Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo discusso di una pellicola che adoro di un regista che ho sempre stimato ossia I tre volti della paura del maestro Mario Bava. Ormai sapete benissimo quanto io adori Mario Bava come regista e ne I tre volti della paura lui ha avuto modo ancora una volta di dimostrare la sua genialità: una messa in scena impeccabile, con momenti pieni di tensione e delle immagini che rimangano impresse, una fotografia piena di colori interessanti che riescono a creare la giusta atmosfera e a formare il giusto contrasto, degli attori in gamba (c’era perfino Boris Karloff!) e delle idee geniali che sono state usate sapientemente come ad esempio il finale di questo film a episodi. Insomma nello scorso articolo mi sono veramente divertito a parlare di lui e della sua opera e spero di riuscire a discutere ancora di lui ancora una volta il prima possibile. Infatti per il momento lascerò stare le opere di Mario Bava e mi sposterò da tutt’altra parte. Questa volta torniamo negli USA e parliamo di uno dei registi più in gamba di sempre ma anche uno di quelli che vengono maggiormente sottovalutati ancora oggi, soprattutto nel suo Paese. Sto parlando ovviamente del grandissimo John Carpenter. Carpenter è un regista che ormai conosciamo in tanti e che ha veramente lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema, regalandoci dei veri e propri capolavori e dei cult che hanno influenzato molto autori e molte pellicole. Purtroppo lui è stato anche un regista parecchio snobbato soprattutto dalla critica statunitense e molti dei suoi film hanno pure floppato ingiustamente quando uscirono nelle sale e l’esempio migliore credo sia con Grosso guaio a Chinatown (di cui dovrò parlare un giorno). Nel tempo però i suoi film sono diventati dei cult, alcuni sono stati rivalutati e tantissime persone tendono a citarli e ricordarli. Certe pellicole a mio avviso vengono ancora un po’ sottovalutate ancora oggi come ad esempio il bellissimo Il signore del male, ma ce ne sono altre che invece ottengono ancora oggi un certo apprezzamento. E noi oggi parleremo proprio di quest’ultima categoria.
Ecco a voi Essi vivono (They live), film horror/fantascientifico del 1988, scritto e diretto da John Carpenter e basato sul racconto Alle otto del mattino (Eight O’Clock in the Morning) di Ray Nelson.
Trama:
Il fil inizia con il disoccupato John Nada (Roddy Piper) che arriva nella città di Los Angeles. Inizialmente lui lavorava in una fabbrica a Denver, ma la fabbrica è fallita e gli operai sono stati tutti licenziati e lui ha deciso di cambiare città per trovare un nuovo impiego. Dopo qualche difficoltà, John riesce a trovare lavoro come operaio in un cantiera edile. Però lui non ha un posto in cui stare e per questo problema viene aiutato da Frank Armitage (Keith David), un altro operaio che lavora con lui. Frank lo porta in un campo di baracche nella periferia della città che si trova proprio di fronte a una piccola chiesa. John si ambienta subito e nel frattempo aspetta l’opportunità giusta per poter ricominciare con una vita migliore. Nel frattempo però iniziano a succedere degli eventi particolari: un predicatore religioso (Raymond St. Jacques) ripete alle persone che devono svegliarsi e in televisione ci sono delle interferenze in cui un uomo sembra stia cercando di avvisare le persone di un pericolo che li sta distruggendo da tempo. Dopo un po’ John nota degli strani movimenti nella chiesa e capisce che lì sta succedendo qualcosa di molto particolare. Scopre così che nella chiesa si trovano un gruppo di persone, tra cui il predicatore e l’uomo alla televisione, che vogliono avvertire la popolazione e che stanno fabbricando degli strani occhiali da sole. Poco tempo dopo interviene la polizia, che arresta tutti le persone presenti nella chiesa usando la violenza, e smantella l’intero campo di baracche. Il giorno dopo John torna nell’edificio per indagare ulteriormente su quanto accaduto e trova uno scatolone intatto con quegli strani occhiali. Mentre è in città decide di indossarne un paio e scopre la verità: quegli occhiali hanno un filtro gli permettono di vedere la realtà e così facendo John scopre che l’intera città è tappezzata di messaggi subliminali che impongono l’obbedienza e che in mezzo alle persone ci sono degli alieni travestiti da umani, facenti parte dell’alta società e che controllano tutto quanto. La verità è enorme e sconvolgente e John decide di gire in un modo o nell’altro.
