Il mondo perduto – Jurassic Park

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo ripreso, come al solito, a discutere del mondo dell’animazione e siamo tornati ancora dalla Pixar per parlare di un loro seguito, il terzo capitolo di una saga che non mi ha mai veramente colpito ma che in questo caso aveva del potenziale, Cars 3. McQueen, dopo un periodo felice, si ritrova a perdere le gare contro il nuovo esordiente Jackson Storm fino a quando non ha un incidente. Dopo essersi ripreso, decide di allenarsi presso il magnate Sterling e la team coach Ramirez, ma l’allenamento non va come sperato. Così McQueen decide di ripercorrere le strade fatte dai veterani del passato in compagnia di Ramirez. Questo film ha un lato tecnico ottimo nel character design e nelle animazioni, anche se la regia poteva fare di meglio. Quello che mi aveva attratto era la storia perché il primo quarto d’ora mi aveva sorpreso, con la caduta di McQueen, e che apriva le possibilità per un film molto più maturo nei toni e nelle tematiche, possibilità che sprecano andando a concentrarsi di più su altro e affrontando certi argomenti con grande superficialità. Un vero peccato perché poteva dare molto di più.
Si torna a parlare di film in live-action e torniamo anche a parlare di un regista stupendo come Steven Spielberg, anche se questa volta il film in questione ha diversi difetti.
Ecco a voi Il mondo perduto – Jurassic Park (The Lost World: Jurassic Park), pellicola fantascientifica e d’azione del 1997 scritta da David Koepp e diretta da Steven Spielberg,

Trama:
Sono passati quattro anni dal primo film e Ian Malcolm (Jeff Goldblum) non se la sta cavando bene. Infatti lui ha divulgato le informazioni su quello che è successo a Isla Nublar, contravvenendo però così al contratto di segretezza e Peter Ludlow (Arliss Howard), il nipote avido e corrotto di John Hammond (Richard Attenborough) e nuovo capo della InGen, lo ha distrutto togliendogli credibilità e la cattedra. John però, ormai ex-capo della InGen, lo contatta perché vuole mandarlo a Isla Sorna, il “Sito B” in cui i dinosauri venivano creati e che, dopo la distruzione delle recinzioni per via dell’uragano Clarissa, sono liberi sull’isola e vivono indisturbati. L’obiettivo di John è quello di mostrare al mondo il Sito B e la presenza dei dinosauri, in modo che vengano preservati. A tal proposito ha assunto il fotografo Nick Van Owen (Vince Vaughn), l’ingegnere Eddie Carr (Richard Schiff) e la paleontologa Sarah Harding (Julianne Moore). Quest’ultima è la fidanzata di Ian che si trova già nell’isola e quest’ultimo decide di andare a prenderla, ma non solo scopre che sua figlia Kelly (Vanessa Lee Chester) è venuta con lui, ma Peter Sudlow ha mandato una sua squadra per catturare i dinosauri e portarli nel suo Jurassic Park a San Diego.

Non ero sicuro di voler fare una recensione sui seguiti di Jurassic Park ma alla fine mi sono deciso almeno per quanto riguarda quel secondo capitolo, primo perché è diretto da Spielberg (e io vorrei parlare di tutti i suoi film) e secondo perché ho riletto Il mondo perduto di Arthur Conan Doyle e visto l’omonimo film del 1925 che mi hanno ispirato parecchio.

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Dopo l’uscita del libro di Jurassic Park nel 1990, lo scrittore Michael Crichton subì forti pressioni per scrivere un seguito ma, non avendone mai fatto uno, rifiutò l’idea. Solo nel 1993, con l’uscita dell’omonimo film e il suo enorme successo e dopo aver parlato con Spielberg e lo sceneggiatore David Koepp, Crichton iniziò a preparare una storia e finalmente nel 1995 pubblicò il suo libro e già nel 1996 cominciò la produzione del film. In un primo momento però Spielberg non era sicuro di tornare alla regia del seguito, visto che si stava ancora riprendendo dall’esperienza di Schindler’s List e Jurassic Park e inoltre era occupato con la neonata DreamWorks, per questo inizialmente il regista doveva essere Joe Johnston (che poi ritornerà nel terzo capitolo), ma alla fine Spielberg tornò a dirigerlo.

