Memories of Murder

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a parlare di horror indipendenti (cosa che vedrete molto spesso qui) e siamo arrivati a parlare del recente Son. Una storia che vede una madre e suo figlio vivere una vita tranquilla, almeno fino a quando una setta non li rintraccia. Lei faceva parte di questa setta satanica ed era fuggita da loro poco prima che partorisse. Dopo quello spiacevole incontro il figlio inizia a sentirsi male, una strana malattia lo colpisce, portandolo quasi in fin di vita, per poi tornare in salute come prima. La madre è preoccupata che la setta continui ancora a perseguitarli e lei scappa con il figlio, anche se quest’ultimo torna a stare male e veniamo a scoprire da subito che lui è il figlio di un demone. Da come avete letto, è una storia che si è vista in diverse opere come Rosemary’s Baby oppure The Omen, ma il regista riesce comunque a dar vita a un’opera interessante e tecnicamente ottima che basa il tutto su due elementi fondamentali: la paranoia e il rapporto madre-figlio. Nel primo caso non sapremo fino alla fine quanta verità ci sia in questa storia, visto che la protagonista non ricorda bene certi fatti, mentre nel secondo ci viene mostrato un rapporto di amore sincero, un amore che però portare a delle conseguenze terribili. Un film che riesce a stupire per il suo lato tecnico e soprattutto per il modo in cui narra questa storia. Per questo motivo ve lo consiglio caldamente.
Mettiamo un attimo da parte l’horror e soprattutto cambiano completamente nazionalità e andiamo in Corea del Sud. La Corea negli ultimi anni è riuscita a imporsi a livello globale per quanto riguarda la settima arte e non solo. Abbiamo parlato in passato di opere simili come Two Sisters o Castaway on the Moon, pellicole che sfoggiano una regia curata ma anche diverse emozioni profonde. Sono contento di vedere quante persone siano interessati a questo mondo e vorrei cercare a modo mio di far conoscere certe opere meravigliose.
Ecco a voi Memories of Murder (Memorie di un assassino, Sar-in-ui chu-eok, 살인의 추억), pellicola noir e poliziesca del 2003 scritta da Bong Joon-ho, Kim Kwang-lim, Shim Sung-bo e diretta da Bong Joon-ho.

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Trama:
Siamo nel 1986 e in una piccola cittadina di campagna viene ritrovato il corpo di una donna brutalmente stuprata e uccisa. Subito dopo avviene un secondo omicidio e la polizia locale cerca di indagare, ma è totalmente impreparata e non ha i mezzi necessari. A occuparsi di questi casi è l’investigatore Park Du-man (Song Kang-ho) insieme al collega Cho Yong-gu (Kim Roe-ha). I due si avvalgono di metodi brutali per estorcere informazioni ed è che così che, prendendosela con un ragazzo con problemi mentali, lo costringono a confessare. L’investigatore Seo Tae-yun (Kim Sang-kyung), venuto da Seul per partecipare alle indagini, non crede alla colpevolezza del ragazzo e infatti subito dopo la polizia locale viene messa in imbarazzo quando le prove contro di lui crollano. Intanto Seo ha trovato alcuni elementi in comune con i vari omicidi commessi e ipotizza che il colpevole sia un assassino seriale. Gli investigatori dovranno fare di tutto per cattura questo killer, ma i vari problemi legati alla polizia potrebbero rendere il tutto molto più complesso. E l’assassino non sembra intenzionato a fermarsi.

Penso che tutto oggi conoscano Bong Joon-ho, soprattutto grazie al bellissimo Parassite, il primo film non in lingua anglofona a vincere l’Oscar per il Miglior Film. Quest’artista è sempre riuscito a creare opere magnifiche e intelligente, con al centro tematiche sociali di rilievo, e lo ha fatto anche con questa pellicola, il suo secondo lungometraggio e il film che lo ha fatto conoscere al mondo intero.

Basato sull’opera teatrale Come to See Me di Kim Kwang-lim, Memories of Murder si ispira a una storia vera ossia quella del primo serial killer coreano conosciuto, che agì dal 1986 al 1991.
Una cosa che colpisce fin da subito è l’approccio con cui iniziano le indagini. Fin da subito vediamo come la polizia del posto non sia capace di gestire al meglio la situazione, in un crescendo di situazioni tragicomiche dove varie persone contamineranno la scena del crimine, ma soprattutto l’indifferenza e il menefreghismo con cui indagheranno su questi omicidi. Si ha quasi la sensazione che queste povere donne assassinate passino in secondo piano e questa è una decisione voluta visto che i due detective si concentrano nel trovare un colpevole. Non il colpevole, ma un colpevole.

