Koda, fratello orso

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di non parlare di un horror bensì di un thriller fantascientifico, un’opera indipendente che si dimostra piena di idee interessanti e ben gestite, Upgrade. Grey assiste all’omicidio di sua moglie da parte di alcuni assassini e viene ferito da quest’ultimi, rimanendo tetraplegico. Quando sembra che per lui non ci sia più speranza, arriva Eron, un noto inventore e capo di una famosa azienda tecnologica, che gli porta una soluzione: installare nel suo corpo STEM, un chip con un’intelligenza artificiale. L’operazione va a buon fine e Grey torna a camminare, ma non finisce qui. STEM può parlargli, dargli capacità fisiche incredibili e inoltre riesce perfino a trovare indizi sui possibili assassini di sua moglie. Grey inizierà così la sua vendetta. Un film tecnicamente ottimo che riesce a sembrare perfino costoso, nonostante sia costato poco, per il modo in cui mostra gli effetti speciali, poche volte, solo in momenti specifici e in modo che non si vedano i loro limiti. La regia è stupenda e sa creare scene d’azione dinamiche e comprensibili che intrattengono e stupiscono. La storia è molto matura e non va a criticare la tecnologia ma l’uso che ne facciamo, soprattutto di quelle che possono arrivare a sostituirci. Un film stupendo che vi consiglio assolutamente!
E torniamo ancora una volta nel mondo dell’animazione e, per la precisione, in casa Disney. Visto che era da diverso tempo che la ignoravo e visto che mi sono divertito un mondo a scrivere di Lilo & Stitch, ho deciso di riprendere il discorso e parlarne in maniera continua, almeno fino a quando non avrò finito il Periodo Sperimentale. E questa volta tocca a un’opera a mio avviso sottovalutata.
Ecco a voi Koda, fratello orso (Brother Bear), pellicola animata del 2003 scritta da Tab Murphy, Lorne Cameron, David Hoselton, Steve Bencich, Ron J. Friedman e diretta da Robert Walker e Aaron Blaise.

Trama:
Ci troviamo in Alaska, durante i tempi dei mammut, in una tribù Inut e qui vivono tre fratelli, Kenai (Joaquin Phoenix), Denahi (Jason Raize) e Sitka (D. B. Sweeney). Kenai è il più giovane e ha appena compiuto 16 anni. Per lui questo significa diventare adulto e questo rito di passaggio avviene imprimendo la propria impronta su una parete rocciosa insieme a quelle degli antenati, ma prima dev’essere consegnato un totem da parte della sciamanna del villaggio, Tanana (Joan Copeland), un totem raffigurante il proprio spirito animale. Kenai riceve il totem dell’orso, che simboleggia l’amore e ne rimase deluso. In seguito Kenai si imbatte in un orso che aveva rubato il loro pesce e lo attacca. Per salvare Kenai e Denahi, Sitka si sacrifica e l’orso fugge via. Accecato dalla rabbia, Kenai insegue l’orso e riesce infine a ucciderlo, ma proprio allora intervengono gli spiriti superiori che lo trasformano in orso. Tanan spiega a Kenai cos’è successo e gli rivela che se vuole tornare umano dovrà raggiungere la montagna dove vivono gli spiriti e parlare con suo fratello Sitka. Ed è proprio durante il suo viaggio che Kenai incontra Koda (Jeremy Suarez), un piccolo orsetto che si unisce a lui per raggiungere il raduno del salmone. Così inizierà per i due un’avventura inaspettata.

Se andiamo in ordine cronologico dopo Lilo & Stitch avrei dovuto recensire Il Pianeta del Tesoro, ma l’avevo già raccontato tempo addietro e, visto che quella recensione mi piace ancora, vi invito a leggere l’articolo, se vi va (sono altre le recensioni che dovrò riscrivere). Questo film lo recuperai molto tempo dopo e una cosa che mi stupì parecchio furono alcune critiche abbastanza negative su quest’opera e, onestamente, ancora non ne capisco il motivo.

