Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo nuovamente tornati a parlare di uno dei miei generi preferiti in assoluto, l’horror, attraverso una pellicola davvero molto particolare ossia Baby. La storia di una giovane donna tossicodipendente che ha avuto da poco un bambino e, per disperazione e capendo che non riuscirà ad accudire il piccolo, decide di darlo a una donna misteriosa. Si pente subito di questa scelta e torna per riprendersi il figlio. Quando trova la casa della donna, scopre che lei vive insieme ad altre due ragazze e che sembrano essere delle streghe. Dovrà recuperare il bambino prima che arrivi il 17 quel mese, data in cui lo daranno a qualcun altro. Questo film è davvero molto particolare e il primo elemento che colpisce è sicuramente il fatto che le protagoniste non parlano mai. Si esprimeranno solo attraverso i gesti e le espressioni, dimostrando così la bravura delle attrici e del regista. La regia è molto elegante, capace di valorizzare le scene, di far comprendere al pubblico cosa sta accadendo (nonostante le numerose metafore) e inoltre possiede anche una fotografia curatissima. L’atmosfera è però ciò che mi ha sorpreso, un’atmosfera da fiaba nera, come se questa fosse una storia di molti anni prima, di un mondo più oscuro e crudele, un mondo capace di divorarti. Forse non a tutti piacerà, ma io lo consiglio per il suo coraggio e la sua bellezza.
Inoltre ci tengo a invitarvi a leggere il nuovo capitolo di Shiki, dedicato a Spiral. Un altro capitolo davvero interessante che potete trovare QUI.
Torniamo nuovamente a parlare di horror, ma questa volta spostandoci dalla fiaba nera. Questo genere ha avuto nel corso degli anni diversi pionieri che hanno saputo aggiungere qualcosa di nuovo e uno dei migliori è sicuramente stato John Carpenter (insieme ai grandi Wes Craven e George Romero). Abbiamo parlato diverse volte di Carpenter nel blog, l’ultima volta è stato con Avventure di un uomo invisibile, certamente non il suo lavoro migliore ma comunque sia rimane molto valido. Questa volta però parleremo di un’pera molto conosciuta dai fan del genere e che sarà capace di sorprendere tutti.
Ecco a voi Il seme della follia (In the Mouth of Madness), pellicola horror del 1994 scritta da Michael de Luca e diretta da John Carpenter.
Trama:
Il film si apre con un uomo che viene portato in un manicomio e rinchiuso lì dentro. Dopo un po’ di tempo viene a fargli visita il dottor Wrenn (David Warner) che vuole scoprire che cosa gli sia successo e perché il mondo sembri impazzito. Vediamo a sapere così che l’uomo si chiama John Trent (Sam Neil), un investigatore assicurativo freelance molto bravo nel suo lavoro che tempo addietro venne ingaggiato da una famosa casa editrice per indagare sulla scomparsa di Sutter Cane (Jürgen Prochnow), scrittore di fama mondiale che vende milioni di libri dell’orrore. Le sue opere, oltre a far guadagnare tanti soldi, sono anche capaci delle volte di causare violenza e isteria ai propri lettori. Prima di partire per le sue indagini, succedono cose particolari a Trent, tra incubi e l’attacco di un uomo armato di accetta che scoprirà essere il vecchio agente di Cane. Il protagonista scopre infine dove potrebbe trovarsi lo scrittore e, accompagnato da Linda Styles (Julie Carmen), assistente dell’editore, inizierà questo viaggio, aspettandosi di scoprire un truffa ben congegnata, ma si ritroverà di fronte a un incubo senza fine.
A mio avviso questo film è conosciuto poco e non è mai stato valorizzato abbastanza. Per esempio La Cosa, dopo il flop iniziale al botteghino e le critiche severe, venne ampiamente rivalutato e ora è ricordato da molti come il miglior film del regista (per fortuna aggiungerei anche). Il seme della follia non ha però goduto dello stesso trattamento, nonostante lo consideri come uno dei film più belli fatti da Carpenter. Non è neanche un caso che abbia citato La Cosa perché le due pellicole, insieme a Il Signore del Male, fanno parte di una trilogia che il regista ha chiamato La Trilogia dell’Apocalisse, in cui ritroviamo le stesse tematiche.
C’è una sorta di regola che vale per buona parte dei film in cui si capisce se una pellicola è valida o meno dai primi cinque minuti. Il seme della follia in questo breve lasso di tempo riesce sicuramente a catturare l’attenzione del pubblico. Non sappiamo cosa sta accadendo, la storia inizia da quasi la fine con il protagonista rinchiuso in un manicomio e ci vengono dati dei piccoli indizi sugli avvenimenti precedenti. Come se non bastasse, Carpenter si dimostra ancora una volta un regista con un ottimo occhio, basti pensare all’inquadratura dall’alto verso il basso dell’orologio del manicomio o la scena in cui Trent disegna con una matita centinaia di croci nella sua cella, senza lasciare uno spazio vuoto. Lo spettatore a questo punto è curioso di conoscere cos’è successo veramente ed è da qui che notiamo l’enorme ispirazione a Lovecraft. D’altronde come iniziano buona parte dei racconti di Lovecraft se non con un personaggio impazzito o sul punto di morire (o entrambi) che narra gli avvenimenti di cui è stato protagonista? Ovviamente Carpenter non si limita solo a questo, aggiunge tantissime citazioni anche sottili e va anche oltre, ma ci arriveremo in seguito.
