The End? L’inferno fuori

Quest’oggi volevo far uscire un articolo che parlava di un film a cui sono molto legato e che tanti dovrebbero visionare. Però poi ho deciso di scrivere qualcosa su questa pellicola anche perché voglio fare un discorso importante sulle produzioni cinematografiche nel nostro Paese.
Il film di cui voglio parlarvi è un horror diretto da Daniele Misischia, The End? – L’inferno fuori.

locandina

Trama:
Claudio è un economista che sta andando a un appuntamento di lavoro quando il suo ascensore si blocca all’improvviso. Inizialmente la situazione è sotto controllo, Claudio chiede aiuto all’assistenza e quest’ultimi assicurano che risolveranno tutto, ma l’ascensore non riparte e il protagonista inizia a perdere la pazienza fino a quando non decide di aprire le porte per conto suo. Riesce ad aprirle ma non abbastnaza per passarci ed è in quel momento che gli si paleserà davanti agli occhi un vero e proprio incubo; delle persone sono state infettate e attaccano chiunque gli capiti a tiro. Claudio nell’ascensore è al sicuro, ma non può scappare.

Tempo fa, quando uscì online il trailer di The End? sono andato nella sezione commenti per sapere come avrebbero reagito le persone alla notizia di un horror italiano. Non c’erano tantissimi commenti ma molti di questi mi hanno lasciato con l’amaro in bocca. Alcuni lamentavano del solito horror con gli zombi (ormai ci sono abituato) ma alcuni hanno subito snoabbato la pellicola perché non solo era un horror ma appunto perché era un horror italiano.
Questa cosa mi ha dato molto fastidio. Negli ultimi anni il cinema italiano si è bloccato in due tipologie di film: i drammi adolescenziali e le commedie “all’italiana” (che non hanno nulla delle vere commedie italiane) che si possono suddividere in film mediocri e cinepanettoni.

La qualità delle pellicole si è abbassata così come si è abbassata la cultura generale delle persone. Per questo gioisco quando progetti come “Lo chiamavano Jeeg Robot” hanno successo. Perché ci sono persone che provano a differenziare il nostro cinema, facendo dei lavori dignitosi e il pubblico lo accoglie bene. Purtroppo nella maggior parte die casi non è così e quindi film come “Non essere cattivo”, “Veloce come il vento” e “Nico 1988” non li calcola nessuno nonostante siano nettamente superiore a Jeeg Robot. E’ sempre un male quando pellicole del genere guadagnano poco e invece commediole da quattro soldi incassano parecchio perché la produzione continuerà a puntare su quest’ultimi, rendendo più difficile realizzare qualcosa di diverso.

E con l’horror la situazione è ancora più grave. Sapete da quanto tempo manca un horror nostrano? Specialmente un buon horror? Anche se un tempo eravamo dei maestri con il genere, oggi non ci si riesce a fare niente.
Per questo motivo spero che The End? – L’inferno fuori riesca ad ottenere un piccolo successo. Perché è un horror italiano fatto davvero bene.

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Alcuni di voi potrebbero dire che un horror ambientato per il 90% in un ascensore sia facile e invece è incredibilmente difficile. E’ facile creare noia quando il tutto avviene in un luogo così stretto, ma Misischia riesce prima di tutto a utilizzare bene la camera da presa, inquadrando il protagonista da varie angolazioni ben studiate e poi montando il tutto cercando di mantenere un certo ritmo anche quando parla.

In un’ora e quaranta il film riesce a regalarci dei bei momenti di tensione con gli infetti che tenteranno più volte di entrare nell’ascensore e che attaccheranno tutti quelli che si avvicinano a Claudio.
E’ interessante vedere come a volte quello che succede fuori campo riesca a mettere il pubblico sulle spine. Ci sono solo due modi in cui il protagonista può interagire con gli altri: attraverso il cellulare e parlando a tutti quelli che percorrono il corridoio dove si trova l’ascensore. In molte occasioni Claudio sarà costretto a vedere e sentire persone, anche a lui vicine, morire per mano degli infetti e sono in queste scene che si nota l’ottimo lavoro di Misischia alla regia.

