Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo discusso di un film live-action, un film degli anni ’40 meraviglioso e molto importante in quanto rappresentato uno dei primi e migliori esempi del genere noir, ossia La fiamma del peccato. Walter Neff è un assicuratore che deve rinnovare l’assicurazione auto con un certo Dietrichson, ma quando va a casa sua trova solo la moglie, Phyllis, di cui Walter si innamora perdutamente. Parlando con lei, Walter capisce che la donna vuole uccidere il marito e prima di ciò fare una polizza sulla vita senza che lui ne sappia nulla in modo da intascare i soldi. Inizialmente Walter non ne vuole sapere niente, ma alla fine decide di aiutarla nel piano e a optare per la doppia indennità sulla polizza, così da guadagnare il doppio. Da qui in poi Walter non potrà più tornare indietro e dovrà stare attento a chi indagherà sul caso. Un film ancora oggi impressionante per quanto sia moderno sul lato tecnico, con una regia e una costruzione delle scene molto curata e un ritmo che scorre naturalmente, oltre a una fotografia che usa un bianco e nero perfetto e capace di trasmettere tensione e claustrofobia. Inoltre la storia è un lungo flashback che sa affascinare proprio per il modo in cui è narrata e soprattutto per i suoi personaggi, personaggi caratterizzati in maniera ottima, molto tridimensionali e verosimili e interpretati in maniera altrettanto stupenda. Lo consiglio assolutamente!
E adesso torniamo a parlare del mondo dell’animazione e questa volta torniamo in casa Pixar per discutere di un’opera che sicuramente avrà scaldato il cuore di parecchie persone e che ancora continua a sorprendere.
Ecco a voi Toy Story 3 – La grande fuga (Toy Story 3), pellicola animata del 2010 scritta da Michael Arndt e diretta da Lee Unkrich.

Trama:
Andy (John Charles Morris) è cresciuto, ha 17 anni e tra non molto partirà per il college. Ormai è da diverso tempo che non gioca più con Woody (Tom Hanks), Buzz (Tim Allen) e Jessie (Joan Cusack) e gli altri e tutti loro sono relegati in un baule. Dato che andrà via a breve, la madre di Andy gli consiglia di pulire la stanza e dividere gli oggetti che dovrà buttare, dare in beneficenza e mettere in soffitta. Nonostante tutto, Andy è ancora affezionato ai suoi vecchi giochi e li mette tutti dentro un sacco della spazzatura per portarli in soffitta, mentre decide di portare Woody al college. Mentre Andy è distratto, sua madre confonde il sacco dei giocattoli per spazzatura e li butta, ma i giocattoli riescono a salvarsi prima dell’arrivo degli spazzini. Feriti da gesto, Jessie e gli altri decidono di farsi donare all’asilo Sunnyside Daycare per giocare ancora con i bambini, nonostante Woody cerchi di spiegare loro come stanno le cose. Quando arrivano lì vengono accolti calorosamente dall’orsacchiotto Lotso (Ned Beatty), che comanda il posto e li mette nell’Aula Bruco. Qui però i bambini sono molto piccoli e trattano mali i giocattoli mentre Lotso e i suoi compagni sono nell’Aula Farfalla, dove i bambini sono più grandi e li trattano con cura. Ben presto i nostri protagonisti scopriranno che Lotso governa il tutto con il pugno di ferro ed è molto spietato con tutti gli altri.
Eccoci arrivati al terzo capitolo e quello che poteva essere la conclusione perfetta per questa storia e questi personaggi (prima che decidessero di continuare ancora, ma un giorno arriveremo anche a quello). Un capitolo che vidi al cinema, rivelandosi un’esperienza magnifica e che a distanza di anni, riguardandolo in maniera più matura e oggettiva, rimane ancora stupendo. Quindi iniziamo subito con la recensione.

