The Brood

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di fare un piccolo cambiamento legato alle recensioni. Visto che parlo quasi sempre di cinema (con qualche piccola incursione nella letteratura), ho pensato di tornare a discutere di un argomento che non toccavo da eoni: il fumetto. Avevo deciso anche di portare qualcosa di semplice che, nonostante tutto, si è rivelato molto interessante: L’Orda, scritto da Marguerite Benet e disegnato da Leila Luz. Un fumetto che si concentra su una situazione familiare disastrata, un rapporto madre-figlia distrutto dall’ossessione della madre per gli oggetti che nel corso dei tempi ha accumulato e nei quali ha riversato tutti i suoi sogni, le sue delusioni, la sua rabbia e che per questo hanno preso vita. Un fumetto che parte con un’idea davvero interessante, che riesce a evolvere in maniera intelligente specialmente attraverso la figura della madre e che accompagna il lettore in un viaggio psicologico e onirico ben fatto. Il finale forse è troppo veloce, ma è un’opera che consiglio di recuperare.
L’opera di cui discuteremo oggi avrà un elemento in comune con l’Orda: una situazione familiare complessa. In questo caso cambiamo però argomento e ritorniamo a parlare di cinema e più nello specifico del mio genere preferito: l’horror. Ormai chi mi segue sa perfettamente quanto apprezzi questo genere cinematografico e come riesca sempre  stupirmi. Inoltre sapete anche che è composto da tantissimi sottogeneri che lo rendono molto varieggiato e capace di narrare sempre qualcosa di nuovo. C’è però un sottogenere che non ho trattato molto, nonostante lo apprezzi parecchio: il body horror. In breve, è una tipologia di film in cui l’orrore è dato dalla deformità fisica del corpo, modificato attraverso mutazioni genetiche, malattie ecc…
Purtroppo è un genere che non viene più proposto, se non attraverso qualche opera indipendente (al momento mi viene in mente Let her out, di cui vorrei parlare un giorno), ma in precedenza era abbastanza utilizzato e aveva un regista nello specifico come rappresentante principale di questo tipo di horror. E oggi parleremo di uno dei suoi film interessanti.
Ecco a voi Brood – La covata malefica (The Brood), pellicola horror psicologica del 1979 scritta e diretta da David Cronenberg.

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Trama:
Il film inizia con il Dr. Hal Raglan (Oliver Reed) che da una dimostrazione a un ampio pubblico della sua terapia, la Psicoplasmia (psychoplasmis), una tecnica con cui lo psichiatra riesce a tirar fuori dal paziente le emozioni represse, portando quest’ultimo però ad avere dei cambiamenti fisici. Tra il pubblico c’è anche Frank Carveth (Art Hindle), che guarda il tutto poco convinto. L’unico motivo per cui si trova lì è che sua moglie Nola (Samantha Eggar), da cui sta divorziando, è ricoverata preso quella struttura. Inoltre lì si trova anche sua figlia Candice (Cindy Hinds) che può passare del tempo con la madre nei week-end e che in quel delicato momento si trova nel mezzo di una battaglia legale per l’affidamento. Dopo averla riportata a casa, Frank nota con orrore che la bambina ha delle ferite e degli ematomi e, pensando sia stata la moglie, minaccia di fare causa all’istituto di Raglan e di non portare più la figlia a vedere Nola. Frank cerca quindi un modo per screditare Raglan in tribunale e lascia la figlia dalla nonna materna, Juliana (Nuala Fritzgerald), ma proprio allora un essere strano e deforme entra nella casa e uccide brutalmente la nonna. Questo sarà solo l’inizio di un lungo incubo.

Non solo con questo articolo ho l’opportunità di parlare di un sottogenere dell’horror che mi ha sempre affascinato, ma ho anche l’occasione per introdurre David Cronenberg, uno dei registi più importanti di sempre che, attraverso il suo cinema, ha rivoluzionato parecchio la settima arte ed è riuscito a creare dei capolavori immensi come La mosca o Videodrome. Nonostante ciò ho deciso di introdurlo con The Brood per un semplice motivo: a livello personale è l’opera che adoro di più del regista.

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Ho sempre trovato interessante l’origine di questo film. Tutto è nato durante il divorzio tra il regista e sua moglie e alla battaglia legale che ci fu per l’affidamento della loro figlia. Inoltre in quel periodo era uscito nelle sale Kramer vs Kramer, una pellicola che parlava della separazione e dell’affidamento di un bambino. A Cronenberg però non piacque molto quell’opera, in quanto parlava dell’argomento con un certo ottimismo ed è da qui che inizia a scrivere The Brood, un film che lui ha definito così: “The Brood è la mia versione di Kramer vs Kramer, ma più realistica”.

Prima di parlare delle tematiche e della storia, vorrei soffermarmi sul lato tecnico. Uno degli elementi migliori è sicuramente la regia e questo lo vediamo fin dalle primissime scene, con il dottor Raglan seduto su un palco che parla a un suo paziente, Mike Trellan (Gary McKeehan), e abbiamo questo sfondo nero, come se i due fossero isolati nonostante il pubblico lì presente ed è interessante vedere come, quando il dottore costringerà Mike ad aprirsi, appariranno delle ferite sul corpo del paziente che peggioreranno a ogni cambio di inquadratura. Già da questo punto il film parte molto bene e si dimostrerà all’altezza per tutta la sua durata, che scorrerà molto bene e inoltre non noteremo neanche quanto sono state complesse da girare certe scene o come i piccoli dettagli e delle scene riprese da una certa angolazione possano creare un’ottima atmosfera. Inoltre ho adorato la colonna sonora di Howard Shore, capace di valorizzare la pellicola senza essere mai invasiva e riuscendo alla fine a rimanere impressa nella mente dello spettatore.