Si parte come al solito dal lato tecnico e, per quanti difetti possa avere il film, quest’ultimo è di altissima qualità. La regia di Spielberg è veramente stupenda e riesce a colpire fin da subito per il modo in cui dona forza a ogni sequenza e in generale riesce a costruire scene folli e piene di inventiva. Come regista Spielberg, anche nei suoi lavori peggiori, non ha mai sbagliato un’inquadratura e qui ad esempio sa creare delle scene d’azione che ancora oggi sono impressionanti e non solo per gli effetti speciali ma proprio per la loro costruzione attraverso numerose inquadrature con la telecamera che segue i personaggi, senza però creare alcuna confusione, facendo capire cosa sta succedendo con grande cura attraverso appunto inquadrature molto complesse che donano ritmo all’azione e valorizzano ancor di più gli effetti speciali, decidendo quando usare il digitale (come nelle inquadrature più ampie e lontane) e gli animatronics (che vengono usati soprattutto nei primi piani e nelle inquadrature ravvicinate). E la regia continuerà a essere piena di energia attraverso ottime carrellate, con telecamere che si muovono verso il volto degli attori e zoom in momenti chiave, campi lunghi e lunghissimi che aiutano a dare all’ambiente autenticità e anche ottimi primi piani che si concentrano sui piccoli dettagli.

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La regia è stupenda e impressionante e lo sono ovviamente anche altri elementi come gli ambienti naturali (fatte al Redwood Natural Park e vicino la cittadina di Eureka in California), ambienti che si differenziano da quelli del primo film. Quello che anche qui lascia a bocca aperta sono gli effetti speciali. Ancora una volta sanno utilizzare saggiamente gli animatronics e gli effetti digitali e unire entrambi, risultando moderni e per nulla vecchi (al contrario di quelli nei Jurassic World). Sono felice che qui abbiano continuato a usare tutti e due e non si siano concentrati solo con il digitale, anzi gli animatronics e gli effetti artigianali del grande Stan Winston qui sono stati perfino migliorati, dando ad esempio più fluidità e velocità ai movimenti dei T-Rex, ma il lavoro più imponente lo fa con i dinosauri più piccolo come i Compsognathus, che quando attaccano sono pupazzi che vengono mossi con realismo, e soprattutto il cucciolo di T-rex che risulta invece il più credibile di tutti. E gli effetti digitali di Dennis Muren sono ben curati in quanto riescono a dare ai dinosauri colori e un’illuminazione che si sposano perfettamente con l’ambiente e danno il giusto peso alle diverse specie. Il lato tecnico è stupendo, ma i problemi sono nella sceneggiatura.

Iniziamo dai punti di forza che sono sicuramente la tematica e il tipo di ambientazione scelta. La tematica ambientalista viene trattata con forza attraverso la storia, una tematica in cui si parla di lasciare in pace i dinosauri, di lasciargli vivere la loro esistenza senza interferire e che viene affrontata meglio di altri film. Per quanto riguarda l’ambientazione ho sempre apprezzato l’idea, in un certo modo simile al libro di Doyle, di persone che si muovono nell’habitat naturale dei dinosauri, come se fosse veramente un mondo perduto. Queste cose funzionano benissimo così come funzionano bene alcune scene horror come il prologo con la piccola Cathy (Camilla Belle) che viene aggredita dai Compsognathus e che quando ero bambino mi terrorizzava parecchio.

