Il giardino segreto (2020)

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di parlare di un’opera italiana abbastanza recente, un’opera horror indipendente che mostra tanti spunti interessanti, Across the River – Oltre il guado. La storia parla di Marco, un etologo naturalista che studia la fauna delle foreste del Friuli. Un giorno, attraverso una telecamera che aveva messo addosso a una volpe, scopre un villaggio abbandonato e decide di andare a vedere. Superato il guado arriva nel luogo, ma qui si accorge di non essere solo, c’è qualcosa di terrificante lì con lui. Cerca subito di fuggire, ma l’intensa pioggia ha reso le acque del torrente impraticabili e quella era la sua unica via di fuga. Questo film è riuscito fin da subito a catturare la mia attenzione per le riprese fatte ai luoghi naturali in cui il colore che risalta di più è il bianco delle rocce e della nebbia. Di notte si raggiunge un livello fotografico stupendo, specialmente nel paesino abbandonato, dove le ombre sono profonde e riescono a mettere molta paura. L’opera basa tutto sull’atmosfera e qui riesce a fare un lavoro magistrale nel creare tensione attraverso le ambientazioni, i rumori del paesino e la fotografia, facendo apparire raramente i due mostri, ma quando ciò avverrà sapranno realmente spaventare proprio per come vengono gestiti le loro scene. Un film davvero incredibile che con praticamente nulla è riuscito a dimostrarsi un horror di tutto rispetto e curato. Lo consiglio caldamente.
Questa volta non parliamo di horror ma di un film basato su un libro per ragazzi. Il libro in questione è diventato ormai un classico e su cui sono state fatte diverse trasposizioni. Quello a cui sono più affezionato e che trovo anche fatto benissimo è degli anni ’90 e un giorno penso che ne parlerò. La versione che voglio portare oggi è molto recente e mi aveva molto incuriosito. Quindi vediamo se hanno fatto un buon lavoro.
Il giardino segreto (The Secret Garden), pellicola drammatica e d’avventura del 2020 scritta da Jack Thorne, diretta da Marc Munden e basata sull’omonimo libro di Frances Hodgson Burnett.

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Trama:
Siamo nel 1947 in India e Mary Lennox (Dixie Egerickx) viene lasciata sola nella sua casa e per giorni è costretta a sopravvivere con quello che ha. Alla fine viene trovata e scopre che i suoi genitori sono morti in ospedale di colera. Il suo unico parente in vita è lo zio Lord Archibald Craven (Colin Firth) che abita nello Yorkshire e quindi viene portata in Inghilterra. Al suo arrivo, la signora Medlock (Julie Waters) le dice cosa può fare, come uscire di casa per esplorare la tenuta e i suoi boschi, e cosa non può fare, aggirarsi per la casa soprattutto di notte. Mary inizialmente vive molto male questi cambiamenti sia per tutto quello che è successo in India sia perché era abituata ad essere servita in continuazione. Nonostante tutto succedono diverse cose che portano Mary a indagare sui segreti della tenuta e inizia a capire che dietro quelle mura sono successi eventi molto tristi. Inoltre scopre anche dell’esistenza di un giardino molto particolare, chiuso dallo stesso Lord Craven.

Apprezzo molto il libro della Burnett, penso sia un ottimo romanzo di formazione (anche se con certi elementi radicati ai tempi in cui venne scritto) e a mio avviso sono state fatte anche delle belle trasposizioni. Con questo film arriviamo alla sesta trasposizione e, come molti possono immaginare, sono molto legato a quella del 1993 diretta da Agnieszka Holland che, con le sue atmosfere e la sua messa in scena, ha probabilmente realizzato un’opera magnifica in tutto e per tutto, una vera perla. Possiamo dire che quest’ultima trasposizione parte con un bel peso sulle spalle, visto che dovrà confrontarsi con i suoi predecessori e soprattutto, dato che la storia la conoscono tutti, dovrà dare qualcosa di nuovo.

