Nelle sale è uscito il terzo capitolo di Annabelle, spin-off di The Conjuring, e ho deciso quindi di parlare non solo di quest’ultimo film ma anche dei due precedenti.
Quindi, senza perdere altro tempo, iniziamo con il parlare di Annabelle, horror del 2014, diretto da John R. Leonetti.
Trama:
Siamo nel 1962 e John e Mia sono una giovane coppia che aspettano il loro bambino. Mia è appassionata di bambole così John le regalal la bambola che in seguito diventerà Annabell. Una notte due aggressori uccidono i loro vicini e tentano di far fuori anche Mia. John e la polizia riescono a farmare uno dei due mentre l’altra, chiamata Annabelle, si suicida con in mano la bambola.
Dopo questo evento inizierà l’incubo.
John R. Leonetti è stato per molti anni direttore della fotografia. E per molto tempo ha lavorato nelle pellicole di James Wan a partire da Dead Silence. Dopo l’enorme successo di The Conjuring e del personaggio di Annabelle, si è deciso di iniziare un The Conuring Universe (l’ho sempre detto che gli anni 2000 verranno ricordati per gli universi condivisi) iniziando proprio con quella bambola. John R. Leonetti è stato chiamato per dirigere il film e quel che ne è venuto fuori è una pellicola molto mediocre.
Annabelle non è un bel film e ha parecchi difetti che elencherò pian piano. Il primo fra tutti è la regia. L’errore che commette Leonetti è quello di ricopiare lo stile di Wan senza riuscirci. Wan nelle sue pellicole è sempre riuscito a creare un’ottima tensione che poi fa esplodere dopo molto tempo, a volte smorzando anche la tensione e colpire quando meno te l’aspetti. Inoltre è sempre stato bravo a utilizzare la macchina da presa creando una messa in scena convincente e momenti horror che sono rimasti impressi. Leonetti non riesce a gestire bene la situazione e in certi momenti neanche la tensione e quando ci riesce tende a spezzarla subito con jumpscares.
Anche la scena che più mi ha convinto del film (e che è presente anche nel trailer) pare la brutta copia di una delle scene più e belle e famose di Schock di Mario Bava.
Le cose più gravi di tutte però sono la sceneggiatura e i personaggi.
Della coppia protagonista l’unica che è quasi interessante è Mia (anche perché tutti gli eventi accadono a lei) mentre John è completamente inutile, un personaggio piatto e banale che serve quasi da riempitivo. Il prete invece dovrebbe essere il personaggio saggio, con molta esperienza sulle spalle che da consigli utili alla coppia non solo per quanto riguarda la loro vita ma anche su come liberarsi del demone dentro la bambola. Un personaggio che sembra importante ai fini della trama ma che, a conti fatti, non combina niente, ci prova ma fallisce miseramente. L’unico personaggio a cui io mi sia affezionato e che secondo me avrebbe meritato un certo approfondimento è Evelyn. Evelyn è la proprietaria di una libreria e in seguito amica e confidente di Mia. E’ un personaggio che, nonostante compaia poco, riesce a farsi apprezzare e ha una storia interessante (la figlia morta in un incidente stradale, il fatto che abbia sentito la voce della figlia sussurrarle di andare avanti).
Anche l’attrice, Alfre Woodard, riesce a darle un certo carattere che aiuta il personaggio a essere vivo e non un manichino vivente. Ed è anche lei che infine riesce a mettere i bastoni fra le ruote ad Annabelle. Avrei tanto voluto un approfondimento migliore per lei.
Il problema legato alla sceneggiatura riguarda invece la coerenza. Non si capisce bene quale sia l’obiettivo di Annabelle, se prendere possesso del noenato oppure condannare qualcuno all’inferno. Sembrano sciocchezze ma in certi punti non sa neanche lei cosa fare veramente. E anche verso la fine si crea una specie di buco di trama.
Quindi il primo capitolo di Annabelle non è riuscito nel suo intento e si porta dietro parecchi errori e incoerenze che lo penalizzano parecchio. Due scene però mi sono piaciute per come sono state realizzate: la scena alla Schock e la scena dell’ascensore. Per il resto è un film che non consiglio.
Nonostante tutto la pellicola ha riscosso un certo successo che ha portato alla realizzazione del secondo capitolo, Annabelle: Creation, film del 2017 diretto da David F. Sandberg.
Trama:
Il film comincia nel 1943 e qui Samuel Mullins, un famoso artigiano della zona, produce bambole molto apprezzate e riechieste. Iniseme a lui vivono sua moglie Esther e sua figlia Annabelle. Quest’ultima un giorno viene investita per disgrazia da un’automobile (la bambina è andata sulla strada per raccogliere un bullone). Questo evento distruggerà i due genitori.
