So molto bene di essere incredibilmente lento nel pubblicare questi articoli ma tendo a parlare di tante cose che mi piacciono e così perdo di vista gli obiettivi primari iniziando a scrivere di tutto e di più. Inoltre dovrei smetterla di iniziare questo tipo di articoli con delle scuse, inizio a diventare ripetitivo.
Comunque torniamo a parlare dei mostri dell’Universal e in questo caso non solo di uno dei migliori film di questo filone fin oggi, ma anche uno di quei seguiti capaci di essere migliori del primo capitolo. E soprattutto è uno dei miei film preferiti in assoluto, un’opera che mi è rimasta nel cuore e a cui cercherò di rendere giustizia al massimo delle mie capacità.
Ecco a voi La moglie di Frankenstein (Bride of Frankenstein), un gotico del 1935 diretto dal leggendario James Whale.
Trama:
Il film inizia con Mary Shelley che, in una villa a Ginevra, narra a suo marito Percy Shelley e al suo amico George Byron il seguito della storia di Frankenstein.
Il mostro è riuscito a fuggire dall’incendio nel mulino mentre Henry Frankenstein, dopo gli eventi traumatici da lui trascorsi, promette ad Elizabeth di abbandonare i suoi esperimenti. Purtroppo poco dopo arriva il Dottor Septimus Pretorius che propone a Henry un’idea folle: creare una moglie per il mostro e dar vita così a una razza di uomini artificiali. Henry ovviamente rifiuta la proposta ma in seguito si ritroverà costretto ad assecondare questa follia.
Come ben sappiamo Frankenstein ebbe un successo incredibile e l’Universal voleva a tutti i costi un seguito. James Whale però non voleva. Secondo lui aveva detto tutto quello che c’era da dire sul mostro e per questo motivo decise di occuparsi di altro e infatti diresse L’Uomo Invisibile di cui abbiamo già parlato (oltre ad altre pellicole come lo stupendo The Old Dark House e A lume di candela per citarne alcuni). L’Universal comunque continuava a fare pressioni e alla fine James Whale decise di dirigere questo seguito ma alla sue condizioni, ossia libertà artistica. L’Universal e Carle Laemmle Jr. accettarono, soprattutto quest’ultimo che ormai aveva una fiducia sconfinata sulla bravura di Whale e credva che quel regista fosse la persona giusta per dirigere il secondo capitolo.
In questo caso Whale non solo ebbe un budget più elevato ma anche molto più tempo per lavorare meglio alle scene. Ciò che diede molto problemi all’inizio fu la sceneggiatura. Furono tanti gli sceneggiatori che lavorarono alla storia ma Whale non era per niente soddisfatto del loro lavoro. Respinse parecchi copioni fino a quando non si arrivò a una storia definitiva che combinava vari elementi delle versioni precedenti. Coloro che riuscirono a convincere Whale furono William J. Hurlbut ed Edmund Pearson ma non va dimenticato il lavoro fatto da John L. Balderston che suggerì di utilizzare l’idea di una compagna per il mostro come nel libro.
Nonostante ciò, durante la lavorazione della pellicola, Whale aggiunse diverse cose come ad esempio la scena degli uomini nelle boccette del Dottor Pretorius. Una parte del film molto bizzarra ma allo stesso tempo favolosa dove Whale riesce con ottimi trucchi a ar sembrare veramente minuscole quelle persone. Una scena che Whale adorava e non voleva che fosse tagliata era il prologo con Mary Shelley. La scena venne messa ma fu in parte tagliata per via di alcune scene in cui la scollatura della Shelly era troppo evidente.
Anche se era riuscito a ottenere una certa libertà creativa, Whale fu costretto a tagliare e, nella maggior parte dei casi, a modificare alcune parti. Whale però era una persona molto cocciuta e pure furba così nelle parti che modificava dava lo stesso significato originale soltanto che era sottointeso.
Tra le tante parti che furono tolte durante la realizzazione del film c’è quella il cui il mostro scambia Gesù sul crocifisso come un essere sofferente e cerca di salvarlo. Al suo posto venne messa una parte in cui il mostro, adirato, fa cadere la statua di un vescovo. Questa scena non fu censurata perché Whale, furbamente, non la mise nel copione e la censura non poté far nulla.
