Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a parlare di classici Disney, arrivando all’ultimo film del Rinascimento, uno dei periodi migliori per la casa di produzione, recensendo il loro 37° film animato, Tarzan. Una coppia inglese naufraga sulle coste africane con il loro neonato e qui decidono di costruire una casa per stare al sicuro, ma un leopardo li trova e li uccide, ma non il neonato che era stato nascosto. Un gorilla femmina, che ha perso da poco il suo cucciolo, trova il bambino e lo salva. Lei vuole adottarlo ma il suo compagno non vuole perché è diverso, però alla fine accetta per amore dell’altra. Il bambino viene chiamato Tarzan e si rende fin da subito di non essere come gli altri, per questo si impegna al massimo per essere il migliore e farsi accettare, fino a diventare un adulto capace e pronto ad aiutare. Il suo mondo però cambierà quando scoprirà l’esistenza di umani come lui. Un film animato impressionante sotto ogni punto di vista. Il lato tecnico è un ulteriore passo avanti per la Disney dove 3D e 2D si uniscono perfettamente con fondali enormi e realizzati in digitale che però sembrano disegni tradizionali e una cura per l’anatomia dei personaggi impressionanti, personaggi che si muovono benissimo e con una fluidità impressionante. Le musiche sono fantastiche così come lo sono i vari protagonisti, tutti ben caratterizzati e unici, e le tematiche sanno colpire per la loro maturità, parlando di ambientalismo, accettazione e famiglia, quest’ultimo affrontato in un contesto più ampio e moderno. Un’opera che consiglio assolutamente.
E, seguendo la tradizione del blog, si ritorna all’horror. Questa volta voglio tornare però a un tipo di horror anni ’60 e per la precisione un horror gotico. Chi mi segue da un po’ sa bene quanto ami questo genere e quanto ci sia affezionato. E quale modo migliore di parlarne se non attraverso un’opera diretta dal regista che ha portato il gotico nel nostro Paese?
Ecco a voi La frusta e il corpo (conosciuto all’estero come The Whip and the Body), pellicola horror gotica del 1963 scritta da Ernesto Gastaldi, Ugo Guerra e Luciano Martino e diretta da Mario Bava.
Trama:
La storia è ambientata in un castello isolato dell’Europa dell’est. Qui Kurt Menliff (Christopher Lee), figlio del conte Menliff (Gustavo De Nardo), ritorna a casa dopo molto tempo. Kurt era stato bandito da lì per il suo comportamento crudele e soprattutto per aver spinto al suicidio Nadia, la figlia della serva Giorgia (Harriet Medin). Per questo motivo il conte ha deciso di dare tutta l’eredità al suo secondo genito Cristiano (Tony Kendall) e di farlo sposare con Nevenka (Daliah Lavi), una donna che in precedenza doveva diventare la moglie di Kurt. Quest’ultimo dice di essere tornato solo per congratularsi con il fratello, ma in realtà vorrebbe riavere tutto quello che gli spetta, causando l’ira del padre che non vuole dargli alcunché. Intanto si scopre che tra Kurt e Nevenka c’è ancora una specie di rapporto, ma non di amore: i due sono legati da una relazione sadomasochista. Quella stessa notte però accade un evento inaspettato: Kurt viene ucciso con lo stesso pugnale con cui Tania si era suicidata. Tutto sembrerebbe finito, ma il suo fantasma continua ad aggirarsi nel castello, perseguitando Nevenka e cercando vendetta.
Dopo tanto tempo finalmente porto un’opera di Mario Bava. L’ultima volta che ne ho parlato è stato con Operazione Paura, un altra opera gotica impressionante che ha ispirato diversi registi e che ancora oggi riesce a sorprendere. L’ho sempre considerato un genio e un regista capace con poco di creare qualcosa di magnifico (anche se non sempre ha diretto film all’altezza, ma questo lo vedremo in futuro). Con questo film ci ritroveremo sempre davanti a un gotico che ai tempi ebbe numerosi problemi per via delle tematiche che portava avanti. Oggi non ci sconvolgiamo per cose simili, ma ai tempi venne considerato uno scandalo.
