Cold Skin

Un po’ di tempo fa feci un piccolo progetto interessante sul blog, ovvero quello di parlare per un mese di pellicole legate all’acqua, al mare e agli abissi. Un progetto che mi ha divertito parecchio e dove ho avuto l’opportunità di parlare di molti film affascinanti, perle dimenticate, blockbuster e opere poco conosciute. Quando mi sarò organizzato e quando finirà tutta questa storia del Covid-19, spero di ripetere l’esperienza. In ogni caso oggi parlerò di un film che volevo recensire per quel progetto, ma di cui non sono mai riuscito mai a parlarne per motivi che non vi spiego. Una pellicola che sarebbe stata perfetta per il finale di quel progetto al posto di The Meg. Mi dispiace non averne scritto e parlato prima, ma finalmente oggi posso discutere di quest’opera.
Ecco a voi Cold Skin, pellicola di fantascienza/horror del 2017 diretta da Xavier Gens e basata sul romanzo La pelle fredda di Albert Sánchez Piñol.

Trama:
Siamo nel 1914 e un ex combattente dell’IRA (David Oakes) decide di imbarcarsi per andare su un’isola del Circolo Articolo a trovare un po’ di solitudine. Qui dovrà portare avanti il suo nuovo lavoro di meteorologo e registrare e misurare gli eventi atmosferici. Un lavoro solitario perfetto per lui. Arrivato sull’isola, il nostro protagonista farà la conoscenza di Gruner (Ray Stevenson), il guardiano del faro, che non accoglie il ragazzo nel migliore dei modi. Il protagonista (di cui non sappiamo il nome) inizierà con il lavoro, ma subito si accorgerà che c’è qualcosa che non quadra e una notte viene attaccato da delle creature provenienti dagli abissi, metà uomini e metà pesci, e probabilmente i veri abitanti dell’isola. Il ragazzo troverà rifugio nel faro di Gruner, che conosce la situazione ed è ormai da molto tempo che li combatte senza sosta. Inoltre è riuscito a catturare una di queste creature che il protagonista chiamerà Aneris (Aura Garrido). Il protagonista dovrà resistere per un anno sull’isola (ovvero fino a quado non arriverà la nava con il nuovo metereologo), dove sarà costretto a combattere contro questi esseri e a condividere la sua vita con il folle Gruner e la misteriosa Aneris.

Non ho letto il romanzo da cui è tratto anche se, dopo la visione del film, cercherò di recuperarlo il prima possibile. Una delle cose che però m ha molto sorpreso guardando il film è il nome del regista, Xavier Gens. Per chi non lo conoscesse, questo regista è diventato famoso dirigendo l’horror Frontiers, un horror che consiglio solo a chi ha uno stomaco forte e che rientra nella categoria di quegli horror francesi di inizio anni duemila che hanno lasciato a bocca aperta il mondo e che ci hanno mostrato delle perle incredibile, di cui fa parte il mio amato (e temuto) Martyrs. Peccato che quel filone sia durato così poco ma questo è un argomento per un’altra volta e probabilmente un giorno scriverò delle recensioni su quelle opere.

Tornando alla pellicola, se conoscete il Gens anche solo per Frontiers o solo per The Divide, saprete che ha un tipo di regia molto sporca, con un montaggio frenetico e in certi casi utilizza anche la telecamera a mano. In Cold Skin invece non ho notato nessuno di questi elementi. La regia è lenta e calma, in certi momenti si concentra sull’inquadrare le azioni che compiono i personaggi (anche quelle di tutti i giorni) e in altri punti invece fa delle belle panoramiche sul paesaggio insulare, che è veramente stupendo, un luogo antico e misterioso in cui l’uomo sembra non aver mai messo piede oppure un luogo dove l’uomo non può stare. Inoltre anche il montaggio sarà calmo e gestito molto bene pure nelle scene d’azione. Nelle scene in cui il protagonista interaggirà e lotterà contro di loro non vedremo tagli netti e improvvisi, ci saranno molte inquadrature lunghe e pochi stacchi, mentre nelle scene d’azione sarà presente un montaggio più veloce ma sempre controllato e qui Gens dimosterà di saper girare bene queste sequenze nonostante tutti i limiti tecnici.

Il film non è costato tanto e mostrare un’orda di creature acquatiche che attacca il faro richiede un grande impegno. In queste parti gli elementi che fanno funzionare il tutto sono il buio e la regia. Ovviamente per le scene in cui arrivano le creature e quelle in cui si arrampicano sul faro hanno utilizzato la CGI e con il favore delle tenebre sono riusciti a nascondere i difetti, ma sono riusciti anche a rendere queste sequenze chiare ecomprensibili, senza mettere un’oscurità estrema in cui non si vede nulla e ogni volta che i protagonisti si trovano faccia a faccia con questi esseri, lì sono persone truccate e non effetti speciali.
E anche qui la regia di Gens è ottima, si vede la fatica dei personaggi e riesce ogni volta a tenere in tensione, perché ogni attacco potrebbe essere l’ultimo e un errore può costare caro.
Mi piace anche la fotografia, che ha dei colori freddi ma capaci lo stesso di catturare la bellezza dell’isola in tutte le sue sfumature almeno all’inizio, quando non è ancora inverno. Apprezzo anche il trucco che hanno utilizzato per creare quegli esseri, metà uomini e metà pesci, e che sono un rimando a La Maschera di Innsmouth di Lovecraft. A livello tecnico il film è fatto bene e l’unico difetto che poteva essere visibile, ovvero la CGI, sono riusciti a nasconderlo senza minare la pellicola. Ciò che però mi sorprende più di tutto sono la storia e i personaggi.

