Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo ripreso a parlare di horror, arrivando a introdurre un regista talentuoso, Neil Marhsall, che nel corso degli anni è stato ingiustamente criticato, così come è successo con questa pellicola, The Reckoning. La storia è ambientata nel 1600 in Inghilterra, dove la peste sta dilagando. La protagonista è rimasta vedova del marito, morto suicida dove aver contratto la peste, e adesso deve badare alla sua bambina. Il castellano vuole costringerla a stare con lui, ma lei lo rifiuta e lui, furioso, diffonde la voce che è una strega. La donna viene accusata e imprigionata e viene chiamato per processarla uno degli inquisitori più feroci di quella zona. La protagonista dovrà resistere alle torture per dimostrare la verità e dovrà compiere anche un lotta interiore contro i suoi demoni. Questo film è stato molto criticato eppure è, oggettivamente parlando, molto bello. La regia mostra fin dai primissimi minuti quanto sia curata e quanto la costruzione dell’immagine sia ingegnosa e ben realizzata. La regia riesce a creare la giusta atmosfera così come la fotografia e la colonna sonora e ance la storia riesce a sorprendere con numerosi personaggi interessanti e una protagonista straordinaria, un personaggio in una difficile lotta contro una grande ingiustizia in cui vedremo principalmente il suo scontro psicologico per non crollare, per rimanere fedele a sé stessa e non cedere davanti a un potere corrotto e malato. Una pellicola che consiglio di vedere assolutamente.
Inoltre ci tenevo a informarvi del post di Fran (il nuovo nome di Shiki) in cui ha pubblicato i suoi disegni. Con il tempo è cresciuta molto e ha affinato uno stile che possiamo definire unico. Se vi interessa la pagina è QUI.
Anche in quest’articolo continueremo a parlare di horror. In questo caso specifico parlerò di un remake. Sì, ho da poco parlato del remake di Poltergeist che, onestamente parlando, non era niente di che. Questa volta però il remake in questione ha qualcosa da dire e mostrare e, seppur non al livello dell’originale, può risultare interessante.
Ecco a voi La notte dei morti viventi (Night of the Living Dead), pellicola horror del 1990 scritta da John A. Russo e George Romero e diretta da Tom Savini.
Trama:
Barbara (Patricia Tallman) e suo fratello Johnny (Bill Moseley) stanno andando al cimitero per far visita alla tomba della madre, morta alcuni mesi prima. Mentre si trovano lì, vengono improvvisamente attaccati da delle strane persone. Durante la lotta Johnny sbatte violentemente la testa e muore mentre Barbare fugge a piedi, dopo che la macchina viene distrutta. Scappando, riesce ad arrivare in una casa di campagna isolata da tutto, anche questa però infestata da quelle persone che vogliono ucciderla. Grazie all’aiuto di Ben (Tony Todd) un uomo appena arrivato e anche lui alla ricerca di un posto sicuro, riesce a far fuori quegli esseri. Entrambi sono spaventati di quell’assurda situazione, ma pronti a combattere e a trovare un modo per fuggire da lì. Proprio allora scoprono che in casa ci sono altri sopravvissuti che si erano nascosti. Insieme dovranno trovare una strategia per fuggire da lì, ma gli esseri si fanno sempre più numerosi e alcuni membri del gruppo inizieranno a creare scompiglio.
Di solito sono abbastanza riluttante riguardo i remake più che altro perché decidono di farlo con opere che non necessitano alcuni rivisitazione oppure non mettono il minimo impegno per realizzare qualcosa di interessante, usando il nome del titolo per farsi pubblicità. Però ci sono remake e remake. Alcuni sono molto deludenti e vuoti, altri hanno qualcosa da dire e altri ancora perfino superiori all’originale (tipo La Mosca o La Cosa). Questo remake del capolavoro di Romero, La notte dei morti viventi, appartiene alla seconda categoria, quindi direi di cominciare subito con la recensione.
Uno dei motivi che spinsero Romero a creare questo remake fu dovuto anche a problemi legati ai profitti dell’opera originale. Per molteplici ragioni, principalmente il copyright, Romero vide veramente poco a livello monetario e, nonostante alla fine la sua casa di produzione, Image Ten, vinse la causa per i diritti ma il distributore dell’opera originale cessò l’attività e per questo non vide alcun soldo. Inoltre non voleva che qualcuno facesse un remake non autorizzato e quindi decise di muoversi per primo, soprattutto quando sentì che la 21st Century Film Corporation. E per il film tornò a lavorare il team originale, con Romero, John A. Russo e Russell Streiner finalmente insieme dopo più di 20 anni.
