BlacKkKlansman

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati a parlare di animazione e siamo tornati dalla DreamWorks per discutere probabilmente di una delle loro opere animate più sottovalutate in assoluto, un’opera che ancora oggi rimane impressionante e soprattutto si dimostra molto matura, Le 5 leggende. Nel covo di Babbo Natale il Globo, che mostra le luci di tutti i bambini che credono in lui e negli altri Guardiani, viene oscurato da una nube nera e Babbo Natale crede che Pitch Black, L’Uomo Nero, sia tornato e chiama gli altri Guardiani. Quando viene confermato il ritorno di Pitch, L’Uomo nella Luna indica un nuovo Guardiano che dovrà aiutarli nell’impressa ossia Jack Frost, un combina guai che da anni sta cercando di mostrarsi agli umani, che non credono in lui e quindi non possono vederlo, ma soprattutto sta cercando di capire chi è. Un film che mostra una grande forza nel lato tecnico con una regia dinamica che ci mostra scene d’azione divertenti e combattimenti stupendi, ma sa anche sorprendere grazie a un character design unico e originale per i vari personaggi. La storia convince appieno perché riesce a regalarci dei personaggi magnifici che avranno la loro crescita ma soprattutto manderà un bel messaggio legato all’infanzia e all’importanza di essere bambini. Un film che consiglio assolutamente!
Torniamo a parlare di film in live-action e attraverso questo articolo non solo introduciamo sul blog un regista molto bravo e degno di nota, ma andiamo a toccare delle tematiche importanti e più che mai moderne.
Ecco a voi BlacKkKlansman, pellicola biografica, poliziesca e drammatica del 2018 scritta da Spike Lee, David Rabinowitz, Charlie Wachtel e Kevin Willmot e diretta da Spike Lee.

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Trama:
Siamo negli anni ’70 e Ron Stallworth (John David Washington) è il primo afro-americano a diventare un poliziotto a Colorado Springs e inizialmente viene assegnato all’archivio dove subisce il razzismo dei colleghi, almeno fino a quando non viene incaricato di andare sotto copertura a un comizio sui diritti civili dei neri tenuto da Kwana Tune (Corey Hawkins) e qui conosce Patricia Dumas (Laura Harrier), presidente dell’unione studentesca del Colorado Springs, di cui si innamora. La svolta avviene però quando Ron viene assegnato all’intelligence e notando sul giornale un annuncio di reclutamento del Ku Klux Klan decide di fingersi un uomo bianco e li chiama al telefono. Il trucco riesce appieno e così Ron ottiene un appuntamento con loro per entrare nel clan. Ovviamente non può presentarsi lui di persona, così si fa aiutare dal collega Flip Zimmerman (Adam Driver) che lo impersonerà negli incontri con il Klan. Ron parlerà con loro al telefono e Flip si presenterà di persona e insieme cercheranno di fermarli, visto che sembrano intenzionati a compiere un attentato ai danni dei neri.

Era ora che parlassi di Spike Lee, un regista che ci ha regalato dei film veramente belli e capaci di parlare con grande maturità di tematiche sociali importanti e con una filmografia impressionante e degna di nota. Questo BlacKkKlansman in particolar modo è un’opera che mi ha colpito sotto diversi punti di vista. Quindi cominciamo subito con la recensione.

Partendo dal lato tecnico, uno degli elementi sicuramente più belli e interessanti della pellicola è proprio la regia di Spike Lee. In questo caso ci ritroviamo davanti a una regia precisa e quadrata, una regia pulita che mostra in modo chiaro quello che si sta svolgendo e capace di creare una messa in scena notevole. In un certo modo possiamo quasi definirla una regia invisibile, un tipo di regia in realtà molto complessa e con dietro una grande costruzione che però non fa mai notare alcuna meccanicità e si concentra a far immergere lo spettatore nella storia. Quindi ci ritroveremo a volte con dei bellissimi primi piani sul volto degli attori, in particolar modo quando devono mettere in mostra le loro emozioni o in certi casi quando devono cercare di sopprimerle, come quando Ron fa il colloquio per diventare un poliziotto o quando Flip deve mantenere la calma quando alcuni membri del Klan faranno domande crudeli e scomode. Il regista sarà anche capace di creare delle sequenze incredibili non solo a livello tecnico, ma anche a livello emotivo.