Claudio è interpretato da Alessandro Roja che riesce benissimo in un ruolo per niente facile. Prima di tutto perché lui non è un personaggio positivo: tradisce la moglie, tratta male le persone e se ne frega di quest’ultime. Con l’attacco di questi infetti però emergono nuovi lati di lui. Ovviamente ritrovarsi all’improvviso in una situazione del genere lo manda in panico e gli distrugge tutte le sicurezze che aveva dato che non sa cosa fare. Inoltre vediamo come ad un certo punto Claudio provi a essere altruista con gli altri e si preoccupi per loro (soprattutto con un certo personaggio).

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Certamente il film non è esente da problemi, probabilmente la parte iniziale in cui è chiuso in ascensore e parla con l’assistente poteva essere più breve ma il montaggio riesce comunque a renderla più leggera.

Vi consiglio di andarlo a recuperare il prima possibile perché, visto le uscite di questo periodo, non sarà nella sale a lungo.

[The Butcher]

11 pensieri riguardo “The End? L’inferno fuori

  1. Sono molto contento che tu abbia trovato il tempo e la possibilità di scrivere questo articolo, recensione di questo film horror italiano uscito quasi in sordina in questo periodo estivo, sia perché la tua con il passare dei mesi è diventata una voce sempre più autorevole nel campo della critica horror, sia perché hai espresso un concetto molto interessante, nella prima parte del post, riguardo la diffidenza nei confronti di tanto nuovo cinema italiano, che finisce spesso per premiare in modo paradossale (anche nei festival) la tradizione, più becera o all’opposto più teatrale, trascurando molte volte quelli che sono invece i nuovi fermenti creativi.

    Tra l’altro, cosa assolutamente non trascurabile e che dovrebbe essere sempre tenuta in conto da chi legge una recensione sul web, quando tu parli di horror e nello specifico di zombie, lo fai con una cognizione di causa dettata dalla passione e dall’esperienza e quindi dai tantissimi film da te visti al riguardo, fornendo un’opinione che è sicuramente più interessante di quella di coloro che, a volte in modo anche dichiarato, non apprezzano affatto il genere e si limitano a giudicare il film da altri punti di vista, meramente estetici, perdendo in questo modo una bella fetta di ciò che il film voleva trasmettere.

    Volevo infine chiederti una cosa: aldilà dell’ insostituibile piacere che c’è nel vedere un film nella sala cinematografica (cosa che purtroppo tutti non hanno la possibilità di fare), anche alla luce dei nuovi media di trasmissione in streaming, quanto è importante per questo specifico film Il fatto di poterlo vedere al cinema piuttosto che a casa?

    Te lo sto chiedendo in piena sincerità, perché, a volte, viene equivocato il concetto di sala cinematografica, pensando che in essa valga la pena di vedere esclusivamente i grandi Blockbuster ovvero quelli per cui un sonoro potentissimo ed uno schermo enorme sono elemento essenziale per godere appieno degli effetti speciali e della grandiosità delle scene, concetto assolutamente non sbagliato ed anche molto concreto, ma a volte il buio ed il raccoglimento della sala cinematografica giovano moltissimo anche ad altri film, perlopiù non commedie, ma film autorali e intimi…

    Insomma, aldilà del tempo e del denaro a disposizione, la fruizione di un film in sala ne cambia molto la percezione ma a volte non è indispensabile per tutte le pellicole, soprattutto perché alcune sono palesemente concepite per una fruizione domestica, come per i film della Asylum o per tante commedie scolastiche…

