Inside Out

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo cambiato momentaneamente argomento, passando dal mondo del cinema a quello del fumetto, e decidendo di continuare così con la saga fantasy di Kalya e i suoi sporadici articoli, andando a prendere in esame il volume 18. Kalya e il suo gruppo sono arrivati alla fortezza di Harro, una prigione costruita appositamente per i gjaldest, allo scopo di prelevare Hamon-Dern e portarlo nel regno di Galdor. L’impresa si rivelerà più ardua del previsto perché sia a Galdor che nella fortezza ci sono dei traditori pronti a tutto pur di liberare l’antico tiranno. In questo volume ci sono dei chiaroscuri utilizzati veramente bene per il mare e l’oscurità, ma nonostante ciò il disegno tende a essere molto pulito, quadrato e comprensibile, creando degli ambienti ben precisi. I tratti dei personaggi sono semplici ma realistici anche se molte volte dimostrano di essere troppo rigidi e poco espressivi. La storia si concentra principalmente sulla fuga dei nostri personaggi da Harro con Hamon-Dern, con la presentazione della fortezza e alcuni piccoli eventi nel resto del regno. Alla fine si dimostra un buon volume che consiglio!
Ritorniamo quindi nel mondo del cinema e più precisamente nell’animazione. Dopo la Disney passiamo alla Pixar e parliamo questa volta di un film a cui sono particolarmente legato e che riguardo sempre con affetto.
Ecco a voi Inside Out, pellicola animata del 2015 scritta da Pete Docter, Meg LeFauve e Josh Cooley e diretta da Pete Docter.

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Trama:
Il film inizia con la nascita di una bambina, Riley Andersen (Kaitlyn Dias), e insieme a lei nasce anche un’emozione, Gioia (Amy Poehler), che vuole fare del suo meglio per garantire la felicità alla bambina. Subito dopo nascono altre emozioni come Paura (Bill Hader), Disgusto (Mindy Kaling), Rabbia (Lewis Black) e Tristezza (Phyllis Smith), quest’ultima sempre messa da parte da Gioia. La vita di Riley procede bene, con Gioia capace di donarle ricordi felici, tra cui i Ricordi Base che fanno parte della personalità della bambina, rappresentata in cinque isole come Famiglia, Amicizia e così via. Il mondo di Riley però cambia improvvisamente quando, per via del lavoro del padre, l’intera famiglia è costretta a trasferirsi dal Minnesota a San Francisco. Qui Riley non riesce ad abituarsi al grande cambiamento ma cerca di essere felice per i suoi genitori. Tutto precipita quando Tristezza tocca alcuni ricordi felici di Riley, rendendoli malinconici, arrivando perfino a creare un Ricordo Base triste che Gioia cerca in tutti i modi di tenere lontano ma, per sbaglio, le due emozioni finiscono catapultate fuori dal quartier generale. Le due dovranno fare del lor meglio per tornare a casa e aiutare Riley.

Non è la prima volta che parlo di Inside Out. Anni prima ci feci un articolo e, nonostante non lo consideri neanche malaccio per il periodo in cui lo scrissi, ho decido di rifare una nuova recensione a riguardo. In primis lo faccio perché questa pellicola merita di essere approfondita molto di più e, secondo, perché come ho detto in precedenza Inside Out è uno dei film della Pixar a cui tengo di più.

In questo caso partiamo con la produzione. Una cosa interessante è come questo film sia abbastanza legato a Pete Docter a livello personale, in quanto la sua creazione fu dovuta in parte alla figlia Elie. Infatti nel 2009, periodo in cui partì il progetto, la figlia di Docter aveva iniziato a chiudersi e a essere più taciturna, portando il padre a chiedersi cosa le stesse succedendo. Da qui nasce l’idea delle emozioni dentro le persone e del loro modo di agire. A tal proposito non solo Docter si basò sulla sua esperienza personale, insieme al co-regista Ronnie del Carmen, ma fece numerosissime ricerche e indagini tramite a specialisti e psicologi proprio riguardo le emozioni e tutto ciò lo vedremo in seguito.

Tantissime emozioni vennero scelte all’inizio, almeno 27, che si cercò di ridurre drasticamente proprio per mantenere tutto nella semplicità e dopo ari cambiamenti vennero scelte le emozioni che conosciamo noi, ma anche qui le cose erano molto diverse in quanto inizialmente la vera protagonista della vicenda doveva essere Riley mentre le emozioni erano personaggi di supporto. La storia ebbe diversi cambiamenti, quest’ultimi dovuti al fatto che parlando di emozioni ma anche di ricordi, il focus della storia rischiava di divenire dispersivo per il pubblico, per questo ebbero l’idea ad esempio dei Ricordi Base ma soprattutto delle isole della personalità, così da dare un certo ordine. Tra l’altro nei piani iniziali invece che Tristezza doveva essere Paura ad accompagnare Gioia in questo viaggio, ma sono felice che abbiano cambiato le cose, visto soprattutto quanto le emozioni come gioia e tristezza sono profondamente legate. Adoro informarmi sui progetti iniziali di queste opere e anche in tal caso mi sono divertito molto. E dopo tutto ciò passiamo al lato tecnico.

