One Cut of the Dead

Ancora non so bene se questa sarà la mia ultima recensione del 2019, ma comunque avevo intenzione di parlare di qualcosa di veramente affascinante. Non ho intenzione di discutere sui film natalizi, inizialmente avevo in mente di recensire qualche pellicole anti-natalizia tipo Krampus, ma vedo che in giro c’è gente che già lo fa e con molta intelligenza. Forse l’anno prossimo.
Alla fine ho deciso di portare sul blog uno dei film più belli che abbia visto nel 2019 e che sta già diventando un cult apprezzato sia dal pubblico sia dalla critica. E per dei motivi più che giusti, aggiungerei.
Quindi, senza perdere troppo tempo, iniziamo con il presentare questa geniale pellicola, One Cut of the Dead (カメラを止めるな!; Kamera o tomeru na!), una commedia horror del 2017 (uscita da noi solo quest’anno), diretto da Ueda Shinichiro.

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Trama:
Sarà un po’ difficile parlare di questa storia senza fare un minimo di spoiler quindi, se non volete rovinarvi qualche sorpresa, smettete di leggere oppure andate avanti (anche perché, se non erro, il trailer mostrava già questa cosa).
Il film comincia con una troupe cinematografica che sta facendo le riprese per una pellicola sugli zombi, ma il regista non è per niente soddisfatto della cosa e se la prende con i suoi attori principali. Vanno tutti in pausa ma subito dopo avviene un vero attacco zombi, creato dal regista stesso attraverso una maledizione per poter ottenere il realismo che voleva. Così i due attori e una truccatrice devono fare il possibile per sopravvivere.
Il tutto dura mezz’ora e alla fine di questi eventi scopriamo che quello che abbiamo visto era solo finzione. Infatti, dopo la prima mezz’ora, ci verrà narrato come è stato realizzato quel mediometraggio e cosa volevano realmente i produttori dal regista (Takayuki Hamatsu) ovvero realizzare questo progetto, per introdurre il canale di zombi, senza alcuno stacco e in diretta nazionale. Un compito molto arduo e quasi impossibile.

Ci sono due cose che mi infastidiscono molto sul modo in cui è stato portato in Italia questo film: la prima è che questa perla non sia stata portata al cinema ma sia stata portata direttamente per l’home video (però almeno è stato distribuito e per questo bisogna ringraziare tanto la CG Entertainment e la Far East Film), la seconda invece riguarda il titolo. Il titolo che ho scritto è quello inglese ed è perfetto per la pellicola mentre in italiano è stato chiamato Zombie contro Zombie. Dopo aver letto la trama ditemi quanto è fuorviante e sbagliato questo titolo.
Adesso però basta lamentarsi e parliamo subito di questa pellicola. Cercherò di fare un’analisi dettagliata divisa in due parti: nella prima parlerò del falso film all’inizio e nella seconda di come hanno poi realizzato quel mediometraggio (che sarebbe poi la vera trama di One Cut of the Dead).

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La prima parte del film inizia davvero bene con una scena clou in cui l’attrice principale viene uccisa dalla persona che amava, trasformata ormai in zombi. Subito dopo arriva uno stop dal regista e capiamo che è tutta finzione. Un film nel film. La storia poi procede molto bene ma da subito notiamo comportamenti strani da parte degli altri attori come se le cose non stessero andando come dovrebbero e fossero per un attimo persi. Riescono però a parlare tra loro e ad andare avanti fino a quando non inizia l’azione con il primo attacco zombi, reso veramente bene e in modo credibile. Da quel momento in poi non ci sarà un attimo di tregua e si creerà un’ottima tensione che durerà fino alle battute finali con un climax ben fatto. Anche in questo caso però, nonostante tutti gli inseguimenti, il sangue e l’ottima recitazione degli attori, sarà presente qualcosa di strano che ci farà domandare perché sia successo ma subito dopo ci passerà quasi di mente. In certi punti infatti avremo comportamenti bizzarri da parte di alcuni, la telecamera che si soffermerà troppo su un personaggio o altri in cui le scene saranno molto lunghe o dove sempre la telecamera si fermerà in punti strani. Tutti questi piccoli errori in realtà riescono a dare involontariamente alla storia un che di affascinante, come se il regista volesse creare qualcosa di interessante (parlo del mediometraggio non dell’intera pellicola). La cosa strepitosa è che il tutto viene ripreso veramente senza alcun montaggio, in un piano sequenza lungo mezz’ora. Ovviamente non sarà un piano sequenza alla De Palma, dove questi momenti erano molto più articolati e complessi, ma sono pur sempre trenta minuti di una storia sugli zombi, dove è presente una grande preparazione e uno studio che rende il tutto meraviglioso e affascinante.

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Ora è giunto il momenti di discutere della seconda parte di One Cut of the Dead, ovvero la storia di come p nato il progetto del mediometraggio.
Il nostro protagonista, Higurashi, è un regista che principalmente lavora alle pubblicità e viene contattato da questi produttori per realizzare questo film in diretta nazionale e senza alcun montaggio. Un’impresa titanica su cui dovrà lavorare parecchio. In questa parte abbiamo modo di conoscere sua moglie Nao (Harumi Shuhama), un’ex attrice, e sua figlia Mao, che aspira a diventare una regista. Lo stesso vale per tutto il cast e la troupe di questo progetto, un vasto assortimento di persone di tutti i tipi: professionali, arroganti, bizzarri, pretenziosi e chi più ne ha più ne metta.
Si passa poi a progettare il modo con cui deve essere diretto il tutto con grande impegno e molta ansia, perché un errore può costare caro. Il giorno in cui dev’essere trasmesso questo speciale però succedono mille imprevisti ma, come si dice, “The show must go on” e decidono di andare avanti e di improvvisare in certi punti come meglio possono. Ed è in questo punto che il film riesce a farti ridere di gusto.