Ciò che gli interessa è dare un volto all’assassino ma le indagini che compiono sono superficiali e alla fine i sospetti cadono su questo ragazzo con problemi mentali che viene costretto a confessare sotto tortura. Ovviamente non è lui il colpevole, lo si capisce fin da subito, ma a quei poliziotti non sembra interessare molto. Però poi gli omicidi continueranno e le vittime diventeranno sempre più importanti e centrali nella trama (visto che questo caso avrà degli effetti sui protagonisti), fino ad arrivare a un climax veramente doloroso. Una critica che il regista rivolge con ferocia nei confronti della polizia e i suoi metodi, una polizia violenta a cui non interessa trovare il vero colpevole ma trovare un capro espiatorio per tranquillizzare l’opinione pubblica.

Questo però non è l’unico tema affrontato. Come sfondo si sono diversi argomenti che il regista mostra in maniera intelligente e naturale, come gli scontri tra polizia e studenti e le tensioni di quel periodo (nel 1986 infatti c’era ancora la dittatura in Corea del Sud), mettendoci sotto gli occhi un volto interessante del Paese e diventando in questo modo anche un film storico. Inoltre si affronta anche la tematica del maschilismo in vari punti, ma colei che è vittima di questo mondo è certamente l’investigatrice Kwon Kwi-ok (Ko Seo-hie). Lei lavora alla stazione di polizia e, nonostante il suo grado, è costretta a limitarsi a portare il cafè ai suoi colleghi e in certi casi viene presa poco in considerazione, nonostante si dimostri molto attenta e svegli, sicuramente più dei suoi colleghi, e dia anche delle svolte importanti alle indagini.

Da come avete potuto capire, i personaggi principali non sono per niente positivi e qui si ha un bellissimo contrasto tra l’investigatore Park e l’investigatore Seo. Il primo è una persona superficiale e vanagloriosa che a un certo punto userà dei metodi investigativi alquanto ridicoli e comici mentre invece Seo, molto più serio e professionale, ricorrerà all’ingegno e sarà lui a dare le prime piste per trovare l’assassino. Ciò che interessa particolarmente è vedere il cambiamento che subiranno entrambi per via di questo caso. Park a un certo punto inizierà un percorso di crescita, soprattutto quando capirà che il suo metodo d’indagine non serve a niente e soprattutto si renderà conto di come i metodi di tortura siano dannosi e possano portare a enormi conseguenze. Seo invece avrà una regressione. Ogni volta che sembra sulla buona strada, scopre di aver sbagliato e per questo una persona innocente muore e ogni volta che accadrà la situazione diventerà sempre peggio e lui si sentirà sempre più frustrato e furioso. A un certo punto anche lui ricorrerà alle maniere forti e vorrà avere un colpevole a tutti i costi. Possiamo quindi dire che si crea un gioco di specchi tra questi due personaggi, che crea molti contrasti e punti in comune.

Per concludere, Memories of Murder merita di essere definito un capolavoro. Questo film è entrato da tempo tra le mie pellicole preferite in assoluto, anche se non lo riguarderò molto spesso visto che la tematica dello stupro mi fa sentire male. In ogni caso ci troviamo di fronte a un’opera magnifica, una critica sociale forte a un tipo di società che cerca solo il consenso pubblico e non di trovare la verità, con una polizia violenta in uno Stato ai tempi dittatoriale. Un’opera che riesce a unire in maniera intelligente vari generi tra il noir, il poliziesco, passando poi per la commedia, il dramma e il film storico. Una pellicola completa che in più punti è riuscita a sorprendermi e stupirmi. Un’opera che consiglio assolutamente.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

26 pensieri riguardo “Memories of Murder

  1. Tutto quello che hai scritto è verissimo, eppure non mi ha esaltato quanto mi aspettavo; l’ho visto ormai un sacco di tempo fa, quando dopo Parasite hanno riproposto al cinema i film di Bon Joon-ho, per cui li ricordo poco, ma ricordo di essere uscito dalla sala molto più galvanizzato dopo aver visto Madre. Quello mi è piaciuto molto di più.

    1. Madre è un’opera meravigliosa che mi ha molto emozionato ma anche Memorie di un Assassino mi ha lasciato a bocca aperta, specialmente per il modo ironico, sottile e anche spietato con cui critica certi aspetti della vita coreana. Per essere il suo secondo film ha fatto un lavoro eccellente e la pellicola non mi ha mai annoiato.