Questo film, fin dai primissimi minuti, non solo dimostra di avere una regia di grande qualità (ormai conosciamo bene le capacità di Docter) e anche di un design magnifico. Partiamo però con ordine. Il film infatti si apre con la nascita di Riley e subito dopo con quella di Gioia nella sua mente, con quest’ultima che assiste al tutto con stupore e meraviglia, così come assistiamo alla nascita del primo ricordo felice e del quartier generale, dove dall’oscurità iniziano ad accendersi numerosi colori lucenti ma allo stesso tempo delicati che sanno creare bellissime sfumature e anche giochi d’ombra davvero interessanti. Il tutto è diretto benissimo, lasciando lo spettatore stupito, senza però esagerare o creando sequenze sopra le righe ma basando tutto sulla bellezza delle immagini e della semplicità. E di momenti registici di questo livello ce ne sono parecchi e nella parte iniziale una cosa che riescono a fare benissimo è presentare non solo i vari personaggi ma anche il funzionamento del quartier generale, il compito che ogni emozione ha nei confronti di Riley e soprattutto cosa sono i Ricordi Base e le isole della personalità e il tutto non solo viene spiegato molto bene e senza appesantire la narrazione, ma approfondisce anche il personaggio di Riley. La regia continuerà a stupire in vari punti non solo regalandoci sequenze gestite molto bene ma anche districandosi i vari generi dalla commedia alla drammaticità. Un esempio stupendo è la famosa scena della cena tra Riley e i genitori, dove non solo abbiamo momenti veramente spassosi in cui vediamo le emozioni dei tre personaggi, ma allo stesso tempo vediamo come Riley non riesce ad affrontare bene quella nuova situazione.

Quindi grazie a ciò si riesce a creare divertimento senza però dimenticarsi il fulcro della storia e senza creare momenti troppo pesanti ma lasciando comunque una certa maturità. In queste piccole cose si nascondono un’enorme cura per elementi fondamentali e questo sarà presente anche nell’illuminazione del mondo reale, dove la fotografia diventerà sempre più cupa, così come succederà per i vestiti di Riley quando inizierà a cadere vittima della solitudine e della depressione. Inoltre amo molto il design del film. Il mondo reale riesce a essere costruito con grande cura, con elementi delicati sui personaggi come ad esempio gli occhi e il naso e mostra quanto la Pixar sia cresciuta tanto e sia diventata più che capace con i modelli umani. Quello che però colpisce più di tutto è proprio la mente di Riley e le sue emozioni.

Tra l’altro inizialmente Gioia e gli altri dovevano avere dei design molto più semplici e minimalisti che li avrebbero rappresentati (ad esempio Tristezza avrebbe avuto la forma di un lacrima). Poi si decise di farli più umanoidi, prendendo come ispirazione i vecchi cartoni anni ’40 e in particolar modo ad artisti come Tex Avery e Chuck Jones, quindi rendendoli più caricaturai e cartooneschi, assumendo forme perfette per le loro personalità. Adoro Paura, esile e slanciato, con degli enormi occhi per una testa piccola e sottile e lo stesso vale per tutti gli altri con le loro unicità, come Rabbia, basso e quadrato, oppure Gioia che tra le altre cose emana una luce leggera che si può sempre notare (per certe cose mi ha sempre ricordato una fata). I loro colori, la loro effervescenza e il loro design li rendono meravigliosi e giustamente sono entrati con forza nell’immaginario collettivo. Inoltre amo profondamente la colonna sonora di Michael Giacchino in quanto è molto delicata, ha un tono dolce e malinconico ma soprattutto non è mai invasiva. Insomma, il lato tecnico è semplicemente stupendo e lo stesso vale per la sceneggiatura.

