Rywka Lipszyc

Oggi voglio parlare di un altro diario, di un’altra persona e di un’altra storia.
Parleremo di Rywka Lipszyc, una ragazzina ebrea del ghetto di Lodz.
Abbiamo parlato svariate volte di Anne Frank e del suo diario: fumetto e articolo per il compleanno.
Poi ho parlato recentemente di una miniserie televisiva dedicata alla sua storia: Anne Frank: The Whole Story (2001).
Adesso si cambia leggermente scenario, ma soprattutto il punto di vista.

Tutte le informazioni che vi riporterò le ho ottenute, oltre che da internet, da questo libro: La memoria dei fiori – Il diario di Rywka Lipszyc.

Rywka è una ragazzina nata il 15 settembre del 1929 (lo stesso anno di Anne Frank) e vive una vita tranquilla con la propria famiglia fino all’invasione della Polonia da parte dei Nazisti, nel 1939. Da quanto punto in poi la loro esistenza va in caduta libera verso destini orribili.
Il padre, Yankel, viene picchiato e dopo, a causa delle ferite riportate, muore nel 1941.
La madre, Miriam, muore circa un anno dopo ma non si conosce la causa (probabilmente un misto tra fame e malattia). Poco dopo, due dei quattro figli vengono portati via durante una deportazione di massa avvenuta nel ghetto di Lodz nel settembre del 42. Qui moriranno Abram (Abramek nel diario) ed Estera (Tamarcia nel diario), lasciando Rywka, la maggiore, e Cypora (Cipka nel diario), l’altra sorellina, da sole.
A questo punto le ragazze erano già sotto le veci della zia, che però morirà nel luglio del 43, lasciando loro e le cugine (Esther – Estusia nel diario, Chanusia e Mina) da sole.

Il ritrovamento del diario:
Breve escursion sul come sia stato rinvenuto il diario di Rywka.
Nella primavera del 1945 un medico dell’Armata Rossa (Zinaida Berezovskaya) lo trovò in mezzo alle macerie dei forni crematori di Auschwitz-Birkenau. Quando rientrò nella Siberia sudoccidentale portò il diario con sé e lo conservò fino alla sua morte. Alla morte prematura del figlio, che aveva ereditato tutti i suoi beni, gli averi passarono alla moglie. Soltanto nel 1995, la nipote di Zinaida, Anastasia Shangina-Beche, s’imbatté per la prima volta nel diario. Intuì subito il grande valore, lo portò con sé a San Francisco. Per anni cercò, invano, di farlo tradurre e pubblicare, fino a quando nel 2008 scrisse a Leslie Kane, direttrice generale del centro dell’Olocausto della California del Nord. Nel giro di qualche giorno il diario fu consegnato alla loro biblioteca.
Il diario era ben conservato, lungo 112 pagine, scritto su di un libro di scuola.
Scritto in polacco, ebraico e yiddish, il reperto passò di mano in mano per stabilirne l’autenticità e il valore, oltre a cercarne una traduzione. Verrà pubblicato diversi anni dopo, sotto il nome di The Diary of Rywka Lipszyc.
Concludo questa parte, sottolineando che comunque si sa che Zinaida tentò di far tradurre il diario, dalle note su di esso riportate.

Rywka Lipszyc:
La maggiore di quattro fratelli, rimasta sola insieme alla sorellina Cipka, Rywka inizia a scrivere questo diario grazie all’insistenza di una cara amica più grande, di nome Surcia (Sara), che comprende l’arco di tempo tra il 3 ottobre del 1943 e il 12 aprile del 1944.
Parlando brevemente di lei, posso dirvi che l’ho trovata subito molto diversa da Anne, nonostante fossero coetanee. Prima di tutto risalta la capacità di scrittura, almeno iniziale, differente. Rywka è più sintetica e sbrigativa e ha quasi paura di confidare i suoi sentimenti in quanto sono spesso tristi, al contrario di Anne, che ha uno stile più delineato, descrittivo e preciso, oltre che totalmente devoto, oltre al raccontare la propria quotidianità, anche alle sensazioni. Ma c’è da dire che entrambe vivevano contesti completamente diversi, anche se ugualmente difficili. Anne si era rifugiata nella clandestinità, con tutto ciò che questo comportava, mentre Rywka viveva da sola con la sorella e le cugine nel ghetto di Lodz, dove studiava e lavorava, oltre a faticare per procurarsi il diritto di avere del cibo da mettere sotto i denti.
Non sto dicendo che la vita di Rywka fosse più dura, ma di certo aveva meno tempo per scrivere, o almeno meno energie. Ma, incoraggiata dalla fondamentale presenza dell’amica Surcia, con la quale lei condivide il diario, Rywka, si fa man mano più spontanea e libera nel ricamare su carta le proprie impressioni, pensieri e riflessioni, insieme alla spietatezza della quotidianità. Un altro motore importante per la ragazzina è la fede profonda che ha nella propria religione, ma ciò non la rende cieca alle ingiustizie che sta subendo e all’orrore che ha già vissuto; anche se non conosce l’effettivo destino dei suoi fratelli, quelli portati via nel 42, lei sa dentro di sé che sono morti. Quindi non fa illusioni ma spera di tirare avanti con la sorella che le è rimasta, oltre a coccolarsi nell’amore platonico che prova nei confronti di Surcia, dove infine la fede le da motivo di continuare a credere che un giorno le cose si aggiusteranno.
Pian piano evinciamo dalle sue parole il profilo di una ragazza devota, intelligente e gentile, che si da sempre un gran da fare e non si arrende. Nonostante patisca il freddo, la fame e la solitudine, con la mancanza di una vera famiglia.

Il destino di Rywka:
Il tutto fa evincere che lei abbia trovato la morte nei campi di concentramento, ma dai documenti è risultato qualcosa di diverso.
Quando Bergen-Belsen venne liberata nel 1945, Rywka era lì ed era ancora viva.
Dopodiché si sa che è sicuramente sopravvissuta fino al settembre del 1945, perché è stata trovata una nota scritta da lei e dei documenti di un possibile trasferimento. Infine, non è stato trovato nessun documento sulla sua morte. Quindi lei è svanita. Non possiamo parlare con certezza sulla sua morte avvenuta nel 45, ma solo supporre che non sia sopravvissuta e sperare nel contrario.
Le uniche persone della sua famiglia ufficialmente sopravvissute, sono le cugine Ester e Mina.

Shiki Tima Ryougi

6 pensieri riguardo “Rywka Lipszyc

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