C’è una cosa da specificare riguardo ai seguiti della Pixar. Dopo l’accordo che Steve Jobs stipulò con la Disney, tutti i personaggi creati dalla Pixar divennero di proprietà della Disney che poteva anche decidere di farci dei seguiti, come accadrà poi in seguito. Questi negoziati durarono per molto tempo e vennero molto criticati, tanto che nel 2004 si credeva che l’accordo iniziale tra Disney e Pixar potesse saltare. In quel periodo tra l’altro la Disney aveva in mente di fare un terzo capitolo di Toy Story, ma senza la Pixar. Pr questo l’allora presidente della Disney, Michael Eisner, fondò la Circle Seven Animation, una divisione della Disney specializzata nella CGI che doveva occuparsi dei seguiti sui personaggi Pixar e non solo Toy Story ma anche Nemo e Monsters & Co. Diciamo che questa divisione non godette di buona fama (e per ovvi motivi), ma soprattutto tutte le sceneggiature che fecero per i seguiti non vennero mai utilizzate dalla Pixar e alla fine, nel 2006, dopo soli due anni, chiuse i battenti. Anche perché nel 2006 la Disney acquistò la Pixar e questa fu la sua salvezza visto che John Lasseter, messo dalla stessa Disney a capo della Walt Disney Animation, aiutò molto lo studio a entrare nel mondo animato della CGI.
Inizialmente il regista del sequel ideato dalla Circle Seven Animation doveva essere Bradley Raymond, un nome che purtroppo ricordo bene visto che aveva diretto i seguiti home video di Pocahontas e Il Gobbo di Notre Dame, tra i seguiti peggiori in assoluto di quel periodo oscuro. La storia iniziale vedeva Woody e gli altri stare nella casa della nonna di Andy, doveva dovevano scoprire chi stava rapendo i giocattoli. La storia venne cambiata molto e si arrivò a una nuova sceneggiatura (che venne anch’essa scartata), ma che divenne abbastanza famosa. In questa nuova versione Buzz si rompeva e veniva spedito a Taiwan nella fabbrica in cui era stato creato per essere riparato e Woody e gli altri andavano a recuperarlo. E onestamente sono felice che abbiano scartato quest’opzione, visto che alla base la storia era molto simile a Toy Story 2, con Buzz al posto di Woody. Alla fine, quando la Disney acquistò la Pixar, la produzione di questo terzo capitolo tornò a quest’ultima, dove John Lasseter, Andrew Stanton, Pete Docter e Lee Unkrich cercarono di usare delle idee che avevano in mente da tempo, ma nei primi tempi le cose non funzionavano ed erano vicini ad abbandonare il progetto, fino a quando Stanton non riuscì a scrivere un soggetto e Unkrich venne scelto come regista. Un altro problema che incontrarono riguardava i modelli. Infatti alcuni vecchi modelli dei film precedenti funzionavano ancora, ma altri davano continuamente errori e inoltre erano abbastanza datati e quindi dovettero ricreare il tutto da capo. E vedremo quanto questo sforzo sarà enorme.

Partiamo come al solito dal lato tecnico e appunto da qui non possiamo far altro che ammirare l’enorme sforzo fatto con i modellini. A distanza di anni quei modellini non mostrano il minimo segno di invecchiamento, sono ricchi di dettagli interessanti, pieni di profondità sia nei vari accessori che nei tessuti e il tutto fatto con alta qualità. Hanno fatto inoltre un lavoro eccellente con i nuovi giocattoli, creandone un’enorme quantità e tutti quanti con le loro unicità, basti pensare solo a Lotso e a come hanno reso il suo pelo, che sembra molto morbido anche se si vede che ne ha passate tante. Ed è anche questo un dettaglio ottimo perché si vede subito la differenza tra giocattoli nuovi e vecchi e quelli tenuti meglio e altri no. Si vede la differenza e ciò è dovuto anche ai piccoli dettagli, come la presenza dello sporco, colori più sbiaditi, tessuti usurati e così via. E inoltre anche l’animazione riesce a valorizzare questi giocattoli in quanto tutti loro hanno un modo di muoversi unico, come Lotso che ad esempio zoppica su una gamba e si muove lento, o anche bambole di plastica come Barbie (Jodi Benson) e Ken (Michael Keaton) che hanno movimenti più limitati e scattosi che risultano verosimili per quei tipi di giocattoli. E non dimentichiamoci dei personaggi umani che qui appaiono spesso anche perché, grazie all’evoluzione della tecnologia, adesso hanno dei modelli meravigliosi e quindi non devono essere nascosti attraverso diversi mezzi, mostrando dei capelli realistici e ben illuminati, una pelle dettagliata e movimenti facciali ottimi, e mi ha fatto piacere vedere le interazioni tra Andy e la sua famiglia.
Quindi avremo personaggi curati nel design e nei movimenti, ma anche le varie ambientazioni sapranno sorprendere, soprattutto l’asilo che da luogo di gioia si trasforma in una gigantesca prigione dove elementi che per noi umani sono normali, per i giocattoli diventeranno degli ostacoli non da poco. Tra l’altro ci sono tanti piccoli dettagli e oggetti che rendono questo mondo ancor più verosimile e ricco e che riescono a dirci molto sul luogo in cui si trovano i personaggi, che sia l’asilo, la camera quasi vuota di Andy o la stanza di Bonnie (Emily Hahn). Tutto ciò viene valorizzato da una regia grandiosa che sa destreggiarsi molto bene tra commedia, drammaticità e azione e a dare il giusto ritmo ai vari elementi e creando atmosfere ottime che vanno dalla malinconia al divertimento fino ad arrivare perfino alla tensione e con quest’ultimo caso mi riferisco in particolar modo alla scena dell’inceneritore, una scena magnifica con una quantità immensa di piccoli modelli che però stupisce non solo per l’enorme impatto visivo, ma per le emozioni che riesce a trasmettere, forse uno dei momenti più commuoventi del film. Tecnicamente il film è un ulteriore conferma delle grandi abilità della Pixar e lo stesso vale anche per la sceneggiatura.