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Il problema però è che il film, per quello che narra, è troppo lungo e con venti minuti in meno ne avrebbe giovato decisamente di più e anche i toni troppo seri e pesanti rendono il tutto più lento (e non mi riferisco alle scene horror, quelle le adoro), quanto doveva essere più giocoso. Tra l’altro la regia, al contrario del primo capitolo, non riesce sempre a coprire evidenti buchi di trama e l’esempio migliore riguarda la nave che sbarca a San Diego (se avete visto il film sapete che cosa intendo). Un altro problema non da poco sono i personaggi. Quelli del primo film non erano tridimensionali o con una psiche complessa, ma tutti loro avevano un grande carisma e riuscivano a rimanere impressi. Qui invece rimaniamo abbastanza indifferenti perfino nei confronti di Ian Malcolm che qui sembra più spento e senza l’energia che l’aveva contraddistinto nel primo Jurassic Park, non funzionando come protagonista. Purtroppo anche gli altri, per quanto abbiano del potenziale, sono abbastanza dimenticabili e solo uno è riuscito veramente a stupirmi ed è il cacciatore Roland Tembo (Pete Postlethwaite) che affascina molto e risulta il più credibile.

Per concludere, Il mondo perduto – Jurassic Park è un film tecnicamente stupendo con una regia fantastica e degli effetti speciali ancora moderni. La tematica centrale viene affrontata bene e l’ambientazione convince, ma per quel che narra il film è troppo lungo e pesante, i personaggi non sono così carismatici e certe cose non tornano. Nonostante ciò è un film che consiglio.

ILFCA0~1

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

45 pensieri riguardo “Il mondo perduto – Jurassic Park

  1. Probabilmente è per i motivi che dici tu, ma il secondo capitolo mi è piaciuto meno del primo e mi è rimasto meno impresso, mentre del primo ricordo bene quasi tutto. Forse anche perché era una novità. Sinceramente, a parte il lato economico, non vedo un motivo per aver continuato la saga, che secondo me si era già ben sviluppata ed esaurita con il primo film.

    1. Forse è anche quello il problema: il primo film aveva detto già tutto. Da qui in avanti sarà solo ed esclusivamente discesa e ogni film sarà sempre peggiore del precedente. Eppure guadagnano una cifra impressionante. Ho capito che i dinosauri sono fighi, ma cavolo, queste sceneggiature sono tremende.

  2. A me questa saga non ha mai convinto. Neppure il primo, che non sono mai riuscito a vedere tutto (e a questo punto penso che non vedrò mai). A molti bastava che ci fossero i dinosauri, a me no…

    1. Io adoro il primo anche se sono il primo a riconoscerne i vari problemi a livello di sceneggiatura. Gli altri però non avevano dei problemi di sceneggiatura, avevano proprio delle catastrofi. Soprattutto i Jurassic World. Ogni sequel riesce a fare peggio del precedente.

  3. La recensione è bella e molto curata, purtroppo il film non è all’altezza. Tra Jurassic Park e World questo è sicuramente il capitolo che detesto di più. E sì che poco dopo aver avisto al cinema il primo, speravo in un sequel, perché volevo continuare a vedere i dinosauri. Alla notizia dell’effettiva uscita l’entusiasmo è schizzato alle stelle, per poi venire tristemente sepolto da una valanga di spazzatura. È il film più forzato e inutile di tutti (e ce ne vuole), che non trasmette niente, se non una buona tecnica. Ma avrei preferito una storia emozionante, o quantomeno vuota ma spettacolare. Questo non ha niente di niente, almeno negli altri si poteva apprezzarne l’atmosfera, ma qui manca anche quella.. Conosco anch’io la saga del professor Challenger e, a mio avviso, in questo film non c’è niente che lo ricordi (o almeno io non l’ho captata).
    Cambiando argomento, ma rimanendo in tema, mi chiedo quanto manchi allo spin off di Tim e Lex.

    1. Capisco benissimo la tua frustrazione a riguardo. A mio avviso il problema enorme era la durata, troppa per quello che il film aveva da dirci (che era molto poco) oltre al fatto di non essere riuscito a darci dei personaggi carismatici e simpatici, fatta eccezione per il cacciatore. A mio avviso direi solo una cosa: farla finita con Jurassic Park/World. Ormai è una saga che ha dato tutto quello che poteva con il primo capitolo e che ormai è un prodotto vuoto che fa guadagnare soldi sfruttando il carisma dei dinosauri. Però è veramente una saga vuota e non sono sicuro di voler vedere uno spin off su Tim e Lex. Sicuramente come bambini avevano carisma ma, visto quanto i produttori si impegnano a NON scrivere un film, verranno certamente rovinati.