Il primo articolo che pubblico su John Carpenter quest’anno. E’ sempre un grande piacere poter tornare a parlare di uno dei miei registi preferiti in assoluto. L’ultima volta che ne ho parlato è stato con The Fog e da allora è passato molto tempo. E ho deciso di farlo con Essi vivono, forse uno tra i suoi film più conosciuti. Dopo il fallimento di Grosso guaio a Chinatown (un fallimento anche abbastanza grande), Carpenter decise di allontanarsi dalle grandi produzioni e di lavorare a progetti con un budget più ristretto. Ed è proprio in quel periodo che firmò un contratto con la Alive Films per dirigere due pellicole: la prima era Il signore del male mentre l’altro era proprio Essi vivono. Due film davvero interessanti e originali, molto diversi tra di loro ma che parlano di tematiche davvero affascinante e lo fanno a mio avviso con grande eleganza. Costarono entrami molto poco ma entrambi ottennero un buon incasso al botteghino, soprattutto Essi vivono che nella prima settimana di programmazione riuscì perfino ad essere il primo film per incassi, cosa che sorprese parecchio anche Carpenter.
Parlando del film, la trama che in precedenza vi ho narrato copre all’incirca la prima mezz’ora del film. Una cosa che apprezzo particolarmente di certe pellicole è quando non fanno esplodere subito l’azione o la storia (anche se ci sono film di questo tipo fatti molto bene), ma cercano di costruire in maniera molto intelligente la situazione e i personaggi. Ed Essi vivono riesce in questo compito alla perfezione. All’inizio vediamo John arrivare a Los Angeles, un uomo che ha perso il lavoro e che cerca un’opportunità. Vediamo i rifiuti e poi il lavoro da operaio e infine il suo insediamento nel campo ed è da lì che la storia inizia a dipanarsi, con gli strani eventi a cui assiste John per poi arriva a quell’attacco inspiegabile della polizia. E finalmente si arriva alla verità, la scoperta di questi alieni e di come loro stiano dominando gli umani con i loro messaggi subliminali. Arrivati a questo punto arriviamo a un bellissimo cambiamento sia nella percezione del protagonista sia in quella della storia. Di questi due punti vorrei soffermarmi innanzi tutto proprio su John.
Ovviamente questa scoperta sconvolgerà il protagonista e lo cambierà parecchio, rompendo le sue certezze e le sue basi. All’inizio della pellicola John ci viene presentato come un personaggio ottimista. “Sto aspettando un’opportunità” dice a Frank in un dialogo. John ci viene presentato come una persona speranzosa e fiduciosa, un personaggio che crede nelle possibilità di trovare una situazione migliore in quella società, una persona che ha sempre seguito le regole che gli erano state imposte. Questo suo comportamento sarà molto in contrasto con quello di Frank che invece è molto pessimista, non crede di avere possibilità in questo mondo e cerca di sopravvivere evitando i guai. La verità che viene mostrata a John sarà un bruttissimo colpo per lui. La realtà che vede lo soffoca ma soprattutto si rende conto che ciò in cui credeva, le possibilità future, fare tutto quello che ti impongono, stare tranquilli e buoni, tutto ciò era completamente inutile perché per quel tipo di società lui sarebbe rimasto sempre qualcuno da sfruttare. Ed è anche per questo che esplode nella scena della banca e inizia a fare fuori gli alieni.
