Atto di forza

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati a parlare di cinema italiano e per la precisione di un cinema italiano gotico degli anni ’60, con un film diretto dal grande Mario Bava, La frusta e il corpo. La storia inizia con Kurt, primogenito di un nobile, che torna dopo essere stato bandito per aver portato al suicidio la figlia di una serva. Lui vorrebbe tutto quello che gli spetta, ma il padre rifiuta avendo dato ogni cosa al suo secondogenito. Tra l’altro anche Nevenka, che doveva essere la sua futura moglie, è andata in sposa al secondogenito. Qui scopriamo che tra i due c’era una relazione sadomasochista in cui Kurt la dominava con la violenza. Una notte però Kurt viene ucciso e tutto sembrerebbe finito, ma il suo fantasma si aggira per il castello, perseguitando Nevenka e cercando vendetta. L’opera si dimostra un gotico strepitoso in cui il lato tecnico riesce a essere di grande qualità e soprattutto curato. Lo vediamo con la regia, capace di creare tensione e scene stupende attraverso carrellate e zoom. Lo vediamo anche attraverso la fotografia, tipicamente gotica, che passa dall’avere dei tagli di luce veramente interessanti a dei colori accesi e in contrasto tra loro che creano un’atmosfera perfetta. Inoltre il film rappresenta bene la storia di una vittima e un carnefice, una storia terrificante ma anche molto triste. Un film che consiglio assolutamente.
Dato che da un po’ di tempo non faccio che recensire principalmente horror, ho deciso di cambiare un po’ e di parlare di un altro genere che amo profondamente: la fantascienza. Anche quest’ultimo genere ha diversi sotto categorie e ha creato opere imponenti e fondamentali sia in campo cinematografico che letterario. In questo caso parleremo di un film tratto da un libro, o per la precisione tratto da un racconto breve di uno scrittore che ha fatto la storia.
Ecco a voi Atto di forza (Total Recall), pellicola fantascientifica d’azione del 1990 scritta da Ronald Shusett, Dan O’Bannon e Gary L. Goldman e diretta da Paul Verhoeven.

Trama:
Siamo nel 2084 e Douglas Quaid (Arnold Schwarzenegger) è un operario edile sposato da otto anni con sua moglie Lori (Sharon Stone). Da un po’ di tempo però continua a fare un incubo in cui lui si trova su Marte insieme a un’altra donna e qui lui muore dopo aver rotto la tuta in una caduta. La moglie cerca di rassicurarlo, ma ormai Marte è un chiodo fisso per Douglas. Guardando una pubblicità, si interessa alla Rekall, una compagnia capace di impiantare false memorie legati a viaggi mai avvenuti nelle menti delle persone. Decide di fare questo trattamento, ma prima che inizi l’innesto lui si sveglia in preda al panico e inizia a dire di non essere Quaid. Ciò che sorprende veramente i tecnici è che questa reazione non è stata causata da loro, dato che non avevano neanche iniziato, ma dal fatto che qualcuno in precedenza gli avesse fatto un innesto. Per non avere problemi legali, la Rekall cancella i ricordi dell’appuntamento, ma la vita di Quaid verrà comunque stravolta. Delle persone tentano di ucciderlo, tra cui sua moglie Lori e scoprirà di essere in realtà un agente segreto che aveva tradito Cohaagen (Ronny Cox), un uomo molto potente che ha il controllo dell’aria su Marte. Così Quaid inizierà il suo viaggio per riavere i propri ricordi e per aiutare i ribelli su Marte.

Non solo con questa recensione avrò modo di parlare, seppur in maniera superficiale, di Philip K. Dick ma potrò parlare anche di un film di Paul Verhoeven, un grande artista che nella sua lunga carriera ci ha regalato delle opere stupende che sono diventate dei grandi cult. Apprezzo profondamente quest’opera per vari motivi di cui parlerò in seguito, ma direi di iniziare dalla sua produzione.

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Il film è tratto dal racconto breve di Dick, Ricordiamo per voi (We Can Remember It For You Wholesale) e la sua produzione fu abbastanza complessa. Inizialmente la storia venne acquistata da Ronald Shusett nel 1974 e insieme a Dan O’Bannon iniziarono a scrivere la storia. Il primo atto viene completato rimanendo abbastanza fedele alla storia di Dick per poi cambiare tutto nel secondo e terzo atto. Su quest’ultimo punto ebbero molti problemi, visto che la prima versione venne definita da O’Bannon come banale. Alla fine completarono il lavoro nel 1982 ma, nonostante il potenziale, molti studios lo rifiutarono perché avrebbe richiesto un enorme budget per creare certi effetti speciali.

