Gli ultimi due articoli che ho pubblicato avevano in comune un particolare: l’acqua. Due pellicole che hanno come ambientazione gli abissi (con Underwater il fondo dell’oceano mentre con Il mostro della laguna nera una laguna appunto) e mi sono divertito molto a parlarne. Per questo motivo ho deciso di darmi un obiettivo per questo mese: parlare di varie pellicole (non importa di che anno o della loro qualità artistica) che hanno come ambientazione il mare o comunque film che hanno l’acqua come elemento predominante. Il mare mi ha sempre affascinato e soprattutto mi incuriosiscono tutti i segreti che nasconde ancora oggi. Nel corso degli anni hanno fatto vari film ambientati in mare e nel fondo dell’oceano e scegliere di quali parlare non è una decisione facile. Però la pellicola di cui parlerò ora era una di quelle che avrei voluto portare sul blog da moltissimo tempo e con questo progetto ho la scusa perfetta per poterne discutere.
Ecco a voi The Abyss, film fantascientifico del 1989, scritto e diretto da James Cameron.
Trama:
Un sottomarino statunitense armato di con testate nucleari capta sul radar il segnale di un oggetto sconosciuto. L’oggetto in questione è molto veloce e il sottomarino finisce sul suo percorso e per questo motivo affonda nel Mar dei Caraibi. L’incidente preoccupa parecchio le forze statunitensi che decidono di intervenire il prima possibile. Così ordinano alla Deep Core, una piattaforma subacque privata nelle vicinanze capitanata da Virgil “Bud” Brigman (Ed Harris), di accogliere un gruppo di Navy SEAL a bordo e di obbedire ai loro ordini per quanto riguarda la missione di soccorso (ovviamente tengono nascosto ai membri della piattaforma che in realtà cercano le bombe nucleari). Chi non è contenta di questa decisione è Lindsey Brigman (Mary Elizabeth Mastrantonio), la progettista della Deep Core ed ex-moglie di Virgil, che decide di unirsi alle ricerche. Durante la missione tutto l’equipaggio avrà a che fare con forme di vita intteligenti mai viste prima ma dovranno stare attenti ai Navy SEAL e soprattutto al suo capitano, Hiram Coffey (Michael Biehn).
Torniamo dopo un po’ di tempo a parlare di James Cameron. Rispetto tantissimo Cameron come regista e nel corso degli anni ci ha sempre regalato delle pellicole stupende che hanno apportato anche cambiamenti nell’ambito degli effetti speciali. Non so perché ma nell’ultimo periodo viene purtroppo snobbato e ciò mi dispiace molto e queste recensioni sono un ottimo modo per far ricordare alle persone quanto Cameron abbia dato al cinema.
Parlando del film una delle cose che mi ha colpito e che Cameron riesce a fare è presentare con una certa naturalezza un gruppo molto vasto di personaggi. Dopo l’incidente con il sottomarino (mostrato veramente bene ed evento davvero drammatico), si parte con le presentazioni dei vari personaggi specialmente di quelli che lavorano nella piattaforma. Riescono tutti quanti a dare l’aria di gente comune, gente normale che conoscono bene il lavoro e che si comprendono l’un l’altro. Ovviamente sono molto varieggiati, partendo dal tipo che vede complotti ovunque (e che ha un bellissimo topolino bianco) andando dall’unica donna del gruppo con un carattere forte, sono tutti caratterizzati benissimo e, nonostante non ci raccontano le loro storie, ci affezzioniamo a loro e proviamo simpatia nei loor confronti. I personaggi che vengono però approfonditi più di tutti sono quelli di Virgil, Lindsey e Hiram. I primi due non vanno molto d’accordo, si sono separati per ragioni legati al lavoro e tendono a litigare spesso ma non in maniera infantile. Nonostante tutto tra i due c’è una certa intesa ed è molto interessante vedere come si riavvicinano l’un l’altro col passare del tempo e dei pericoli.