Alcuni anni dopo, nel 1955, i Mullins decidono di ospitare momentaneamente le ragazze di un orfanotrofio guidate da suor Charlotte. Tra le orfane c’è anche Janice, una ragazzina con disabilità motorie ad una gamba, la quale scopre in una stanza sigillata una bambola molto strana che semra contenere l’anima di Annabelle.
Dopo l’abbandono di John R Leonetti, la produzione decise di affidare questo prequel a David F. Sandberg, diventato famoso per il suo Lights Out e ultimamente per aver diretto Shazam!
Lights Out è un horror che personalmente mi ha un po’ deluso. Non è un brutto film ma aveva un’idea di base molto bella che non è stata sfruttata bene. Mentre Shazam! era una film sui supereroi che mi ha sorpreso visto che è uscito fuori dai canoni e per me è stata una pellicola divertente. Un giorno parlerò di entrambi.
Tornando ad Annabelle: Creation, ammetto di essere rimasto stupito. Dopo un primo capitolo pessimo non mi aspettavo nulla di che da questa pellicola eppure alla fine si è dimostrato un buon prodotto anche se con delle pecche.
Intanto inizio col dire che apprezzo moltissimo i primi 30 minuti del film. Questo perché non inizia subito con gli spaventi o la tensione ma comincia con calma, presentandoci i vari personaggi e l’ambiente che li circonda. In questo modo abbiamo la possibilità di empatizzare con i personaggi come Charlotte, ma soprattutto con Janice e la sua amica Linda, che nella pellicola saranno coloro più approfonditi insieme ai coniugi Mullins.
Inoltre è probabilmente la parte curata meglio a livello tecnico perché ha delle ottime inquadrature dall’alto e anche un bel piano sequenza all’interno dell’abitazione Mullins dove conosciamo meglio il luogo. Tutti questi momenti sono gestiti veramente bene senza esagerazioni, jumpscares inutili o cliches di che tipo. Oltre ciò sono presenti anche dei titoli di testa molto belli dove vediamo la creazione della bambola.
E’ un peccato che il resto del film non si mantenga allo stesso livello di questi primi 30 minuti.
Perché per l’ora successiva il film sarà pieno di jumpscares e il ritmo diventerrà un po’ troppo veloce. Alcuni momenti di tensione sono fatti bene come ad esempio la scena con la pallina e il filo o quella nella stanza delle altre ragazze. Altre invece saranno abbastanza prevedibili e fatte apposta non per terrorizzare ma per far saltare il pubblico dalle sedie come se il regista avesse deciso di accontentare quelle persone che credono che l’horror sia questo. In compenso Sandberg dirige bene le varie scene e riesce a regalarci anche delle morti abbastanza violente che non mi aspettavo in questa pellicola.
Gli attori se la cavano molto bene soprattutto i Mullins (Anthony LaPaglia e Miranda Otto), Suor Charlotte (Stephanie Sigman), Janice (Tabitha Bateman) e Linda (Lulu Wilson). Un po’ mi dispiace che le altre ragazze siano state messe in secondo piano perché così sembrano solo un riempitivo per aggiungere scene di tensione.
Alla fine Annabelle: Creation è un buon prodotto, nulla di eccezionale e con dei difetti, ma che è stato quasi un mezzo miracolo visto il primo film.
E finalmente passiamo ad Annabelle 3 (Annabelle Comes Home), terzo e per il momento ultimo capitolo di questa, che alla regia ha questa volta Gary Dauberman.
Trama:
Nel 1968 i demonologi Ed e Lorraine Warren portano la bambola Annabelle nella loro casa e la rinchiudono in una stanza dove tengono vari artefatti maledetti o posseduti. Un anno dopo i due accolgono in casa Mary Ellen, una ragazza che dovrà fare da babysitter a loro figlia, Judy. Oltre a Mary arriva anche Daniela, una sua amica, che, incuriosita dal lavoro dei Warren e determinata a trovare un modo per contattare il padre defunto, entra nella stanza degli artefatti. Dopo aver guardato in giro e toccato alcuni oggetti, Daniela lascia aperta per sbaglio la teca dov’era sigillata Annabelle e in questo modo la libera. La bambola così può ricominciare a far del male alle persone.
Terzo film, terzo regista. Chi è Gary Dauberman? Dauberman è lo sceneggiatore dei tre capitoli di Annabelle, di The Nun e anche dei due capitoli di It (anche se nel primo c’erano anche Cary Fukunaga e Chase Palmer). Con questo Annabelle 3 fa il suo debutto come regista e per essere il suo primo film non se la cava neanche tanto male.