La nascita di questo progetto fu possibile grazie a Il re leone. Infatti, dopo l’enorme successo del film, Michael Eisner, l’amministratore delegato della Disney, volle che venissero fatti più film con animali protagonisti e decise allora di spostare l’azione in Alaska con un orso come protagonista. E, per ricalcare ancora il successo de Il re leon, voleva che la storia fosse ispirata a un’altra tragedia di Shakespeare, in questo caso parliamo di Re Lear. La storia aveva come protagonista un orso cieco che viaggiava nella foresta con le sue tre figlie. Nel 1997 si unì al progetto Aaron Blaise, un animatore veterano che prese in mano la regia e decise di modificare tutto, preferendo raccontare qualcosa di più legato alla natura e arrivando a scrivere il soggetto che parlava di un padre e un figlio, nel quale quest’ultimo si trasformava in orso. Quest’idea piacque parecchio a Thomas Schumacher, che era diventato il presidente della Disney nel 1999, e da lì partì il progetto.

Sul lato tecnico vorrei iniziare parlando di un elemento che mi è sempre piaciuto di questo film: i colori. Certamente quest’ultimi sono una gioia per gli occhi ma apprezzo anche il modo interessante in cui sono stati utilizzati. All’inizio, quando Kenai è ancora umano, abbiamo dei bei colori delicati e con delle belle sfumature ma, dopo la morte di Sitka e il viaggio in cerca di vendetta, questi colori diventeranno grigi, cupi, perdono quella delicatezza e descrivono perfettamente lo stato d’animo di Kenai e la drammaticità del momento. Infine, quando il protagonista diventerà un orso, i colori esploderanno, saranno molto accesi e vivaci, rendendo l’ambientazione circostante ricca e piacevole da guardare. In un certo modo questo va a sottolineare come, sotto forma di orso, la sua percezione del mondo sarà diversa, più profonda, e non sarà l’unica a cambiare, perfino l’aspect ratio subirà una modifica. Una scelta particolare ma che fa percepire ancor di più la visione differente che Kenai avrà del mondo.

Le ambientazioni, tra foreste e montagne innevate, sono veramente belle e quei colori aiutano a rendere lo spettacolo ancor più bello. Anche in questo film ci ritroveremo davanti a tratti morbidi e rotondeggianti e questo stile aiuterà molto soprattutto nella realizzazione degli orsi, del loro folto pelo e della loro stazza (ogni volta che riguardo il film li trovo incredibilmente morbidi) e le animazioni riescono a dare ancor di più le sensazioni di pesantezza di queste creature. La regia invece è molto quadrata e precisa. Con questo film non abbiamo quel tipo di regia maestosa come ne Il re leone o ne Il gobbo di Notre-Dame e neanche quella regia che, in film più piccoli come Lilo & Stitch, riuscivano ad avere guizzi artistici notevoli e autoriali. Da una parte mi dispiace perché, con ambientazioni così belle e questo senso di meraviglia verso la natura, avrebbe meritato inquadrature più ampie e anche movimenti di camera che ne mostravano la profondità, ma in parte capisco anche che la scelta sia stata fatta perché si voleva mantenere il tutto a un livello più intimo e personale, visto che tutta questa storia è un viaggio di crescita e maturazione.

La sceneggiatura di questo film è veramente interessante a partire dai personaggi e le loro relazioni. Ad esempio, anche se per breve tempo, riusciamo a vedere quanto stretto e forte sia il legame tra Kenai e i suoi fratelli e questo rapporto risulta anche molto naturale quando si lanciano frecciatine e litigano. Stesso dicasi per Fiocco (Rick Moranis) e Rocco (Dave Thomas), i due fratelli alce che sono praticamente l’elemento comico della pellicola ma, oltre a risultare simpatici e a smorzare la drammaticità della storia, si dimostrano molto legati l’uno all’altro. Anche altri personaggi secondari risultano ben caratterizzati e interessanti, come Tanana, e ovviamente i protagonisti della storia riescono a risultare ben scritti. Koda è un gran chiacchierone e soprattutto è molto vivace, elementi che daranno molta noia a Kenai all’inizio, ma con il tempo mostrerà anche il suo lato dolce, risultando divertente e spiritoso. Però è Kenai quello su cui hanno fatto un lavoro grandioso e attraverso il quale si dipanano le tematiche del film.

