Talk to Me

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo ripreso a parlare di cinema e per la precisione a parlare di animazione, tornando dopo tanto tempo a discutere della Pixar e di un loro film a cui sono profondamente legato e che ancora oggi trovo molto maturo ossia Inside Out. Riley è una vivace bambina di 11 anni e dentro di sé ha delle emozioni che fanno del loro meglio per aiutarla: Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto e Rabbia. In particolar modo Gioia fa di tutto per renderla felice, donandole ricordi gioiosi e anche Ricordi Base che sviluppano la personalità della bambina. Tutto cambia quando la famiglia di Riley si trasferisce a San Francisco dove le cose non prendono una bella piega e Gioia, per evitare che Tristezza trasformi i Ricordi Base in ricordi tristi, finisce insieme a quest’ultima fuori dal quartier generale. Inside Out è un film visivamente magnifico non solo per la regia matura e curata ma soprattutto per come ha costruito la mente, che sia la memoria a lungo termine o il quartier generale, e il design di questi ambienti ma soprattutto delle emozioni, caricaturali e unici. La storia affronta con grande maturità l’importanza delle emozioni, di ognuna di loro e su come funzionano e su come non bisogna mai reprimerle, arrivando perfino a mostrare la depressione con grande intelligenza. Personalmente è un film che amo e che consiglio assolutamente!
Torniamo con i film in live-action ma soprattutto torniamo nel mondo dell’horror con un’opera che alla sua uscita fece molto parlare di sé, arrivando anche a ottenere un ottimo successo di cui sono davvero felice.
Ecco a voi Talk to Me, pellicola horror del 2022 scritta e diretta da Danny e Michael Philippou.

Trama:
Mia (Sophia Wilde) è un’adolescente che due anni prima ha perso la madre e non è riuscita ad affrontare la perdita e a casa fa fatica a stare con il padre, per questo tende a rimanere insieme alla sua amica Jade (Alexandra Jensen) e il suo fratellino Riley (Joe Bird). Un giorno Mia riesce a convincere Jade ad andare a una festa insieme a Riley e Daniel (Otis Dhanji), il suo ex-fidanzato. In questa festa i presenti fanno un gioco molto particolare: una seduta spiritica in cui devono stringere la mano mummificata di una medium e pronunciare le frasi “Parla con me” per entrare in contatto con gli spiriti e “Ti lascio entrare” per farsi possedere. Il contatto però non deve durare più di 90 secondi altrimenti gli spiriti rimangono. Il gioco viene ripetuto più volte e anche ripreso, con i vari personaggi che si divertono un modo, ma le cose crollano quando Riley stringe la mano e Mia crede che lui sia posseduto dallo spirito della madre. A un certo punto Riley inizia a ferirsi gravemente al volto e le cose non faranno che peggiorare ancora.

Questo film era riuscito ad affascinarmi attraverso le immagini, il trailer e anche l’incredibile passaparola che ebbe e che l’ha aiutato molto nella distribuzione, arrivando anche da noi seppur con un anno di ritardo. Un altro elemento che mi ha sempre affascinato sono i due registi australiani in quanto per anni sono stati due youtubers conosciuti con lo pseudonimo di RackaRacka.

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Come al solito partiamo dal lato tecnico che fin da subito riesce a colpire in maniera molto positiva per la sua messa in scena e la costruzione di quest’ultima. Basti pensare al prologo in cui Buckett (Sunny Johnson) impazzisce e si uccide, una sequenza girata molto bene con il fratello che si aggira per la festa, cercandolo, fino al climax che avviene in maniera improvvisa ma comprensibile, amplificando la violenza del gesto. In seguito la regia si concentra molto sulla presentazione dei personaggi, mostrandoci i rapporti che ci sono tra di loro, i loro problemi, per poi introdurci alla mano e al suo funzionamento. Il ritmo sarà molto calmo, volto a costruire la tensione e anzi creandola molto bene e riuscendo perfino a inquietare senza l’uso di alcun tipo di jumpscares.