Ci furono parecchi tagli anche per quanto riguarda gli omicidi, considerati troppo. Anche un dialogo in cui Pretorius si burla del concetto di esistenza e creazione subì dei cambiamenti ma qui Whale, anche se cambiò un pochino il dialogo, gli diede lo stesso significato.
Avendo più libertà creativa, il regista mise nel film la sua ironia così come aveva fatto con The Old Dark House e L’uomo Invisibile. Whale chiamò Una O’Connor, con cui aveva già lavorato ne L’Uomo Invisibile, e le diede la parte di Minnie, una domestica dei Frankenstein. Un personaggio sempre attivo che non smette mai di parlare e racconta di tutto in giro (che sia vero o falso non importa) e che personalmente mi fa morire dal ridere. La prima volta che incontra il mostro fa un’espressione e un urlo che mi ha piegato in due. Oltre al personaggio di Minnie c’è anche il Borgomastro che sembra non avere quasi mai il controllo della situazione e poi c’è il dottor Pretorius.
Il dottor Pretorius tende a farsi beffe di molti argomenti delicati (come l’esistenza) ed è stato lui a introdurci alla scena delle persone in bottiglia. E qui si ironizza tanto sui ruoli di questi piccoli umani creati con la magia nera (esatto, viene introdotta una sorta di magia nera) anche perché sono re, regine, vescovi e altri personaggi molto importanti e con grande potere ma, in questa situazione, chiusi in quelle bottiglie, fanno solo ridere.
Boris Karloff e Colin Clive tornarono rispettivamente nel ruolo della Creatura e del dottor Frankenstein, anche se alcuni non erano sicuri di Clive visto che il suo problema con l’alcol era peggiorato parecchio. Whale lo volle comunque nella parte visto che riusciva a dare una grande carica tragica al suo personaggio. Chi invece non tornò fu Mae Clarke per problemi di salute e perciò il ruolo di Elizabeth venne affidato a Valerie Hobson. Il ruolo del dottor Pretorius venne dato a Ernest Thesiger mentre trovo molto interessante la scelta di Whale nell’affidare a Elsa Lanchaster non solo la parte di Mary Shelley ma anche quello della Moglie di Frankenstein.
Ciò che più ho apprezzato della pellicola, oltre al lato tecnico che descriverò più tardi, sono i personaggi e il modo con cui interagiscono.
Innanzitutto trovo originale e interessante il dottor Pretorius. Lui è una grande novità perché, se ci pensate bene, nelle altre pellicole sui mostri dell’Universal c’erano sempre personaggi dottori che facevano la morale e che mettevano in guardia sul giocare con le forze del male o a creare la vita che sia esso un Van Helsing o un dottor Waldman. Qui invece Pretorius è una figura negativa, una specie di Mefistofele che non solo non critica l’operato di Frankenstein, anzi, lo elogia e lo incita a continuare e ad andare oltre. Un personaggio affascinante e diverso dal solito.
Henry Frankenstein invece qui ha capito che non bisogna giocare a fare il Dio e si tiene alla larga da Pretorius nonostante ci sia in lui un pizzico di curiosità. Il trauma della Creatura però si è radicato in lui e vorrebbe mantenere la promessa fatta ad Elizabeth.
Colui che invece ha avuto l’evoluzione più interessante di tutti è stata la Creatura. Un cambiamento grande che venne fatto fu il permettergli di parlare, con un vocabolario molto ridotto ma comunque parlare. Karloff inizialmente non era d’accordo con questa scelta perché aveva paura che ciò potesse compromettere la caratterizzazione del personaggio. Fortunatamente si sbagliava. Come avevo già detto nell’articolo su Frankenstein, la Creatura è un bambino appena nato dentro un corpo enorme e deforme ed è normale che andando avanti impari certe cose come ad esempio il linguaggio. Purtroppo lui continua a vivere in un mondo in cui le persone continua a dargli la caccia e per questo comincia a sentirsi solo. Sarà così che inizierà a cercare un contatto umano ed è su questo che Pretorius farà pressione mettendo in testa al mostro l’idea di avere una compagna, una moglie.