      1. La mia su Tim e Lex era una provocazione. Però, pensandoci, si potrebbe sviluppare qualcosa senza dinosauri, analizzando le conseguenze del trauma della loro esperienza. Tornando a questo film, ho rivisto molto del King Kong del 1976. E tornando sull’intero franchise, anche la serie animata è davvero ridicola e forzata. A dire il vero i primi episodi sembrano promettere, ma poi, come da tradizione di “Jurassic” è andato tutto in malora. Un po’ come The Land Before Time. Anche quei dinosauri funzionavano benissimo solo per il primo capitolo. Forse è destino? O forse sfruttano questi due marchi perché ormai troppo iconici? Nel senso, che si vorrebbe ancora creare qualcosa sui dinosauri avulso dal franchise, ma è così grosso che sono costretti ad inglobarlo per non essere etichettati come plagio? Mah. Aveva ragione il preside Skinner a voler scrivere: Billy e il Clonesauro ^_^

        1. Nel caso di The Land Before Time la cosa funzionava perché dietro c’era Don Bluth che comunque era un regista serio che portava storie che potessero interessare. E inoltre quel film era coraggioso per come metteva in scena il viaggio verso questa terra promessa, con un finale sicuramente positivo ma che per arrivarci dovevi affrontare seri pericoli. Comunque nessuno accetterà mai la tua idea riguardo a Tim e Lex. E’ un’idea di sicuro interessante e affascinante, ma le persone vogliono i dinosauri, a momenti non gliene frega niente degli umani. Purtroppo dinosauri sono un elemento che viene sfruttato senza ritegno, una miniera d’oro dove non bisogna impegnarsi neanche tanto.

          1. Tra anni ’80 e ’90 i dinosauri andavano forte, anche prima di Jurassic Park, come il già citato The land before time, il revival dei Flinstones, sia animati che in live action, la famiglia Sinclair in Dinosaurs, Barney il T-rex viola, Ti voglio bene Denver, Dinosaucers, ecc. Era un trend (un po’ come oggi i supereroi), ma che la saga Jurassic sta mungendo e allungando fino ad oggi (e forse anche oltre). Su Tim e Lex avevo abbozzato una specie di fan fiction, ma non sono andata avanti. Ma era piuttosto dark.

            1. I dinosauri probabilmente sono l’unica cosa costante. Nel corso degli anni ci sono stati trend (tipo i supereroi che adesso sono in crisi) ma i dinosauri hanno sempre resistito incredibilmente. Purtroppo le storie ora come ora sono davvero tremende. E l’idea che avevi tu onestamente è molto valida, anche l’elemento dark, ma dubito che uno studios possa mai accettarla (specie ora come ora che vogliono sempre andare sul sicuro e non portare qualcosa di nuovo e interessante).

              1. Come diciamo spesso, ormai molto della produzione cinematografica punta allo spettacolo, tralasciando la profondità. E purtroppo prodotti così risultano molto più mainstream di quelli che cercano di far riflettere.
                Aspettiamo l’uscita di Billy e il Clonesauro, del preside Skinner, che è meglio ^_^

    1. No, non l’ho visto anche se ne avevo sentito parlare perché era diretto da Chbosky, un regista che aveva fatto un film che avevo apprezzato come Noi siamo infinito e anche il bel Wonder.

        1. Ricordo bene la tua recensione. Scrissi pure un commento tempo addietro. In ogni caso quello è un film che apprezzo molto ancora oggi e sono contento che la mia opinione a riguardo non sia cambiata.

