La principessa e il ranocchio

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati a parlare di cinema horror e l’abbiamo fatto prendendo in esame un film italiano di inizio anni ’90 e diretto da un regista che proprio in quegli anni è riuscito a portare delle opere veramente affascinanti. Il film in questione è La setta. Moebius è un uomo anziano che inizia un viaggio portando con sé un misterioso pacco che custodisce gelosamente. Mentre si dirige a Francoforte, rischia di essere investito da Miriam e siccome lui non vuole andare in ospedale e Miriam si sente in colpa per l’accaduto, lei decide di ospitarlo a casa sua. Per Moebius è l’occasione perfetta. Lui fa parte di una setta e stava cercando proprio Miriam e, aprendo il pacco, tirerà fuori un insetto che entrerà nel naso di Miriam e per lei inizierà un lungo incubo. A livello di storia questo film può ricordare Rosemary’s Baby, riguardo la setta e la venuta dell’Anticristo, anche se si differenzia grazie a certe idee ho trovato interessanti. In alcuni punti però ci sono delle forzature ma alla fine il film si rivela ottimo per il lato tecnico, per lo stile curato del regista che riesce a creare un’atmosfera surreale anche attraverso un ottimo uso della profondità di campo, della fotografia e di alcune idee visive che rendono il tutto quasi onirico e unico, come la presenza del coniglio, il pozzo, il telo e gli incubi di Miriam. Lo consiglio assolutamente!
Oggi torniamo nel mondo dell’animazione e, dopo veramente tanto tempo dall’ultima volta, torniamo a parlare dei classici Disney. Sì, è passato un sacco di tempo e i motivi per cui mi ero fermato li spiegherò in seguito. Per il momento, presentiamo il film.
Ecco a voi La principessa e il ranocchio (The Princess and the Frog), pellicola animata del 2009 scritta da Ron Clements, John Musker e Rob Edwards e diretta da Ron Clements e John Musker.

Trama:
Siamo in New Orleans nel 1926 e Tiana (Anika Noni Rose) è una giovane afroamericana che lavora come cameriera dalla mattina fino alla sera, sfinendosi ogni volta, per riuscire a guadagnare abbastanza e aprire così il suo ristorante, un sogno che condivideva fin da piccola con suo padre James (Terrence Howard), quest’ultimo morto durante la prima guerra mondiale. Un giorno in città arriva lo spendaccione e viziato principe Naveen (Bruno Campos) che, dopo essere stato diseredato dai genitori, decide di sposare una donna ricca, in questo caso Charlotte La Bouff (Jennifer Cody), l’amica di Tiana. Ma è qui che Naveen incontra lo stregone vudù Dr Facilier (Keith David) e viene ingannato da quest’ultimo. Naveen viene infatti trasformato in una rana mentre il suo valletto, Lawrence (Peter Bartlett), riceve un talismano che gli permette di trasformarsi nel principe. Lo stregone vuole usare Lawrence affinché sposi Charlotte, così che possa avvicinarsi al padre di lei, Eli La Bouff (John Goodman) e ucciderlo. In questo modo Facilier e Lawrence prenderanno la sua enorme fortuna. Naveen intanto, leggendo la fiaba originale de La principessa e il ranocchio, cerca una principessa da baciare per rompere la maledizione e per sbaglio pensa che Tiana sia la persona giusta. Così quando la bacia, anche lei diventa una rana e ora i due dovranno tornare come prima e fermare i piani malefici di Facilier.

Avevo smesso di recensire opere Disney per il semplice fatto che lo studio in generale mi aveva profondamente deluso negli ultimi anni e questa delusione era accresciuta dal fatto che io amo che quello che ha fatto in passato, realizzando film che hanno fatto la storia e rendendo l’animazione quel che è oggi. Alla fine ho deciso di ricominciare perché comunque ci sono film che meritano di essere apprezzati e perché, visto che in linea temporale siamo arrivati in pari con le recensione della Pixar e della DreamWorks, andremo avanti con le opere dei tre studios in contemporanea. Quindi iniziamo subito con la recensione.