In seguito il progetto venne acquistato da Dino De Laurentiis e dalla sua De Laurentiis Entertainment Group. Il produttore pensò a diversi registi ma alla fine scelse David Cronenberg. Lui iniziò subito a lavorare alla sceneggiatura, trovando però anche lui problemi con il terzo atto e arrivando a scrivere 12 bozze. Qui la storia differiva molto da quella che conosciamo ma fu importante per quanto riguarda i personaggi dei mutanti che vennero messi sul film. Ci furono però dei diverbi tra Cronenberg e Shusett riguardo il tono del film. Cronenberg infatti voleva qualcosa di più fedele a Dick mentre la produzione voleva che la pellicola fosse più d’azione e d’avventura. Per questo motivo Cronenberg decise di lasciare il progetto. Dopo di lui vennero fatti altri tentativi nel corso degli anni, ma senza successo, fino a quando nel 1988 la casa di produzione di De Laurentiis andò in bancarotta. La storia venne salvata proprio da Schwarzenegger che era rimasto interessato al progetto da molto tempo. Alla fine riuscì a convincere la studio Carolco Pictures, uno studio indipendente, ad acquistarne i diritti. Fu inoltre lui a scegliere Verhoeven come regista dopo aver visto RoboCop (diciamo che Schwarzenegger fu una specie di produttore) ed è qui che nasce Atto di Forza.

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Sul lato tecnico posso dire con sicurezza che il film è stupendo a partire proprio dalla regia. In un film simile uno degli elementi più importanti e fondamentali è sicuramente il ritmo. Parliamo comunque di un film d’azione e d’avventura ma parliamo anche di fantascienza, di un futuro alternativo con una società simile alla nostra ma per molti versi diversa e una situazione interessante su Marte. In tal caso c’è sia bisogno di non fermarsi troppo a lungo su certi elementi ma anche cercare di spiegare bene le cose senza dilungarsi troppo. Per questo l’inizio è veramente ottimo. Capiamo in poco tempo lo strano desiderio del protagonista di andare su Marte ma soprattutto la situazione che c’è sul pianeta e quest’ultimo succede grazie al telegiornale in televisione e attraverso brevi frasi che non fermano il succedersi degli eventi. E questo continuerà con il procedere della trama, ci sarà un ritmo perfetto per le scene d’azione, che sono molte ma gestite benissimo e mai noiose, i momenti di spiegazione, anch’essi ben gestiti e mai pesanti, e soprattutto i colpi di scena, inseriti nel momento giusto e mai forzati. La messa in scena è stupenda così come certe scene che sono diventate iconiche sia per come sono state dirette sia per il coraggio e la fantasia nel mostrare certe cose, come l’innesto che tentano di fare a Quaid, numerose scene su Marte in special modo con i mutanti e così via.

Ad aiutare molto la pellicola ci sono gli effetti speciali che, a distanza di più di 30 anni, continuano a convincere e a sorprendere. Ci sono effetti digitali molto interessanti ma, visto che il mezzo non era ancora del tutto maturo e convincente, li usarono solo in pochi punti specifici e anche per rendere migliori certi effetti artigianali. Sono quest’ultimi infatti a stupire per la maggior parte del tempo, creando dei paesaggi dettagliati realizzati con miniature, fino ad arrivare ad animatronics e protesi di alta qualità e curate con grande impegno. In quest’ultimo caso rimango sempre colpito dal travestimento che Quaid usa per arrivare su Marte, che riesce a fare la sua figura ancora oggi sia per presentazione che per utilizzo degli effetti artigianali. Per il resto il film ha una grande colonna sonora composta da Jerry Goldsmith, una fotografia capace di dare un’ottima atmosfera e anche una grande quantità di violenza (basti pensare solo alle sparatorie), una cosa che nei blockbusters odierni raramente accadrebbe (come dimostrato anche dall’omonimo remake del 2012, ma questa è un’altra storia). E dopo il lato tecnico si passa alla sceneggiatura.