    1. E’ sempre un piacere leggere i tuoi commenti! Sai, per un po’ ho avuto il timore che non mettessero il film visto che d’estate il mio cinema toglie alcune sale per metterci i film a 2 euro (già questo brutto scherzo me l’hanno fatto con Thelma che, purtroppo, non ho ancora visto).
      Riguardo alla domanda sul cinema: io penso che i film debbano essere trasmessi nelle sale e non solo i Blockbuster ma anche film d’autore e perle cinematografiche. Capisco il diffuso uso dello streaming e del perché la gente lo utilizzi: puoi guardare film e serie tv dove ti pare e quando ti pare e soprattutto non devi temere di stare in sala con gente maleducata che disturba. Ha i suoi vantaggi ma i film vanno apprezzati in sala per alcuni motivi: guardando su cellulare certe pellicole vanno perdute tantissime cose come ad esempio piccoli dettagli che ha inserito il regista (ma ci pensi a vedere un film di Hitchcock su cellulare? Quell’uomo inseriva parecchie chicche interessanti nei suoi lavori) e soprattutto per uno che apprezza il cinema come noi due andrebbero perduti cose come la fotografia, la profondità di campo ecc… In sala invece tutte queste cose possiamo notarle e soprattutto possiamo essere più coinvolti nella storia sia grazie allo schermo grande e all’audio potente sia perché andare al cinema è comunque fare un viaggio anche se piccolo per scoprire una pellicola, bella o brutta che sia.
      Poi sì, ci sono film che sono creati apposta per essere visti in televisione o sul cellulare come la già citata Asylum. Il problema di quest’ultima è che i suoi film non conosco il significato ne di fotografia ne di profondità di campo. Io non riesco neanche a considerarla la nuona Troma (come alcuni dicono), perché almeno quest’ultima faceva pellicole trash (e politicamente scorrette) però almeno aveva cura per i dettagli.

      1. Ancora una volta mi ritrovo ad ammirare questa tua predisposizione a guardare in faccia un problema o semplicemente una domanda, fornendo comunque subito una risposta di getto, che ti rappresenta e poi questo tuo abituale successivo girare attorno alla questione, esaminandola con metodo da vari punti di vista, fino a tornare al punto di partenza ovvero quello che si dice un analisi a 360°…

        Ed è così che hai prodotto uno dei commenti più interessanti che siano stati rilasciati ultimamente su WordPress e che ti dico già sono certo che userò, citandoti, nel caso dovessi fare un intervento anche scritto sul rapporto tra spettatore ed i film, dentro e fuori della sala cinematografica e attraverso i vari media…

        La questione infatti non è banale ed anzi coinvolge interessi enormi legati al futuro delle sale cinematografiche, ma anche dei network televisivi, sia via cavo sia in streaming e persino quello della modalità di fruizione domestica di un film o di uno spettacolo in generale…

        Ultimamente abbiamo assistito davvero a tutto, con concerti o spettacoli teatrali trasmessi all’interno dei cinema, all’avvento dello streaming di Netflix, al ritorno al 35 mm da parte di registi come Nolan o come, all’avvento del digitale anche nelle pellicole autoriali fino agli schermi led e oled sempre più definiti per uso domestico, ma una cosa è certa, io posso arrivare a capire una persona che per necessità o fretta o studio o altro ancora si scarica un film dalla rete, ma non concepisco che questa persona poi a sua volta se lo guardi sul piccolo monitor di un PC… Se poi dovessi prendere in considerazione l’aberrazione di vedersi un intero film su uno smartphone, beh, chi lo facesse davvero in una società giusta non avrebbe diritto di voto.

        1. Riguardo l’ultima parte del tuo commento: fidati, non sai quanta gente ho visto che guardava film sul cellulare.

          Per il resto sì, certe cose nel mondo del cinema si stanno muovendo in modo interessante ma spero che comunque non si perda il concetto di andare in sala per vedere una pellicola.

          1. Concordo con te: sappi che la penso esattamente allo stesso modo sull’insostituibile fascino della sala… Ne amo il buio che si crea quando si spengono le luci e i rumori ovattati creati dalla moquette e dalle tende ed infine quella sorta di rito collettivo con cui tutti o comunque la maggior parte dei presenti si prepara alla visione del film, con quel rispetto che per me è quasi una cerimonia ed una liturgia… Faccio fatica a spiegarlo ad altri e spesso vengo frainteso come un nostalgico ma in realtà è solo amore.

            1. Capisco quel che provi. Ormai molta gente fa fatica a capire questo fascino. Ma è così che il cinema dev’essere vissuto. La sua magia sta proprio nell’estraniarsi da tutto e tutti e concentrarti solo sul film.

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