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Partiamo come al solito con le produzioni. La Disney aveva già annunciato nel 2004 che dopo Mucche alla riscossa non avrebbe più fatto film con animazione tradizionale, volendo convertirsi al più presto al digitale, però le cose cambiarono quando la Pixar venne acquisita nel 2006. Infatti John Lasseter entrò a far parte dei Disney Animation Studios, divenendone il capo creativo, e insieme a Ed Catmull (quest’ultimo invece divenne il presidente dello studios), decise invece di riproporre l’animazione tradizionale, riassumendo tutti quegli animatori specializzati in questa tecnica che la Disney aveva licenziato e fu sempre lui a richiamare i registi Clements e Musker che avevano lasciato lo studio nel 2005. Furono i due a scegliere la tecnica d’animazione e furono anche loro ad ambientare la storia in un contesto americano, in questo caso a New Orleans per la sua storia e la sua cultura. Il film prende ispirazione dalla fiaba dei fratelli GrimmIl principe ranocchio“, una fiaba europea che conosciamo benissimo, ma anche dal libro di E. D. BakerThe Frog Princess“, un libro americano del 2002, ed è proprio da quest’ultimo che presero spunto per l’idea della principessa che si trasforma in rana per cercare di annullare la maledizione imposta sul principe.

Parlando del lato tecnico, i due registi presero grande spunto dai vecchi film animati della Disney per cercare lo stile perfetto non solo nei personaggi ma anche nelle ambientazioni. In questo caso furono due le principali ispirazione: Lilli e il vagabondo e Bambi. Nel primo caso cercarono di riprendere lo stile dei personaggi, arrivando in seguito a stilizzarli di più e avvicinandosi così al Rinascimento Disney (non dimentichiamoci che loro due furono tra i principali fautori di quel periodo) e anche la città di New Orleans viene studiata a fondo nella sua architettura variegata e nei suoi vari quartieri, realizzando degli sfondi notevoli. Per quanto riguarda Bambi invece lo presero come punto di riferimento per il bayou dove si svolgerà una buona metà delle vicende e non solo ne studieranno l’ambiente ma anche il modo migliore per trasmettere la sensazione di trovarsi lì, cosa che fecero anche per la città di New Orleans, attraverso la sua frenesia, i suoi colori e anche la musica, uno degli elementi centrali della storia.

Quindi ci ritroviamo davanti a delle ambientazioni veramente ottime ma anche a un ottimo character design che riesce a essere vario ma anche unico sia nei personaggi umani sia in quelli animali. Con quest’ultimi si è fatto un bel lavoro riuscendo a non antropomorfizzarli troppo ma a dare comunque un aspetto riconoscibile e capace di trasmettere emozioni, puntando sul volto e sugli occhi. Il lavoro migliore è stato fatto sicuramente con il design di Naveen e Tiara in versione rana, in questo caso stilizzandoli molto senza dare loro una forma troppo realistica. Anche i design delle persone sono convincenti e ben fatti, con queste linee morbide e rotondeggianti e tutti quanti riescono a rimanere impressi, da Tiana che anche nell’aspetto mostra una grande forza a Facilier e il suo design unico che si differenzia dagli altri anche nel vestiario.

Qui si torna ai vecchi classici Disney, il film è un vero e proprio musical in cui le canzoni fanno proseguire la trama. La cosa che mi sorprese parecchio la prima volta che lo vidi, furono l’enorme numero di canzoni, una cosa presente anche nei musical Disney odierni e una cosa che ora come ora non apprezzo proprio, per la loro lunghezza e quantità che in certi casi non porta a un’evoluzione della trama o del personaggio. Ma è proprio in questo punto che La principessa e il ranocchio stupisce. Perché è vero che le canzoni sono tante, ma molte di queste sono abbastanza corte (qualche canzone dura meno di due minuti) e riescono comunque a parlare della storia, a spiegare i desideri dei personaggi, come A un passo dai miei sogni (Almost There) per Tiana, o canzoni che riescono a sviscerare perfettamente la personalità di questo personaggi come la canzone del villain, Gli amici dell’aldilà (Friends from the other side). La musica inoltre è fondamentale perché rappresenta l’anima di New Orleans e il fatto che sia così ricca di musica ci fa immergere perfettamente nella sua vita. La cosa più importante però è che queste musiche funzionano perché hanno un ritmo incredibile. Alcune canzoni non saranno memorabili, ma non risultano mai pesanti proprio per il ritmo, scorrono via a grande velocità e non rallentano la narrazione e qui non solo il compositore, Randy Newman, ha fatto un ottimo lavoro, ma anche i due registi che hanno diretto il tutto alla perfezione. Il lato tecnico è eccezionale e anche la sceneggiatura presenta delle sorprese.

