Duel

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo discusso di Shadows, film italo-irlandese del 2020. Purtroppo è stata una pellicola che per colpa della pandemia non è riuscita ad arrivare in sala. Un vero peccato visto che meritava di essere conosciuto. Una storia già vista numerose volte, che non porta nulla di nuovo al genere, ma che comunque si dimostra molto valido e soddisfacente. I personaggi sono caratterizzati molto bene, sono complessi e tridimensionali e lo spettatore ne rimane colpito per i pregi ma soprattutto per i difetti. Inoltre è un’opera diretta veramente bene, con una messa in scena e una fotografia ben curata e delle scene che rimangono impresse per la loro forza. Un film da recuperare assolutamente.
Dopo aver discusso di un film nostrano (anche se co-prodotto), è ora di riprendere un argomento che avevo lasciato in sospeso tanto tempo fa: parlare dei registi che adoro. E visto che ci sono, perché non parlare di uno degli artisti a cui sono più legato? Oggi torniamo infatti a scrivere di Steven Spielberg. Avrò detto tante volte che adoro Spielberg come regista, e non solo per una questione nostalgica, ma perché ha scritto una pagina importante nella storia del cinema con le sue opere e ancora oggi riesce a creare dei film stupendi. Quindi voglio scrivere di lui dopo la recensione dedicata a La Guerra dei Mondi. In quell’articolo avevo citato un film che inizialmente volevo portare sul blog, per poi cambiare idea. Diciamo che il film in questione riguarda lo Spielberg delle origini. Un tempo avevo intenzione di provare a fare un mese dedicato solo a lui, come ho fatto per Halloween, ma ho deciso di lasciar perdere perché si sarebbe stato veramente tanto, troppo da dire. Quindi ho optato per discutere di Spielberg sporadicamente, cercando di andare in ordine cronologico (tipo quello che sto facendo con la Disney). Ma bando alle ciance, iniziamo subito con il film che aprì la strada a Spielberg per il grande cinema.
Ecco a voi Duel, pellicola thriller del 1971 scritta da Richard Matheson e diretta da Steven Spielberg.

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Trama:
David Mann (Dennis Weaver) è un commesso viaggiatore che ha intrapreso un viaggio di lavoro a bordo della sua macchina. Mentre guida tranquillamente, vede davanti a se una vecchia autocisterna. Questa autocisterna è logora, sporca ed emette un’enorme quantità di fumo. David, infastidito, la supera ma subito dopo l’autocisterna iniziare a suonargli e per poi superarlo di nuovo. Le due vetture arrivano a una stazione di servizio per fare il pieno e David ne approfitta per chiamare la moglie (Jacqueline Scott), con cui aveva litigato il giorno prima. David riparte ma viene inseguito dall’autocisterna che lo tallona senza mai superarlo.  Alla fine David riesce a farlo passare, ma l’autocisterna lo rallenta e quando lui cerca di superarla di nuovo questa gli taglia la strada più volte, facendogli fare quasi un incidente. Con una brusca manovra David supera nuovamente l’autocisterna, ma quest’ultima si mette a tamponarlo più volte. Ormai David ha capito che ha a che fare con un folle e dovrà trovare il modo di sfuggire a questo veicolo, perché il guidatore non lo lascerà mai in pace.

Finalmente si parla di Spielberg e lo facciamo con il suo primo lungometraggio. Esatto, questo è stato il suo primo lungometraggio ed era un film nato per la televisione, da trasmettere come parte della ABC Movie of the Week. Il film ebbe talmente successo che quando arrivò in Europa venne portato al cinema e furono aggiunte delle scene affinché la pellicola durasse 90 minuti. Però come nacque tutto?

Duel-Steven-Spielberg

Spielberg scoprì la storia per puro caso quando una sua amica gli consigliò di leggere la storia breve Duel che si trovava sulla rivista di Playboy e scritta da Matheson. Quest’ultimo creò questa storia dopo che ebbe un brutto incontro con un camion il 22 settembre 1963, lo stesso anno in cui morì Kennedy. Spielberg lesse il racconto e ne rimase colpito così, dopo aver esposto le proprie idee al produttore George Eckstein, il regista ebbe il via libero per le riprese. C’era un piccolo problema: gli diedero solo 10 giorni per dirigerlo. A quei tempi questi limiti erano normali soprattutto per certe pellicole, ma per la storia che aveva Duel era qualcosa di assurdo. Infatti alla fine Spielberg finì per sforare di 2-3 giorni, ma il risultato finale fu più che soddisfacente. 

Una delle idee migliori di tutta questa storia è che noi non vedremo mai la faccia del camionista. Tutto ciò che riusciamo a vedere sono al massimo le braccia o gli stivali di pelle, ma mai il volto. Questa fu un’idea di Matheson e a Spielberg piacque tantissimo. Non sapere chi sia la persona che perseguita il protagonista, lasciare questo mistero, fa molta paura e aiuta a far crescere la tensione. Inoltre non sappiamo neanche perché questo camionista ce l’ha con David. Perché David l’ha superato? Non lo sapremo mai.
Tutti elementi che causano grande paura nel protagonista e lo mettono in crisi. Arrivati a questo punto viene da pensare che il cattivo più che il camionista sia proprio l’autocisterna. Questo veicolo ha molta personalità e possiamo definirlo un vero e proprio personaggio. Un vicolo sporco, lurido, che ha davvero molti anni e soprattutto sembra quasi avere una faccia. Infatti la parte anteriore di questa autocisterna avrà la forma di un volto, come se fosse viva, anticipando film come La macchina nera o Christine. Tra le altre cose l’autocisterna ha anche diverse targhe e, ascoltando le interviste di Spielberg, quelle targhe rappresentano tutte le persone che ha ucciso. E non sono poche.