L’idea alla base è stupenda e perfetta per la storia e le tematiche di Toy Story. Andy è cresciuto e non giocherà mai più con Woody e gli altri. Era una cosa di cui erano consapevoli, ne erano consapevoli anche nei film precedenti, ma il fatto che quel giorno sia arrivato è comunque duro da accettare per tutti quanti, soprattutto dopo aver avuto un bambino come Andy che ha giocato tanto con loro ma soprattutto che li ha amati molto. E questo senso di malinconia che si sente per buona parte del film funziona benissimo e non va a soffocare altri elementi come l’avventura e la commedia. Questa pellicola riesce a destreggiarsi bene in tutto ciò, riuscendo a impostarsi come film di fuga e a omaggiare quell’opera incredibile che è La Grande Fuga, con un piano d’evasione davvero ottimo, e a farci ridere con i suoi personaggi e le sue gag, come ad esempio Mr Potato (Don Rickles) in versione tortilla o Buzz versione spagnola che ancora oggi trovo esilarante. In tutto ciò però rimangono forti le tematiche dei precedenti Toy Story, sull’importanza di essere accanto al bambino fino alla fine e aiutarlo nella sua crescita, sull’amore che nasce tra il bambino e i giocattoli ma anche la paura di quest’ultimi di essere abbandonati e dimenticati. Tematiche che troviamo sempre e che si riflette in maniera perfetta sui personaggi, sia quelli che conosciamo sia quelli nuovi. L’esempio migliore di tutti è sicuramente Lotso.
Diciamo che lui è l’evoluzione del personaggio di Stinky Pete, un giocattolo che amava profondamente la propria bambina e voleva starle accanto ma, quando è stato rimpiazzato, in lui qualcosa è cambiato, rendendolo un giocattolo cattivo nei confronti degli altri. Lui rappresenta perfettamente la paura dell’abbandono e la sofferenza che si prova nell’essere dimenticati dal proprio bambino, una cosa che anche Jessie sperimentò nel secondo capitolo e dove qui viene data la giusta forza attraverso eventi differenti. E in generale tutti i nuovi personaggi sono stupendi e, oltre i giocattoli di Bonnie e quelli dell’asilo, anche Barbie sorprende parecchio, dimostrandosi un personaggio ottimo e importante, oltre che ad avere una sua crescita e a dimostrarsi un’ottima amica. In generale il film ci dona una lezione veramente importante con l’addio tra Andy e i suoi giocattoli. Lui è cresciuto, non è più piccolo ed è assolutamente giusto che vada avanti, ma è anche importante che non si dimentichi che cos’ha significato per lui essere un bambino e tutti quei bei momenti passati insieme ai suoi giocattoli. Un addio perfetto, malinconico, ma anche gioioso e perfetto, che andava a chiudere in maniera incredibile la storia di Toy Story e l’avventura che tutti noi abbiamo vissuto con quei film. Poi è arrivato il quarto capitolo, ma quella è un’altra storia.

Per concludere, Toy Story 3 – La grande fuga è un film d’animazione stupendo, un capitolo magnifico che mostra ancora una volta la maturità e la crescita della Pixar sul lato tecnico, con una regia stupenda, dei modelli e delle animazioni curate così come il ritmo. La storia e i suo personaggi sono meravigliosi e riescono a rimanere fedeli alle tematiche dei primi due film senza risultare ripetitivi e riuscendo a commuoversi e farci ridere. Lo consiglio assolutamente!
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
Meraviglioso. Sarebbe dovuta essere la chiusura perfetta.
È quello che ho sempre detto e che in realtà dicono in molti. Era un finale perfetto, commuovente e dolce.
Bellissimo! Ho amato molto tutta la serie di Toy Story che riesce a non deludere mai. I sequel, si sa, sono a rischio, ma questa serie è davvero ottima!
I primi tre capitoli rimangono delle vere perle del cinema. Purtroppo con il quarto capitolo, a mio avviso, c’è stato un grave crollo. Come ho detto, questo era l’ultimo vero film della Pixar senza ingerenze da parte della Disney e da qui in avanti la Pixar affronterà diverse situazioni difficili.
Nemmeno sapevo che ci fosse un quarto episodio…e a quanto capisco non mi sono persa nulla!
Più che altro ti sei persa una specie di tradimento, anche perché è così che considero quel film, visto che va contro tutti i bei insegnamenti degli altri tre. E in generale uno dei difetti più grandi era che i personaggi vecchi come Woody e Buzz erano irriconoscibili, non sembravano loro.
non ho grandi ricordi di ‘sto film
credo di averlo visto al cinema, e mi ricordo la scena dell’asilo e dell’inceneritore
da tutti considerato un capolavoro
Magari potresti provare a riguardarlo. Sono molto curioso di sentire la tua opinione.
non ho disney+ e al momento ho moolta altra roba da guardare
Ho capito (in realtà neanch’io ho Disney+, tendo a comprarmi i film che mi piacciono in blu-ray o DVD. E inoltre, dopo che Disney ha tolto dalla piattaforma alcune serie e film che adesso non si possono trovare più da nessuna parte, non ho intenzione di dare a quella piattaforma di streaming alcun soldo). Comunque se mai un giorno dovessi vederlo fammi sapere che cosa ne pensi!
[…] in esame la Pixar, con uno dei suoi seguiti migliori, il loro undicesimo lungometraggio animato, Toy Story 3 – La grande fuga. Andy ormai è cresciuto, ha 17 anni e tra non molto partirà per il college e da tanto tempo non […]