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Parlando delle tematiche, The Brood riesce a parlare molto bene della separazione e la questione legale sulla figlia. La sensazione che si prova è di perenne ansia e tensione e anche preoccupazione nei confronti di Candice. Frank è preoccupato per come la figlia possa reagire alla separazione e al conflitto che c’è tra lui e Nola. Inoltre c’è anche la questione delle ferite che Frank crede siano causate da Nola stessa. Candice rischia di uscire molto stressata e traumatizzata da quest’esperienza, ma le cose peggioreranno quando morirà la nonna e appariranno queste creature deforme.

La morte di Juliana cambia tutto quanto e ci vengono presentati questi esseri che sembrano dei bambini. Si rimane impressionati di fronte a queste creature e solo dal loro aspetto riescono a spaventare. Inoltre riusciranno a incutere terrore attraverso la loro furia, la loro violenza e la loro forza. Ed è anche in questo caso che la tematica del body horror prende ancor più piede. La cosa interessante riguarda la connessione tra emozioni e cambiamenti del corpo. Lo abbiamo visto all’inizio con Mike attraverso la terapia di Raglan e questa cosa si legherà anche ad altri personaggi. Ovviamente anche Nola subirà gli effetti di questo procedimento, ma non mi voglio dilungare su questo punto per evitare spoiler.

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Parlando dei personaggi, sono tutti ben caratterizzati, ma c’è ne è uno che rimane impresso nella mente dello spettatore: Nola. Il suo personaggio è il più complesso di tutti e quello costruito meglio. Sappiamo che il suo matrimonio è stato un disastro e che non è mentalmente stabile e capiamo quasi subito che lei è collegata ai bambini mostruosi e inoltre capiamo che sarà lei la vera cattiva del film. Però Cronenberg riesce a realizzare qualcosa di stupendo, riuscendo a farci empatizzare con lei. Cronenberg non la bolla come una pessima persona, ma come una donna che fin da piccola ha subito vari traumi, con la madre che la picchiava violentemente e il padre che faceva finta di niente. Inoltre lei è speciale, fin da piccola aveva qualcosa di particolare e ciò viene notato dal dottor Raglan, che decide di lavorar completamente su di lei, in quanto sembra essere una persona capace di provare la sua teoria sulla Psicoplasmia. Ed è anche questo un elemento importante: Nola perderà il controllo di se stessa e delle sue capacità per colpa di Raglan. Lei è una vittima che si è trasformata in un carnefice. In un certo senso Nola è una specie di mostro di Frankenstein.

Per concludere, Brood è un perfetto esempio di body horror nonché una delle migliori pellicole di questo genere, capace di sorprendere lo spettatore sotto ogni punto di vista. Il livello tecnico è ottimo, con una regia curata, una bella fotografia, una colonna sonora evocativa e un trucco fatto bene. Inoltre riesce a trattare con molta cura degli argomenti sul divorzio e l’affidamento, riuscendo ad amalgamare le tematiche con il body horror. Questa è una pellicola che adoro tantissimo, capace di stupirmi, disgustarmi e spaventarmi e che ancora oggi mi lascia sorpreso fino alla fine.
E quella scena. Quella scena non me la toglierò mai dalla testa.

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Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

21 pensieri riguardo “The Brood

  1. I completely agree with this review. A great movie. Still today: I watched it once again last year I believe. Cronenberg is a genius. He directed so many great movies… IN A ROW! The Brood, Scanners, Videodrome, The Dead Zone (maybe not great, just very good ^^), The Fly, Dead Ringers, Naked Lunch………….. è semplicemente fantastico.

          1. Non è che sia proprio digiuna, vidi la versione integrale de L’esorcista, fu una scelta pessima, ebbi incubi per mesi. Però, com’è che si dice?
            Solo gli stupidi non cambiano mai idea 💡

  2. Sempre ben curate e dettagluate le tue recensioni e anche questa non smentisce!!! Il genere non serve che te lo dica, ma non fa proprio al caso mio, ma ho comunque apprezzato quanto tu hai scritto, bravo 👏👏👏

    1. Diciamo che anche quello l’obiettivo finale. Alla fine il body-horror disgusta proprio per il cambiamento orrendo che subisce il corpo umano. Penso che solo quella famosa scena potrà farti impressione, per il resto lo si può guardare senza problemi, se già si conosce un po’ il cinema horror.

  3. You’re so right with this movie, it’s one of the best Cronenbergs. Not just a body horror film, but a Freudian journey inside the mind of the characters, through deviance, madness and nightmares of a couple. And as you wrote, it’s really frightening. I told how much I like the “dangerous methods” of Cronenbergs work by reviewing “A History of violence”. A “history” that began earlier, in the Brood.

    1. This film is very intelligent and deals with the breakup of a couple in a very dramatic and stressful way. A separation, especially in this way, is a great suffering for all family members. I love this work and I hope that Cronenberg’s new film manages to reach those excellent levels of body horror.

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