Anche le scene di possessione avranno il loro effetto, con i personaggi che inarcano la testa all’indietro ogni volta che avviene la possessione e la telecamera che segue quel movimento, accentuando così la forza del momento e il suo significato, anche se alla fine a impressionare maggiormente sono gli occhi, che diventano completamente neri ma soprattutto sembrano anche molto più grandi del normale. Infatti la prima volta che Mia verrà posseduta sarà veramente spaventosa, per come si comporta e per quello che dice e per come la sequenza viene poi gestita. Le inquadrature funzionano bene, catturano l’attenzione e valorizzano momenti chiave della trama o anche solo le emozioni dei personaggi. La fotografia fa un lavoro decisamente stupendo, in particolar modo con i tagli di luce che riescono a creare quest’atmosfera e la sua tensione. Gli effetti speciali, molti dei quali artigianali, funzionano bene, ad esempio gli spirti che spesso sono in decomposizione, con il corpo che cade a pezzi e riescono a dare un senso di disgusto oltre che di orrore. Ciò vale anche per le scene di violenza che non sono molte, ma in quelle occasioni riescono a impressionare, specialmente quella in cui Riley si spacca la faccia. Il lato tecnico è decisamente ottimo ma quello che sorprende maggiormente è la sceneggiatura.

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Innanzitutto bisogna dire che questo è un film che riesce a trattare la tematica della possessione in maniera davvero particolare, con questi adolescenti che utilizzano la mano per farsi possedere, riprendendosi e perfino divertendosi con ciò. Un’idea abbastanza folle ma allo stesso tempo realistico nella sua impostazione. Infatti il film non si limita a utilizzare quest’idea in maniera superficiale per dare inizio a una sequela di jumpscares, ma l’approfondisce appieno arrivando a mostrare una generazione di ragazzi annoiati e senza ideali, una generazione che possiamo definire persa e senza punti di riferimento (non a caso le figure genitoriali e adulte mancano quasi del tutto e le uniche due presenti sembrano distanti). E questo senso di vuoto i personaggi cercando i riempirlo e il modo in cui lo fanno è attraverso questo folle gioco, un gioco pericoloso ma che adorano, un gioco che li fa sentire bene come se fosse una droga, arrivando a riprendere tutto e credendo di avere l’assoluto controllo.

Il film affronta tutto ciò con maturità e senza mai perdere di vista il suo fulcro, sia evitando di inserire mille jumpscares per attirare l’attenzione del pubblico, sia costruendo una protagonista interessante come Mia. Mia infatti tra tutti è quella che maggiormente sente questo senso di vuoto, un vuoto non dato però dalla noia ma dalla perdita della madre, un trauma che non è mai riuscita a superare. La relazione con il padre non funziona e i due sono più lontani che mai, ma allo stesso tempo Mia si dimostra un personaggio che ricerca disperatamente un contatto. Odia la solitudine e cerca sempre di stare con gli altri, dimostrandosi appiccicosa come dicono alcuni, ma ciò va a sottolineare la sua paura per la solitudine e anche la disperazione che la pervade e che rischia di essere la sua rovina quando gli spiriti si faranno sempre più vicini e forti.

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Per concludere, Talk to Me è un film che vanta un lato tecnico di tutto rispetto, con una regia capace di creare ottime sequenza ma soprattutto di costruire una bella tensione. Quello che però stupisce è la storia che sa parlare della possessione in un’ottica interessante, mostrandoci tematiche sociali ben fatti e con una protagonista complessa e scritta benissimo. Lo consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

26 pensieri riguardo “Talk to Me

  1. Great review! You seem to have really enjoyed it! I didn’t: there are some very beautiful scenes, but a few aspects of the script bothered me. But as you said, it’s very well directed.

      1. I saw it several years ago, I forgot the details but some inconsistencies for instance, really bothered me, about the rules of the possession, the final part, etc. It’s been too long, I forgot. I did not really like the characters neither. But as it is really well directed, I should watch it again someday.