Kenai è ancora un ragazzo che deve e vuole diventare adulto ed è anche un personaggio che commette diversi errori. Uno di questi costerà la vita a suo fratello maggiore ed è qui che si farà accecare dalla rabbia e dalla sete di vendetta, arrivando a compiere l’errore più grande (e in seguito capiremo quanto fosse grande quell’errore, anche se a un certo punto si può intuire). Questo viaggio attraverso la natura e con il corpo di un orso lo aiuterà ad ampliare la sua visione del mondo del mondo, una visione che in precedenza era molto ristretta ma che pian piano farà crollare alcune sue certezze e lo farà riflettere molto (scene tra l’altro rese bene dove sono presenti lunghi silenzi). Tutto questo avverrà grazie a Koda ma anche attraverso lo spiritualismo, che qui è stato reso benissimo e si rivela fondamentale per la trama, in quanto porterà Kenai alla ricerca del proprio io, alla crescita e alla consapevolezza. Inoltre c’è un altro elemento che ho sempre adorato in questo film e che non è da sottovalutare. Kenai certamente matura e si rende conto di quello che ha fatto e, soprattutto, decide di prendersi le responsabilità dei suoi errori. Questa era una cosa che ho sempre criticato di Aladdin, nonostante il film mi piaccia molto, perché Aladdin alla fine risolve la situazione, ma non si è mai fatto carico delle enormi bugie che ha detto, bugie non da poco tra l’altro. Quindi non ho potuto far altro che apprezzare questa scelta così come ho apprezzato diverse decisioni davvero coraggiose e, ancora oggi, non mi capacito come la critica ai tempi non abbia accolto questo film in maniera migliore.

Per concludere, Koda, fratello orso non sarà un capolavoro ma è un film grandioso con ambientazioni bellissime e colori stupendi ma soprattutto ha una storia profonda e matura, con un protagonista che farà un viaggio di crescita ben scritto, attraverso lo spiritualismo e una presa di responsabilità non da poco. Un film che consiglio assolutamente.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

11 pensieri riguardo “Koda, fratello orso

  1. Un film che dovrei proprio rivedere, perché lo guardai una volta sola, insieme al suo sequel, non ricordo nemmeno quanti anni fa. Ricordo però che all’epoca non lo apprezzai, anche se non ricordo esattamente i motivi, forse tra la palette di colori, la storia intuibile e la cupezza, non mitigata dai diversivi comici, potrebbero avermi causato queste sensazioni.

    1. Diciamo che era un film veramente maturo e, nonostante i momenti comici, trattava argomenti abbastanza pesanti e aveva il protagonista che compiva un’azione abbastanza pesante. Per quanto riguarda il resto, probabilmente non ha la stessa regia incredibile dei passati film animati Disney, ma ho sempre apprezzato i disegni e come sono riusciti a rendere i movimenti e il pelo degli orsi. Se lo rivedrai, fammi sapere che cosa ne pensi amica mia!

    1. Spero vivamente che possa piacerti. Lo considero un film molto maturo a livello di scrittura e personaggi e inoltre ha una sua poetica. Non è il migliore della Disney, ma ha tanto da dire.

    1. È un film che commuove, questo è certo. Ci ho sempre visto dietro una bella poetica e una grande sensibilità non solo per quanto riguarda il mondo spirituale ma anche per quanto riguarda i rapporti con i personaggi.

  2. All’epoca non andai a vederlo al cinema perchè non mi attirava. Visto in home video e devo dire che è carino. Da Phil Collins mi sarei aspettato qualcosa in più per la colonna sonora, forse ero stato abituato troppo bene con quella di “Tarzan”.

    1. La colonna sonora di Tarzan rimarrà ancora qualcosa di unico e incredibile e per me è difficile poter ricreare qualcosa che si avvicini a ciò. In ogni caso a questo film manca quella magnificenza registica dei lavori precedenti, ma le tematiche e il messaggio che manda sono molto forti.

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