Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo ripreso a parlare dell’animazione e ci siamo spostati in casa DreamWorks, arrivando a discutere del loro terzo lungometraggio animato ossia Giuseppe – Il re dei sogni. Rachele, moglie di Giacobbe, partorisce un bambino che chiamano Giuseppe e la venuta di quest’ultimo viene vista come un miracolo, in quanto la donna era sterile. Per questo motivo il bambino viene profondamente amato dal padre, ma questo porta i suoi fratelli maggiori a provare gelosia, visto che non vengono più considerati dalla figura paterna. Le cose peggiorano quando Giuseppe scopre di poter fare sogni che poi si avverano e che lui può interpretare, aumentando l’affetto del padre verso di lui. Ed è qui che i fratelli compiranno un atto tremendo: vendono Giuseppe come schiavo. Così Giuseppe giunge a Menfi e qui, attraverso il suo dono e la sua ingegnosità, supererà varie difficoltà. Questo film uscì direttamente per l’home video e quindi con un budget davvero ridotto rispetto al suo predecessore, eppure a livello tecnico si è dimostrato un’opera veramente solida, con un bel design, delle animazioni curate e una regia ottima che in più punti riescono a regalare sequenze piene di idee come ad esempio i sogni di Giuseppe, ispirati ai dipinti di Van Gogh. Anche con la storia hanno fatto un ottimo lavoro, regalandoci personaggi umani e pieni di sfaccettature con cui il pubblico riesce a empatizzare e una storia che trasmette dei bei messaggi. Consigliato!
E anche oggi andiamo avanti con l’animazione e la DreamWorks, ma questa volta introduciamo anche un altro studio animato, uno studio inglese che anch’esso ha fatto la storia e che in questo caso collaborerà con la DreamWorks per la realizzazione di quest’opera.
Ecco a voi Galline in fuga (Chicken Run), pellicola animata del 2000 scritta da Karey Kirkpatrick e diretta da Peter Lord e Nick Park.

Trama:
Il film è ambientato in un allevamento di galline gestito da Melisha Tweedy (Miranda Richardson) e Willard Tweedy (Tony Haygarth), due avidi e crudeli allevatori che vogliono guadagnare sempre di più e se una gallina non depone uova per un certo periodo di tempo, la fanno fuori. Tra le galline spicca Gaia (Julia Sawalha), colei che cerca di guidare le sue compagne verso la libertà attraverso piani differenti, piani che purtroppo falliscono sempre. Il suo sogno è quello di poter essere veramente libera da quel posto insieme a tutte le altre, in modo da iniziare una vera vita e non dover più vedere altre amiche morire. Un giorno, dopo l’ennesimo fallimento, Gaia vede qualcosa di incredibile: un gallo che vola sopra il loro recinto. Questo gallo, chiamato Rocky Bulboa (Mel Gibson), cade nel loro pollaio, ferendosi a un’ala, e Gaia cercherà di convincerlo ad aiutarle a evadere. Dovranno fare in fretta perché la Signora Tweedy, stanca di guadagnare poco, ha deciso di comprare una macchina per produrre pasticci di pollo.
Purtroppo questo non è stato un film della mia infanzia e onestamente mi dispiace perché da piccolo lo avrei amato alla follia. In ogni caso questa fu una produzione interessante dato che non solo abbiamo la DreamWorks, ai tempi uno studio animato molto giovane che stava sfornando pellicole di grande qualità, insieme a uno studio che possiamo definire il simbolo dell’animazione inglese: la Aardman Animations. E a questo punto penso sia necessario una piccola introduzione a questo studio.

La Aardman nacque nel 1972, fondata da Peter Lord e David Sproxton, e il loro primo progetto fu una serie di corti animati per bambini sordi chiamato Vision On e andato in onda sulla BBC. In uno di questi episodi compariva un personaggio parodia di Superman chiamato appunto Aard-man che diede il nome allo studio. Con il passare del tempo lo studio crebbe, dando vita a corti animati veramente interessanti e che fecero la storia, arrivando a creare dei personaggi leggendari e fondamentali come Morph ma soprattutto Shaun e Wallace e Gormit. Tra le altre cose questi corti arrivarono anche a vincere l’Oscar come migliori corti animati, dando allo studio maggior prestigio e riconoscendone le abilità. E dopo tanti anni passati a realizzare corti, nel 1995 lo studio decise di creare il loro primo lungometraggio animato, proprio questo Galline in fuga, riuscendo perfino a trovare finanziamento dalla Pathé. La DreamWorks arrivò qualche anno dopo, nel 1997, entrando nella produzione di quest’opera grazie alla perseveranza di Jeffrey Katzenberg, che aveva compreso il talento dello studio e battendo sul tempo altri grandi studio tra cui la Disney stessa. La DreamWorks aiutò nella produzione ma soprattutto nella distribuzione dell’opera in vari territori a eccezione dell’Europa dove se ne sarebbe occupato invece la Pathé. Questa collaborazione fu ben ricompensata sia a livello di critica, che lodò il film, sia a livello di pubblico, rimanendo ancora oggi il film in stop-motion con il più grande incasso di sempre. E ora direi di iniziare a parlare della pellicola vera e propria.
Ovviamente iniziamo a parlare del lato tecnico e grazie a ciò posso sottolineare un lato interessante del film ma in generale della Aardman ossia l’uso della stop-motion e più precisamente della claymotion. La stop-motion è formata da varie branche e la claymotion è una di queste, un tipo di tecnica che utilizza la plastilina per la creazione di personaggi e ambientazioni da animare a passo uno (quindi fotogramma per fotogramma). Un’animazione molto più vecchia di quanto si possa pensare, infatti il primo utilizzo della claymotion nel cinema fu nel corto The Sculptor’s Welsh Rarebit Dream del 1908, ma meglio chiudere qui la questione o rischio di andare fuori tema.
La claymotion è l’elemento fondante della Aardman, la tecnica animata che l’ha sempre contraddistinta, anche se in seguito useranno anche loro il 3D.