Innanzitutto è interessante la volontà dei registi di rendere il tutto come una fiaba americana, reinterpretando soprattutto alcune figure ricorrenti nel loro contesto. Ad esempio il personaggio di Eli, l’uomo più ricco di New Orleans, è una rappresentazione di un re oppure Mama Odie (Jenifer Lewis) che invece rappresenta una sorta di fata madrina che guida la protagonista nella giusta direzione. Gli elementi tipici ci sono tutti, ma inseriti in un contesto differente e ammetto di averlo trovato interessante. La storia è abbastanza semplice e lineare ma sa essere ben articolata, succedono varie cose al suo interno che la rendono di gran lunga vivace e oltre a un’ambientazione diversa dal solito e a delle musiche ricche di ritmo, quel che convince è anche l’umorismo, un umorismo misto a delle battute davvero simpatiche e a dei momenti slapstick vecchio stile che riescono a strappare sempre un sorriso. E il tutto reso sempre ottimo dal ritmo. Però quello che veramente risulta convincente e riesce a farci apprezzare il tutto sono i personaggi.

Tiana è una protagonista veramente ottima, un personaggio a mio avviso abbastanza sottovalutato. Rispetto alle altre principesse si differenzia molto. Lei lavora duramente per raggiungere il suo sogno che condivideva con il padre, arrivando a fare dei lavori sfiancanti e, nonostante combatta per un sogno, rimane una persona con i piedi per terra, pragmatica e con un po’ di cinismo. L’ho sempre apprezzata per questa sua forte determinazione ma, sacrificandosi così tanto per il proprio scopo, rischia di perdere di vista la propria vita e anche le amicizie e gli amori. Naveen invece è proprio il contrario di Tiana, un amante della bella vita, viziato e superficiale che inizialmente risulta anche antipatico ma che, grazie a questo viaggio e a Tiana, avrà una bella crescita, imparando a essere responsabile e altruista, risultando veramente simpatico alla fine. Anche i personaggi secondari mostrano una forte caratterizzazione e nei loro momenti riescono a emergere con grande forza, pensiamo solo al personaggio di Charlotte, incredibilmente esagerata ma allo stesso tempo buffa, o il coccodrillo Louis (Michael-Leon Wooley) che sogna di suonare la tromba insieme agli umani. Per non parlare di Ray (Jim Cummings) che sembrava inizialmente un personaggio comico ma poi si è dimostrato molto più profondo e interessante, soprattutto quando parla di amore e sogni. E poi abbiamo un villain di tutto rispetto come Dr Facilier, un antagonista stile vecchia Disney, che riesce a fare la sua figura, dando il via alla storia proprio come facevano tutti i villain dello studio e si dimostra accattivante nel suo modo di manipolare gli altri e anche spaventare con l’uso delle ombre, esseri terrificanti dell’aldilà.

L’unica cosa che mi dispiace è che lui sia stato tra gli ultimi villain di questo tipo (l’ultimo vero villain Disney sarà con Rapunzel) e soprattutto che sì, guadagnò, ma non abbastanza affinché potesse essere considerata un successo. E fu uno dei motivi che convinsero la Disney ad abbandonare il 2D e anche il concetto di villain disneyano. L’altro motivo fu l’incredibile successo di Frozen, ma questa è un’altra storia.

