fondali fatti con l’acquerello, per questo motivo il disegno e in generale l’intera messa in scena è così armoniosa e ciò si può vedere in qualsiasi punto del film, perfino nel fuoco o nella polvere creata con queste linee ondulate, rifacendosi perfettamente alla pittura cinese.
In questo caso anche le animazioni si dimostrano ottime con scene comiche molto veloci e dinamiche e scene drammatiche in cui i personaggi si muovono in maniera realistica e con una certa pesantezza, sottolineando la serietà del momento. Tra le altre cose sono riusciti a creare delle scene che ancora oggi rimangono impressionanti come l’attacco degli Unni, in cui la Disney creò un simulatore di folla, chiamato Attila, e il risultato è eccellente, con numerosi personaggi che si muovono in maniera unica e con movimenti ben fatti, riuscendo così a mettere in scena un momenti epico ma anche di grande tensione. Stessa cosa vale per le scene con una folla numerosa, anche se in quest’ultimo caso c’è di mezzo la tecnologia della Pixar.
La regia si dimostra davvero matura e sa quando essere seria. Una delle mie scene preferite infatti è quando Mulan prende la decisione di prendere il posto del padre. Im primis perché è un punto di svolta per la protagonista, il vero inizio del suo percorso di crescita e secondo per come è stata diretta la sequenza. Il tutto avviene nel silenzio, gli unici suoni che si sentono sono la pioggia scrosciante e la musica strumentale. Infatti non c’è nessuna canzone che spiega la decisione di Mulan o i suoi sentimenti, tutto viene mostrato attraverso le sole immagini. Una scena animata davvero bene e che riesce a essere matura, dando grande importanza al momento.
Parlando di canzoni, queste sono state composte da Matthew Wilder e David Zippel (anche se inizialmente c’era Stephen Schwartz, che ebbe problemi con la Disney perché stava lavorando anche con la Dreamworks) e sanno essere molto divertenti e ritmate, tra cui penso tutti ricordino Farò di te un uomo. In ogni caso ho apprezzato una scelta che è stata fatta a riguardo. Le canzoni sono per lo più nella prima parte e anche all’inizio della seconda, ma a un certo punto spariscono del tutto, nessuno dei personaggi canterà più. Questo avviene in un punto preciso, ossia quando gli orrori della guerra si paleseranno veramente, mettendo in faccia ai protagonisti e al pubblico come la situazione sia critica e tragica. E ora passiamo alla sceneggiatura e ai protagonisti.
Tutti i personaggi che appaiono nella storia sanno lasciare il segno, partendo dal trio comico composto da Yao (Harvey Fierstein), Chien-Po (Jerry Tondo) e Ling (Gedde Watanabe), oppure Mushu, che riesce a strappare molte risate, ma anche personaggi più seri come Li Shang (BD Wong) o il villain, Sahn-Yu, che nonostante non sia tra i miei villan preferiti, sa essere veramente spaventoso sia per la sua stazza, la sua forza e anche intelligenza ma soprattutto per quello sguardo strano, simile a quello del suo falco, un elemento che lo rende mostruoso. Sono tutti grandiosi, ma colei che risalta di più è lei, Mulan stessa, forse uno dei protagonisti Disney più apprezzati. Lei è una ragazza in cerca della sua strada, in cerca di qualcosa che le faccia capire chi è, visto che quello che la società le chiede non fa per lei e diventare un soldato potrebbe essere un punto di svolta, ma non è una decisione che compie per sé stessa, ma un gesto altruista per salvare suo padre dalla guerra. Quindi, senza rendersene conto, Mulan inizierà veramente a trovare la sua strada ed è qui che ci affezioniamo ancor di più a lei, con tutti i suoi pregi e difetti.
Quando Mulan inizia l’addestramento lei non riesce a star dietro agli altri, fallisce le prove, subisce sconfitte e rischia perfino di lasciar perdere tutto ma lei non si arrende e a forza di riprovare ma soprattutto grazie alla sua intelligenza riesce a superare le varie sfide. Lei è un personaggio che si impegna tanto e che riesce a risolvere varie situazioni non attraverso la forza bruta ma all’intelletto, analizzando la situazione ed elaborando strategie. Ciò che però ha colpito sempre tutti noi e che la rende grandiosa è questo: lei non è nessuno. Lei non è una principessa (nonostante negli ultimi anni la Disney l’abbia inserita nel roaster della sue principesse, ma nel film lei non ha questo status e non ho mai capito questa scelta), non ha strani poteri, non è una prescelta ma una ragazza comune che però riesce a far la differenza grazie al suo impegno e alla sua intelligenza. Questa non è una cosa da sottovalutare visto che in certi classici certi protagonisti sono predestinati a compiere grandi imprese. Facciamo l’esempio con Hercules. Anche lui si allena e si impegna per diventare un eroe, ma lui è il figlio di un dio, ha una forza sovrumana e il suo viaggio è anche accompagnato da una profezia. Mulan non ha niente di tutto ciò, è una ragazza piena di pregi e difetti, una protagonista incredibilmente umana e per questo motivo è molto amata.
E qui ovviamente devo per forza citare il live-action di Mulan. Un film che fallisce sotto ogni punto di vista e in special modo nel mostrare la protagonista. Perché qui Mulan è perfetta. Lei ha poteri micidiali, sa combattere benissimo, ha una forza tale da sconfiggere tutto ciò che incontra (per esempio nell’addestramento sbaraglia tutti senza il minimo sforzo) e non trova mai una vera difficoltà. Per questo motivo non si riesce a empatizzare con lei, perché è vuota, non è un personaggio umano. La Mulan originale la si adora per tutto ciò che la caratterizza, per i suoi pregi, i suoi difetti, i suoi successi, i suoi sbagli. E inoltre il tema femminista viene trattato molto meglio in questo film, con lei che si impegna per dimostrare il suo valore in una società fortemente maschilista, ma senza essere troppo retorico e parlando attraverso le immagini e le emozioni. Insomma un film animato molto intelligente e maturo.
Per concludere, Mulan è una delle opere migliori della Disney, un film animato che riesce a convincere nel lato tecnico, grazie a uno stile magnifico e unico, delle animazioni curate e una regia matura, ma soprattutto grazie a una protagonista magnifica e delle tematiche molto mature e trattate con profonda cura, intelligenza ed empatia. Un’opera che consiglio assolutamente.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
Sapevi la sceneggiatura fu ispirata a quella meravigliosa del film Tootsie?
Comunque per me Mulan rimane il grande capolavoro del rinascimento disney, pure sopra al Re Leone.
Sì, lo sapevo e onestamente è stata una grande fonte d’ispirazione. Mulan è un film strepitoso e onestamente più va avanti e più ci si rende conto di quanto sia moderno.
Sì e poi che grande sceneggiatura che aveva.