L’altro punto del film è proprio il concetto stesso di questi potenti alieni che ci governano e la sua messa in scena. Quando John indossa gli occhiali riesce a vedere la realtà così com’è grazie al filtro di questi oggetti. Attraverso questo filtro che rende tutto in bianco e nero, John può vedere quello che gli alieni stanno combinando e, oltre a vedere questi esseri grotteschi (ci torneremo dopo), vedremo anche dei messaggi subliminali scritti e ripetuti fino alla nausea, scritte che dicono “Obbedisci“, “Nessun pensiero“, “Sposati e procrea“, “Compra” ecc… (anche se la mia preferita è la scritta che John legge sulle banconote ovvero “Questo è il tuo dio“). Tutte imposizioni che noi eseguiamo senza rendercene conto, cose che vanno a vantaggio solo degli alieni. La messa in scena in questa parte è davvero stupenda perché quel tipo di impostazione ricorda perfettamente i film di fantascienza degli anni ’50 e la stessa cosa vale per la fotografia. Una messa in scena davvero curata e ben resa.
In questo punto arriva anche la tematica principale di tutta la pellicola: la critica al capitalismo. In Essi vivono questi alieni sono in mezzo a noi, fanno parte della nostra società, sono esseri ricchissimi e di enorme successo, ma ci sono anche molti alieni che fanno parte della polizia, creando una specie di dittatura basata sul denaro. Ovviamente ci sono altre persone che sanno dell’esistenza di questi alieni e queste persone hanno deciso di rinunciare alla libertà e al futuro in cambio del denaro. E’ un sistema marcio che si basa sulle apparenze e sul consumismo più sfrenato e che critica in maniera feroce ma anche ironia al reaganismo che in quel periodo specifico stava dilagando negli Stati Uniti. Una critica sociale che però si può perfettamente collegare alla situazione attuale di tanti Paesi dove il divario tra ricchi e poveri si sta ampliando sempre più, con i ricchi che hanno il potere di fare quel che vogliono e i poveri invece sono costretti a combattere tra di loro per avere qualcosa in più per andare avanti. E anche il design degli alieni è perfetto per questo tipo di contesto.
Carpenter ha voluto creare degli alieni diversi dal solito, non le classiche creature spaziali ma qualcosa di più vicino alla tematica del consumismo. Infatti qui sembrano quasi degli zombi, degli esseri senza pelle con ossa e muscoli in bella vista e gli occhi enormi e sporgenti. Il loro aspetto sembra appunto consumato come se anche loro avessero subito le conseguenze del consumismo sfrenato (cosa voluta da Carpenter stesso). Il trucco usato per loro è stato anche ottimo e per questo bisogna ringraziare Frank Carrisosa (con cui il regista aveva lavorato durante le riprese de Il signore del male) che ha creato degli esseri sicuramente grotteschi.
Per concludere Essi vivono è una pellicola di fantascienza con elementi horror davvero geniale. Attraverso una storia di invasione aliena sotto i nostri occhi, Carpenter non fa altro che criticare una società consumista che vede le persone come banconote viventi e che vengono sfruttati da essa, rendendoli apatici e senza volontà. Una pellicola che voleva essere un attacco al reaganismo con un messaggio molto forte, un passaggio che con il passare degli anni è sempre rimasto potente e che anzi riflette perfettamente il nostro mondo odierno e questa cosa dovrebbe farci pensare. E molto. Non c’è bisogno di dirvi che Essi vivono è un film davvero ottimo e che necessita assolutamente di una visione (e non solo una).
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
Recensione del film da parte del buon Sam Simon: QUI
[…] non ebbe tutta la libertà creativa come nella sua opera precedente, ossia quel capolavoro di Essi Vivono. Se non fosse stato per il nome di Carpenter non so se avrei visto questo film. Probabilmente sì, […]