Partiamo con ordine.
Una cosa che nel trailer mi aveva fatto storcere il naso era il modo con cui Annabelle viene liberata. Faceva sembrare il tutto un’enorme pigrizia di scrittura e speravo che nella pellicola fosse diverso. E in parte lo è stato. Hanno messo la scusa del parente defunto e hanno aggiunto altri elementi emotivi che hanno portato Daniela a fare ciò che ha fatto. Certo anche nel film viene considerata una scelta sciocca e ingenua ma guidata da emozioni forti e soffocanti. In questo caso si sono salvati.
A livello registico non si raggiungono i livelli del secondo capitolo. Come ho detto prima, Dauberman qui è al suo esordio come regista e decide di non esagerare e di non utilizzare movimenti troppo complessi e intricati. Però, nonostante la semplicità, riesce a fare un buon lavoro, sa come muovere la camera da presa e crea delle inquadrature interessanti e niente male.
Per quanto riguarda la tensione e il ritmo ammetto di essere rimasto sorpreso dalla calma e tranquillità della prima parte. Mentre in Annabelle: Creation solo nella mezz’ora iniziale non erano presente ne tensione ne jumpscares, qui metà film è lento e si concentra sui personaggi principali. C’è qualche momento che tiene lo spettatore sulle spine come il prologo con i Warren o la sequenza con l’abito da sposa ma per il resto ci si concentra su altro.
Anche qui l’orrore e i mostri arrivano soprattutto nella seconda parte ma non sono concentrati in maniera esagerata. C’è un buon equilibrio tra tensione e jumpscares e di quest’ultimi non ce ne sono stati di futili creati solo per prenderti in giro. E’ una cosa che mi ha sorpreso e che mi ha fatto sorridere.
Sono ottimi i personaggi principali in special modo quelli di Daniela (Katie Sarife) e di Judy (Mckenna Grace). Con il primo personaggio vi ho già spiegato in precedenza una parte delle sue motivazioni. Ovviamente quella più importante non la rilevo per non fare spoiler ma sappiate che lei è una persona a primo impatto antipatica che però imparerete ad apprezzare più in là. Judy invece è molto interessante soprattutto per la sua attuale situazione. Lei ha gli stessi poteri della madre perciò vede anche lei spettri ed esseri sovrannaturali e tutto ciò la spaventa. Come se non bastasse i suoi genitori sono considerati dalla maggior parte della gente come falsi e bugiardi per questo viene presa in giro e isolata dagli altri. Le uniche persone che dimostrano affetto nei suoi confronti sono i suoi genitori e Mary che ormai si è affezionata parecchio alla piccola. Anche gli attori fanno un ottimo lavoro con la loro performance e tra tutti lascia il segno Mckenna Grace nel ruolo di Judy (che per me rimarrà ancora a lungo Theodore di Hill House).
Un’ultima cosa che mi ha divertito sono le varie creature. Tutte quelle presentate nella pellicola sono davvero affascinanti e fantasiose e mi ha colpito in particolar modo Il Traghettatore. Ovviamente grazie a questo film sono sicuro che faranno altri spin-off dedicati a loro ma, sono sincero, sono curiosi di vederli così come sono curioso di vedere The Crooked Man.
Questo era Annabelle 3, un horror senza troppe pretese ma che fa bene il suo lavoro con scene simpatiche, mostri interessanti e momenti di tensione ben fatti.
E con ciò chiudo questo articolo sulla trilogia di Annabelle. A questo punto pensavo di scrivere qualche altro articolo sugli altri lungometraggi del Conjuring Verse ovvero The Nun e La Llorona ma penso che li farò parecchio in là.
Spero che l’articolo vi sia piaciuto.
Alla prossima!
[The Butcher]
Ormai lo sai, non amo l’horror come genere cinematografico, però non mi perdo una sola tua recensione. Nonostante la mia “distanza”, rimango comunque affascinato e poterne leggere colma la mia lacuna. Quando ne scrivi, riesco a capire se alla fine mi viene la voglia di vedere il film o meno. Ecco, questa trilogia non ha destato il mio interesse. Di oggetti maledette, ospiti ficcanaso, sfighe familiari e jumpascares come se piovesse ne ho abbastanza. Quando descrivi che hai preferito i primi trenta minuti del secondo film, mi trovi d’accordo: il film horror per me deve essere una catena di montaggio di “spaventi” e creature grottesche, ma una costruzione dell’orrore, fosse anche rappresentato da due o tre momenti apicali, ma subdolamente instillato nello spettatore durante tutto lo svolgimento della trama.
Grazie ancora.