Per concludere, La principessa e il ranocchio è un film d’animazione veramente ottimo, con un lato tecnico ben curato e un ottimo character design, ma soprattutto un ritmo che dona un’atmosfera perfetta e aiuta molto con le canzoni. La storia è semplice ma ben articolata e i suoi personaggi sono sfaccettati e molto interessanti e simpatici. Un film molto sottovalutato che consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

28 pensieri riguardo “La principessa e il ranocchio

  1. Io rosico molto per l’abbandono del 2d, e la principessa e il ranocchio mi piace tantissimo (molto di più di Frozen, che comunque non mi dispiace). Credo che la principessa classica faccia più presa sul pubblico, e la facesse ancora di più 15 anni fa (Ommioddio), oggi forse incasserebbe di più, viste anche le ultime ciofeche (per me) Disney (ho detestato wish e Mufasa).

    1. Anche a me dispiace profondamente per l’abbandono del 2D. Tra l’altro mi da molto fastidio questo concento in cui il 2D sarebbe “roba vecchia” e il 3D è il futuro. Il 2D ha una lunga storia, ma non è affatto una tecnica animata vecchia, è solo una tecnica di animazione diversa. E nel mondo del cinema odierno, in cui si fa fatica a creare opere originali, un ritorno al 2D potrebbe portare un minimo di differenza. Tra le altre cose anch’io ho detestato Wish e Mufasa, opere scritte veramente male e con degli sbagli a livello animato molto gravi (nel primo caso hanno cercato di prendere ispirazione dallo stile di Spider-Man – Un nuovo universo senza riuscirci, mentre il secondo continua ad usare una CGI iper-realistica, creando animali simili a quelli veri e dandogli emozioni e ovviamente hanno tutti un volto impassibile e identico tra di loro).

  2. Questo è un film che mi è piaciuto molto sotto l’aspetto tecnico. Ottime animazioni, gran design, fotografia magistrale. Anche la caratterizzazione dei personaggi è alquanto gradevole, quello che ho apprezzato di più è Ray. Per il resto, il messaggio del film, è un po’ troppo americano, ma ci sta, con Tiana che è una workaholic in una cultura dove viene esasperato questo aspetto, ma dove oggi non ti lascia troppa scelta. Poi la segregazione razziale è molto edulcorata, ma, come Pocahontas, posso capire che non potevano fare di più. In fine è un lavoro che mi è piaciuto. Per quanto riguarda i villain, Hans non lo consideri tale?

    1. Io adoro profondamente questo film e il lato tecnico mi lascia a bocca aperta ogni volta, facendomi anche sentire male in quanto la Disney con il 2D era davvero incredibile e mi dispiace che abbiamo abbandonato proprio del tutto quella tecnica. Ricordo che tempo fa avevamo fatto una discussione simile sulla questione del lavoro duro e americano e in quel caso ricordo che ti risposi che sì, c’è questo messaggio, ma viene anche criticato in parte visto che lei si focalizza talmente tanto su quello che rischia di perdere di vista le cose importanti della vita (anche Mama Odie la rimprovera parecchio per questa cosa). Quindi c’è quel messaggio, ma non è estremizzato come capita in varie opere americane e viene sottolineato anche gli aspetti negativi. E comunque Tiana rimane una delle mie principesse preferite. E sì, la questione delle segregazione razziale era qualcosa che la Disney aveva paura di tirare in ballo. Questo è uno dei limiti di una casa di produzione che vuole porsi come aperta a tutti e teme di offendere qualcuno. Per rispondere alla tua domanda sui villain: considero Hans un vero cattivo, ma non lo considero memorabile per il semplice fatto che, nonostante il colpo di scena sia ottimo non permette ad Hans di avere il tempo per mostrare il suo potenziale. Sì, lui è un manipolatore e ha sete di potere, ma purtroppo, a causa del poco tempo, non ha modo di svilupparsi appieno.