Ora concentriamoci invece nei rapporti tra i personaggi tra cui quello tra il mostro e l’eremita cieco. Dopo essere fuggito dalla folla inferocita (che è più terrificante del mostro a mio avviso), la Creatura si rifugia in una casetta nei boschi dove vive questo vecchio non vedente. Nonostante la cecità, l’eremita capisce che l’ospite ha bisogno di aiuto e lo invita ad accomodarsi. Questa è la seconda volta che il mostro viene trattato con affetto da qualcuno dopo la bambina del primo film. Il vecchio non solo l’accoglie ma gli da anche un letto su cui riposare dopo tanti tormenti e ringrazia il Signore per aver trovato un amico. Questa è una delle scene più belle e commuoventi di tutto il film dove non c’è la benché minima traccia di ironia. Loro due sono persone che sono sono state isolate dagli altri per le loro differenze e che adesso contano l’uno sull’altro. Ed è veramente dolce vedere il mostro piangere per l’affetto ricevuto.
Un’altra scena meravigliosa sia per messa in scena che per impatto emotivo è la nascita della Moglie. Parleremo in seguito del suo design, che rimane tutt’ora uno dei più belli che abbia mai visto, e ci concentreremo nel parlare della scena in se. Quando lei nasce, attraverso la scienza di Henry e la magia nera di Pretorius, è confusa e sperduta come una bambina e quando si accorge del mostro urla spaventata. Questa scena è crudele perché la Creatura capisce di essere destinato a rimanere solo per sempre e perché la povera Moglie è stata creata per tenere a bada il mostro e realizzare il folle sogno di una folle persona. Praticamente vediamo a confronto due vittime costrette a vivere in un mondo che non li accetterà mai.
E’ rimasto nella storia il sibillo che la Moglie lancia al mostro. Per realizzarlo Elsa si ispirò al verso che fanno i cigni quando qualcuno si avvicina troppo ai piccoli.
Adesso invece voglio parlare del lato tecnico. Il film è espressionismo puro. Le luci sono tutte artificiali e gli orizzonti sono dipinti con enorme cura. Ciò che ho apprezzato molto è la fotografia di John J. Mescall soprattutto quando vengono ripresi i sngoli personaggi. Il fotografo utilizza una luce centrale e ne aggiunge un’altra che illumina la scena di tre quarti per far risaltare il soggetto sullo sfondo scuro. In questo modo i contorni vengono esaltati dalla luce e questo metodo lo si può vedere chiaramente nella scena con l’eremita o con la nascita della Moglie.
Bellissime anche le musiche di Franz Waxman che qui compone tre temi musicali dedicati uno a Pretorius, uno al mostro e l’ultimo alla Moglie.
Al trucco torna il leggendario Jack Pierce che modifica leggermente il mostro. Visto che la Creatura è sopravvissuta all’incendio, Pierce decide di aggiungere qualche ustione e ferita e di accorciargli i capelli visto che sono un po’ bruciacchiati. Per la gioia di Karloff c’è stato un piccolo miglioramento col trucco ovvero la fronte, realizzata con la gomma rendendola così migliore e più comoda ( ma per il resto la sessione di trucco rimase comunque pesante).
Per quando riguarda l’aspetto della Moglie, si è presa come ispirazione Nefertiti e infatti rimane impresso quel taglio di capelli con quella striscia bianca nel mezzo. Sono presenti anche brutte cicatrici sotto il mento e sul collo. Alla Lanchaster non piacque tanto lavorare con Pierce visto che, secondo lei, lui sembrava una specie di Dio che gioca con le sue creazioni.
La Moglie di Frankenstein è uno dei film più belli mai fatti senza se e senza ma. Una perla cinematografica che ancora adesso riesce a sorprendere e ad emozionare. Io stesso mi commuovo ogni volta che vedo l’incontro tra la Creatura e l’eremita o l’urlo della Moglie e la consapevolezza sulla faccia del mostro di non avere un futuro. E’ un’opera stupenda che tutti dovrebbero recuperare che siate o non amanti del genere horror e gotico.
Spero vivamente che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
Dio che tuffo indietro ….. ero una bimbola quando mio padre cedette a farmeli vedere… e il primo fu Nosferatu.
Poi le varie mummie e Frankie…
Che adoro. Quindi prenditi tutto il tempo che serve se questo e’ il risultato ☺
Grazie mille! Io questi film li ho visti per la prima volta in televisione a orari improbabili. Dovrebbero invece farli vedere a tutti perché ancora adesso riescono a incantare e appassionare.
ne avevo letto sulla mia guida al cinema horror^^
gran film a quanto dici, lo devo recuperare
È un film meraviglioso, girato benissimo, con un’ironia che ancora diverte e con momenti davvero commuoventi. Quando puoi guardalo che ne vale la pena.