Il protagonista e buona parte del suo passato sono avvolti nel mistero. Sappiamo perché ha deciso di fuggire sull’isola, ma non sappiamo cosa gli è successo, così come non sappiamo il suo vero nome. Nonostante non ci vengano dette molte cose su di lui, capaimo molto della persona grazie alle scelte che fa e tra i due protagonisti è quello che ha ancora un po’ di umanità e si domanda perché stia accadendo tutto ciò. Gruner invece è un personaggio che nasconde molte cose. Si dimostra rozzo e volgare, nella maggior parte del tempo sembra più una bestia che un uomo, ma in certi frangenti, come se i ricordi della sua vita passata riaffiorassero all’improvviso, mostra brevemente un’elevata cultura e una grande intelligenza. In passato era stato un uomo istruito, mentre ora sembra più una belva assetata di sangue. Il suo è il personaggio che riesce a colpire maggiormente lo spettatore per il suo comportamento, la sua follia, lo strano rapporto che ha con queste creature e il suo attaccamento ormai morboso all’isola. Sono due personaggi fuori dagli standard con cui il pubblico non riesce a empatizzare al cento per cento, soprattutto con Gruner visto il modo con cui tratta Aneris, per non parlare della sua follia.

La cosa più affascinante e intelligente del film è questa guerra contro le creature abissali. Non ci viene spiegato come questo conflitto tra Gruner e le creature sia iniziato, non sappiamo chi dei due abbia iniziato e in un certo senso si ha come l’impressione che questo scontro ci sia da sempre. Inoltre una cosa che perplimerà e preoccuperà il protagonista sarà questa domanda: “Chi è il cattivo?”
Da come si capisce fin da subito, queste creature erano sull’isola da molto prima di loro, in tempi molto antichi e i protagonisti, gli invasori, hanno preso la loro casa o probabilmente un luogo per loro sacro. Infatti il protagonista avrà sempre di più la consapevolezza di non star uccidendo esseri senza intelletto ma una vere e proprio popolo con una cultura e questo lo sa bene anche Gruner, ma ormai di ciò non gli importa più nulla, l’unica cosa che gli interessa è continuare questa infinita guerra contro le creature, come se quella fosse diventata la sua quotidianità.
Facendo così lo spettatore si ritrova spaesato come il protagonista e non sa con chi schierarsi. Con gli umani che cercano di salvarsi la vita o con le creature che si sono sentite invase e che vengono fatte a pezzi dagli umani nel tentativo di riprendersi la loro casa? Un senso di spaesamento voluto che riesce a far guardare il film con uno sguardo freddo e critico, ma nonostante ciò in molte scene è presente una certa poetica e profondità inaspettata, che ho molto apprezzato.

Sappiate comunque che il film non darà risposte certe alle vostre domande e in un certo senso è una cosa molto buona, si sentirà ancor di più il mistero e quel senso di smarrimento provato dai personaggi. Trovo ottimo anche come Gens abbia mostrato l’isolamento e la claustrofobia. I due sono asserragliati dai mostri solo di notte mentre il resto della giornata possono andare in giro per l’isola eppure in questo luogo ci si sente soffocare. Si è soli in quel luogo, non c’è nessuno e soprattutto non si può fuggire. E’ un’enorme prigione.
Il finale non solo non dà risposte, ma ci fa pensare a nuove teorie riguardo l’isola e alla lotta contro le creature. Un finale ottimo per un film ottimo.

Cold Skin è un film che vi consiglio di vedere, un’opera molto intelligente e piena di mistero, diretta da un bravissimo regista e con una grande cura.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

27 pensieri riguardo “Cold Skin

      1. Infatti ho l’ho recuperato per vie traverse perché volevo vederlo prima degli Oscar, a cui era candidato per la fotografia. Comunque appena uscirà lo prenderò sicuramente anche in blu-ray, perché è davvero stupendo, sia come argomento che esteticamente.

  1. Io l’ho visto in quarantena 😀 su Prime e dirottato sul televisore , e pur non essendo il mio genere preferito mi è piaciuto molto e sicuramente i giochi di luce sono molto intetessanti

      1. Alla fine sono riuscita a vederlo ^.^ E’ stato interessante. Ovvio che gli effetti speciali risentono del budget, ma le creature sono fatte bene, in particolare il trucco dell’esemplare femmina che vive con loro. Mi ha ricordato molto sia per l’estetica, che per le tematiche il più conosciuto “La forma dell’acqua”, che adoro. La storia é particolare perchè é più simbolica che narrativa e questo é appunto determinato dal fatto, come scrivi anche tu, che non si viene a conoscere le vere dinamiche che generano le azioni dei personaggi. Mi ricorda un pò quei romanzi del XVIII sec in cui si parlava di Primitivismo e del “buon selvaggio” e che sono stati frutto della riflessione sui genocidi avvenuti durante i tempi della conquiste europee. Allo stesso tempo, causa l’ambientazione “marinara” mi ricorda un altro capolavoro della letteratura “la ballata del vecchio marinaio” di Coleridge che tratta argomentazioni simili, ma il focus é più sull’impatto che ha l’uomo ha sulla Natura: in questo caso l’albatros sono le creature marine. Insomma, é stato un film singolare, che probabilmente non avrei guardato se non avessi incontrato il tuo articolo! Grazie!

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