          1. Noi siamo infinito e Nonnas sono dei film così belli che non vengono mai a noia, anzi più li riguardi e più li apprezzi. Nel mezzo tra i 2 c’è stato Caro Evan Hansen, che invece è stato un flop clamoroso: ha incassato meno di 20 milioni (e il budget era di 27), è stato nominato a 4 Razzie Awards e Collider l’ha inserito addirittura nella classifica dei 10 peggiori musical di tutti i tempi. Insomma, a Chbosky conviene raccontare delle storie semplici come quelle di Nonnas e Noi siamo infinito: quando prova a sparare più in alto cimentandosi in un genere difficilissimo come il musical ne esce con le ossa rotte.

              1. Anch’io non l’ho visto, perché negli ultimi anni Amy Adams è diventata una garanzia al contrario: se c’è lei nel cast, il film sarà probabilmente una cagata. Questo scarso fiuto nella scelta dei copioni la accomuna ad Anne Hathaway, con la differenza che quest’ultima prima di diventare una collezionista di flop l’Oscar l’ha agguantato, Amy Adams invece ci ha sbattuto il muso contro per ben 6 volte (un numero di nomination andate a vuoto davvero impressionante). Che nostalgia dei tempi in cui Amy Adams si presentava alla notte degli Oscar con dei filmoni come Il dubbio e American Hustle… oggi dei film così belli non si fanno più. Tra i film candidati agli Oscar degli ultimi anni, solo House of Gucci e The Batman reggono il confronto con i titoli di quell’epoca d’oro.

                1. Mi dispiace molto per Amy Adams. Effettivamente le.sue ultime scelte in fatto di film non sono state delle migliori e mi dispiace perché è un’ottima attrice e meriterebbe di meglio. E in generale non pendo più in considerazione gli Oscar anche perché non vince chi merita ma chi paga di più è chi ha più conoscenze.

                  1. Spielberg ha una valanga di soldi, di conoscenze e di potere, eppure i suoi ultimi 6 film hanno ottenuto solo pernacchie o premi minori dall’Academy. Ergo, a mio giudizio almeno un pizzico di meritocrazia alla notte degli Oscar c’è. E’ anche per questo che la seguono quasi tutti gli appassionati di cinema, mentre invece le premiazioni al festival di Venezia o di Cannes non se le fila quasi nessuno.

                    1. Gli ultimi film di Spielberg sono magnifici però. Specialmente The Fablesman che non solo è uno dei suoi ultimi lavori migliori ma in generale lo considero come uno dei suoi film migliori in assoluto. E quello meritava veramente tanti Oscar. No, Hollywood non è un buon posto e nella maggior parte dei casi sono proprio i premi “minori” quelli a essere più onesti proprio perché non attraggono tante persone. E anche a livello storico, abbiamo visto registi o film incredibili non vincere niente, ma diventare dei pilastri del cinema mentre invece altri che hanno vinto premi importanti sono finiti nel dimenticatoio.

                    2. Oggi i film e gli artisti finiscono nel dimenticatoio anche dopo aver vinto un Oscar perché non sono all’altezza. Come ti dicevo prima, gli unici veri filmoni che abbiamo visto sfilare negli ultimi anni alla notte degli Oscar sono stati House of Gucci e The Batman. Questo anche perché adesso il pubblico (soprattutto quello giovane) si è spostato in massa verso le serie tv, quindi oggi se uno sceneggiatore ha in mente una buona idea ci fa sopra una serie tv, non un film. Al cinema restano solo gli scarti. E tra poco neanche quelli, perché se ci fai caso da qualche mese a questa parte quasi tutti i titoli in programmazione sono dei vecchi film alla seconda distribuzione in sala.  E’ come se il mondo del cinema si fosse rassegnato al fatto che ormai le sale sono frequentate solo dagli anziani, quindi tanto vale lusingarli rispolverando delle anticaglie anziché proporgli un film nuovo di zecca che parla un linguaggio troppo moderno per loro.

                    3. Parlando proprio di quell’argomento ora che Netflix ha comprato Warner ci saranno problemi enormi, di sicuro più grandi rispetto all’acquisizione della Fox da parte della Disney. Anche perché non credo affatto che Netflix porterà i film Warner al cinema per chissà quanto tempo. Avevano promesso di portare al cinema i loro film così da poter partecipare agli Oscar. Bè, film che restano in sala una settimana e con sale limitate (in Italia Frankenstein non era neanche in 10 sale). Una vera fregatura e in generale una brutta pernacchia alle sale.