La Pixar è uno studio, soprattutto la Pixar del primo periodo, che ha sempre dato prova di saper usare idee semplici ma molto intelligenti e di saperle sviluppare con grande maturità e attenzione. Basti pensare a Toy Story, Monsters & Co e tante altre storie che si basano su fantasie tipiche dei più piccoli. L’idea di emozioni come protagonisti è stupenda e soprattutto dava spazio a numerose opportunità per approfondire la psiche umana con divertimento e intelligenza. E fin da subito mostrano grande attenzione per come strutturano i Ricordi Base e le personalità, essendo tutto ciò collegato e mostrando come certi eventi chiavi della nostra vita possano influenzarci profondamente e renderci chi siamo. Ovviamente ciò non si fermerà qui ma l’intero film svilupperà con grande attenzione altri luoghi come la memoria a lungo termine, un enorme labirinto con alti scaffali che contengono numerosi ricordi di Riley, alcuni dei quali sbiadiranno nel tempo. La costruzione dell’intero mondo si dimostra ricco di idee e genialità, alcune piccole come ad esempio lo studio cinematografico che produce i sogni di Riley, passando a cose davvero interessanti come il pensiero astratto in cui i nostri personaggi perdono forma e dimensioni (e dove sul piano tecnico sperimentano un po’). Tutti questi viaggi e questi luoghi non danno solamente vita ad avventure e gag divertenti ma sono legate a Riley, a chi è e soprattutto allo scompiglio che sta vivendo e al cambiamento che in seguito subirà. Quindi il mondo della mente è studiato perfettamente e lo stesso si può dire delle varie emozioni, come Disgusto che agisce in maniera altezzosa, Paura che pensa sempre a ciò che può andare male e Rabbia che invece è molto impulsivo e che agisce senza riflettere su quello che fa. In film però si concentra in particolar modo su Gioia e Tristezza.

Gioia è colei che gestisce la situazione, possiamo proprio definirla il capo, la prima a nascere e la prima a fare l’impossibile per il bene di Riley. La conosce molto bene e crede di sapere cos’è meglio per lei ed è anche per questo motivo che tende a impedire che Tristezza faccia qualcosa. Non capisce bene quest’ultima emozione e soprattutto non capisce perché debba far provare  una sensazione che definisce negativa per Riley. Ed è proprio queste repressione di Tristezza e quest’incapacità di farla esprimere che creerà la situazione di malessere in Riley. Gioia è un personaggio molto positivo e anche simpatico ma anche lei commette errori, senza alcuna malizia, ma cercando solo quello che crede sia meglio per la bambina senza capire, all’inizio, che non si può essere sempre felici e che a volte per raggiungere tale felicità bisogna affrontare il dolore. Qui si affrontano benissimo sia le emozioni che la depressione. Riley è sempre stata una bambina allegra che ha sempre mostrato il suo lato migliore senza però mai dare spazio alla tristezza e anche in questa situazione, con il trasferimento, la solitudine, la nostalgia e le incertezze del futuro, lei non riesce a mostrare quest’emozione, non riesce a tirarla fuori, chiudendosi sempre di più, senza sfogarsi con nessuno e cadendo infine nella depressione.

Si parla perfettamente della depressione ma lo fanno sia in modo che possa essere comprensibile a un vasto pubblico sia in modo che l’argomento in questione non venga trattato con troppa semplicità o superficialità, facendo un lavoro eccellente. Alcuni hanno mosso una critica a riguardo, in quanto avrebbero preferito qualcosa di più pesante per tale argomento ed è una critica che considero anche giusta e più che legittima e posso capire benissimo coloro che l’hanno mossa, ma a mio avviso questa è stata una scelta ottima e ben pensata, che non toglie forza all’argomento. Inoltre il film parla benissimo delle emozioni, le spiega senza essere retorico e ci insegna come tutte loro siano importanti e che non bisogna reprimerle, soprattutto la tristezza. Questa e la felicità alla fine sono due facce della stessa medaglia. Questo film ha aiutato molte persone autistiche di alto livello e non solo a capire meglio le emozioni e un po’ come gestirle (e l’autismo è un argomento a cui tengo molto), ma a mio avviso è un film che aiuta tutti a comprendere le emozioni perché noi le diamo per scontate ma noto che in tanti tendono ad avere comportamenti scorretti a riguardo. Per come parla di tale argomento, questo film ha fatto un lavoro incredibile.

Per concludere, Inside Out è un film straordinario, uno dei migliori che ha fatto la Pixar, almeno dal mio punto di vista. Un film con un lato tecnico mostruoso e che sa essere originale nel design e negli ambienti ma soprattutto è un’opera che narra a un pubblico ampio, ma senza mai essere superficiale, di emozioni e depressione, mettendoci grande tatto. Lo consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

27 pensieri riguardo “Inside Out

  1. I love this movie too; it is ambitious! Smart and emotional… I think it is so true that we all want to be ‘Happy’ but we must experience other emotions like Sadness first sometimes💙💛💜💚❤️

    1. I love this movie a lot and it was important for me. In any case it’s a smart movie that show the importance of the emotions and how they are all important and connected. And mostly it’s important to not repress them.

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