Come al solito iniziamo dal lato tecnico, certamente tra gli elementi migliori della pellicola e capace di valorizzare l’intera storia. La regia di Bava sa muoversi con enorme destrezza nelle stanze e nei corridoi del castello, creando scene stupende e un’ottima atmosfera. Tra le cose migliori della sua regia sicuramente abbiamo le carrellate e gli zoom. Con le carrellate la camera da presa si muove lentamente, mostrando i luoghi in cui si trovano i personaggi, mettendo in mostra i vari dettagli e costruendo pian piano l’atmosfera delle scene in questioni, che sia drammatica, tesa o misteriosa. Inoltre è fondamentale per mostrare la bellezza della fotografia, ma su questo punto ci torneremo tra poco. E gli zoom sono utili quando si vuole mostrare stupore oppure in scene che vogliono impressionare lo spettatore in certi momenti chiave o interessanti, come ad esempio una scena in cui Nevenka ha una crisi e ci sono vari zoom in avanti e indietro che creano la sensazione di svenimento. Quando questi due elementi, carrellate e zoom, si uniscono, arriviamo a scene di grande effetto, come la prima volta che Nevenka vede il fantasma di Kurt, un momento di calma apparente dove la telecamera si sposta lentamente su di lei e, quando si gira, c’è lo zoom sul volto di Kurt.
L’altro elemento tecnico che lascia sbalorditi è sicuramente la fotografia, una fotografia gotica incredibile. Ne rimaniamo impressionati fin dall’inizio quando vediamo Giorgia muoversi verso la finestra. Si passa qui da un colore rosso sangue dato dal tendaggio al blu profondo della finestra. Questo tipo di fotografia con i colori accesi e un forte contrasto la ritroveremo in altri punti come quando compare Kurt fantasma. C’è una bellissima scena con il suo volto in primo piano che si avvicina alla telecamera e l’illuminazione passa dal giallo-verde a un rosso oscuro quando la sua bocca arriva in primo piano. Per la maggior parte del tempo, e in particolar modo nel castello, ci saranno numerosi tagli di luce di stampo espressionista. Quindi avremo delle ombre in forte contrasto con la luce che creeranno un’atmosfera tesa ma anche decadente del luogo e che si concentrerà su elementi interessanti, come gli occhi spaventati della protagonista, una mano orrenda che esce dall’oscurità e così via. Il termine decadente penso sia perfetto per descrivere l’ambientazione, un castello ricco che appartiene a una famiglia nobile ma che da tempo sembra quasi abbandonato, oscuro come a descrivere la situazione dei Menliff. La parte tecnica è eccezionale e fondamentale perché riesce a valorizzare al meglio questa storia, una storia violenta e molto drammatica.
Nel film ci sono anche delle sotto trame come per esempio quella tra Cristiano e Katia (Isli Obeson), ma il vero fulcro è questo: la relazione malata tra Kurt e Nevenka. Fin da subito è chiaro come il tutto sia basato sulla violenza e la dominazione psicologica, con Kurt che sottomette la ragazza usando la frusta e come Nevenka, nonostante dica di odiarlo, non riesce a ribellarsi a lui. Questa cosa accade in più punti, specialmente quando lui apparirà come fantasma. Le parti con la frustata sono tremende e furono proprio queste che fecero gridare allo scandalo, arrivando perfino a sequestrare il film per accusa di oscenità e tali scene vennero definite contrarie alla moralità. In delle versioni censurate le scene con la frusta furono perfino tagliate, causando profonda confusione nello spettatore che capiva lo svolgersi degli eventi. E inoltre quelle scene non erano fine a sé stesse, ma erano fondamentali. Alla fine è una storia che parla di una vittima e un carnefice, una storia di violenza terrificante ma anche molto triste che mostra come anche dopo la morte sia difficile liberarsi di certi traumi e certe persone. Ai tempi non si poteva parlare di certi argomenti, ma penso fosse importante farlo e qui hanno dimostrato benissimo cosa significasse vivere dentro questo incubo.
Per concludere, La frusta e il corpo è un film gotico meraviglioso, un’opera stupenda che riesce a convincere sotto ogni punto di vista, soprattutto quello tecnico, in cui la regia e la fotografia valorizza la storia, creando un’atmosfera perfetta e delle scene impressionanti e mostrando una storia violente e molto triste.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
Probabilmente uno dei lavori meno conosciuti di Bava al grande pubblico (e probabilmente, uno dei ruoli meno conosciuti sempre allo stesso di Lee, che ha un curriculum immenso di ruoli)
Sì, purtroppo è uno dei meno conosciuti nonostante sia un’opera molto bella e anche coraggiosa per i tempi in cui è stata creata.
Probably one the best of Bava’s work. And you write perfectly on it.
👏
I’m so glad there are people who knows this movie and loves it. It’s a really underrated work and it deserve more. Thank you so much!
Ciao Amico, volevo farti notare che hai scritto male l’anno di uscita, metteno 193 invece di 1963.
Oh, grazie mille per avermi fatto notare l’errore!
[…] di un cinema italiano gotico degli anni ’60, con un film diretto dal grande Mario Bava, La frusta e il corpo. La storia inizia con Kurt, primogenito di un nobile, che torna dopo essere stato bandito per aver […]
BUONA DOMENICA
Buona domenica anche a te!
Grazie buon inizio settimana
Anche a te!
gentilissimo