Oltre a Lovecraft, vediamo tantissimi elementi carpenteriani, la costruzione delle tensione, una certa ironia ma anche una regia davvero riconoscibile. A livello tecnico Carpenter dimostra ancora una volta di gestire il tutto alla perfezione, con una messa in scena davvero complessa e che colpisce l’occhio dello spettatore soprattutto per il modo in cui riescono a trascinarlo in un mondo surreale, in un vero incubo (per esempio la scena della strada, con un buio talmente fitto che l’unica cosa che si vede sono solo e strisce gialle). Carpenter inoltre utilizza un tipo di ritmo molto spezzettato che nonostante tutti riesce a funzionare benissimo per questa narrazione, non annoia, non interrompe la storia ma è funzionale a essa.
John Trent è un protagonista volutamente odioso, un personaggio cinico e scettico che affronta la situazione in maniera razionale, cercando a tutti i costi una soluzione comprensibile per quella situazione e dimostrandosi fin troppo bravo nel suo lavoro (e quest’ultima parte è molto importante). Tutti gli altri invece non hanno sfaccettature, l’unico veramente tridimensionale ed elaborato è John. Anche questo voler rendere gli altri personaggi piatti è qualcosa di voluto, sembrano tutti dei personaggi fittizi ed è qui che mira il film, specialmente se pensiamo che realtà e finzione si confonderanno e sarà impossibile distinguere l’una dall’altra.
E arriviamo così alla tematica centrale di quest’opera: qual è la realtà? Qual è la finzione?
Queste saranno le domande che i vari personaggi si porranno nel film, quando il loro mondo inizierà a cadere nella follia pura. Ammetto che sarà un discorso difficile perché eviterò di fare spoiler, ma farò del mio meglio. La scelta di avere un protagonista come John è stata ben ponderata. Lui è molto attaccato alla razionalità e cercherà sempre di trovare una spiegazione che lui possa accettare e capire ma, quando arriverà nel luogo in cui dovrebbe trovarsi Sutter Cane, tutto ciò vacillerà. Non sembrerà di essere nella realtà, ma intrappolati nella storia di qualcuno e di non poter far niente se di assistere impotenti al corso di quest’opera. Finzione e realtà si mischieranno e alla fine non ci sarà più alcuna distinzione tra le due, arrivando anche a un colpo di scena davvero magnifico.
Ciò che però stupisce ancor di più è che Carpenter non si limita a riprendere questa tematica lovecraftiana (che tra le altre cose era anche presente ne Il signore del Male) ai fini della storia, ma l’utilizza anche per parlare del cinema horror e del cinema in generale, creando un sottile film meta-cinematografico. In un certo modo fa lo stesso lavoro dello Scream di Wes Craven, mostrando al pubblico i meccanismi del cinema e dell’horror in maniera veramente intelligente. E nonostante ciò riesce a inquietare.
Per concludere, Il Seme della Follia è una pellicola incredibile, visionaria, veramente avanti per quei tempi che purtroppo, come molte grandi opere del regista, non ebbe successo. Eppure ci troviamo di fronte a un film magnifico a livello tecnico. Non c’è niente che non stupisca dalla regia alla fotografia, dalle ambientazioni alle musiche. Inoltre riesce a essere molto intelligente nel modo in cui mostra l’universo lovecraftiano, le citazioni, i suoi orrori, la sua filosofia, il suo concetto di Male e come riesce a unirlo ad altri autori come Edgar Alla Poe e Stephen King e a mettere molto del suo pensiero pessimistico. Questo film è da recuperare e apprezzare, un’opera straordinaria.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
I finally saw this for the first time only just a few months ago and was blown away. Your review pretty much says it all. kudos <3
Thank you very much for the comment! This movie ilwas a big surprise when i saw it time ago. It’s one of those Carpenter’s movie people don’t talk enough in my opinion but i consider it one of his best. I love it!
yes i remember seeing the trailer when it was first coming out and i wanted to go see it but then a bunch of things happened and it slipped my mind till many years later when i had the opportunity to watch it online. i can’t understand why it’s not celebrated more but then as you know well there are a lot of films like that
Maybe with time people will learn to love it. Some horror fans know of it and appreciate The movie a lot. One day it will recieve attention it deserve.
i hope so!
It has a great set-up and so many great scenes: the kid on the bike, the car driving over darkness, the monsters storming down the hall.
I agree with you. I especially like the scene of the car in the dark. It manages to make you experience a surreal, dreamlike and dissociated feeling. An extraordinary film