Dei film sui mostri della Universal ho visto solo “La mummia”, e mi è piaciuto parecchio. Questo articolo potrebbe essere uno stimolo per riprenderne altri.
Fidati sono tutti film straordinari e ben fatti. Frankenstein e la Moglie di Frankestein però sono tra i migliori in assoluto insieme alla Mummia (e personalmente ci metto anche Il mostro della laguna nera).
Sai che mi ero scordato di aver visto “Il mostro della laguna nera”? 😱 E dire che mi è piaciuto un sacco!
Nessun problema. Comunque ho intenzione di scrivere un articolo su quella perla anche se prima farò sicuramente L’uomo lupo.
Bellissima recensione piena zeppa di curiosità, grazie! Ho pensato parecchio a questo film perché sto preparando la recensione di Young Frankenstein di Mel Brooks che ne fa una parodia/omaggio meravigliosa… Metterò il link alla tua recensione senza dubbio!
Grazie mille! Adoro Young Frankenstein è un film molto divertente e intelligente che riprende appieno le tematiche dei film e del libro. Non vedo l’ora di leggere l’articolo!
Scrivendo un commento sotto ad un post della blogger che scrive sul sito IlGiornoDegliZombie, le raccontavo che, oggi come oggi, sono solo 3 i miei guru assoluti in campo horror e questo perché, malgrado le tantissime voci sul web che parlano di film e libri e serie televisive di soggetto horror e fantastico, solo 3 sono le persone che non mi hanno mai deluso al riguardo e non perché dicano le cose che voglio sentire (sono refrattario alle bolle di filtraggio che ti propongono concetti in comfort zone), ma per la volontà di rifiutare i paraocchi, per la cultura sistematica che si sono fatte in anni di visioni, per l’apertura mentale che non le fa restare al palo della nostalgia, per l’umiltà che le fa mettere in discussione e per le loro osservazioni lucide: è evidente che tu e Lucia siete 2 di queste 3 persone (della cui terza persona mi è stato chiesto di non fare nome perché persona incredibilmente riservata) e questo tuo ennesimo post di cinema vintage, su un altro capitolo dei grandi mostri Universal, ne è palese dimostrazione.
Non voglio rubarti la scena, mettendomi a parlare io del film o di un titano del cinema della golden age come Whale, perché questa volta, a mio modesto parere, ti sei davvero superato: se già i tuoi precedenti interventi sui mostri Universal erano stati assolutamente degni di nota e golosi per le loro curiosità e notizie, qui hai scritto un vero e proprio saggio, che non stonerebbe come capitolo di un libro sulla storia avventurosa del cinema horror degli albori!
Ho letto due volte di seguito tutto l’articolo ed è stata un cavalcata furiosa, concitata, a perdifiato dentro la genesi della pellicola ed hai fatto sentire il lettore assolutamente partecipe di ciò che ha attraversato Whale durante le varie fasi della produzione, dallo script alla messa in scena. Splendido, sei davvero un grande, amico mio!
La moglie di Frankenstein è un film che ha fatto la storia del cinema e nonostante la sua età riesce ad essere moderno, a trattare di tematiche attuali in modo intelligente. Oltre ciò è uno dei miei film preferiti, uno di quelli che riguarderei moltissime volte senza stancarmi per la bellezza della regia, gli attori stupendi e le emozioni provate. Ho fatto del mio meglio per questo pezzo visto che, insieme a Frankenstein, La mummia e il mostro della laguna nera, è uno dei film di mostri a cui sono più affezionato. Spero tanto che molti riscoprano questo film perché ancora oggi riesce a stupire e a meravigliare così come ha fatto con me.
Che meraviglia trovare un’anima gemella come te che si appassiona a questi titoli meravigliosi… Alla prossima, amico!
Ho sempre voluto vederlo…adesso metto il dvd nella wishlist ^.^
Appena puoi guardalo che ne vale assolutamente la pena.
[…] Pictures usati come ispirazione da Brooks, cioè l’originale Frankenstein uscito nel 1931, il suo seguito Bride Of Frankenstein (La moglie di Frankenstein) del 1935, entrambi per la regia di James Whale, ed i successivi Son Of Frankenstein (Il figlio di […]
[…] ’30 fantascienza e horror fossero utilizzati bene insieme in pellicole come Frankenstein, La moglie di Frankenstein o L’uomo invisibile (tutti di James Whale tra l’altro). Questo tipo di genere esisteva […]