                    4. Quando Netflix ha cominciato a fare film e non più solo serie tv i produttori cinematografici presero sottogamba la questione, perché si trattava di filmettini con attori sconosciuti, che non potevano in nessun modo competere con quelli degli studios. Poi nei film Netflix cominciarono a recitare anche degli attori di serie A come Brad Pitt e Will Smith, e questo avrebbe dovuto mettere in allarme i produttori: se anche dei divi come loro accettavano di far uscire i loro film direttamente in streaming e solo per il ristretto pubblico degli abbonati Netflix, quello era un chiaro segnale del fatto che le sale erano destinate a morire. La pandemia ha fatto il resto, facendo chiudere le sale per 2 anni e inducendo una marea di cinefili ad abbonarsi a Netflix per soddisfare la loro fame di film. Quando la pandemia è finita e le sale hanno riaperto, molti spettatori non hanno ripreso a frequentarle.
                      Va detto comunque che i gestori dei cinema hanno le loro colpe: infatti una volta accortisi che gli incassi stavano calando hanno cercato di risollevarli nella maniera peggiore possibile, ovvero alzando i prezzi sia dei biglietti che del cibo, nella speranza che spremendo quei pochi che ancora andavano al cinema sarebbero riusciti a sopravvivere. Risultato: anche quei pochi che ancora ci andavano hanno fatto un bel dito medio alle sale cinematografiche, e adesso (come ti dicevo prima) quelle sale sono frequentate soltanto da degli anziani che vanno lì in cerca di compagnia e di un modo per riempire la giornata. Lo conferma la mia esperienza personale: infatti pochi mesi fa ho chiesto ai miei studenti dove andavano per passare il tempo libero, e nessuno di loro mi ha citato il cinema. Gli ho chiesto perché lo snobbassero in massa, e la loro risposta è stata: “Costa troppo. Il solo biglietto supera di gran lunga la nostra paghetta settimanale”.

                    5. Quindi in generale la colpa è anche del prezzo elevato. Il cinema è un’esperienza incredibile che la televisione, non importa quanto grande sia o quanto potente sia l’impianto audio, non potrà mai eguagliare. A tal proposito bisognerebbe cercare di far capire questo tipo di bellezza, tornando però a fare in modo che il cinema torni a essere arte popolare ossia qualcosa di accessibile a tutti. Forse nelle mie zone ancora ancora le cose vanno bene, ma vedere cinema che mettono biglietti a 10 euro o più è una cosa tremenda anche se alla fine la vera fregatura sono i prezzi del cibo e delle bevande fuori scala. E inoltre, se si vuole attirare il pubblico in salata, bisogna puntare anche sulla qualità. Perché alla fine Netflix, per quanto sia qualcosa che hanno tutti, in parte ora è conosciuta perché sforna parecchie opere indecorose e quindi la qualità è un requisito fondamentale per attirare il pubblico.

                    6. Hai ragione: i film con Brad Pitt e Will Smith che ti dicevo prima sono un’eccezione, perché in linea generale i film Netflix sono di gran lunga peggiori rispetto alle serie tv Netflix (che sono di una qualità ineguagliabile). E finché quella piattaforma continuerà a produrre film per la maggior parte di basso livello, gli studios cinematografici hanno ancora qualche possibilità di sopravvivere. Ma come ti dicevo prima, hanno bisogno che i gestori delle singole sale gli diano una mano, abbassando vertiginosamente i prezzi dei biglietti e del cibo. Se si crea questo mutuo soccorso, allora il cinema non diventerà un’anticaglia come il grammofono o le cabine telefoniche.

                    7. Immagino che, vista la situazione attuale, forse potrebbero fare qualcosa in merito perché in molti sono spaventati dalla cosa, specialmente negli Stati Uniti.