E riguardo a Tom Savini, inizialmente voleva lavorare agli effetti speciali del film (e sappiamo bene quanto i suoi lavori artigianali siano eccellenti) ma alla fine venne convinto da Romero stesso a dirigere questo film, il suo primo film da regista. Doveva essere un’esperienza incredibile per Savini ma, come disse anche lui stesso, fu il peggior incubo della sua vita e tutto a causa della produzione. Infatti, quando Romero non era sul set, Savini litigava spesso con la produzione per vari motivi, in primis perché la produzione non voleva dargli troppa libertà e secondo perché non volevano che la pellicola avesse un X rating e certe scene vennero tagliate o rigirate per non essere troppo violente.
Come disse Savini, alla fine nel film venne mostrato solo il 40% delle sue idee. Fortunatamente quel 40% è abbastanza evidente e molto interessante, ma prima parliamo un po’ del lato tecnico.
Con la macchina da presa Savini se la cava anche molto bene, non raggiunge livelli eccelsi, ma fa un ottimo lavoro, riuscendo a creare anche scene interessanti sia nella messa in scena che nel modo in cui vengono mostrate. Gli attacchi zombi vengono mostrati bene e riescono a suscitare interesse nel pubblico non solo gli assalti degli esseri ma anche le interazioni tra i vari personaggi. La fotografia è realizzata bene e, visto che il tutto avviene per la maggior parte di notte, ha dei tagli di luce interessanti che mettono in risalto certi dettagli oppure il volto dei protagonisti quando mostrano certe emozioni. Il trucco e gli effetti artigianali sono davvero ottimi, riescono a rendere gli zombi impressionanti e alcuni riescono anche a rimanere nella mente dello spettatore per il loro design particolare. Nonostante tutto gli effetti usati per le ferite e altre particolarità risultano molto realistici, infatti il team che si occupò di ciò si ispirarono a varie cose, come una vera autopsia e a un libro di patologia forense. Dove però il film riesce a stupire è in certi cambiamenti della trama.
Il cambiamento più importante e gestito meglio riguarda sicuramente Barbare. Nel film di Romero era una persona passiva che, dopo essere arrivata nella casa, non faceva più niente fino alla fine del film, mentre qui Barbara è molto attiva ed è uno dei personaggi che combatte con grande determinazione gli zombi. Questo cambiamento è stato stupendo, si tifa parecchio per lei oltre che per Ben e insieme i due formano un’ottima coppia. Oltre ciò è lei che riesce a dare una terza opzione per quella situazione. Nel film originale si discuteva per due soluzioni: sbarrare porte e finestre e combattere oppure nascondersi in cantina. Lei propone una terza soluzione ovvero sfruttare la lentezza degli zombi per scappare a piedi. Un’alternativa che a livello di sceneggiatura non viene accantonata e che non muore sul nascere, ma non viene presa subito in considerazione dagli altri anche per via del conflitto tra Ben e Cooper (Tom Towles), presente anche nell’originale (e anche in questo caso ti viene assolutamente voglia di tifare per Ben).
Ci sono infine altri due elementi da tenere in considerazione. Primo fra tutti il fatto che Savini riuscì a inserire una scena che purtroppo fu preclusa a Romero per una serie di motivi (non specifico in caso qualcuno non abbia visto il film) e soprattutto il messaggio originale viene rappresentato con altrettanta forza: alla fine l’uomo mostra un lato oscuro e terrificante della propria natura, dimostrandosi di gran lunga peggiori degli zombi.
Per concludere, La notte dei morti viventi non è al livello dell’originale, ma si dimostra comunque un remake fatto bene, con un profondo rispetto verso l’opera di Romero, delle scene ottime e dei cambiamenti di trama che portano veramente a qualcosa di nuovo e buono.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
Uh che ricordi
Spero piacevoli!
Si si dai
Ti chiedo scusa, il tuo commento era finito in spam e non me ne ero accorto.
Grazie mille
So che è un titolo famoso, ma non ho ancora visto né l’originale, né questo. Dovrò rimediare.
Non c’è alcun problema. Con calma si recupera ogni cosa. Poi fammi sapere, amico mio!
Concordo su tutta la linea: questo è quel raro caso in cui remake è all’altezza dell’originale
Forse all’altezza non saprei, ma sicuramente è un remake fatto veramente bene che tiene molto in considerazione il messaggio dell’opera originale e non lo tradisce. Lo apprezzo molto e merita sicuramente di essere ricordato.
[…] remake che, nonostante non sia al livello dell’originale, mostra di avere qualcosa da dire, La notte dei morti viventi di Tom Savini. Barbara e suo fratello sono al cimitero per visitare la tomba della madre defunta, quando a un […]
Non sono amante dei film horror e non ho visto né il film famosissimo di Romero né il remake (in genere dai remake mi tengo ben lontana). Voglio solo aggiungere che il primo storico albo di Dylan Dog, L’alba dei morti viventi, era un omaggio al film.
Assolutamente ed è anche per questo che è molto amato (oltre ad aver introdotto un personaggio memorabile come Dylan ed era scritto anche bene).