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Tutti questi elementi sono certamente interessanti, ma ciò che riesce a rendere questo film stupendo è proprio la regia di Spielberg. Dirigere un’opera simile in meno di due settimane dev’essere stato un incubo e inoltre lui non l’ha neanche diretto negli studios, decidendo invece di riprendere le scene d’inseguimento in esterni, dando così un enorme senso di realismo. In questi casi Spielberg, per girare la corsa delle due macchine, utilizzò due metodi: il primo era la camera car, che riprendeva le due vetture inseguendole. Nel secondo metodo invece il regista mise delle telecamere ai lati delle strada. Così, quando i due veicoli passavano, Spielberg otteneva diversi inquadrature differenti dai due lati, inquadrature sembravano cambiare radicalmente il paesaggio. In questo caso ciò che aiutò Spielberg a orientarsi fu una mappa che realizzò lui stesso in cui c’era scritto il tipo di scena in una determinata location e le telecamere lì presenti. Così sapeva sempre cosa fare senza problemi e l’aiutò parecchio in quei giorni frettolosi. 

Spielberg usò tantissimi trucchi per far sembrare che i veicoli andassero molto veloci e uno di questi furono le inquadrature dal basso, che diedero un maggior senso di velocità. Ovviamente ci furono altri metodi come ad esempio fare dei primi piani dell’autocisterna che viene incontro alla telecamera, vari cambi di inquadrature rapidi ma comprensibili e riprese dagli specchietti. 

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Spielberg, oltre a dirigere con maestria queste parti movimentate, riesce a regalare tensione anche nei momenti statici. Prendiamo come esempio la scena in cui David va fuori strada e si rifugia nel bar. Qui vede che l’autocisterna ha parcheggiato lì, dopo che lui è andato in bagno, e adesso ha il timore che il camionista possa essere con lui.
Qui abbiamo una scena fortemente ispirata al cinema di Hitchcock, con il protagonista che inizia a farsi domande sul perché quel tipo l’abbia aggredito e su chi possa essere in quel bar. L’unico indizio che ha sono gli stivali in pelle e lì tutti li indossano. Quindi vedremo numerosi sguardi preoccupati di David e anche dei clienti del bar, che lo osservano con un misto di curiosità e sospetto. Una scena stupenda che crea mistero e suspence.
Il film sarà pieno di momenti incredibili e di scene memorabili che riescono a stupire, soprattutto pensando che la pellicola è nata come un film televisivo e realizzata in pochissimo tempo.

Per concludere, possiamo dire che Duel è una pellicola semplicemente stupenda, capace di intrattenere dall’inizio alla fine con diverse scene d’inseguimento curate e dinamiche e dei momenti all’apparenza tranquilli dove in realtà la tensione subirà un enorme crescendo. Un’opera importante per Spielberg perché gli aprì le porte per il grande cinema con Sugarland Express.

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Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

31 pensieri riguardo “Duel

  1. Perfect analysis. There’s something of a western in that Duel. And I see the devilish mechanical monster as a sort of Jurassic truck. David Mann has to prove he is really a man, fighting for his right to be on that road. There’s something of conquest behind that, modern against archaism. The cut and directing of Spielberg are just perfect.
    Very good choice for Halloween time.

    1. The truck almost seems to have a will of its own, a predecessor of Christine if you will. The settings are beautiful and the fight between man and that ancient and infernal machine is rendered very well. Thank you so much for the comment.

  2. sicuramente interessante, soprattutto per la produzione che hai spiegato; ovviamente, visto il genere, non lo guarderò mai xD
    invece, all’inizio la trama mi ricorda la prima parte di Jeepers Creepers

    1. Sì, è vero, è stato citato nel finale de Lo Squalo. Spielberg adora mettere questi piccoli easter eggs nei suoi film. Ad esempio in 1941 – Allarme a Hollywood, inserisce la scena con un attore presente in questa pellicola molto simile e con alcuni rimandi. Spero possa piacerti!

  3. Questo è il mio secondo film preferito di Spielberg (dopo Jaws), lo trovo magistrale per come costruisce la tensione un po’ alla volta. Ancora oggi cerco sempre di vedere il viso dei camionisti in autostrada, perchè se non vedo chi guida iniziano a salirmi i brividi… Ottima recensione!

    1. Spielberg è riuscito a fare qualcosa di incredibile con questo suo primo lungometraggio. Anch’io ne rimango stupito ogni volta che lo riguardo. E comunque è un film che ti fa venire la fobia dei camion XD

  4. Ho visto questo film molte volte, perché l’atmosfera creata dal regista è non solo angosciante, ma trascinante. E se capitasse anche a me? E poi l’esplosione di gioia dell’attore (che tra l’altro ha fatto tanti telefilm simpatici come “lo sceriffo a cavallo), fa esplodere un urlo di gioia anche allo spettatore. Si sta sul filo del rasoio tutto il tempo, e solo un regista come Spielberg ci riesce, anche senza tanti dialoghi. Credo che lo rivedrò altre volte.
    Complimenti a te.

  5. Uno dei miei professori, quando studiavo all’Uni, era fissato con questo film e lo squalo.. li usava come metafora dell’adolescenza per alcune parti in particolare… Ricordi. Ottimo lavoro, come sempre! Buona giornata :-)

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