                    8. Ad essere spaventata (ma sarebbe più corretto dire irritata) è soprattutto la Paramount, che voleva anch’essa inglobare la Warner Bros. Adesso per mandare a monte l’affare e papparsi lei la Warner Bros la Paramount sta invocando dei presunti vizi di forma, ma è un’obiezione debole. Anche ponendo che questa protesta sia fondata, nessuno fa saltare un affare da miliardi di dollari per un cavillo legale: si metteranno al lavoro gli avvocati sia di Netflix che della Warner Bros, e troveranno una maniera per superare l’ostacolo.

                    9. Non è solo la Paramount a essere spaventata ma in generale il mondo delle sale. Ovviamente anche se la Warner andasse nelle mani della Paramount non farei salti di gioia perché significherebbe dare tantissime cose a uno studios che già di per sé è enorme. Però sarebbe decisamente meglio per il mondo del cinema. Certamente le proteste che stanno facendo sono deboli e temo che il tutto possa portare inevitabilmente a quell’accordo. Il che è un disastro a mio avviso.

                    10. Dal punto di vista cronologico, il declino delle sale è cominciato quando i cinecomics hanno iniziato a monopolizzare il mercato. Eravamo arrivati ad un punto tale che per un film senza supereroi era praticamente impossibile arrivare a 20 milioni di incasso globale. Alla luce di questo, era chiaro che una volta iniziato il declino dei cinecomics le sale si sarebbero svuotate per sempre.
                      Il secondo step è arrivato quando Netflix ha cominciato a proporre dei film in streaming, e a mettere sotto contratto per quei film anche delle star come Brad Pitt e Will Smith.
                      Il terzo step è stata la pandemia, che ha spinto tra le braccia di Netflix anche degli spettatori che senza il covid avrebbero continuato a frequentare le sale.
                      Il quarto step è stato il post – pandemia, un periodo in cui le sale hanno cercato di recuperare i mancati incassi del 2020 e del 2021 con dei rincari esagerati, non capendo che così si sarebbero date il colpo di grazia da sole.
                      Il quinto step è stata la tendenza sempre più marcata a riempire la programmazione delle sale di vecchi film alla seconda distribuzione nei cinema anziché di film nuovi di zecca: questo ha rafforzato l’idea che il cinema sia ormai una roba sorpassata, buona solo per dei nostalgici che vogliono rivedere i film di quand’erano giovani.
                      Volendo il sesto step è l’acquisizione di Warner Bros da parte di Netflix, ma alla luce di tutto quello che ti ho raccontato la mia domanda è: siamo sicuri che sia tutta colpa di Netflix? E soprattutto, siamo sicuri che se l’affare saltasse si arresterebbe un declino delle sale che è iniziato da tempo e sembra ormai inarrestabile?

                    11. Hai assolutamente ragione nel dire che i cinecomics hanno dato inizio a questo declino. Hanno monopolizzato il mercato talmente tanto che puntavano tutti su quelli e ora che sono in crisi (l’ultimo cinecomics fatto bene è Superman per me), hanno un enorme vuoto che tentano di coprire cercando la gallina dalle uova d’oro, cercando di lucrare su un nome famoso (vedi Super Mario o Minecraft) senza però fare effettivamente un’opera profonda. E da lì in poi è stata una continua discesa. Qui veramente tutti i produttori devono mettersi insieme a sedere su una tavola insieme a domandarsi seriamente cosa fare. Io continuo a dire che un elemento fondamentale sia la qualità. Bisogna puntare su quello e fare in modo che la gente pensi al cinema come un luogo in cui trovare la qualità. Poi sicuramente diminuire i prezzi aiuterebbe parecchio.

                    12. Secondo me l’incontro attorno ad un tavolo dei vari produttori avverrà davvero, anzi forse è già avvenuto. Se non lo fanno adesso che Netflix sta per fagocitare un produttore storico come la Warner Bros non lo fanno più. Grazie per la chiacchierata, piacevole e stimolante come sempre! :)

                    13. A mio avviso una cosa simile doveva succedere molto prima, già quando i film dei supereroi stavano cominciando a non avere più successo. In quel periodo c’era un forte vuoto che ancora non hanno del tutto colmato.

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