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L’inizio mi aveva convinto, con Mary che all’improvviso si ritrova sola nella sua casa, senza caprine la ragione e per giorni cerca di sopravvivere con quello che ha intorno. Si vede la sua confusione e la sua solitudine e questi primi cinque minuti sono fatti davvero bene. Quando poi arriverà alla tenuta di Craven, vedremo un elemento interessante che a mio avviso aveva il potenziale per essere fatta ancora meglio: le transizioni sul passato. Nella tenuta Mary si sente sola e fuori posto, quindi ricorda i tempi in cui era in India, che sembrano idilliaci, almeno fino a quando non vede la madre che l’osserva con tristezza e distacco e si ritorna poi al presente. Grazie a ciò possiamo capire il conflitto che aveva con la madre, forse uno degli aspetti più interessanti della pellicola. Questa relazione difficile si protrarrà per l’intera storia e sarà una delle tematiche principali del film, trattata abbastanza bene. Qui abbiamo il punto di vista di Mary che, vedendo la madre reagire in quel modo, pensa di essere odiata. Diciamo che la questione è stata affrontata con una certa empatia e andrà a collegarsi con la storia di Craven e sua moglie.

L’unica cosa che critico è che questi momenti sono troppo veloci e brevi, quando sarebbe stato più opportuno un ritmo più lento e scene leggermente più lunghe. E sempre su ciò arriviamo alla parte comica della mia esperienza con questa pellicola. Durante una transizione, e per la precisione quando Mary incontra per la prima volta Colin Craven (Edan Hayhurst). Qui avviene una transizione… strana. Non dirò nulla a riguardo, ma sappiate solo che ho subito il jumpscare più terrificante di cui io abbia memoria. Ovviamente involontario, ma sono saltato dal letto per lo spavento.

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Tornando a cose serie, ho apprezzato i tentativi per dare qualcosa di nuovo a una storia ampiamente conosciuta. Abbiamo le transizione con il passato, molto semplici ma simpatiche, ma anche il modo con cui la fantasia di Mary si unisca alla realtà, specialmente quando entra nel giardino, come se questo fosse un luogo fantasy. La regia è buona, non è eccezionale ma sa il fatto suo e riesce a mio avviso a descrivere ottimamente le scene d’avventura o dove i ragazzini giocano e si divertono. Riesce a inquadrare bene anche le differenze tra la casa e il giardino, due mondi opposti dove nella prima avremo un luogo tetro e buio mentre nel secondo ci sarà una forte luce e colori accesi. Il cast è ottimo e tutti gli attori se la cavano benissimo, in special modo i ragazzini che sanno essere molto naturali nel loro ruolo. Però il film ha anche dei difetti.

A livello tecnico ci sono alcuni momenti e scene realizzate in maniera troppo veloce e con tagli improvvisi e nella seconda parte ci sarà una grande accelerazione da parte della trama e degli sviluppi. In questo caso, nonostante i momenti con i ragazzi siano ben fatti e anche l questione della madre sia trattata con una certa cura, mi è dispiaciuto molto che abbiano sacrificato così tanto il personaggio di Archibald Craven. Il suo personaggio è fondamentale, uno dei personaggi più importanti del libro, un uomo distrutto dalla perdita della moglie e che, temendo di perdere anche il figlio decide di proteggerlo dal mondo esterno a tutti i costi, senza rendersi conto di averlo tenuto prigioniero delle proprie paure. Una persona che ha perso ogni speranza e che continua a vivere nel passato. Un personaggio scritto benissimo che qui invece viene messo in disparte, comparendo solo all’inizio e alla fine, mancando così una costruzione solida nella sua caratterizzazione e accelerando anche la risoluzione finale. Un vero peccato, potevano usare molto più tempo per parlare anche di lui.

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Per concludere, Il giardino segreto del 2020 è una trasposizione tutto sommato simpatica. Non è eccezionale e certamente non ha la stessa delicatezza e profondità di quella del ’93, ma non è niente male, sa far passare un’ora e mezza molto tranquilla e in certi punti sa regalare delle piccole emozioni. A mio avviso vale la pena di vederlo.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

27 pensieri riguardo “Il giardino segreto (2020)

    1. Come primo approccio ti consiglio assolutamente il film del 1993 che a mio avviso rimane una delle trasposizioni migliori e quello che riesce a colpire di più dal lato tecnico ed emotivo. In seguito puoi recuperare il libro, dato che ha poche differenze, in special modo all’inizio.

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