Mi fa molto piacere sentirti dire ciò. L’horror è uno dei miei generi preferiti invece e quando vedo un nuovo film di questo tipo lo guardo subito che sia una ciofeca o un’ottimo prodotto. Mi butto e tento di trovare un bel horror. Ovviamente questa trilogia punta allo spavento semplice, punta a un grande pubblico che crede erroneamente che l’horror si basi solo sul jumpscares quando invece per spaventare seriamente basta saper costruire un film con una certa bravura. Tipo film come It Follows, Hereditary, Babadook, The VVitch ecc… Questi sono horror che non tutti capiranno ma che riescono a instillare un terrore profondo e terrificante.
Grazie per questo post! Non ho seguito da vicino queste saghe pensando che non fossero my cup of tea e dopo averti letto… Mi sa che ho fatto bene! Ne ho abbastanza di horror fatti con lo stampino del jumpsm scare eccessivo e in mano a registi che sono poco più che inutili shooter.
Sì, so molto bene che questo genere di film non sono per tutti. Anche se gli ultimi due li ho un po’ apprezzati rimangono comunque prodotti semplici destinati a un pubblico che adora saltare sulla sedia.
da appassionato di horror sono sempre stato alla larga da annabelle, solo il secondo capitolo mi incuriosiva..secondo te posso vedere solamente quello senza perdermi nell’universo di the conjur
ing?
Sì puoi vederlo tranquillamente senza problemi. Non succede niente se non vedi uno dei film del Conjuring Verse.
Ottimo, grazie!
Lo dico con tutto l’affetto possibile ed anzi con una stima del tuo lavoro a tutto campo sul cinema horror, che contiene anche un pizzico di invidia da parte mia, per la tua capacità di saper scendere nel liquame fino alle ginocchia (perché per me questo sono i tre Annabelle, si sappia) pur di regalare ai tuoi lettori una panoramica critica con cui comprendere il fenomeno mediatico del Conjuringverse!
E questo mi porta ad una prima considerazione ovvero che in realtà faccio così anch’io, parlando di prodotti spesso scadenti o comunque mediocri, non per rivalutarli, ma per usarli a scopo divulgativo (ho appena fatto la stessa cosa con un brano di Ariana Grande per arrivare a parlare di commedia musicale e poi di slapstick, nel mio nuovo post a due capitoli…): insomma, il tuo metodo di procedere è esattamente quello di chi vuole davvero divulgare un concetto o un’osservazione critica impostata storicamente, perciò applauso!
Seconda considerazione, invece, è la giusta attenzione che hai dedicato a tutto il Conjuringverse (quello che la critica ufficiale già da tempo chiama Warrenverse), saga cinematografica dai budget ridicoli e dagli incassi stellari: la cosa necessitava di riflessione e l’unico approccio possibile era quello che hai scelto tu ovvero un analisi stilistica e tecnica della messa in scena, dei soggetti, del modo di fare horror, distinto film per film e regista per regista.
In conclusione, alla fine tutti questi post diventeranno un corpo unico di analisi di questa saga e posso mettere la mano sul fuoco che la tua alla fine sarà l’unica analisi davvero coerente con se stessa… Si, sono fortunato ad essere tuo follower.
So molto bene che questi tre film non sono di tuo gradimento. Ma anch’io li trovo pieni di difetti e in molti casi sopravvalutati. Il primo Annabelle è indifendibile mentre gli altri due avevano qualcosa in più che non hanno sfruttato preferendo scegliere la strada più semplice invece che rischiare (perché arrivati a questo punto potrebbero pure osare visto che in tanti vanno a vedere questi film).
Ti ringrazio tanto per il tuo commento e non vedo l’ora di leggere i tuoi prossimi articoli!
IL primo ” The Conjuring” mi è piaciuto e mi ha dato quel brivido freddo con certe scene e certi rumori che mi hanno fatta sudar freddo appunto. Anche perchè avendo l’home theatre tutto sembra succedere a casa mia ah ah ah
Comunque Annabelle mi è piaciuto meno e poi non l’ho vokuto vedere neanche tutto perchè ho una bambola alla quale son molto legata e….non si mai 😊
Ah io ti consiglio di vedere “The Boy”, meno famoso e molto più inquietante secondo me 😆
Visto. Mi era piaciuto e sì faceva più paura. Anche The Boy non è un film incredibile ma sa il fatto suo.
Il secondo mi era piaciuto molto. Il terzo, che ho visto settimana scorsa, mi è piaciuto per l’atmosfera ma di salti sulla sedia ne ho contati zero. Peccato.
In un certo senso è meglio così. Preferisco un horror capace di terrorizzare per le sue tematiche, atmosfere e situazioni piuttosto che attraverso dei jumpscares.