      1. Concordo anch’io che il messaggio non sia estremizzato, cercando di puntare anche sugli aspetti personali, anche se comunque rimane quello principale. Ma ciò lo rende ancora più culturalmente accurato. La mia critica è solo a livello di valori personali.
        Riguardo Hans, penso che abbia mostrato tutto il suo potenziale, fingendo chi non era, anche con il popolo, così da poter in pratica manipolare un regno intero. Per questo lo trovo uno dei miei tre villain Disney preferiti, con Gothel e Frollo, perché sono estremamente reali e realistici, persone così esistono davvero (e le ho conosciute). Comunque, tornando a questo film, come sai adoro l’animazione e quella di La principessa e il ranocchio è qualcosa di superlativo (anche se la CGI ha aiutato molto, anche all’epoca erano pochissime le opere non renderizzate col computer), ma preferisco di gran lunga quella in 3D. Forse perché ho vissuto il periodo poco prima della transizione e vedevo la CGI come qualcosa di magico. Ancora oggi la preferisco, ma, anche qui, è un gusto personale.

        1. Capisco benissimo le tue opinioni riguardo Hans, anche se comunque per me rimane un villain debole proprio per il poco spazio che gli è stato dedicato. A mio avviso il migliore e il più inquietante rimane in assoluto Frollo. Parlando invece della tecnica, io apprezzo tutte le tecniche di animazione, anche il rotoscopio. L’unica cosa che critico molto è il fatto che ormai il 90% delle opere occidentali è fatto solo con questa tecnica e vedere qualcosa in 2D o con un’altra tecnica è quasi un miracolo. Quello che vorrei è più varietà, non voglio che il 3D fagociti ogni cosa e faccia sparire tecniche altrettanto meravigliose.

          1. Apprezzo ancora di più Hans proprio per il colpo di scena, visto che è riuscito a ingannare tutti, anche il pubblico, a differenza di Gothel e Frollo che, se magistralmente scritti, sin dall’inizo si conoscevano le loro intenzioni. Ciò non rende loro meno reali e realistici, è il mio trio di villain Disney preferiti. Riguardo all’animazione in 2D e 3D, mi chiedo se ci fosse qualche rimostranza analoga anche ai tempi del passaggio al sonoro, o al colore. Ormai anche moltissime produzioni in 2D sono in realtà realizzate al computer, o quantomeno fortemente renderizzate (come Klaus per esempio). Penso sia solo un’evoluzione naturale, altrimenti non saremmo mai andati avanti dalla linea semplice di Fantasmagorie ^_^

            1. Penso che un conto sia il tipo di evoluzione che possa subire il 2D, un altro conto è il fatto che venga sostituita del tutto dal 3D. Il 2D si stava già evolvendo parecchio quando la Disney attraversò il suo Rinascimento, in cui comunque si disegnava 2D attraverso l’ausilio di tavolette grafiche e computer. Quello che critico è il fatto che il 2D sia ormai abbandonato dai grandi studio e ormai solo piccole produzioni e in generale l’oriente usa quella tecnica. È una tecnica bellissima, non merita di essere trattata così.

              1. I grandi studi vanno verso le richieste del mercato, anche con i trend (purtroppo, visto il momento tragico che stiamo vivendo). Non so se l’animazione in 2D sarà abbandonata, forse sarà rivalutata in futuro, come un “ritorno al passato”. Già oggi con il low key si sta avviando qualcosa di alternativo. Ricordo che la prima volta che lo vidi da una major fu in The Peanuts Movie e non mi convinse, ma solo perché desideravo un lungometraggio tradizionale, come da tradizione Peanuts. Ma alla fine era un buon compromesso, per unire due generazioni (del resto i Peanuts hanno sempre avuto un’animazione stilizzata anche nell’epoca d’oro).

                1. Io ci spero sempre a un ritorno al 2D anche perché da tanti anni va di moda riportare in auge vecchie glorie del passato. Abbiamo avuto il momento nostalgia anni ’80 (che onestamente, a parte qualche caso, non mi è affatto piaciuto) e ho visto anche altri elogiare gli anni ’70 e ’90. Io spero sempre nell’animazione 2D anche perché, per come stanno le cose, adesso quel tipo di animazione è meno costosa rispetto al 3D odierno.