Inoltre la Aardman è sempre stata interessante per il design particolare e riconoscibile che ha sempre dato ai suoi personaggi e che ripete anche qui. Sicuramente la prima cosa che notiamo sono gli occhi, due grandi occhi che sono sempre molto ravvicinati, quasi attaccati l’un l’altro, con bocche grandi e denti ben definiti e inoltre, grazie all’uso della plastilina, mi è sempre piaciuto quel tratto morbido e rotondeggiante che riuscivano a dare a tutti i loro personaggi, rendendoli davvero belli e interessanti. Come ho già detto, qui succede la stessa cosa e inoltre riescono a creare dei design molto ben definiti per tutti quanti, specialmente per le galline. Per fare un esempio ho sempre apprezzato il design di Von (Lynn Fergunson), l’ingegnere del gruppo, con il suo aspetto magrolino, la cresta alta legata da una bandana, gli occhiali spessi e due grandi denti frontali. Quindi nel film c’è un perfetto equilibrio tra il design di questi personaggi e la loro personalità e posso assicurare che tutti loro rimarranno impressi allo spettatore. E inoltre le animazioni sono incredibile e fluide. Nella stop-motion può capitare che in qualche scena il frame sia più lento, è un tipo di animazione fatta a fotogrammi e qualche imperfezione può capitare, eppure qui non ho mai avuto quella sensazione. Tutto scorreva con grande naturalezza e precisione, rendendo il tutto stupendo a livello visivo. Tra l’altro una cosa che ho sempre apprezzato di questo film e di molte opere della Aardman è come animano le lingue quando i personaggi parlando, una cosa da non sottovalutare e che non si vede molto spesso nei film animati. E ora passiamo a un altro lato davvero ottimo: i personaggi e la sceneggiatura.
Come detto in precedenza i personaggi erano tutti curati e con una forte personalità che li rendono riconoscibili agli occhi dello spettatore e fra tutti loro colei che è riuscita a sorprendermi di più è proprio la protagonista, Gaia. Un personaggio femminile che ai tempi fece molto parlare, anche perché non era una cosa comunque ritrovarsi con una protagonista così forte e audace. Oggi è più comune, ma ai tempi era un evento abbastanza raro, l’altro esempio che possiamo citare a livello di animazione è Mulan (se non contiamo le protagoniste dei film di Miyazaki). Inoltre il suo non era un personaggio forte come Ray di Star Wars o Mulan dell’omonimo live-action ossia personaggi con enormi poteri ma con zero caratterizzazione, lei era un personaggio con una forte personalità e tridimensionalità, un personaggio deciso, capace di prendere le redini di una situazione complessa e tragica e soprattutto con una determinazione quasi incrollabile, ma anche lei aveva i suoi momenti di debolezza ed è assolutamente normale dopo così tanti fallimenti e il rischio di perdere altre compagne. E sono quei momenti in cui si dispera o in cui la vediamo stanca che noi empatizziamo con lei ed è questo per me quello che significa essere un personaggio forte.

Tutti i personaggi avranno una scrittura ottima ma quello che veramente mi ha stupito è la storia. Ovviamente la pellicola prende forte ispirazione da La Grande Fuga con Steve McQueen (che un giorno tratterò qui sul blog), ma quello che trovo incredibile è come portano avanti certe tematiche. Infatti possiamo vedere l’intera vicenda come un’allegoria contro il fascismo. Le galline vivono in una specie di campo di concentramento e non è solo un’impressione, il pollaio ha proprio l’aspetto di quei luoghi orrendi e con una guardia sempre presente e all’erta. Le galline lavorano senza sosta per produrre le uova e quando non sono più produttive vengono eliminate senza pietà dalla Signora Tweedy. E anche il modo di comportarsi ei muoversi della Tweedy sembra quello di un generale senza scrupoli. Sono riusciti a fare tutto ciò con grande intelligenza, senza alcuna retorica ma mostrandoci una storia molto interessante e, per quanto le tematiche possano sembrare pesanti, ci sono riusciti raccontandola a tutto e con una leggerezza naturale, anche se quando c’erano momenti drammatici si prendevano molto sul serio (come la morte della gallina a inizio film). E la cosa bella è che dopo più di 20 anni questo film non è invecchiato di una virgola, anzi rimane tuttora un’opera geniale, divertente e molto moderna.
Per concludere, Galline in fuga è un film animato straordinario, una pellicola che tecnicamente si dimostra eccellente in ogni suo aspetto, sia nell’animazione che nella regia, capace di creare sequenze straordinarie. Inoltre i personaggi sono curati e scritti bene e la storia è molto più matura di quanto si pensi, andando a toccare tematiche molto delicate e facendolo con un’intelligenza notevole. Uno dei migliori film della DreamWorks e della Aardman che consiglio a tutti di recuperare.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
[…] con il character design che ormai è diventato davvero iconico. Già con quel capolavoro di Galline in Fuga avevamo visto la sua peculiarità ma in questo caso di divertono ancor di più a giocare con i loro […]
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