Un esempio è il discorso che fa Tune sull’identità dei neri, sul fatto che non bisogna vergognarsi di chi sono e di come sono e qui vediamo molti volti del pubblico, con lo sfondo quasi inesistente, che guardano Tune con attenzione, in silenzio e senza battere un ciglio, dandoci l’opportunità di osservare come quelle parole li tocchino nel cuore e in certi punti i loro volti si sovrappongono l’un l’altro, sottolineando le loro emozioni. Un’altra sequenza, anche molto lunga, è quella in cui, attraverso uno stupendo montaggio alternato, vediamo i membri del Ku Klux Klan che ricevono la benedizione da parte di David Duke (Topher Grace) e guardano Nascita di un nazione, esultando alla morte degli afro-americani, mentre dall’altra parte l’unione studentesca ascolta le parole di Jerome Turner (Harry Belafonte) che racconta la storia di Jesse, un’afro-americano con ritardi mentali che venne accusato senza prove di omicidio a Waco nel 1916 e venne linciato dalla folla in maniera orrenda (una storia vera e terrificante). E questi due momenti che mostrano da una parte l’odio e il razzismo e dell’altra la sofferenza e le ingiustizie subite da un popolo sono un colpo al cuore. Il film sa anche immergere lo spettatore nell’atmosfera degli anni ’70 attraverso la sua musica, i suoi costumi e soprattutto la sua fotografia, valorizzando molto le ambientazioni. Quello che però affascina molto è proprio la storia.

Il film è tratto dal libro Black Klansman scritto dallo stesso Ron Stallworth e narra appunto la sua esperienza in cui per un anno si è intrufolato nel Ku Klux Klan. Ovviamente ci sono alcune parti che sono romanzate (tipo il personaggio di Patricia), ma in generale il film riesce con grande forza a parlare di una tematica molto attuale e pesante per gli USA e che si può collegare al mondo intero. Il film vuole parlare di razzismo e odio e lo fa benissimo non limitandosi a mostrare quello estremo presente nel Ku Klux Klan, ma anche quello presente nella polizia, come ad esempio quando i colleghi, quando Ron lavorava agli archivi e doveva dare loro le cartelle di sospettati neri, li chiamavano con termini dispregiativi, oppure mostrando un abuso di potere da parte della polizia quando li fermano per strada. Ci ritroviamo davanti a molti insulti razzisti e parecchio dispregiativi che ci faranno comprendere l’odio e la cattiveria di queste persone verso gli afro-americani, che li considerano la ragione per cui va tutto male, insieme agli ebrei. La cattiveria verrà mostrata molto bene, senza filtri, e sicuramente uno dei personaggi che incarna meglio tutto ciò è quello di Felix (Jasper Pääkkönen), un vero folle che vuole fare veramente del male e sarà uno di quelli che cercherà di portare il Klan a fare di più. Nonostante tutto il film si dimostra parecchio divertente, ci sono momenti che faranno ridere tantissimo, soprattutto le telefonate che Ron farà al Klan ma soprattutto quelle che avrà con Duke e in generale tutte le volte che il duo Ron/Flip riusciranno a imbrogliarli. Si ride molto, ma a volte si ride a denti stretti perché rischiano veramente tanto, in particolar modo Flip perché oltre a essere un poliziotto infiltrato è anche ebreo e nel film verrà mostrato anche l’antisemitismo.