                  1. Il 3D può essere meno costoso di una tecnica d’animazione tradizionale col rodovetro. Ma la si può realizzare al computer, quindi mi domando se si possa chiamare ancora tradizionale, o solo ispirata ad essa. Riguardo alle operazioni nostalgia, ricordo che già da fine anni ’90, su internet, c’erano i nostalgici degli anni 50. Ora ogni decennio di muovono in avanti per i “giovani dell’epoca”. Qualche citazione, od opera, ogni tanto va bene, anzi, può essere estremamante carina, ma ora sta diventando davvero inflazionata, togliendo fondi ed energie per creare qualcosa di nuovo. Per questo adoro i lavori di Seth McFarlane, riesce a combinare magistralmente piccole operazioni nostalgia, in un contesto di opera originale.

                    1. Ormai l’animazione 2D si fa attraverso tavolette digitali. Tornare al rodovetro sarebbe molto scomodo e allungherebbe parecchio i tempi di animazione. E sì, anche se sono realizzati su computer è sempre da considerare animazione tradizionale. Il 3D, soprattutto se si vuole fare un lavoro veramente curato come la Pixar, va a costare una quantità di soldi spaventosa. In caso si cerca di fare come con Il gatto con gli stivali 2, che aveva un budget decisamente minore ma compensava il tutto attraverso uno stile magnifico e curato. E sì, ci sono sempre i nostalgici di qualche decennio specifico. Io non mi sono mai definito un nostalgico, l’unica cosa di cui sono triste è che oggi con l’animazione che poca varietà qui in Occidente e vorrei vedere più tecniche animate e non solo per la maggioranza 3D.

                    2. L’animazione in 2D è diventata una differente forma di CGI, solo più conveniente per gli studi più piccoli. Nemmeno io sono una nostalgica, spero sempre in qualcosa di nuovo e migliore. Per questo sono preoccupata per i prossimi due capitoli di Frozen, erano davvero necessari, o vengono fatti solo per sfruttare il brand più redditizzio della Disney?

                    3. Purtroppo penso che la seconda opzione sia quella più veritiera. D’altronde il presidente dell Disney ha detto apertamente che in questi anni si focalizzeranno esclusivamente nel produrre seguiti di certi classici e quindi avremo i due nuovi capitoli di Frozen così come un nuovo capitolo di Zootropolis. Riguardo il primo caso, non ho la più pallida idea di cosa potrebbero parlare in due nuovi seguiti. Nel secondo caso invece il seguito ci sta, d’altronde c’è un enorme potenziale per fare film investigativi davvero affascinanti, ma ora come ora sono molto preoccupato visto come la Disney sembra non dare la minima importanza alla sceneggiatura di un film.

  3. Film carino, non mi è dispiaciuto, ma mi è mancato quel qualcosa che mi facesse dire “è un classico Disney e si vede”

    Sul discorso dell’abbandono del 2D è uscito recentemente un bel video di 151eg:

    1. Io invece l’ho amato profondamente proprio per come riusciva a legarsi benissimo con le musiche jazz e il ritmo di New Orleans. IN ogni caso ho visto il video di 151eg e onestamente soffro molto per il fatto che questa tecnica stia cadendo in disuso e venga perfino considerata come qualcosa di “vecchio”.

  4. Un film che merita davvero più amore! La principessa e il ranocchio ha tutto: un’animazione splendida, una protagonista con una determinazione unica e un villain vecchio stile che mette i brividi. E poi… la magia di New Orleans e del jazz! Peccato sia stato un po’ sottovalutato, ma resta uno dei gioielli dell’animazione Disney. Bellissima recensione!

    1. Grazie mille! Purtroppo immagino che questo poco interesse da parte del pubblico sia dovuto al fatto che ai tempi della sua uscita non fu un enorme successo commerciale e la Disney stava puntando tutto sull’animazione 3D con Rapunzel e Frozen. È un vero peccato perché io lo considero magnifico in tutto e per tutto. Grazie mille per il commento!

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