  2. Questo film mi è piaciuto molto. Ho un debole per ogni opera che faccia critica sociale. Bong Joon-ho è per me stato fin da subito un regista e sceneggiatore interessante per questo motivo, e uno di quelli che apprezzo di più, sia per le sue opere originali che adattamenti (come Snowpiercer e lo stesso Memorie di un assassino. Snowpiercer, poi, è stato il suo primo film che ho visto. L’ho trovato lento ma di una lentezza che ripaga alla fine. Non conosco le opere originali su cui si è basato ma per quanto riguarda memorie di un assassino mi sembra che abbia dato sue distinte chiave di lettura). Ho cercato di recuperare tutti i suoi lavori, al momento in cui scrivo mi mancano The Host e Peullandaseu-ui gae. Di questi il mio preferito rimane cmq Parasite.

    “Si ha quasi la sensazione che queste povere donne assassinate passino in secondo piano e questa è una decisione voluta visto che i due detective si concentrano nel trovare un colpevole. Non il colpevole, ma un colpevole.”

    Questa frase penso riassuma perfettamente la dinamica principale che guida buona parte del film.
    Su tutto ciò che hai scritto non posso che concordare. Tra l’altro ho apprezzato che, mentre i due detective mostrandosi speculari con il loro sviluppo potevano mostrare vari difetti dei tipi di approccio, ed essere, a livello di narrazione, completamente assorbiti nella loro caduta o cmq credenze personali, anche se poi uno di loro ha subito una reale crescita, chi poi alla fine sia stato a permettere il vero punti di svolta nelle indagini non sia stato nessuno di loro due. Ma qualcuno che rimaneva ancorato alla realtà, mentre loro due esemplicavano e portavano messaggi, diventato quasi troppo impegnati a considerarsi protagonisti. Forse è una forzatura ma è un’altra cosa che ci ho visto. Ogni personaggio può essere visto sotto più di una lente, con il loro aspetto umano E con quello che chiaramente rappresentano. PIù penso ai lavori di quest’uomo, più posso vedere il luciccare di un lato che a prima visione potevo non aver notato.

    1. Bong Joon-ho è sempre stato bravissimo a parlare di queste tematiche. Riesce a fare critica sociale in maniera sottile, ma molto ironica e soprattutto cattiva, mostrando il lato oscuro della società e dell’essere umano. Con questo film ha creato un vero gioiello che purtroppo non riguarderò molto spesso perché, come ben sai, la tematica dello stupro mi causa molto malessere.
      Però è un film che a mio avviso bisogna vedere. Lo trovo perfetto in ogni punto, anche nel modo in cui scrive i personaggi perché riescono a rappresentare bene un certo tipo di società ma riescono anche a essere personaggi reali.

  3. Non sono un grande cinefilo ma la pellicola mi interessa! Ho letto molto di casi famosi in cui l’impreparazione ed i pregiudizi della polizia sono costati delle vite umane, ma si tratta perlopiù di casi statunitensi, è interessante vedere come le problematiche appaiono e vengono affrontate anche da altre prospettive.

    1. Purtroppo situazioni simili sono accadute in altre zone del mondo. Per esempio in Russia, dove ci sono stati dei serial killer cruenti. Alla fine queste persone vengono definite quasi come dei geni del male imprendibili, ma per lo più ebbero un’enorme fortuna proprio per via di questi elementi.

    1. In realtà di opere simile ce ne sono eccome. Ciò che mi rende felice è che nell’ultimo periodo la Corea ha avuto un grande successo per una serie di motivi e adesso in molti stanno scoprendo questo cinema che a mio avviso ha ancora tanto da dire.

  4. That’s a perfect review you made here. I’m in a Korean mood too because I’ve watched “Old boy” yesterday”. This film, and “Memories of murder” are the two that made me discover the korean cinema new cinema. And that was a shock. As you wrote, “Memories of Murder” is very imprinted by the dictatorial years (just as “Old Boy” is, with its brutal freedom recovery and the appetite for revenge), so it’s more than a serial killer movie, it is a sociological point a view. One of the greatest movies made in Korea.

    1. Indeed! It’s a very deep movie that succeded in taking about many things about Korea and it’s society. This and Old Boy are incredible piece of arts that will remain in history.

  5. This is Bong Joon-ho’s best film. As you state, the mixture of social critique of politics and gender relations, compelling characters whose investigation methods are so different yet start to become complementary and give way to similar frustrations, and the atmosphere make this all so, so absorbing.

    1. This film remains impressive in every way. It manages to talk about many things in a very short time and manages to do it very naturally and with attention to detail. I love this movie.

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