A tal proposito il personaggio di Flip sarà interessante perché, come dice lui, prima di quel momento non aveva mai pensato al fatto di essere ebreo, non aveva neanche ricevuto quel tipo di educazione ma adesso, con il Klan che insulta la sua gente, nega l’esistenza dei campi di concentramento e minaccia sempre di fare del male al suo popolo, ci riflette con molta più attenzione. Ron è un protagonista stupendo, pieno di energia e con una grande determinazione in questo mondo razzista e si dimostra anche carismatico. Ho sempre apprezzato le varie discussione che ha con Patricia  su come bisogna cambiare le cose, in quanto Ron crede che le cose possano essere cambiate dall’interno mentre Patricia è molto più scettica, dicendo che difficilmente chi detiene il potere lo lascerà andare e opta per la rivoluzione. Il film sa divertire, sa tenere anche in tensione, e l’ultima mezz’ora lo dimostra con forza, e lancia un messaggio importantissimo con forza e intelligenza. Purtroppo è un film che lascia anche l’amaro in bocca mostrando come oggi le cose non siamo cambiate affatto, di come nonostante tutti i sacrifici, le lotte, le proteste e la sofferenza, il razzismo sia tremendamente radicato e lo fa nel finale mostrandoci le immagini dei disordini avvenuti a Charlottesville nell’agosto del 2017, dove estremisti di destra, suprematisti bianchi e membri dell’alt-right manifestarono con slogan di odio, mostrando svastiche, bandiere confederate e portando perfino delle armi e le dichiarazioni di Donald Trump che arrivò a difendere queste persone e David Duke felice del discorso del presidente. Un finale amaro che ci dovrebbe far riflettere tutti.

Per concludere, BlacKkKlansman è un film stupendo, un film da vedere assolutamente che non solo si dimostra molto curato e diretto bene, ma racconta una storia del passato che allo stesso tempo racconta il presente e che ci fa riflettere sulla nostra società e su come l’odio e il razzismo siano tremendamente diffusi. Un film che consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

23 pensieri riguardo “BlacKkKlansman

  1. Il film mi è piaciuto, uno dei migliori fatti da Lee nel periodo recente, secondo me (alcune pellicole non sono uscite in maniera eccelsa al regista).

    Se potete recuperatevi la storia su Youtube racconta da Beyond Ordinary Border del buon Bob

    1. Hai ragione, sicuramente è uno dei film migliori che Lee ha fatto negli ultimi tempi e possiede una qualità enorme e parla in maniera molto intelligente di certe tematiche che purtroppo ancora oggi soni attuali.
      Recupererò con piacere il video!

  2. Concordo, gran film. Tra l’altro mi ha fatto rivalutare in positivo Adam Driver che, se non ricordo male, è stato candidato all’Oscar per questo ruolo. Il film invece lo ha vinto credo per la sceneggiatura.

    1. Sì, l’ha vinto per la sceneggiatura che era veramente di alta qualità e davvero molto intelligente. In ogni caso Adam Driver è sempre stato un ottimo attore che purtroppo ha avuto la sfortuna/fortuna di partecipare alla nuova trilogia di Star Wars in un ruolo molto confuso e che non sapeva da che direzione andare (anche se di quella trilogia episodio 8 mi piace molto, ma è meglio se non lo dico a certi fan di Star Wars o rischio il linciaggio di nuovo).

        1. Diciamo che hanno fatto un bel casino con il modo in cui hanno gestito i vari film (e anche serie televisiva) di Star Wars. Certamente il film migliore a mani basse è Rouge One. Quella è stata una sorpresa enorme.

  3. concordo con te

    l’ho visto lo scorso mese su prime video! che ansia ‘sta cosa dello scambio dei corpi, quelli del kkk erano veramente stupidi e vanagloriosi 😂 la scena della telefonata con il capo e il nero è esemplare, sbaglio o usano pure lo split screen?

    certo non mi ha fatto piacere che come protagonista ci fosse guardacaso proprio il figlio del feticcio del regista. bravo è bravo ma come facciamo a credere fosse il migliore?

    1. Alla fine anche questo tipo di odio è dettato dalla stupidità. Il KKK ne è un esempio perfetto e nel film ciò viene rappresentato benissimo e con intelligenza. È un film che riesce a divertire, ma allo stesso tempo ti spaventa profondamente.
      Guarda, per quanto riguarda l’attore protagonista, sono felice che abbia fatto un buon lavoro nella sua parte, risultando convincente. Quella per me è la cosa importante.

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