        1. Okay, no problem! As for the characters, I think it’s normal that you didn’t like them, not because they’re poorly written, but because of the opposite effect (at least that’s what I think). We’re talking about teenagers left to their own devices who do stupid things in search of something that will make them feel alive, and the protagonist is a character who can’t accept her mother’s death and does everything she can to see her again and have her back, even endangering those around her. They’re selfish, but they’re written that way. At least that’s what I think. If you ever see it again, let me know!

          1. I’ll watch it again before watching the sequel. That’s what I do usually. I just watched again Smile – (I really like this one – you too you liked it if I remember correctly) before watching Smile 2 (fine horror movie, but I prefer the first one).

  2. L’ho visto anche io spinto dal passaparola, e mi è piaciuto tantissimo! Adoro questo filone di film dell’orrore che parlano dell’elaborazione del lutto, e in questo caso il risultato è dolorosissimo e ferocissimo. Tra l’altro è stato un colpo di genio proprio il trattamento dell’elemento soprannaturale come una challenge su tik tok (anche i tempi molto brevi della possessione sono un po’ da reel), e infatti non so se sia effettivamente un sintomo di una generazione annoiata e senza ideali: penso che sia la cosa più naturale che potremmo aspettarci oggi, trasformare una possessione in content per i social e creare un trend. Nascendo sui Youtube, sicuramente i registi hanno molto il polso della situazione e sanno quando un contenuto del genere possa diventare virale.

    Il finale non l’ho visto affatto arrivare. Mi ha fatto molto male, ma forse era l’unico finale possibile.

    Hai visto anche Bring her back? Anche quello secondo me è un film straordinario, e conferma i Philippou come due solide voci dell’horror di oggi, penso.

    1. Sono veramente contento che ti sia piaciuto! In ogni caso continuo a pensare che il fatto di rendere una cosa simile una sorta di challenge su tik tok sia un modo per dimostrare quanto questa generazione sia persa e non capisca che quello che stanno facendo potrebbe avere delle conseguenze estreme se le cose vanno male anche solo una volta. Trasformare una possessione in un trend è una mancanza di comprensione della gravità della situazione e mostra quanto siano disposti a fare cose estremi per divertirsi. Il finale fa male ma l’ho adorato.
      Sì, ho visto Bring Her Back al cinema e mi è piaciuto molto. Anche lì si parla di lutto ma non mi ha fatto paura come Talk to Me. In compenso, mi ha commosso molto.

  3. non sono assolutamente d’accordo: un film deludente con una sceneggiatura pessima che sai già come va a finire

    che poi, le scelte stesse della protagonista non hanno senso. un esempio? se sai già che stavi leccando i piedi al tipo mentre vedevi lo spettro, cosa ti fa credere che il fantasma sia affidabile nel finale?

    una scelta cretina dopo l’altra, un film lento e pesante senza che riesca però a essere anche maturo. bocciato.

    1. Apprezzo molto sentire le opinioni diverse dalle mie e in questo caso sono davvero molto curioso. Cos’altro non ti piace della sceneggiatura? Io la trovo ottima perché riesce a mostrare una protagonista che fa delle scelte sbagliate e autodistruttive proprio perché distrutta da dolore, una protagonista che tra l’altro si comporta in maniera egoistica senza riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni.

        1. Credo che sia proprio quello il punto. Lei è talmente ossessionata dal riavere la madre che si porta all’autodistruzione. Lei non accetta la morte ed è questa la sua rovina. La protagonista non è un personaggio positivo e ammetto che questa sua disperazione è ben resa.

                1. Tra non molto dovrebbe uscire in home video. Io l’ho apprezzato parecchio, ha delle tematiche simili a Talk to Me ma il tutto è impostato in maniera diversa, costruendo certamente una forte tensione ma virando poi molto sul drammatico.

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