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La prima parte della storia è molto fedele al racconto di Dick, il desiderio del protagonista di andare su Marte, la compagnia che innesta i ricordi, la scoperta che la sua memoria è stata già innestata, ma dopo quest’ultimo punto la storia prenderà un’altra piega, diventando un crescendo di azione e mistero che lascerà lo spettatore incollato allo schermo. L’obiettivo degli sceneggiatori era allontanarsi il più possibile da Dick e la sue atmosfere eppure, nonostante tutto, ci sono momenti molto vicini allo stile dello scrittore, come ad esempio una scena su Marte in cui cercano di convincere Quaid che in realtà è tutta un’illusione e che sta vivendo gli eventi dell’innesto. Una cosa che sicuramente Dick scriverebbe.

In ogni caso apprezzo molto come la storia si evolve, soprattutto Quaid che, nonostante la sua identità sia un innesto, ha sviluppato una sua personalità e un suo pensiero indipendente e attraverso questo viaggio potrà finalmente dire di essere vivo attraverso le sue azioni e le sue decisioni. Apprezzo anche il messaggio contro i potenti che sfruttano le risorse di un luogo distruggendo la vita delle persone che abitano che lo abitano e ancor di più ho apprezzato il modo in cui sono stati realizzati i ribelli, i mutanti. Quest’ultimi, per vari motivi, hanno delle gravi deformità che li rendono quasi spaventosi a una prima occhiata ma, conoscendoli e parlandoci, ci si rende conto che in realtà sono solo persone comuni distrutte dall’oppressione di Cohaagen e che desiderano avere una vita migliore. La decisione di rappresentare i buoni in questo modo mi ha sempre colpito, anche perché solitamente a Hollywood si predilige mostrare il buono come bello. Qui invece questa cosa non avviene, rompendo un topos tipico e mettendo in scena anche quanto queste persone abbiano sofferto per via di Cohegaan. E anche qui il trucco sarà grandioso (d’altronde è curato da Rob Bottin, che con gli effetti artigianali è sempre stato incredibile lavorando a opere come L’Ululato e La Cosa) e perfino l’animatronics, ma non mi dilungherò troppo per non fare spoiler a chi non l’ha visto. Come ho detto, i colpi di scena sapranno sorprendere senza essere forzati e la storia saprà intrattenere dall’inizio alla fine.

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Per concludere, Atto di forza è un film molto coraggioso che ancora oggi sa stupire e intrattenere sotto ogni punto di vista. Il lato tecnico è favoloso, con una regia curata, degli effetti speciali moderni ancora oggi e un ritmo ben gestito, ma anche la storia presenta spunti intelligenti con personaggi indimenticabili e un enorme volontà di raccontare veramente qualcosa. Lo consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

21 pensieri riguardo “Atto di forza

  1. I do recommend it too ! I think Dick would have liked this version even if it goes far away from his novel. It talks about madness, and there some crazy visions in this Marsian (or minded) story. There are also some remaining Cronenbergs elements in the shape of mutants on screen. But it’s clearly a Verhoeven spirit blowing through the film without any limits. And Sharon is so terrific in it.
    Many thanx for putting “Total Recall” into the light again (I did it too in my Tour d’Ecran)

    1. This movie it’s amazing even today. It’s funny, entertain a lot and it’s a lot smart. And even brave since this time the good ones were the Mutants. I think Dick would have appreciated this movie too. I will rewatch it from time to time.

        1. Stallone contro Schwarznegger è ancora il sogno di molti. In ogni caso sì, come attore lui non è mai stato un granché, ha partecipato a produzioni stupende e interpretato ruoli importanti, ma a livello recitativo era pessimo. Però questo Atto di Forza è veramente un film grandioso con ottime tematiche e con un grande coraggio. Ancora oggi non posso fare a meno di apprezzarlo profondamente.

  2. Gli effetti hanno i suoi anni e si vede, ma rimane un buon film d’azione.
    Il Remake l’hai visto? che ti sembra? a me non è dispiaciuto all’epoca, anche se era meno “sporco” rispetto a questo

    1. Il problema del remake stava nella sua struttura narrativa poco variegata e nel fatto che non avesse il minimo coraggio come il suo predecessore. A me non è piaciuto per niente proprio per questi motivi.

    1. Questo mi fa molto piacere. Io ogni volta che lo riguardo noto sempre qualche particolare interessante che mi era sfuggito la prima volta e questa continua sorpresa a ogni visione lo rende veramente un film grandioso.

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