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Vediamo tutti i retroscena e soprattutto vediamo tutti i salti mortali che hanno dovuto fare per riuscire a realizzare il film. Come ho detto, non va tutto come pianificato e per questo saranno costretti a improvvisare e a ingegnarsi al meglio delle loro capacità. Ed è qui che tutti quei momenti strani e i piccoli errori assumeranno un significato. Il tutto sarà molto divertente e non riguarderà solo le scene bizzarre ma anche le scene di tensione più riuscite. In precedenza avevo detto che il mediometraggio riesce a tenerti sulle spine in più punti e questa tensione verrà totalmente distrutta da questa specie di dietro le quinte. Per fare un esempio evitando spoiler, c’è una scena in cui tutta l’angoscia viene creata dal non vedere il mostro o la creatura che spaventa la protagonista. Nel dietro le quinte invece vediamo in faccia il suo vero aspetto e non possiamo far altro che ridere. Non solo è geniale il modo con cui ci mostrano tutti gli imprevisti e le idee per mandare avanti lo show, ma è geniale anche il modo con cui riescono a spezzare l’ansia creata nel mediometraggio.
Oltre ad essere molto divertente, questa parte è capace perfino di tenere lo spettatore in tensione. Noi sappiamo bene che riusciranno a completare il progetto, sappiamo come finirà la storia, eppure non possiamo far altro che trattenere il respiro in vari punti, sperando che i nostri protagonisti riescano a trovare una soluzione che risolva tutti i problemi che gli si parano davanti.
Questa parte possiamo definirla un film nel film nel film.

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Per concludere One Cut of the Dead è uno dei migliori esempi di metacinema che abbia visto nell’ultimo periodo. E’ un film incredibilmente intelligente sia nella messa in scena sia nella sua narrazione. La narrazione è geniale in quanto vediamo prima il lavoro completo e poi la sua realizzazione e inoltre riesce a parlare del lavoro nel mondo del cinema con un’abilità notevole. E tutti i complimenti vanno al regista, Ueda Shinichiro, che non solo a diretto questo gioiello, ma lo ha anche scritto e perfino montato. Inoltre la pellicola è costata veramente poco, 27 mila dollari. E con quella cifra non si può fare molto ma, come ha appena dimostrato questo film, se sei bravo, hai una buona idea e ti impegni, puoi riuscire a realizzare qualcosa di grandioso anche con pochissimi mezzi.
E giustamente One Cut of the Dead è stato acclamato in vari festival. Si merita tutto il successo e l’affetto che sta ricevendo. E’ un film che consiglio a tutti di vedere, anche a chi non è fan dell’orrore o degli zombie, perché questa pellicola dev’essere apprezzata e conosciuta da tutti. E’ uno dei film più belli che ho visto quest’anno e spero con tutto il cuore che possa sorprendervi e divertirvi così come ha fatto come me.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

3 pensieri riguardo “One Cut of the Dead

  1. Ha qualcosa di magico, carissimo amico mio, poter fare a te e a Shiki i miei migliori auguri di Buon Natale e Buone Feste, sotto a questo tuo post, dove hai scritto con generosità di un film che ha in sé tutto il valore di creazione e consapevolezza della settima arte, materia tutti noi amiamo.

    Intendiamoci subito, non sto assolutamente dicendo che la pellicola di Ueda sia un capolavoro, giacché lo stesso autore non si era nemmeno prefissato il successo incredibile che già ha avuto, ma che è comunque un’opera straordinaria, eccentrica ed unica: il meta-cinema (ed in particolare i film sul making of di un film) non sono certo cosa nuova (il mio preferito fra tutti resta il capolavoro di Truffaut La Nuit américaine del 1973), ma in questo caso ciò che salta agli occhi e che emoziona è la sintassi modernissima di questo One Cut of The Dead, con quel pazzesco sequence-shot iniziale, povero di mezzi ma ricco di idee, con quei titoli di coda a metà del film che ti spiazzano e poi con quel mutamento di registro dal naif al documentaristico emotivo ed infine quell’amore per il cinema di serie B, fatto di artigianalità e sangue finto.

    In Giappone ho letto che il film ha avuto un successo straordinario nei mesi immediatamente successivi alla sua uscita e questo grazie al bellissimo passaparola che ha spedito al cinema gli appassionati, mentre da noi, tranne per quei pochi fortunati che se lo goduto in sala al festival del cinema orientale di Udine (non io, sob!), abbiamo tutti dovuto aspettare l’uscita in home video, ma anche se non vedevo letteralmente l’ora di guardarlo, non fui assolutamente deluso e penso di aver provato la stessa emozione e lo stesso piacere che hai avuto anche tu!

    Non ti nascondo che avevo pensato di scriverci un pezzo anch’io, non dedicando tutto l’articolo al film specifico ma incastonandolo in un articolo più ampio sul meta-cinema, ma devo ammettere che questa tua recensione è davvero impeccabile e non ha davvero bisogno di altre aggiunte: bravissimo.

    Auguri a te e Shiki, di tutto cuore.

    1. Grazie mille per il tuo commento! Questo film mi ha colpito tantissimo. Ci sono le idee, c’è l’impegno e soprattutto c’è tanto amore verso un tipo di cinema che io adoro. È un film che non può far altro che colpirti e divertirti.
      Comunque io vorrei leggere un tuo articolo sul metacinema. Sicuramente sapresti spaziare tra varie pellicole come solo tu sapresti fare. Quindi, se mai dovresti farlo, sappi che lo leggerei con sommo piacere.
      Ti auguriamo un buon Natale e un felice anno nuovo!

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