Quello che però ho trovato più interessante di tutti è Hiram Coffey. Quest’ultimo è il capo del gruppo dei Navy SEAL che deve recuperare gli ordigni e ciò che apprezzo di lui è la sua regressione come personaggio. All’inizio appare come come il classico militare serio che esegue gli ordini fino alla fine ma, con il passare del tempo, vediamo il suo deterioramento psicologico. Prima di tutto bisogna dire che questo decadimento è causato dalla sindrome nervosa da alta pressione (un disordine psicologico e neurologico che può avvenire quando si arriva a una profondità di 130-150 metri respirando una miscela di elio e ossigeno) ma anche dalla situazione in cui si trova. L’equipaggio della piattaforma lo guarda di malocchio per il modo con cui si impone su di loro e per questo tendono a non obbedirgli e a dar retta solo a Virgil. Un altro motivo importante riguarda le creature misteriose. Quando ci sarà il primo vero contatto diretto con loro il suo comportamento peggiorerà parecchio e inizierà a diventare più violento e instabile. Il suo è un personaggio distruttivo che non capisce, anzi, non vuole proprio capire ciò che non conosce ma distruggerlo per diverso ed è un tipo di persona che purtroppo si incontra anche troppo spesso nella vita vera.
Una cosa stupenda che fa Cameron è la rappresentazione degli abissi. Chi conosce Cameron sa bene che il regista ama parecchio il mare e in questo film non solo riesce a mostrare quanto esso possa essere potente e pericoloso ma riesce a mostrare la sua bellezza e il fascino dell’ignoto. Ogni momento ambientato nell’oceano affascinante, si legge in ciò un grande amore verso il mare e non si prova la minima paura verso lo sconosciuto e verso le creature misteriose, anzi, vogliamo saperne di più, vogliamo conoscere e andare in fondo alla faccenda. Il design delle creature è molto interessante e ben reso e certe scene subacqu sono realizzate con i modellini ma in molti casi le riprese sono state fatte realmente nel mare.
Gli effeti speciali sono veramente grandiosi (vinse anche la statuetta) e sono usati benissimo nelle scene d’azione ma qui vorrei concentrarmi molto su un dettaglio importante. Nella recensione di Terminator 2 dissi come la scena del tentacolo d’acqua fu molto importante per la realizzazione del film. In questa scena il tentacolo d’acqua prende forma, va verso l’equipaggio e qui imita le faccie delle persone. In The Abyss Cameron sperimenta tantissimo con la tecnologia e dà vita a una scena che creò parecchi problemi visto che si doveva tener conto di vari elementi come ad esempio la consistenza e anche le luci. Ricordiamoci poi che il digitale era una tecnologia usata pochissimo in quel periodo. La cosa più importante di tutte fu però l’uso del morphing, ovvero la trasformazione di immagini diverse fatte in modo fluido e continuo e in questo caso riguarda per l’appunto il tentacolo che imita le faccie dei membri. Un effetto che ai tempi portò a una rivoluzione importante negli effetti speciali.
The Abyss è un film stupendo sia che si guardi la versione uscita al cinema sia che si visioni invece la versione completa. Io consiglio vivamente di guardare la versione completa. Quando il film venne realizzato, una tematica che era molto presente, ma che poi furono costretti a tagliare, riguardava la guerra fredda tra USA e Unione Sovietica. Questa tematica aveva un ruolo molto pesante nella pellicola ed era reso benissimo. Per vari motivi ciò fu tolto e di conseguenza dovettero tagliare delle scene bellissime: una era il messaggio pacifista delle creature (che anche nella versione normale si sente ma nella Special Edition è resa meglio) e soprattutto la scena del mega tsunami verso la fine e su questo momento devo dire che ancora oggi lascia a bocca aperta per quanto è fatto bene e soprattutto per il terrore che causa ogni volta quella sequenza (e probabilmente è una scena che ha richiesto buona parte del budget della pellicola).
The Abyss è un film favoloso che a volte la gente tende a dimenticare e per questo motivo consiglio a tutti di recuperare questa perla perché un film incredibile con dei messaggi bellissimi e un profondo amore verso il mare e i suoi misteri.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
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